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Nessun uccello se ha fame, freddo o altro guaio esprime col canto la sua sofferenza. I cigni, sacri ad Apollo, (Platone ricorda l’antica credenza, secondo la quale il cigno era ritenuto un animale canoro) al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che troveranno nel ricongiungersi al loro dio (Berlusconi), si rallegrano.

Ci riferiamo al fatto che il PDL chiuderà i battenti e si apriranno le porte di Forza Italia 2.

E’ in questa visione che ci sembra di leggere il seguente documento approvato dal Coordinamento regionale ( a piè di pagina i componenti)

“ Nonostante un impegno straordinario e difficile al governo della Calabria tutte le competizioni elettorali dal 2010 ad oggi hanno assegnato al Pdl il ruolo di principale forza politica regionale e punto di riferimento maggioritario dei cittadini calabresi.

Risultati né facili, né scontati; ma hanno rappresentato la naturale conseguenza del fatto che i cittadini sanno distinguere e bene l’azione di governo ed i suoi risultati dalle inutili polemiche; l’impegno coerente dall’opportunismo di parte, la forza di un progetto politico e di una chiara strategia rispetto ai tatticismi del passato.

I cittadini premiano il buongoverno e cosi è accaduto in Calabria.

Il Pdl in Calabria gode di ottima salute, siamo stati e continuiamo ad essere impegnati in una prova decisamente ardua e cioè quella di governare – in un contesto economico nazionale ed internazionale difficile – la Regione sulla quale gravano – più di ogni altra – ritardi storici, gap infrastrutturali, emergenze economiche ed occupazionali; nonostante ciò e tenuto conto del quotidiano manifestarsi di indifferibili urgenze il Pdl – grazie anche alla ferma guida del Presidente Giuseppe Scopelliti, ben supportato dall’azione del Vice Coordinatore Vicario Sen. Gentile e dal Cordinamento regionale – è stato anche in grado di tracciare un percorso di rinnovamento e modernità fondato su una programmazione di medio lungo periodo.

Un’azione amministrativa complessa e composita rispetto alla quale è veramente difficile essere esaustivi ed allo stesso tempo sintetici.

Il sistema sanitario regionale - oggetto di un’attenzione e di un impegno mai visti prima – è oggi nelle condizioni di guardare al futuro con più serenità, il rientro dal debito, la costruzione dei nuovi nosocomi, le case della salute ed i risparmi ottenuti sono fatti rispetto ai quali le opinioni strumentalmente polemiche poco o nulla incidono.

Tra poco tempo i calabresi avranno la loro casa, la cittadella regionale – vera e propria chimera per tanti anni – non sarà una nuova cattedrale nel deserto ma il luogo moderno e fruibile che stiamo costruendo settimana dopo settimana.

Abbiamo dato luogo alla più consistente riduzione dei costi della politica che si sia mai vista, abbiamo riformato gli enti sub regionali e dato una prospettiva nuova e sostenibile ad Afor ed Arssa; abbiamo dato serenità, tra gli altri, ai dipendenti delle Ferrovie della Calabria, ente in precedenza pericolosamente avviato verso il default; abbiamo investito risorse per alleviare il bisogno di lavoro e ridurre il bacino di una inaccettabile precarietà, la Calabria su questi temi può peraltro contare anche su uno specifico tavolo interministeriale a Roma.

Abbiamo destinato risorse a sostegno del sistema imprenditoriale, al sistema della depurazione, abbiamo recuperato ingenti somme per la riqualificazione urbana dei centri storici e ci impegneremo ancor di più per garantire il diritto alla mobilità regionale ed extraregionale dei calabresi.

Un lungo elenco di iniziative ed azioni che non possono essere sinteticamente riassunte ma per approfondire le quali abbiamo scelto, in stretta sinergia collaborativa con il gruppo consiliare regionale, di concretizzare il progetto “Il Pdl in 100 piazze”: confrontarsi con i cittadini, ascoltare e raccontare lo straordinario lavoro portato a termine continua ad essere il leit motiv del nostro partito.

Oggi il Pdl regionale è affidato alla guida di un coordinatore che è anche il Presidente della Giunta Regionale e ad un vicecoordinatore che riveste importanti ruoli nazionali; assieme al coordinamento esiste una classe dirigente regionale e territoriale che è perfettamente consapevole del ruolo e della responsabilità che il Pdl si è assunto di fronte ai calabresi.

Allo stesso modo oggi – sulla scorta di un’affidabilità conquistata sul campo - il Pdl calabrese è protagonista e non spettatore delle dinamiche politiche nazionali attuali – ma anche future.

