Depositate le liste dell’M5S in Calabria. Ci sono Imprenditori, operai, professionisti, disoccupati, impiegati nelle liste calabresi per Camera e Senato del movimento di Grillo.
Nessun amanteano e da qui una malcelata delusione per non esservi organizzati in tempi utili, visto il buon risultato che si ipotizza nella città alle prossime consultazioni. Intanto prosegue il tour di Beppe Grillo, denominato "Tsunami Tour" impegnato oggi ad Avellino e Salerno.
Tutto questo, mentre ad Amantea gli attivisti del Movimento 5 stelle, si preparano al primo incontro aperto previsto per sabato 26 gennaio, ore 17:00 presso il parco della Grotta.
Ecco le liste:
Alla Camera sono candidati:
Dalila Nesci di Tropea,
Sebastiano Barbanti Cosenza,
Federica Dieni Campo Calabro,
Paolo Parentela Catanzaro,
Ivan Pastore Cosenza,
Melania Di Bella Tropea,
Isabella Cimino San Giovanni in Fiore,
Salvatore Salvaguardia Reggio Calabria,
Dario Elia Cosenza ,
Roberto Gatto Mendicino,
Massimo Belsito Acri,
Laura Ferrara Cosenza,
Antonio Vivacqua Rende,
Luigi Palermo Rende,
Giovanni Caccavo Crotone,
Domenico Scarpino Savelli,
Enzo Orlando Rossano,
Bachisio Canu Rende,
Massimo Cugnetto Lamezia Terme,
Gianpaolo Garofalo Cosenza,
Francesco Molinari Montalto Uffugo,
Nicola Morra Cosenza,
Vincenzo Frustaci Crotone,
Giuseppe Auddino Polistena,
Giorgio Raso Corigliano Calabro,
Raffaella Greco Montalto Uffugo,
Maria Pia De Rango Castrolibero,
Peppino Accoti Villapiana,
Massimiliano Aloe Rende,
Giovanni Luca Monaco Paola.
Al senato,invece, sono candidati
Francesco Molinari Montalto Uffugo,
Nicola Morra Cosenza,
Vincenzo Frustaci Crotone,
Giuseppe Auddino Polistena,
Giorgio Raso Corigliano Calabro,
Raffaella Greco Montalto Uffugo,
Maria Pia De Rango Castrolibero,
Peppino Accoti Villapiana,
Massimiliano Aloe Rende,
Giovanni Luca Monaco Paola
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Chi fra qualche anno leggerà la storia dei rifiuti in Calabria stenterà a capire, per quanti sforzi faccia e financo se fosse dotato di un QI altissimo. Eh, si, perché i comportamenti avuti appaiono talmente illogici da sembra folli.
Al momento, e fintanto non si muova decisamente verso la raccolta porta a porta, esiste una unica possibilità per non riempire il mondo di spazzatura ed è quella di bruciare i rifiuti, o meglio come si usa dire e scrivere di “termovalorizzarli”.
Ed essendo la provincia di Cosenza quasi una regione ed avendo una altissima produzione di rifiuti il piano regione dei rifiuti ipotizzò due termovalorizzatori; uno in provincia di Reggio Calabria ( a Gioia Tauro dove opera da tempo) ed uno in provincia di Cosenza. Questo venne ipotizzato nell’area di Bisignano. Parliamo di circa 15 anni fa, quando
Quindici anni fa, dicevamo, “una delegazione degli amministratori di Bisignano, si recò a Brescia per visitare il Termovalorizzatore che faceva parlare tutti per la sua particolare tecnologia e per i sistemi avanzati di sicurezza ecologica di cui era dotato. Tornarono convinti della bontà del sistema e dichiararono a voce alta di volere che l’impianto fosse realizzato sul loro territorio.
