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Perche' la ‘ndrangheta si insinua nei servizi ambientali , rifiuti e depurazione?

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Delle 14 società ambientali volute dai commissari per la emergenza ambientale in Calabria , se non erriamo, ne è rimasta una sola.

La Multiservizi di Lamezia Terme.

Cioè l’unica che è pubblica.

Tutte le altre, pubblico-private- sono miseramente finite.

Molte fallite, le altre chiuse per infiltrazioni mafiose.

Anche la nostra, l'Appennino Paolano che aveva sde nel PIP di Campora San Giovanni.

L’ultima vicenda, quella di Gioia Tauro, dove l’inceneritore sarebbe stata cosa dei Piromalli.

Di cui si legge sui quotidiani che “Veolia e Termomeccanica avrebbero pagato regolarmente il “pizzo” al clan della Piana per poter lavorare nella zona.

La “tassa ambientale” finiva nascosta tra i costi d’impresa delle due holding. Il costo per operare “tranquilli” si aggirava sui 30 euro a viaggio di camion”.

Il Fatto quotidiano parla di 80 euro a camion!

Questo è quanto emerge dall’inchiesta Metauros.

E tutti i clan ricevevano una quota delle estorsioni che le società che si sono avvicendate nella gestione dell’impianto sono state costrette a pagare.

Un sistema iper collaudato che si avvaleva anche di persone interne agli uffici del Commissario di Governo per la emergenza ambientale.

Alle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della corruzione esiste una unica risposta possibile quale è quella della gestione pubblica dei servizi ambientali, atteso che i comuni non riescono a pagare tangenti.

E si intenda parliamo di gestione diretta senza alcuna cessione nemmeno parziale dei servizi.

Ultima modifica il Lunedì, 09 Ottobre 2017 11:15
Redazione TirrenoNews

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