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Redazione TirrenoNews

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L’Arpacal apre le porte. Da oggi 18 novembre sono iniziate le visite delle scuole calabresi ai laboratori provinciali dell’Arpa calabrese.

1700 studenti che si divideranno nei 5 giorni e nei 5 laboratori provinciali.

Si tratta di una iniziativa che è stata inserita nel calendario nazionale che l’UNESCO, Organizzazione dell’ONU per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, ha programmato per celebrare la Settimana per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che si svolge, appunto, da lunedì 18 a domenica 24 novembre 2013.

I due pullman pagati dai 90 studenti partiranno domani mattina per raggiungere Cosenza.

Referente provinciale Gruppo Educazione Ambientale (GEA) Arpacal sarà la Dr.ssa Raffaella Damiano.

Al Dipartimento di Cosenza, i ragazzi saranno accolti in una sala multidisciplinare, attraversando un corridoio dove sono stati esposti i poster che sono stati realizzati nelle varie manifestazioni. In questa sala multidisciplinare, attraverso l'utilizzo del video proiettore, sarà spiegato il funzionamento di tutti i servizi e si faranno alcune attività tecniche, con stile divulgativo adatto alle diverse scolaresche in visita.

Il servizio tematico Aria  ha previsto l'utilizzo invece di una sala diversa dove sarà fatta una dimostrazione con gli strumenti che i tecnici hanno in dotazione.

Per completare la giornata di studio i ragazzi della scuola media di Amantea visiteranno anche il planetario del capoluogo di provincia.

Possibile che gli Italiani debbano pagare tutti i carrozzoni pubblici ( come Equitalia), e privati come le tante società di riscossione ( avete già dimenticato la Sogefil) dietro le quali si nascondono gli interessi di lobby finanziarie e politiche , senza potersi difendere in alcun modo? Leggete quanto di seguito :

“Aggio in misura percentuale? Mostruoso. Ma ci si paga l’ennesimo carrozzone di Guido Beltrame

Dopo una prima riduzione all’8% il percorso si è interrotto, tanto che è stato oggetto di un’interrogazione in commissione finanze. Diciamolo subito: l’aggio in misura percentuale è una mostruosità tutta e solo italiana, una vergognosa gabella alla quale è stato dato un nome poco comprensibile: aggio appunto. E’ di tutta evidenza, infatti, che Equitalia non necessita di maggiori sforzi o mezzi al crescere dell’importo da riscuotere; non è che per portare a casa 100mila euro debbano fare il doppio dello sforzo rispetto a quello compiuto per incassarne 50mila, ma l’aggio in misura percentuale funziona proprio così. In un paese civile ci sarebbe un tetto massimo eventualmente da pagare (ma in un paese civile non esiste l’aggio!!), ma parlare di tetti massimi ai burocrati è predicare nel deserto. E non dimentichiamo che, al momento dell’emissione di una cartella esattoriale, il tributo richiesto è già maggiorato di sanzioni e interessi per cui l’aggio è proprio un di più del tutto ingiustificato. O meglio si giustifica solo sotto la voce: mantenimento del carrozzone Equitalia.

Dicevamo, il processo di riduzione dell’aggio si è interrotto. I burocrati grigi e lenti (quando fa loro comodo) del Ministero delle Finanze avrebbero dovuto emanare i regolamenti ad hoc per rendere operativo quanto previsto dalla legge, ma i regolamenti non uscivano da via XX Settembre, i solleciti giunti da più parti rimbalzavano contro il classico burocratico muro di gomma, fin tanto che, durante il question time, il Governo ha dovuto rispondere. Ed ecco il colpo di scena, la riduzione non è possibile perché incompatibile con i conti di Equitalia S.p.A…. Cosa!?! Siccome non riescono a tagliare i costi fissi del carrozzone, si contravviene a una legge dello Stato? Siamo veramente vicini all’ultimo stadio… Viene da domandarsi se al Ministero si siano accorti che in Italia c’è una crisi economica quasi senza precedenti, c’è da chiedersi se in Via XX Settembre abbiano mai avuto a che fare con ristrettezze economiche, tagli (talvolta anche dolorosi), riduzioni di organico, ricerca di maggior efficienza da parte dei lavoratori ecc. ecc.. Facile gestire così le aziende (Equitalia è a tutti gli effetti una S.p.A.), i costi non si tagliano inventando le più ignobili scuse, i vertici (a questo punto palesemente incapaci di gestire l’azienda) continuano a percepire i loro più che lauti stipendi; e non pensiamo solo a Befera e Mastrapasqua con i loro stipendi a sei cifre, ma anche, e soprattutto, alla pletora di dirigenti e affini che palesemente hanno un rapporto stipendio/risultato del tutto ingiustificato.