Poi le cose cambiarono, il giuoco finì nelle mani degli ecologisti di mestiere, dei demagoghi della politica e del termovalorizzatore non si parlò più. Frattanto le imprese che avevano avuto l’appalto per la costruzione cominciarono la lotta per ottenere il risarcimento dei danni subiti per non aver potuto realizzare l’iniziativa della quale non avevano mai avuto la definitiva indicazione del sito di destinazione e nel 2007 lo Stato fu condannato a pagare a queste imprese ben 30 milioni di euro!”.
Nel frattempo la raccolta porta a porta non ha fatto certamente passi da gigante! Nel frattempo i rifiuti sono stati seppelliti sotto terra ed hanno, in molti casi, creato grossi problemi ambientali e di inquinamento.15 anni persi. Oggi la situazione ,se possibile,è ancora più grave di quando la Calabria venne commissariata, le poche discariche sono ormai colme e quasi tutti i comuni sono pieni di spazzatura.
Ed allora oggi ritorna in mente il termovalorizzatore in provincia di Cosenza. Già, ma dove?
Sul Tirreno non se ne parla , salvo che nella zona est della piana di Scalea che però risulta marginale rispetto al territorio.
Sullo Ionio dicono di aver già pagato il prezzo ambientale della centrale di Rossano.
Peraltro il maggior numero di abitanti è allocato nei pressi di Rende, facilmente raggiungibile grazie alla A3, ed alle strade verso la Sila e verso il Tirreno.
Se ne è parlato nei giorni scorsi tra Clini e Scopelliti.
Comunque l'assessore regionale Francesco Pugliano già in consiglio regionale aveva detto che l'impianto di Cosenza nord si farà , sorgerà a Rende e sarà finanziato attraverso la rimodulazione dei fondi Por.
Il problema è che il sindaco Cavalcanti nega di saperne niente ed aggiunge che chiederà a breve un incontro a Pugliano per capire la fonte della notizia.
Ma se Cavalcanti temporeggia ci sono altri sindaci ( nemmeno sospettate chi )pronti ad ospitare il termovalorizzatore . Uno di questi è Luciano Marranghello ,primo cittadino di San Lorenzo del Vallo,il quale ricorda che dal 2007 è disponibile ad ospitare il termovalorizzatore nel suo comune, magari al margine del territorio e lontano dal centro abitato
Ora prossimi alle elezioni aspettiamo gli stessi volti e le stesse sigle che hanno bloccato per 15 anni la nascita del termovalorizzatore a Cosenza ma nulla fecero per quello di Gioia Tauro, quasi che i diritti dei calabresi siano diversi.
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Pietrangelo Meduri, 35 anni, (vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, ndr) passeggiava con la fidanzata, quando due "demoni" in sella ad una moto, l'hanno affiancato e hanno iniziato a sparare, centrandolo alle gambe. Due proiettili di pistola calibro 7,65, lo hanno attinto.
Ed in via Popilia, a Cosenza, la paura è comparsa e la folla ha iniziato a fuggire.
Il giovane si è accasciato a terra gridando per il dolore. La fidanzata ha chiesto aiuto.
Il ferito è stato portato da alcuni conoscenti in ospedale dove è stato soccorso e non è in pericolo di vita.
Sul luogo della sparatoria sono intervenuti gli agenti della squadra Volante, diretti dal commissario capo Giuliana Ferrara, nonché i detective della squadra Mobile, coordinati dal commissario capo Antonio Miglietta.
I due sono stati ascoltati a lungo ma hanno riferito perfino di non aver visto i due sparatori e tantomeno di avere sospetti.
Ma gli inquirenti, nel corso di una minuziosa perquisizione domiciliare, hanno trovato nell'abitazione del 35enne dell'eroina.
