
Meno auto si vendono più auto si rubano
In Italia lo scorso 2012 sono aumentati i furti di auto ed è diminuito il numero delle auto recuperate
Ma cominciamo dal quadro europeo: ( numero di furti ogni 10 mila auto)
Il maggior numero di furti avviene in Francia (37), seguita dall’ Italia (31), terza posizione per la Gran Bretagna (30). Di seguito la Russia e la Spagna con 28, la Svezia con 27, la Norvegia con 21, il Belgio con 19, i Paesi Bassi con 14, la Germania con 10.
I Paesi più sicuri per gli automobilisti sono la Polonia (9 furti ogni 10.000 veicoli) insieme a Tailandia (6) e Giappone (4).
Ora il quadro italiano:
Le auto più rubate: ( anno 2012)
L’auto più rubata è la Fiat Panda con 11.004 . Seguono la Fiat Punto con 10.116, la Fiat Uno con 5854, la Fiat 500 con 5.837, la Lancia Ypsilon con 4.567, la Ford Fiesta con 3481, la Volkswagen Golf con 3295, l Smart Fortwo coupè con 2215, la Opel Corsa con 1790 e decima la Grande Punto con 1.651.
I furti ( anno 2012)
In Italia sono state rubate 115.451 auto. Praticamente più di 316 auto al giorno, cioè più di 13 ogni ora, più di 5 al minuto.
I furti per regione
Prima tra le regioni italiane( guarda un po’) la Campania con 22.350. Segue il Lazio con 20663, la Sicilia con16453, la Lombardia con 16017, la Puglia con 14981.
Sotto i 10.000 eventi troviamo il Piemonte con 6412, la Calabria con 4295, l’Emilia Romagna con 3178.
Il minor numero di furti avviene in Val d’Aosta con 26 eventi, segue il Trentino con 184, la Basilicata con 307, il Molise con 309, il Friuli con 408, l’Umbria con 564, la Liguria con 1050.
Aumenti e diminuzioni nelle regioni
Nelle regioni gli aumenti più rilevanti di furti nel 2012 sono stati la Campania (+6,70%), la Calabria (+26,25%), l’Abruzzo (+9,10%), la Sicilia (+4,56%) e la Toscana (+4,40%).
Le maggiori flessioni si sono avute in Liguria (-2,42%), in Puglia (-5,17%), in Sardegna (-2,90%) e in Piemonte (-4,71%).
Ed ora i furti per province:
Nelle province il primato spetta a Roma Capitale con 18.951 furti , seguita da Napoli con 17.155 episodi, Milano con 9.815, Catania con 8.720 , Bari con 5.690, Torino con 5.427 e Palermo con 4.699
Nota: Ovviamente i dati non tengono conto dei cosiddetti “ cavalli di ritorno” molto frequenti in Campania, Puglia, Calabria.
E’ incredibile quanto avviene in Calabria. Diminuiscono i posti di docente e viene data la colpa solo alla riforma Gelmini!. Non uno che tenga mente al fatto che la popolazione in Calabria diminuisce, che diminuiscono i nati e quindi gli scolari e studenti, e che di conseguenza diminuiscono i posti di docente.
Qualche dato nudo.
Per l’anno 2012-2013 ci sono stati 1700 pensionamenti e poiché le cattedre in meno sono state 277 i posti a concorso sono stati poco più di 1400.
Per il prossimo anno 2013-2014 il numero dei pensionati è notevolmente più basso ed andranno in pensione solo 629 persone. Continuerà il tagli di 281 cattedre e quindi saranno assunte poco più di 350 docenti.
Tra la perdita di popolazione scolastica e quindi di classi e l’effetto del ridimensionamento in Calabria sono scomparse circa 5000 cattedre e 3000 posti di personale ata.
Ma il confronto lo stiamo facendo tra le classi-docenti degli anni …anta e le classi-docenti di oggi!
C’era una volta la Unione di centro, per tutti UDC, il partito di Casini, quello che cercava un posizionamento “di riguardo”, collocandosi un po’ a destra ed un po’ a sinistra e tentando di avere anche la pretesa della sua correttezza politica.
Un UDC che seguì pedissequamente la politica montiana a livello nazionale, sposando il PDL in Calabria e Crocetta in Sicilia.
Un UDC dai mille volti e dalle mille sfaccettature
Un UDC che prima di grillo, quando nel 2008, corse da sola, portò a casa il 5,6% dei consensi che le permise di schierare sul campo 37 deputati e 6 senatori (4 più 2 transfughi del Pd).
Oggi l’UDC sembra si sia liquefatto.
Ed allora si cercano le ragioni.
Ahimè, in luogo di cercarle, nel popolo che non li ha votato più le cercano nei loro comportamenti e danno luogo ad vere e proprie guerre.
In Calabria la riunione del comitato regionale è stata infuocata.
Tanto che alla fine l’unica cosa che li ha messo d’accordo è stata la considerazione che “l'alleanza con il movimento civico di Mario Monti è stato un errore politico di enormi dimensioni”
Non ragioni di merito, ma ragioni di tattica!.Incredibile!!
Ma andiamo per ordine
Ovvio che la guerra sul campo la abbia portato che questa vicenda la ha vissuto sulla propria pelle: cioè Mario Tassone, escluso per ragioni di età, il quale seguendo linea tracciata a livello nazionale: ha chiesto il «Congresso straordinario e azzeramento dei vertici regionali».
L'ex parlamentare non guarda in faccia nessuno ed a testa bassa attacca la linea di Trematerra «La sconfitta elettorale riguarda tutti e non solo alcuni. Qui, però, mi sembra di essere in un partito padronale come quello incarnato da Berlusconi dove il dissenso è represso e chi prova a ragionare viene messo alla porta. Sto provando a dire da mesi che non va bene questa professione di fede incondizionata al Pdl di Scopelliti ma bisogna avviare una verifica seria, non come quelle del nostro segretario che durano al massimo trenta minuti».
Trematerra incassa ma sta male.
Prende le difese Roberto Occhiuto il quale accusa Tassone di «non aver fatto campagna elettorale per il partito».
Ma Tassone non demorde e replica: «Non sono stato invitato a nessuna iniziativa.Anzi, - dice rivolgendosi anche al segretario e al presidente del consiglio regionale Franco Talarico – mi avete escluso completamente dalla campagna elettorale».
Nessuno che parli delle dimissioni di Stillitani, quasi che siano usuali le dimissioni di un assessore regionale.
Solo Alfonso Dattolo dice di non «avere paura di un ridimensionamento del partito nella giunta regionale. Scopelliti sa bene quanto valiamo e se dovesse cambiare idea saremo pronti ad assumere le nostre determinazioni»
Parole in libertà, detta da orgoglio più che da consapevolezza.
Certo che se Bersani accogliesse l’invito di Renzi ad un “rendez vous, incontro, inciucio, accordo- ognuno lo chiami come vuole con il PdL, ci sarebbe da chiedersi cosa resterebbe dell’UDC.