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Redazione TirrenoNews

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Strage familiare a Rende di Francesco Gagliardi

Martedì, 13 Febbraio 2018 10:21 Pubblicato in Calabria

Una famiglia molto conosciuta a Rende e a Cosenza è stata distrutta.

Il capo famiglia insieme al fratello gestiva un avviato negozio di telefonia in Piazza Autolinea a Cosenza.

Quattro cadaveri sono stati trovati dai Vigili del Fuoco e dai Carabinieri in una villetta in Contrada Cutura in Via Malta, due all’ingresso uno sull’altro, uno nel corridoio e un altro in una stanzetta.

Questo è il quadro di un dramma che si è consumato il 12 febbraio, giorno in cui a Cosenza si festeggiava la Madonna del Pilerio, Patrona della Città. Secondo gli inquirenti e i primi accertamenti a sparare sarebbe stato il Capo Famiglia Salvatore Giordano il quale poi dopo la mattanza si sarebbe sparato con un colpo di pistola in bocca.

Avrebbe utilizzato due pistole, una 7,65 e una 3,57 rinvenute nella abitazione ed anche un coltello trovato sporco di sangue, utilizzato, evidentemente, per colpire le vittime le quali, dai primi accertamenti hanno riportato ferite in varie parti del corpo.

Le pistole rinvenute appartengono al padre di Salvatore, legalmente detenute in quanto erano state regolarmente denunciate e che vive insieme alla moglie nel piano inferiore della villetta.

I due figli uccisi una femmina e un maschio avevano rispettivamente 28 e 25 anni.

La figlia Cristiana lavorava in un call center di Rende, mentre il figlio maschio Giovanni era uno studente universitario prossimo alla laurea.

Quale sarebbe il movente del delitto?

Nessuno ancora lo sa.

Potremmo avanzare diverse ipotesi.

Aspettiamo ulteriori esami, anche perché gli inquirenti tacciono.

Gli inquirenti nel tardo pomeriggio di ieri hanno posto sotto sequestro perché vogliono esaminare la contabilità per cercare il movente della strage, perché di strage si tratta.

Una famiglia per bene, conosciuta e apprezzata da tutti completamente distrutta.

Fino ad ora non si fanno ipotesi, non si escludono altre piste.

E se fosse stato un quinto uomo a sparare ?

I Carabinieri e la Procura di Cosenza indagano per capire il movente della strage che ha sconvolto Rende e la città di Cosenza perché la famiglia Giordano è molto conosciuta e apprezzata.

I vicini di casa, gli amici e i parenti tutti sono sotto shock.

Io conoscevo Salvatore, era un mio carissimo amico e spesso mi recavo al negozio per comprare qualche cosa, ma anche per salutarlo.

Sempre sorridente, cordiale e gentile con tutti.

Rende. É ancora tutta da chiarire la dinamica dell'omicidio-suicidio che a Rende ha provocato la morte di Salvatore Giordano, della moglie, Francesca Vilardi, e dei due figli della coppia, Cristiana, di 31, e Giovanni, di 26. La prima ipotesi è che si sia trattato di un omicidio-suicidio.

Non c'é alcuna certezza, tuttavia, secondo i carabinieri della Compagnia di Rende ed i magistrati della Procura di Cosenza che sono sul posto, che a sparare contro la moglie e i due figli sia stato Salvatore Giordano.

L'ipotesi che sia stato Giordano a compiere la strage é verosimile, ma per averne la certezza si attende l'esito degli esami balistici e dello stub sui cadaveri.

I quattro cadaveri sono stati trovati nella loro villetta di Rende.

Nell'appartamento i carabinieri hanno trovato una pistola che sarebbe l'arma usata per compiere la strage.

Tre corpi nel corridoio ed il quarto in una stanza vicina.

É così che i carabinieri hanno trovato i cadaveri della famiglia Giordano.

Nel corridoio gli investigatori hanno trovato i corpi del capofamiglia, Salvatore Giordano, della moglie Francesca Vilardi e della figlia Cristiana.

Il figlio Giovanni, invece, era in una stanza attigua.

Le due pistole sono state trovate una vicina a Giovanni e l'altra nel corridoio

NEWS.

Si è ucciso sparandosi in bocca dopo avere ucciso moglie e figli.

Sarebbe questa, secondo quanto sta emergendo dagli accertamenti tecnici, la dinamica dell'omicidio-suicidio compiuto in una villetta a Rende.

A sparare contro i familiari, dunque, sarebbe stato Salvatore Giordano.

L'uomo, tra l'altro, secondo quanto emerso, oltre a sparare contro le due donne, le avrebbe anche accoltellate.

La Procura di Lamezia Terme ha chiuso le indagini della inchiesta chiamata “Eumenidi” che, nell’aprile dello scorso anno, aveva portato un vero e proprio terremoto giudiziario alla Sacal, la società che gestisce l'Aeroporto internazionale di Lamezia Terme.

L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polaria.

Corruzione, peculato, falso, abuso d’ufficio e varie forme di concussione, questi i reati che avevano portato all'esecuzione di una complessa operazione da parte del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia e degli agenti della Polizia di Frontiera.