Il ferimento, infatti, potrebbe essere legato a fatti di spaccio. Nei mesi scorsi, tre fratelli di Meduri erano stati arrestati in due operazioni antidroga, una in provincia di Reggio Calabria, l'altra a Cosenza. Proprio in quest'ultimo blitz, gli agenti della squadra mobile bruzia hanno collegato l'approvvigionamento degli stupefacenti ai canali reggini dei Meduri. Uno dei fratelli finiti in manette, infatti, avrebbe avuto contatti con la una famiglia di Africo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, uno dei trafficanti arrivava dalla jonica reggina a via Popilia per smerciare la roba
È proprio alla luce di questi precedenti che le indagini sul ferimento di oggi pomeriggio si rivolgono principalmente all'ambiente dello spaccio di stupefacenti.
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Segreti di famiglia. Sono quelli che stanno alla base di un processo in corso di svolgimento, a porte chiuse, presso il tribunale cittadino. Il dibattimento, mira a far luce sulle presunte attenzioni, morbose e ripetute, di un padre nei confronti della figlioletta, (la chiameremo Fabiola, ndr) di appena sei anni. Il via all'inchiesta, nasce alcuni anni e per puro caso. La bimba, infatti, dopo aver passato una settimana con il padre (i genitori da tempo separati) torna in Emilia Romagna, dove la mamma s'è trasferita dopo la separazione. In Emilia abita anche la nonna di Fabiola. Ed è proprio quest'ultima, osservando la nipotina giocare, che s'accorge che qualcosa nel suo angioletto non va. Fabiola, infatti, mentre tiene stretta la sua bambola preferita tra le mani, parla con la sua "Dolly", dicendole «ti accarezzo la farfallina come fà papà con me, non ti preoccupare non ti faccio male, però non dirlo a nessuno, sennò poi papà ci picchia». La nonna, sentendo le parole di sua nipote, resta sulla porta ferma, immobile e di ghiaccio. Non sà come affrontare l'argomento, non sà come aiutare sua nipote a liberarsi di quel peso. L'anziana vive giorni difficili, l'incredulità di quello che ha sentito le blocca i pensieri e le strozza il cuore in gola, così come la mente non riesce a trovare pace. Mentre si scervella su come fare, il destino decide di darle una mano, o meglio fornire un aiuto alla piccola. Fabiola, infatti, a scuola disegna e colori sui fogli, scene che hanno poco a che fare con una bimba di sei anni. Le maestre si accorgono del problema e fanno scattare l'sos. La mamma e la nonna vengono contattate, per essere messe al corrente di quello che succede. La piccola finisce anche da una neuropsichiatra infantile. Il medico, agendo più da familiare che da specialista in materia, fa parlare la bambina, ne conquista la fiducia e la tranquillizza. Per Fabiola è una liberazione, la bambina, tra le lacrime e i singhiozzi, racconta: «non voglio più andare dal mio papà a Cosenza, lui mi dà i pizzicotti sulla farfallina e mi fa male, altre volte, quando siamo nel lettone, mi abbassa le mutandine e mi sfiora il corpo con le dita e mi dice, però, che non devo dire niente a nessuno, sennò mi picchia». La neuropsichiatra infantile, registra la ragazzina, la ascolta, le spiega che quello che fa suo papà non si fa, e deposita la sua relazione in tribunale. Dove scrive: «che la bambina, ha reso un racconto sereno, nelle cui pieghe non s'intravedono profili di contraddizioni o inverosomiglianze. Insomma i suoi gli incubi di Fabiola, secondo l'esperta, sono reali, proprio come la sua ferma intenzione di non voler passare più nemmeno un'ora con il suo papà. La neuropsichiatra ha ripetuto tutto anche nel corso di un delicato, traumatico incidente probatorio. Su suo suggerimento, e anche su consiglio di altri esperti viene deciso che la bimba non verrà ascoltata in tribunale. E' per proteggerla, è per aiutarla a rimuovere per quel peso insopportabile, è per farle riconquistare un po’ di tranquillità interiore, è anche per evitarle nuovi dolorosi traumi. La mamma e la nonna di Fabiola, costituitesi parte civile, sono assistite dagli avvocati Enzo Belvedere e Giovanni Cirio. Il presunto papà-orco è invece difeso dal penalista Nicola Carratelli.Il processo, come detto, si sta celebrando a porte chiuse davanti alla corte composta dal presidente Giovanni Garofalo, con a latere i giudici Alfredo Cosenza e Giusy Ferrucci. Il pm che sta seguendo l'inchiesta è il sostituto procuratore della Repubblica Paola Izzo
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Cosenza. L'ex frate ha diffuso una lettera aperta inviata al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ed al presidente della Provincia, Mario Oliverio per chiedere che vengano «sospese tutte le rette dei poveri dell’Oasi Francescana».
