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Redazione TirrenoNews

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Amantea: Tanti la usano, pochi la amano.

Venerdì, 04 Marzo 2016 16:20 Pubblicato in Primo Piano

Dal Rapporto 2015 sul “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”, rileviamo su circa 8.300 km di coste, 7.500 km sono ancora naturali, ossia liberi da strutture marittime e diprotezione costiera realizzate a ridosso della riva.

Inoltre sempre l’Ispra ci dice che più di un terzo delle coste sono alte, mentre oltre4800 km sono coste basse, e di esse circa il 70% sono spiagge ghiaiose o sabbiose, le più vulnerabiliall’azione del mare e soggette a processi erosivi, di origine ormai prevalentemente antropica.

Per meglio capire parliamo di un fenomeno che interessa 646 comuni costieri nei quali abitano circa 16,9 milioni di abitanti , corrispondenti al 30% della popolazione nazionale, concentrata su un territorio di 43.000 km2, pari a circa il 13% del territorio nazionale.

Ovviamente i fenomeni connaturati all’ambiente costiero (erosione, mareggiate, inondazioni) rappresentano una minaccia solo per gli insediamenti urbani e produttivi prospicienti la riva.

Correttamente l’Ispra evidenzia che la responsabilità di questo fenomeno deriva dalla necessità di mettere in sicurezza degli argini ed i versanti montani che ha ridotto il flusso di sedimenti alle foci fluviali, destinato alla naturale distribuzione lungo i litorali, e l’urbanizzazione dei litorali con lo smantellamento e l’irrigidimento degli apparati dunali hanno favorito l’innesco di processi erosivi lungo tutta la penisola.

Insomma delle due l’una, o salviamo le coste o salviamo argini fluviali e versanti montani!

Mentre nei secoli scorsi la linea di battigia è avanzata grazie all’apporto detritico, nel ventesimo secolo esiste un progressivo ed irrefrenabile arretramento.

Un arretramento figlio di una scelta irrazionale quale quella di usare il materiale dei fiumi per realizzare i rilevati ferroviari e stradali e tutte le costruzioni .

E così dal 1950 al 1999 , il 46% delle coste basse ha subìto modifiche superiori a 25 metri e, pur avendo considerato in progradazione quelle aree che con opere di colmamento sono state sottratte al mare e nel corso degli anni parzialmente rinaturalizzate, i tratti di costa in erosione (1.170 km) sono superiori a quelli in avanzamento.

Anche nel periodo compreso tra il 2000 e il 2007 l’assetto della linea di riva ha confermato tale tendenza: il 37% dei litorali ha subito variazioni superiori a 5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelli in progradazione (849 km).

Interi arenili sono fortemente arretrati, con una perdita di territorio e del suo valore sia dal punto di vista ambientale sia economico.

Nonostante i numerosi interventi di conservazione e ripristino dei litorali, le spiagge continuano a

perdere superficie.

La Calabria, in particolare tirrenica, è tra le regioni più colpite da questo fenomeno.

Ed Amantea non ne è certamente esclusa!

Tutta la sua costa è interessata , ormai da circa 40 anni, da costose opere di difesa .

Parliamo per lo più di opere rigide aderenti la riva, come pennelli, scogliere o opere miste, con il duplice scopo di ridurre l’impatto delle onde durante le tempeste e di contrastare l’erosione favorendo processi di sedimentazione .

Quasi sempre sono opere realizzate per difendere lungomari ( qualcuno resiste, qualcuno è stato distrutto immediatamente ) o case di abitazione, comprese quelle abusive .

Ed ogni mareggiata fa paura , al punto che le ferrovie statali, realizzate poco più di 120 anni fa nella supposizione che il fenomeno di ripascimento delle spiagge continuasse come nei secoli precedenti( supposizione erronea) hanno addossato enormi barriere di massi a protezione della massicciata.

Il risultato per la Calabria tirrenica ( Amantea in primis) è stato terribile.

Le splendide spiagge ancora vive degli anni 50-60 sono ormai un sogno.

Lo strano è che fioriscono i lidi balneari che poi hanno pochissimi ospiti e mancano di redditività e nel mentre si riducono le spiagge libere.

