
Si tratta di
-Vincenzo Ci ciarello, 60 anni, poliziot to in servizio alla squadra Mobile di Co senza all'epo ca dei fatti e ora impiegato in un ufficio della Prefet tura di Cosen za.
-Enrico Francesco Costabile, 49 anni, considerato il tramite tra lo stesso poliziotto e il boss Maurizio Rango
Ed ancora.
-Antonino Perticari, 56 anni, ex carabiniere in servizio alla Stazione di Cosenza nord all'epoca dei fatti ed ora in pensione
-Fabrizio Bertelli, 45 anni, dipendente civile in servizio alla polizia stradale di Cosenza.
Un ex carabiniere e un poliziotto «non meritevoli di indossare la divisa», ha detto il procuratore capo facente funzioni Giovanni Bombardieri.
La cosca Rango era in grado di sapere in anticipo l'arrivo di controlli e perquisizioni.( Il poliziotto, ovvero Vincenzo Ciciarello, avrebbe – sempre «tramite Costabile» – informato la cosca anche di una telecamera davanti all'abitazione di Daniele Lamanna, a via Popilia. La telecamera era stata trovata e smontata da persone «incaricate da Rango sulla base delle indicazioni fornite da Costabile che quest'ultimo aveva avuto dal poliziotto».)
Ed ha anche saputo del posizionamento di microspie e qualunque altro provvedimento delle forze dell'ordine, compreso controlli non efficaci e violazioni del sistema informativo interno alle forze dell'ordine.
Nella operazione del novembre 2014 alcuni componenti non furono rintracciati nelle rispettive abitazioni.( Subito dopo il fermo del 27 novembre del 2014 Maurizio Rango avrebbe «confidato a Foggetti che Tonino Banana, Ettore Sottile e Ciccio U Zuoppo, erano sfuggiti alla cattura proprio in virtù delle informazioni passate da Costabile»).
Gli inquirenti scrivono che “Foggetti ha delineato un «rapporto privilegiato tra Costabile e un poliziotto, di cui né lui né Rango avevano mai saputo le generalità grazie al quale la cosca riusciva a ottenere notizie su attività di indagine che li riguardava, finanche su microspie, attività a sorpresa etc. Costabile faceva quindi da tramite e a sua volta consegnava al poliziotto soldi in cambio delle notizie fornite».
Il procuratore Bombardieri ha espresso «la piena fiducia della Procura e della Dda nei confronti delle istituzioni e dei corpi di appartenenza dei due personaggi coinvolti, al punto che sono stati carabinieri e polizia a condurre le indagini nei confronti dei loro stessi appartenenti».
Non ci sta il PD e dice basta.
Antonio Gentile e Dorina Bianchi sono disubbidienti.
E soprattutto non rispettano le decisioni che il PD assume anche per NCD.
Come si permettono Antonio Gentile e Dorina Bianchi ad assumere decisioni autonome e che tengano conto della situazione calabrese?
Ed infatti dopo ed insieme alle grida di Enza Bruno Bossio, che guarda caso si trova sulla stessa linea del PD ( chissà che con due sottosegretari calabresi in meno……) , i segretari delle cinque Federazioni provinciali del Pd della Calabria (Luigi Guglielmelli, Cosenza; Arturo Pantisano, Crotone; Sebi Romeo, Reggio Calabria; Michele Mirabello, Vibo Valentia, e Enzo Bruno, Catanzaro) chiedono, con un documento, che i sottosegretari calabresi del Nuovo centrodestra, Antonio Gentile e Dorina Bianchi, lascino il Governo.
La richiesta é motivata dalla decisione del partito di Alfano "di assumere una posizione alternativa rispetto a quella espressa dal Pd nelle imminenti elezioni comunali a Crotone e Cosenza".
In sostanza ,secondo i segretari provinciale del PD, NCD sta al governo fino a quando obbedisce alle scelte del partito. Ad ogni livello.
Sostengono nel documento i segretari di Federazione del Pd "L'ambiguità dimostrata in queste ore da Ncd è espressione tangibile di un vecchio modo di fare politica che non fa bene alla Calabria.
Un linguaggio incomprensibile nella sua doppiezza che si esprime in pratiche di condizionamento, finalizzate a contrattare posizioni di potere senza tenere conto dell'esistenza di un progetto di governo unico e condiviso, tanto a Roma quanto in Calabria.
La politica dei due forni praticata dal senatore Gentile e dai suoi, a pochi giorni dalla firma del 'Patto dello sviluppo' che sarà siglato dal premier Matteo Renzi e dal presidente della Regione Mario Oliverio, si configura come uno schiaffo ai calabresi che guardano con fiducia all'attuazione di quel progetto di rinnovamento.
Il presidente Oliverio, dopo avere ereditato un disastro, sta operando bene con competenza e determinazione, per risollevare e far ripartire la nostra regione".
Poi il documento conclude con quella che sembra una minaccia :"Un lavoro proficuo che si sta concretizzando anche grazie a quel progetto politico che si poggia sulla linearità dei rapporti politici a livello nazionale e regionale e che Ncd in Calabria ha deciso di archiviare".
Si tratta di un’area del demanio comunale.
Diverse le persone denunciate.
Un’area boschiva di quindicimila metri quadri e oltre 2000 quintali di legname sono stati posti sotto sequestro dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Sant’Agata D’Esaro.
Il provvedimento è avvenuto a seguito di un controllo effettuato in località “Pettoruto” di San Sosti, zona ricadente all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Pollino.
Sull’area del demanio comunale interessata al controllo era stato autorizzato un progetto di taglio eseguito da una ditta boschiva di Acri che avrebbe dovuto avere scadenza a febbraio 2016 grazie ad una proroga dello stesso Comune.
Cosa che invece non è avvenuta in quanto la ditta non avendo finito i lavori per tempo e non potendo avere ulteriore proroga ha proceduto ad abbattere tutte le piante oggetto del taglio lasciandole sul letto di caduta per il successivo esbosco.
Si tratta di una questione tecnico-economico-autorizzativa, infatti i Comuni per procedere ad ulteriori utilizzazioni dei boschi devono dimostrare alla Regione (che autorizza) che con i proventi relativi alle vendite, si provvede a redigere i Piani di Gestione dei propri boschi; diversamente la regione non fornisce autorizzazioni per i tagli.
Nello specifico la comunicazione di fine dei lavori prevista per febbraio è stata ritardata ed inviata al Comando Stazione Forestale solo nei giorni scorsi, quindi nel mese di Aprile, sicché il reparto ha quindi provveduto al controllo della regolarità del procedimento, evidenziando come questa, pur non essendo in possesso di proroghe avrebbe proceduto comunque per ultimare i lavori.
Pertanto è stata posto sotto sequestro l’area boschiva (circa un ettaro e mezzo) dove sono stati effettuati gli abbattimenti e il materiale legnoso.
Appropriazione indebita aggravata, il principale reato riscontrato, per l’amministratore unico dell’impresa esecutrice dei lavori e per i dipendenti quali esecutori materiali.
Possibili problemi anche per l'Amministrazione comunale che non ha impedito la continuazione delle lavorazioni all’interno del lotto del bosco Pettoruto, nonostante con atto pubblico ne era stata dichiarata la chiusura definitiva a febbraio scorso.
Le indagini sono ancora in corso per i possibili risvolti economici consequenziali sui bilanci dello sfruttamento del demanio forestale del Comune di San Sosti.