Dopo tanti proclami di volersi svincolare da Equitalia, moltissimi enti pubblici hanno chiesto una proroga nell’erogazione dei servizi. Ora, un qualsiasi manager che si possa definire tale, avrebbe colto l’occasione per ridiscutere la remunerazione del servizio da parte di comuni ed enti. Mi chiedi una proroga del servizio? Quanto sei disposto a pagare? Così funziona l’economia… E questi geni di Equitalia, invece di farsi pagare di più dagli enti per i quali riscuotono i tributi l’unica cosa che sono capaci di fare è violare una legge dello Stato e non ridurre l’aggio. Cercare di far capire concetti elementari a certi personaggi è del tutto inutile come chiedere loro se conoscono il significato del termine vergogna, parola non contemplata dal loro dizionario.”

Perché la procura della repubblica di Roma non inquisisce i dirigenti del Ministero delle Finanze avrebbero dovuto emanare i regolamenti e non lo hanno fatto?

Ed ecco la giustificazione. E’ il ministro od il Governo che non vogliono? Ad una interrogazione, infatti, è stato risposto che la riduzione “ é incompatibile con i conti di Equitalia S.p.A…”!.

Ma allora Ministro, Governo e parlamento quando approvano le leggi ( Decreto del fare) “non sanno quello che fanno”? o ci prendono per culo?

Insistiamo. Equitalia è da sopprimere! E nessuno di questo Governo è più da votare!

Se hai orecchio al dolore delle piante o semplicemente occhio alle loro sofferenze, dovunque giri per Amantea puoi sentire grida atroci.

Oh, niente a che vedere con la strage ordinata da Erode e nella quale i bambini innocenti sono stati uccisi dalla sete di potere, vittime inconsapevoli di un odio spietato contro chi può ostacolare i piani di potenza e di dominio.

No! Qui la strage non è stata compiuta dalle spade ma da un piccolo animale, il Punteruolo rosso, che ha invaso piano, piano le incolpevoli piante distruggendole foglia dopo foglia ed asciugandone la linfa vitale.

Il problema è che qui il potere non c’entra niente, nel senso che è assente, totalmente assente. Ha solo emanato un editto, inascoltato ed ineseguito. Non è la sete di potere, ma la sua assenza la condizione di questa strage. Non è l’odio la leva della strage ma L’INDIFFERENZA, quella indifferenza tipica di una società che sta morendo nei suoi antichi ed ormai domi valori, quella mortalmente presente là dove la cultura è solo teoria ripetuta ma non più praticata.

E così le innocenti Palme continuano a gridare il proprio dolore, a mostrare la propria sofferenza, senza che si faccia nessun tentativo per salvarle. Salvo, a quanto ne sappiamo, un caso, di cui vi parleremo nei prossimi giorni.

E’ un po’ come la sanità in Calabria, gli ospedali chiudono e quelli che restano non hanno posti. E la gente come le palme iniziano a morire.

Scrivevamo nel denunciare, primi, le inutili grida di dolore della palma di via Dogana .

Ricordavamo, ma inutilmente, che “ non curare la palma di Via Dogana, significa(va) agevolare la uccisione di tante altre palme del territorio”. I giardinieri del comune potano soltanto!

Oggi denunciamo, invece, la strage in atto.

Alcune palme sono rimaste, ormai, senza foglie,

Ed il bello, anzi il brutto, è che non si sa dove siano finite con tutto il loro carico di paura.

Abbiamo, ed inutilmente, denunciato che le foglie con tutti i punteruoli pronti a portare altra strage vengono abbandonati ai lati delle strade.

E forse è per questo che la infezione si sta spargendo con violenza inaudita ed al punto che prima della estate prossima non credo resterà alcuna palma, salvo forse quella unica che abbiamo visto appositamente trattata. Se girate per Amantea ( fino a Coreca) troverete ormai quasi due decine di palme già necrotizzate od in via di scomparsa. Il tutto nel silenzio più totale.

Perché ci chiediamo il comune non impiega un paio di giorni a settimana la propria autoscala per tentare si salvare le palme che sono raggiungibili con una strada? Magari facendo pagare anche una somma minima, atta a pagare i soli costi vivi, di trattamento e di personale?

Le palme non appartengono forse anche al paesaggio che un comune degno di questo nome avrebbe l’obbligo di salvare?

Meno male che si tratta di una malattia delle piante e non degli uomini; ma ve l’immaginate se contassimo sul comune?

i tronchi:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

le palme:

 

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