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LA FINE DI UN ANNO

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capodanno-2-2Mi sveglio; e le incerte immagini si dileguano. Tento, invano di riaddormentarmi, mentre I Ciarlatani e Sparaballe sperano di vedermi danzare inutilmente.

Se i fiori purpurei nei deserti erano belli, in mezzo agli gigli in sogno lei mi apparve e per nome mi chiamò. Subito a lei mi avvicinai, la strinsi forte al petto e lei felice sorrise e sulle labbra mi baciò.

In questo lungo sogno, tutto si svolge all’insegna dell’equilibrio e della moderazione, in un’atmosfera ovattata, e la legge dominante è quella della moderatezza e della misura, anche nel consumo d’erba e del vino che deve contemplare la giusta miscela di acqua e di alcool nella coppa per raggiungere l’ebbrezza, tanto cara a Dioniso.

Lentamente, tra mielate canzoni e pacate discussioni.

“L’amore non è mai un fatto acquisito per sempre, ma è un’avventura, un gioco, una ricerca continua di verità”. La voce la riconosco, è quella del mio grande maestro Enrico Musacchio, ormai solo nonno in qualche sperduto appartamentino di una sconvolta Parigi dal Covid.

Se il fumo e l’amore hanno occupato la maggior parte della mia vita, rendendola accattivante, non mancano tuttavia sentimenti di malinconia per la precarietà della condizione umana, la ormai trascorsa giovinezza e le tempie ingrigite, che sono un preludio alla triste conclusione della vita e all’approdo finale nel nulla.

Per millenni, la cultura occidentale ha affrontato la questione del rapporto tra “mente” e “corpo”, tra “ragione” e “passione”. Tale rapporto, in verità, si è spesso configurato in termini conflittuali, privilegiando la parte razionale rispetto a quella corporea e sensoriale.

Nell’antichità amare la vita e le persone era una ricompensa per pochi eletti. In un momento successivo venne spacciata come un “diritto” universale della specie umana. Dunque chi non ama è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.

Circa 25 anni orsono qualcuno deve avermi suggerito di ballare come se nessuno mi stesse guardando, di amare come se nessuno mi avesse mai ferito, di cantare come se nessuno mi avesse mai ascoltato e di vivere sapendo che l’unico paradiso è quello terrestre.

Dell’Amore deve essere una immensa fortuna riuscire davvero a respirarne l’odore, a sentirne l’importanza sotto la pelle. Chiudere gli occhi e percepirne la presenza attraverso i brividi tra cuore e pareti intime dell’anima. Esiodo rappresentava l’Amore come uno degli Dei più antichi, nato da sé stesso. Alcuni lo vollero invece figlio di Ares, figlio di Giove e di Afrodite. Lo si rappresenta nudo, armato di arco e di frecce con cui colpisce il cuore degli umani facendoli innamorare. Tormenta persino sua madre che si arrabbia e punisce l’insolente colpendolo con un sandalo. Mentre tutto scorre dentro in modo fluido libero e cristallino e lo spazio infinito della mente.

“O Rondinella garrula,

Cagione a me d’affanni,

Che deggio di te far?” E Donovan rispose:

“Way down below the ocean where I wanna be she may be,

Way down below the ocean where I wanna be she may be,

My antediluvian baby, oh yeah yeah, yeah yeah yeah,

I wanna see you some day.”

Gigino A Pellegrini & G el Tarik dal Mare di Ulisse colmo di corpi!

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