Il gip di Catanzaro, Sabatini, che ha accolto le tesi del pm Villani sul caso Isola Capo Rizzuto, con un proprio provvedimento stamattina ha inviato la Digos a sequestrare i beni di politici regionali e dirigenti che sarebbero coinvolti nel giro di tangenti per la realizzazione del Parco Pitagora, il centro eolico nel comune di Isola di Capo Rizzuto, famoso per le polemiche causate dall’impatto ambientale. Lo Stato rivuole i suoi soldi.
Secondo la Procura per le autorizzazioni del parco eolico era stata pattuita una mazzetta di 2 milioni e 400 mila euro, pagata solo in parte, per un 792.000 euro.
E stamattina gli agenti della DIGOS hanno effettuato il sequestro dei beni appartenenti alle persone coinvolte nell’inchiesta, per il valore della tangente ricevuta.
Al centro dell’inchiesta, secondo le rivelazioni dell’imprenditore Mauro Nucara, ci sarebbero Nicola Adamo e il suo entourage di dirigenti regionali, all’epoca in cui l’esponente del Partito Democratico era vice presidente della giunta regionale. Adamo avrebbe rappresentato il collegamento tra l’impresa appaltatrice e la Regione Calabria.
Assieme a quelli di Adamo sono stati colpiti dal sequestro dei beni anche alcuni suoi “collaboratori” ed imprenditori: Giancarlo D’Agni, Mario Lo Po, Carmelo Misiti, Mario Nucaro, Roberto Baldetti, Giampiero Rossetti e S. G..
Insomma, un’ennesima pagina oscura della politica regionale.
Sembra che grazie a sue pressioni, infatti, la Regione avesse deliberato delle linee guida ad hoc per il parco eolico da realizzare, così da sveltire tutti i processi burocratici del caso. Ad affiancarlo negli affari – ed oggi anche nei guai giudiziari – è il suo uomo di fiducia, Giancarlo D’Agni, “che - secondo la ricostruzione della Procura - teneva i contatti con i privati ai quali chiedeva in nome e per conto dell’Adamo la corresponsione di somme di denaro al fine di agevolare l’iter dei procedimenti amministrativi tesi all’emanazione di autorizzazioni uniche all’esercizio di impianti eolici ed ottenere così provvedimenti finali favorevoli, nonché al fine di ottenere l’emanazione di regolamenti regionali favorevoli per i privati corruttori, provvedendo poi ad intascare il denaro, versato nella finta veste di pagamento di consulenze a società nelle quali lo stesso D’Agni diviene, ad hoc e per volere di Adamo, socio”. Il funzionario regionale Carmelo Misiti viene, invece, definito “braccio esecutivo di Adamo del quale esegue gli ordini anche nella sua funzione di dirigente (esterno) del Settore commercio artigianato ed Energia del dipartimento Economia della Regione Calabria, incarico che gli viene conferito su indicazione dello stesso Adamo.
Ora basta attendere la sentenza.