«Prima di natale – scrive padre Fedele – in concomitanza con la mia partenza per l’Africa avevo condannato e denunciato quanto sta accadendo nell’Oasi Francescana chiedendo di ritirare il contributo di novemila euro per i pranzi natalizi che si sarebbero svolti nella struttura».
«Non è lecito foraggiare con continui contributi l’Oasi Francescana che deve sostenersi con la generosità dei cosentini che è grandissima»
«Dall’Africa affamata ed in guerra continua rinnovo la mia condanna vibrata, forte e continuata: non è lecito che Michele Pallardo, direttore dell’Oasi, guadagni esattamente 99.700 euro all’anno».
Caro sindaco Occhiuto, se vuoi veramente incontrare i poveri della città, non partecipare ai pranzi dell’Oasi, ma chiama il mio autista, Giovanni Valentino, che ti porterà dove dormono i poveri e dove ogni sera si reca per portare coperte e viveri che i buoni cosentini consegnano a 'Il paradiso dei poveri".
Gli attuali amministratori dell’Oasi Francescana, che conosco molto bene – conclude – non li ho mai visti avvicinare i veri poveri durante i miei 34 anni di residenza a Cosenza e non li ho mai visti al mio fianco durante questi anni a raccogliere viveri, medicinali ed altro per i poveri»
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La segreteria provinciale di Forza Nuova di Cosenza, che ha sede a Bonifati, è stata incendiata.
Lo ha reso noto il segretario regionale Davide Pirillo. Nella sede della segreteria è stato cosparso del liquido infiammabile e poi è stato provocato l'incendio.
L'episodio è avvenuto intorno alle 23:00 del 5 Gennaio 2013.
L’incendio è stato scoperto stamane e denunciato alle forze dell'ordine. Il segretario regionale di Forza Nuova, Davide Pirillo, ha affermato che «ci hanno voluto colpire perché stiamo lavorando bene sul territorio».
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Alto Tirreno
La storia è antica.
La regione trasferì 400 dipendenti alla Provincia di Cosenza in uno ad una serie di competenze.
Ovviamente al trasferimento doveva seguire i fondi per l’esercizio delle competenze stesse od almeno quelli per pagare i dipendenti. Si tratta delle funzioni e del personale trasferiti in base alle Leggi 34/2002 e 1/2002.
Inutili i vari solleciti.
Ovviamente si tratta di un presunto inadempimento che non riguarderebbe soltanto la provincia di Cosenza quanto tutte le altre nella regione. Se non fosse così ci troveremmo di fronte ad un comportamento avente riflessi penali e non soltanto contabil.
Anche l’ incontro con il Governatore Scopelliti non ha avuto l'esito atteso.
La Regione dovrebbe alla Provincia di Cosenza per il periodo 2006-2012 un totale di 18 milioni di euro.
Ed allora ieri il Consiglio Provinciale convocato dal presidente Orlandino Greco in sessione straordinaria ed urgente ha deciso di attivare la iniziativa del recupero dei fondi presso la Corte dei Conti a tutela dell'Ente e degli stessi lavoratori.
Se sono vere le voci che corrono sulle candidature prossime venture si tratta di un passo obbligato ed urgente.
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