Che fa il WWF? Che parli almeno lui!

A morte ‘e Carnevale.

Venerdì, 04 Marzo 2016 16:02 Pubblicato in Lamezia Terme

Il vecchio “Carnevale”, malato e ormai alla fine dei suoi giorni, è un usuraio della peggiore risma, più che avido, dal quale viene fuori tutta la cattiveria di chi, in modo ben evidente, ha “l’interesse per i soldi”, quei “ denari dati con l’interesse”.

L’azione si svolge nel Vico della Concordia dove, in un malandato, ma non trascurato, basso, abita Pasquale Capuozzi detto “Carnevale”.

Insieme con Pasquale Capuozzi, la sua concubina ‘Ntunetta.

Antonietta è entrata come serva ma ora è diventata “padrona”.

Così ha voluto il popolo di carnevale .

Antonietta é entrata nelle grazie di carnevale che nel mentre era diventato vedovo.

Non manca lo squattrinato nipote unico “Rafele”.

Squattrinato e scansafatiche che tenta di ingraziarsi prima lo zio “Carnevale” e poi anche la “zia” ‘Ntunetta eventualmente a ereditare fosse lei..

Rafele vuole rimanerne unico successore dell’ingente eredità.

Insomma tanti personaggi che, pur fermi, corrono e si affannano per entrare nelle grazie del moribondo Carnevale, per ricevere quella fetta di eredità “perché gli spetta”, millantando parentele più o meno strette, accompagnate da quel fittizio bene “nato spontaneamente” solo per il proprio interesse.

Come in ogni tragedia , commedia, romanzo od articolo che si rispetti occorre avvertire che “Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”.

Andrà in onda nei prossimi giorni.

Il comune di Joppolo non andava sciolto per ‘ndrangheta. Il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar Lazio.

A febbraio 2014 il ministro Angelino Alfano disponeva lo scioglimento del comune di Joppolo.

La commissione di accesso inviata ad aprile 2013 era guidata da Anna Aurora Colosimo, capo di gabinetto della Prefettura di Vibo Valentia, da Francesco Di Pinto, capitano dei carabinieri comandante della Compagnia di Tropea, e da Angelo Daraio, vice questore aggiunto e ufficiale del Corpo Forestale dello stato in servizio presso il comando provinciale di Vibo Valentia.

Il sindaco Giuseppe Dato ed altri tre consiglieri di maggioranza avevano proposto ricorso al Tar del Lazio che con sentenza depositata mercoledì 3 giugno 2015 lo hanno accolto annullando il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Joppolo ed ordinando il ripristino degli organi elettivi.

La sentenza, in sostanza, si pone in linea con una precedente decisione del Tribunale di Vibo Valentia che aveva respinto la proposta di incandidabilità dell’ex sindaco e di due ex assessori.

Il ministero propose ricorso al Consiglio di Stato che si è ora si è pronunciato confermando la legittimità degli atti consiliari, di giunta e dei singoli responsabili delle aree.

Ovviamente il sindaco Dato non ha escluso la possibilità di valutare la richiesta di un congruo risarcimento per danni morali e materiali per l’ingiusto scioglimento del consiglio.

In diversi casi gli amministratori hanno lamentato la lesione del diritto alla reputazione, al decoro ed all’onore, nonché al diritto alla vita di relazione, con conseguente danno esistenziale, nonché il diritto all’identità personale ed alla salute psico-fisica, giungendo ad affermare di aver subito danni materiali, nella misura dell’indennità di funzione non percepita a seguito del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale.

Siamo curiosi di sapere se sarà riconosciuto un qualche indennità, stante la novazione della Sentenza n. 5841 del 12 novembre 2014 del Consiglio di Stato che non ha riconosciuto alcun danno.

Al contrario siamo curiosi di sapere quanto sarà valutato il danno per verificare se sarà usato lo stesso parametro di Amantea o quello molto più basso di altri comuni nei quali sempre il CdS abbatteva l’importo della metà stante il mancato concreto svolgimento dell’incarico.

Vi faremo sapere.

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