Alle 21 persone che risultavano già indagate dalla Procura lametina, tra cui anche gli ex vertici della Sacal, i pm Marta Agostini e Giulia Maria Scavello hanno infatti emesso l’avviso conclusione indagini anche per l’ex sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, che risulta indagato per abuso d’ufficio per quanto riguarda la nomina di Emanuele Ionà in qualità di rappresentante del Comune nel cda della Sacal, che secondo gli inquirenti non avrebbe avuto i requisiti richiesti.

L'ex primo cittadino ha commentato la notizia sul suo profilo Facebook: “Quali fatti nuovi, al di là delle mie quotidiane battaglie a difesa della Verità e della Giustizia e del mio contrasto ad ogni atto illegittimo se pur assunto dai più alti organi dello Stato, si sono nel frattempo verificati? Ho fiducia sempre nella giustizia; debbo avere fiducia nella giustizia. Ho rispetto del senso etico dello Stato; debbo avere rispetto dl senso etico dello Stato". 

I nomi degli indagati:

  • Massimo Colosimo, 52 anni di Catanzaro;
  • Ester Michienzi, 46 anni di Catanzaro;
  • Pierluigi Mancuso, 61 anni di Catanzaro;
  • Sabrina Mileto, 47 anni di Pizzo;
  • Angela Astorino, 59 anni di San Pietro a Maida;
  • Luigi Silipo, 64 anni di Catanzaro;
  • Giuseppe Gatto, 57 anni di Catanzaro;
  • Floriano Noto, 59 anni di Catanzaro;
  • Giuseppe Vincenzo Mancuso, 44 anni di Lamezia Terme;
  • Vincenzo Bruno, 58 anni di Vallefiorita;
  • Giuseppe Mancini, 65 anni di Catanzaro;
  • Floriano Siniscalco, 47 anni di Girifalco;
  • Emanuele Ionà, 39 anni di Lamezia Terme;
  • Francesco Buffone, 50 anni di Lamezia Terme;
  • Bruno Vincenzo Scalzo, 49 anni di Conflenti;
  • Gianpaolo Bevilacqua, 49 anni di Lamezia Terme;
  • Marcello Mendicino, 54 anni di Falerna;
  • Roberto Mignucci, 62 anni di Roma;
  • Pasquale Clericò, 67 anni di Montepaone;
  • Ferdinando Saracco, 52 anni di Catanzaro;
  • Pasquale Torquato, 59 anni di San Mango D’Aquino;
  • Paolo Mascaro, 55 anni, di Lamezia Terme.

Gli inquirenti hanno confermato il quadro accusatorio nei confronti degli ex vertici della società di gestione, dei membri del cda e di alcuni dipendenti.

Adesso gli indagati avranno 20 giorni di tempo per chiedere alla Procura di essere sentiti o depositare memoria difensiva.

Allo scadere del termine la Procura, guidata dal procuratore Salvatore Curcio, potrà chiedere il rinvio a giudizio o, al contrario, avanzare al Gip richiesta di archiviazione.

Ecco cosa ha dichiarato Mascaro: “Ho ricevuto oggi in tarda mattinata la notifica di avviso conclusioni indagini inerenti l'inchiesta Eumenidi nel quale è stato inserito anche il mio nome quale indagato per un asserito, ma con evidenza insussistente, abuso d'ufficio in relazione ad una nomina da me legittimamente operata con riferimento ad una società partecipata; trattasi del primo avviso di garanzia ricevuto in 55 anni di vita. Ciò che lascia totalmente increduli è che il mio nominativo è stato iscritto solo in data 09 febbraio 2018 (!!!!!) a fronte di atti e documenti in possesso della Procura sin dall'inizio delle indagini; atti che avevano sin dall'inizio escluso mio coinvolgimento. Perché il mio nominativo è stato inserito solo il 09 febbraio 2018?

Quali fatti nuovi, al di là delle mie quotidiane battaglie a difesa della Verità e della Giustizia e del mio contrasto ad ogni atto illegittimo se pur assunto dai più alti organi dello Stato, si sono nel frattempo verificati?

Ho fiducia sempre nella giustizia; debbo avere fiducia nella giustizia. Ho rispetto del senso etico dello Stato; debbo avere rispetto dl senso etico dello Stato.

Ma da mesi lo Stato sta massacrando giustizia, legalità, democrazia. E sta massacrando me.

Ieri avevo riportato stralcio del capitolo sesto dei Promessi Sposi ed invito tutti a rileggerlo integralmente: "avete colmata la misura e non vi temo più.....ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa...sentite bene quel ch'io vi prometto: verrà un giorno....".

Sappiatelo, io non mi arrenderò mai e continuerò a lottare sino al mio ultimo respiro per far trionfare Giustizia e Legalità. Lo debbo alla mia storia personale, lo debbo ai miei familiari, lo debbo alla mia Comunità, anch'essa massacrata da continue ingiustizie. Nessuno potrà mai incatenare, intimorire o minacciare il mio coraggio e la mia voglia di Verità”

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