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Il rettore del Santuario e il vescovo criticano le dichiarazioni di Morra

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POLSI (REGGIO CALABRIA) - Esplode la rabbia e l’indignazione al santuario calabrese della Madonna di Polsi all’indomani delle accuse mosse dal presidente della Commissione parlamentare Antimafia a Matteo Salvini che ieri ha baciato ancora una volta il rosario in Senato.

L'ira della comunità non è rivolta al gesto di Salvini ma alle parole di Morra

Per attaccare Salvini ha usato si è servito di un luogo comune ignorando quanto le forze dell’ordine hanno fatto per liberare il santuario dalla profanazione della 'ndrangheta», dice senza mezzi termini all’Adnkronos don Tonino Saraco, rettore del santuario al quale ha fatto riferimento Morra.

Il presidente della Commissione Antimafia, ieri, intervenendo in Senato, ha detto: «Ostentare il rosario e votarsi alla Madonna in terra di Calabria, dove c'è il santuario della Madonna di Polsi al quale la 'ndrangheta è legata, significa inviare messaggi in codice che uomini di Stato, soprattutto ministri dell’Interno devono ben guardarsi dal mandare».

«Il problema - dice il rettore del santuario di Polsi - non è il fatto di esibire il rosario, cosa che peraltro Salvini ha fatto sempre. Il problema è che dopo anni si continua a dire che il santuario di Polsi è luogo dove si continua a riunire la 'ndrangheta. Mi dispiace che l’abbia detto proprio il responsabile dell’Antimafia».

Il santuario che sorge nel comune di San Luca negli anni è stato profanato dalla criminalità 'ndranghetista tanto che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per presidiare il luogo di devozione. La profanazione è stata fermata?

«Non è che siamo riusciti noi come Chiesa - dice il rettore del santuario - . Il punto è che non è che lo dice la Chiesa che il santuario è libero, lo dicono le forze dell’ordine e quindi diventa mancanza di rispetto nei confronti del lavoro fatto sino ad ora dalle forze dell’ordine. Questa la delusione maggiore. Gli sforzi che cerchiamo di fare per scongiurare questo accostamento vengono smontati da uscite di questo tipo. E quel che è peggio è che lo dice il responsabile della Commissione Antimafia».

Quanto al gesto di Salvini di esibire il rosario, il rettore di Polsi dice: «Salvini avrà fatto eventualmente un affronto al mondo cattolico ma sono problemi suoi. A me ha dato fastidio che il senatore Morra abbia parlato così». Da qui la provocazione del sacerdote: «Allora chiudiamolo questo santuario se continuiamo a dire che è luogo di 'ndrangheta. Il vero volto di Polsi sono i pellegrini con la loro devozione e non si può offendere questa gente».

Dice ancora don Saraco riferendosi all’attacco di Morra a Salvini: «Non so se è stato fatto per controbattere a Salvini, ma non puoi attaccare una persona con delle assurdità. Chi viene a Polsi si sente offeso dalle accuse di Morra. Non mi sento offeso per la mancanza di rispetto del nostro lavoro ma per la mancanza di rispetto delle forze ordine e della magistratura. E poi Morra lo sa che due anni fa è venuto Minniti a Polsi dicendo in modo chiaro che è un luogo che appartiene allo Stato e non più alla 'ndrangheta? Se ne è uscito con questa cosa per attaccare Salvini ma non può farlo così perchè ha detto a tutta Italia - se non al mondo intero - che il santuario di Polsi è luogo di incontro della 'ndrangheta e allora mi sento offeso perchè se avessi la minima percezione chele cose stessero così non ci starei un minuto di più».

Anche il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, fa riferimento, in una dichiarazione, pur non citandolo direttamente, a quanto affermato al Senato dal presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, sul Santuario della Madonna di Polsi, definito «il Santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi».

Il presule critica anche il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, anche in questo caso senza menzionarlo, parlando di «uso strumentale delle immagini e dei simboli religiosi». «Di pessimo gusto - sostiene mon. Oliva - è il frequente ricorso all’ostentazione dei simboli religiosi per usi impropri. Ancor più fuori luogo è farlo in una sede qualificata per la sua laicità qual è il Parlamento. Il simbolo religioso parla solo a chi lo usa con fede. Attraverso il Rosario il vero devoto incrocia il volto di Maria meditando la vita del suo Figlio. Parimenti il vero politico sa di non trovare protezione mostrando un simbolo religioso per altri fini che non sono quelli propri di chi ha fede. E’ vero che spesso i mafiosi hanno fatto uso della simbologia religiosa, ma questo non aveva e non ha alcun valore religioso. La loro ostentazione di immagini o simboli religiosi era un gesto sacrilego. E’ sacrilego usare per fini impropri la simbologia religiosa. La vera religione non si concilia col crimine ed il malaffare».

Secondo il Vescovo di Locri, inoltre, «il Santuario della Madonna di Polsi non può essere accostato alla 'ndrangheta. E quando uomini di 'ndrangheta sono andati lì con altri intenti, non certo per pregare, hanno tradito e rinnegato la fede ricevuta da piccoli. La loro presenza al Santuario non aveva alcun significato di devozione mariana. La Madonna è la madre che non plaude ai figli che scelgono la via del delinquere, ma soffre per loro ed indica la strada del ravvedimento. Continuare ad associare il Santuario della Madonna di Polsi alla 'ndrangheta non solo non è corretto, ma è poco rispettoso per chi lavora quotidianamente per ridargli la sua vera identità di luogo di preghiera. E’ da tempo che ci si sta operando per liberare questo luogo da ogni accostamento alla 'ndrangheta. Il Santuario di Polsi intende per sempre rinnegare la 'ndrangheta e qualunque forma di criminalità. Vuole essere solo luogo di spiritualità».

Redazione TirrenoNews

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