Nel lungo elenco di cose da fare per dare all’Italia il volto di un Paese moderno, affidabile, sicuro ed autenticamente democratico c’è senz’altro ai primi posti una profonda riforma della giustizia con quel necessario riequilibrio non solo su base generale tra i poteri dello Stato ma anche tra le parti in ogni singolo processo.

Da questo punto di vista il Pdl valuta con favore e condivide l ’iniziativa referendaria varata dai Radicali con i quesiti sulla giustizia giusta, domande e temi sui quali è giusto che i cittadini si trovino nella possibilità di esprimere la loro volontà ed in ragione di ciò ci impegneremo perché questo accada.

Ma l’impegno che abbiamo davanti è anche quello di voler partecipare e condividere il progetto che porterà ad una nuova configurazione del centrodestra con il richiamo all’esperienza di novità, entusiasmo e determinazione rappresentata da Forza Italia, il soggetto politico la cui piattaforma programmatica e la cui riconoscibilità ha sempre riscosso nel Paese apprezzamento e condivisione.

In un momento nel quale siamo chiamati – in forza delle emergenze e delle impellenti necessità - al governo del Paese in una logica di condivisione con partiti distinti e distanti riteniamo che il richiamo a quella novità e modernità politica – rappresentata da Forza Italia – sia assolutamente positivo e condivisibile, anche e soprattutto nella convinzione che nel futuro assetto del novellato centrodestra l’ancoraggio europeo non può che essere il Partito Popolare Europeo, nel cui alveo il rilancio della ricostituenda Forza Italia non potrà non confluire per una necessaria continuità politica”

Ndr ?. il punto interrogativo è nostro!

 

SCOPELLITI

GIUSEPPE

Coordinatore Regionale PDL

GENTILE

ANTONIO

Vice Coord.Reg. vicario PDL

GENTILE

GIUSEPPE

Capogruppo/Vice Capogruppo Regionale

ROMEO

DANIELE

Presidente Regionale Giovani PDL

FILOMARINO

FRANCESCO

Coordinatore Regionale Giovani PDL

ABELE

NICOLA

 

ARENA

DEMETRIO

 

BASILE

DOMENICO ANTONIO

 

BLAIOTTA

FRANCESCO

 

CARIDI

ANTONIO

 

CARNUCCIO

PIETRO

 

CHIAPPETTA

PIERCARLO

 

COLICE

ADOLFO

 

CORDIANO

GIOVAMBATTISTA

 

CRINO’

FRANCO

 

CRUPI

NICOLA

 

D’ASCOLI

GIUSEPPE

 

ESPOSITO

SINIBALDO

 

FEDELE

LUIGI

 

FERRO

WANDA

 

GAETANO

NICOLA

 

GALLO

DIONISIO

 

GRILLO

FRANCESCO

 

GRISOLIA

GIANLUCA

 

LA GAMBA

PASQUALE

 

LEONE

GIANFRANCO

 

LIMARDO

MARIA

 

LOGOTETA

DEMETRIO

 

MACRI’

GIOVANNI

 

MADEO

GIUSEPPE

 

MANCINI

GIACOMO

 

MANCINI

RAFFAELE

 

MIDDEO

GIACOMO

 

MORRONE

ENNIO

 

ORSOMARSO

FAUSTO

 

PERRI

FRANCESCO

 

PONZIO

GIANFRANCO

 

RAFFA

GIUSEPPE

 

RAO

GAETANO

 

RITORTO

RICCARDO

 

ROMANO

CESARE CARLO

 

RUSSO

MARIO

 

SAINATO

RAFFAELE

 

SARICA

FRANCESCO

 

SCARPELLI

GIANFRANCO

 

SCIANO’

GIUSEPPE

 

SICLARI

FAUSTO

 

STRAFACE

PASQUALINA

 

TESORIERE

FRANCESCO

 

TOSTI

ROBERTO

 

VAZZANA

CARMELO

 

VENTO

MAURIZIO

 

VILASI

GIUSEPPE

 

VIOLA

RICCARDO

 

VULCANO

GRAZIA

 

ZURLO

STANISLAO FRANCESCO

 

 

 

 

MEMBRI DI   DIRITTO

 

BARTOLETTI

SERGIO

 

DIMA

GIOVANNI

 

D’IPPOLITO VITALE

IDA

 

ESPOSITO

GIUSEPPE

 

FOTI

ANTONINO

 

GRILLO

MARTINO VALERIO

 

SANTELLI

JOLE

 

TRAVERSA

MICHELE

 

TUCCIO

LUIGI

 

Ndr Provate a scoprire quanti sono i PDL ini di Amantea!

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C’è una storia che non conosciamo né vogliamo conoscere . C’è una storia che non ricordiamo o non vogliamo ricordare. E’ la nostra storia. Quella che la storia dei libri didattici o scolastici non riporta. Per fortuna c’è qualcuno che ogni tanto la ricorda. Eccovene un saggio

“Agosto di 150 anni fa, sì alla legge Pica sul brigantaggio. E fu il via alle norme speciali per il Sud

Tra un mese saranno 150 anni. L'Italia dell'eterna emergenza, l'Italia dei provvedimenti speciali cominciava proprio da lì, dalla legge Pica. Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Palazzo Carignano a Torino disse sì a quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.

Sì, la prima legge eccezionale del nostro Paese iniziò da tribunali militari, fucilazioni senza garanzie, controllo armato di sei regioni. Di proroga in proroga, con quelle norme si arrivò al 1865. Dopo lo stato d'assedio del 1862, approvato anche per frenare i colpi di coda dei garibaldini all'Aspromonte, fu di fatto una separazione giuridica dell'Italia.

Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica.

Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.

Qualche anno fa, gli Archivi di Stato pubblicarono dei preziosi volumi con l'elenco di tutti i documenti conservati in Italia sul brigantaggio post-unitario. Una mole enorme di fonti che forniscono un quadro drammatico delle lacrime e sangue di quegli anni nel Mezzogiorno d'Italia.

Commissioni provinciali, tribunali speciali, udienze rapide. Solo fino al 1864, i tribunali militari affrontarono 3616 processi con 9290 imputati. E il generale Alfonso La Marmora, prefetto e comandante militare a Napoli, sul periodo che aveva preceduto la legge dichiarò: "Da maggio 1861 a febbraio 1863 abbiamo ucciso o fucilato 7151 briganti".

Mano pesante. Repressione, nel Far West a Sud dell'Italia. La legge che violava lo Statuto se la rideva sull'eguaglianza dei cittadini italiani: quelli del centro-nord erano più uguali degli altri.

Dalla legge Pica si è arrivati alle leggi straordinarie in materia economica, poi a quelle sulla criminalità organizzata. Scrisse Aurelio Saffi, garibaldino e componente della commissione d'inchiesta sul brigantaggio, alla moglie: "La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de' braccianti lavoratori delle campagne e de' pastori" Da le CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore

 

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La commedia di Scopelliti sulla sanità è finita.

Il direttore generale della programmazione sanitaria, Francesco Bevere, ribadisce l'esigenza «del comportamento collaborativo tra struttura regionale, commissario e sub-commissari» e chiede «di ricevere la documentazione sottoscritta dalla struttura commissariale nella sua interezza».

Si riferisce al fatto che è stato il sub-commissario Luciano Pezzi a trasmettere la legge 12/2013, detta “salva precari” precisando che «“i sub-commissari” non hanno avuto alcun ruolo nella stesura della stessa”».

In sostanza lo stesso Pezzi e Luigi D'Elia in questo modo dicono che la maggioranza di centrodestra e il governatore hanno agito senza tenere in considerazione il parere dei sub-commissari.

Nel verbale del tavolo Massicci firmato da Bevere si chiarisce che le norme previste per la stabilizzazione del personale a tempo determinato presenti nella “salvaprecari” si configurano come violazioni del blocco del turnover «disposto dalla Regione Calabria nel proprio Piano di rientro» e di quello automatico disposto «in conseguenza dei disavanzi non coperti relativi agli anni 2009, 2010, 2011, 2012 nelle rispettive riunioni di verifica annuale del Piano di rientro».

In sostanza una vera e propria bocciatura della legge sulla stabilizzazione dei precari. Non solo Il DG chiede a Scopelliti di “ attivare la procedura di cui all'articolo 2 comma 80 della legge 191/09» la quale prevede la rimozione di tutti quei provvedimenti – anche legislativi, come in questo caso – «che siano di ostacolo alla piena attuazione del Piano di rientro»

Bevere scrive infatti che «… la continua approvazione da parte del consiglio regionale di leggi in contrasto con il Piano di rientro, con il piano commissariale e con la legislazione vigente è indicativa di criticità negli organi regionali nell'esercizio delle funzioni ordinarie proprie».

A tutto ciò deve essere aggiunto il fatto che il Governo ha impugnato la legge “salvaprecari” , cioè la legge che mira a stabilizzare i circa mille precari della sanità calabrese, la legge fortemente voluta dal senatore Tonino Gentile. Il centrodestra non sembra comunque intenzionato a fare passi indietro, come dimostra la costituzione in giudizio della Regione contro il ricorso alla Corte costituzionale avanzato dal Consiglio dei ministri.

NdR. Siamo costretti chiederci: Ma è legittimo che la stabilizzazione od i concorsi riservati che finora hanno permesso in Calabria la stabilizzazione di tutu i precari assunti dalla politica e dalla dirigenza possa continuare per tutti i servizi e gli uffici meno che per la Sanità?

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