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Si chiama “TuttInsieme per la solidarietà” la manifestazione che l’Avis – Associazione volontari italiani sangue comunale di Lago organizza nel mese di agosto per fronteggiare l’emergenza sangue.

 

Nonostante la buona risposta di volontari e donatori ai numerosi appelli lanciati da associazioni di volontariato e Centri trasfusionali, la situazione si presenta molto critica a causa delle urgenze che si aggiungono all’ordinario fabbisogno di sangue e alla difficoltà nel reperire donatori.

 

L’AVIS, pertanto, aprirà la propria sede di via Mazzini, n. 1, a Lago, ai potenziali donatori dalle 8.00 alle 12.00 nei giorni 5, 9, 12 e 18 agosto.

Inoltre giovedì 4 agosto, alle ore 21.30, in Via G.B. Aloe, l’associazione ha organizzato una tavola rotonda sull’emergenza sangue per sensibilizzare la cittadinanza alla donazione.

Interverranno Marcello Napolitano del Centro trasfusionale di Cosenza, Antonio Rende e Anna Morano del Centro trasfusionale di Paola, Rocco Chiriano, presidente regionale AVIS, Michelangelo Iannone, direttore sanitario AVIS Calabria, Gianni Romeo, presidente di Volontà Solidale – CSV Cosenza, Giuseppe Muto, presidente AVIS Lago e Fiorenzo Scanga, sindaco di Lago.

 

Giovedì 11 agosto si terrà uno spettacolo, alle ore 21.00, con i Musici di Via del Campo, cover band di Fabrizio De Andrè.

L’iniziativa, oltre ad informare e sensibilizzare la popolazione sull’importanza della donazione, mira ad aumentare il numero dei nuovi donatori, fidelizzare il donatore occasionale, programmare la donazione del sangue in modo da evitare criticità nell’approvvigionamento, promuovendo una maggiore partecipazione alla donazione nei mesi estivi e un’ottimale modulazione della donazione durante tutto l’anno.

L’obiettivo è anche quello di favorire il ricambio generazionale dei donatori, coinvolgendo, in particolare, i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

3 agosto 2016

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Eccovi l’ultima fatica di Francesco Gagliardi San Pietro in Amantea –Usanze – Tradizioni – Mestieri di altri tempi – Calo demografico– Paese in lenta agonia.

 

 

 

Sarà presentato prossimamente il nuovo libro scritto dal maestro Francesco Gagliardi: San Pietro in Amantea, Usanze-Tradizioni-Mestieri di altri tempi- Calo demografico- Lenta agonia. In questo libro Francesco Gagliardi racconta la storia come tanti suoi paesani hanno vissuto la loro lontana giovinezza in un contesto culturale e produttivo ormai scomparso e cancellato dalla tecnologia. La loro esperienza non esiste più. Essi potranno ritrovare una realtà completamente differente, che non possono riconoscere, poichè è estranea al loro concreto passato. Il maestro Gagliardi in questo suo ultimo libro ha saputo concretamente costruire il ricordo della loro immaginazione con la più appassionata speranza e di rendere vive ancora delle esperienze lavorative che non esistono più e che costituiscono il sofferto rammarico di non poterle rivivere. Ti fa gustare la gioia di una vita che il cosiddetto progresso ha cancellato persino dalla memoria. Ad abbellire le molteplici e varie situazioni fanno bella mostra di sè delle fotografie a colori, che ritraggono e illustrano la visione e il contenuto delle molteplici e diverse problematiche trattate.

Ed eccovi la Introduzione di Domenico Ferraro

“E’ vero! La situazione sociale e antropologica nei paesi della Calabria è vissuta nella più sofferta solitudine. L’abbandono è reale. San Pietro in Amantea ne può rappresentare la loro più completa esperienza. La povertà è stata lo stimolo a ricercare il benessere in paesi lontani.

Il ritorno non è facile per tutti. Solo i più fortunati possono d’estate partecipare alle feste patronali. La maggioranza sogna un ritorno immaginario. I giovani sperano di coronare il desiderio e la curiosità di conoscere la località di provenienza dei propri genitori. San Pietro in Amantea può costituire il simbolo disperato di una Calabria, che vive sparsa nel mondo, estranea alla cultura della nuova residenza, ma sospinta a vivere nell’immaginazione la tradizione antropologica, che ne forma la sostanza e lo spessore della loro personalità.

L’autore ha saputo costruire il sogno di tanti suoi conterranei. Anche lui ha sperimentato la sofferenza dell’emigrante. Ma,poi, ha avuto la fortuna e il desiderio struggente del ritorno e l’ha potuto realizzare.

In questo libro racconta la storia come tanti suoi paesani hanno vissuto la loro lontana giovinezza in un contesto culturale e produttivo ormai scomparso e cancellato dalla tecnologia. La loro esperienza non esiste più. Essi potranno ritrovare una realtà completamente differente, che non possono riconoscere, poiché è estranea al loro concreto passato. Gagliardi ha saputo concretamente costruire il ricordo della loro immaginazione con la più appassionata speranza e di rendere vive ancora delle esperienze lavorative, che non esistono più e che ne costituiscono il sofferto rammarico di non poterle rivivere. Ti fa gustare la gioia di una vita, che il cosiddetto progresso, ha cancellato persino dalla memoria.

Per ricordare il passato, si sofferma a descrivere gli antichi mestieri, i valori tradizionali, i costumi della gente, i comportamenti nei rapporti sociali, le caratteristiche degli attrezzi di lavoro. Tratteggia la fisonomia e la personalità dei protagonisti. Aleggia sui ricordi un alone di nostalgia e di appassionata poesia. Ti fa vedere la vita di tutti i giorni come viene impiegata. Ti conduce per mano a rivedere come si svolgevano i mestieri, i vari e molteplici lavori artigianali ed agricoli, come producevano gli oggetti d’uso, gli strumenti di lavoro, attrezzi d’ogni genere e specialità. In questi impegni intravedi una vivace attività lavorativa, che costituiva l’essenza stessa della loro sofferta esistenza. La vitalità del ricordo è realizzata attraverso la conoscenza diretta di ciò che rimane della cultura materiale e del dialogo delle persone anziane.

Ti accorgi come l’autore vive il tempo decorso con nostalgia, pregna di tanta poesia. La descrizione degli ambienti è minuziosa, particolareggiata. Non sfugge alla sua attenzione l’impegno degli operatori. Hai l’impressione che nella descrizione ti faccia rivivere gli attimi di quelle esperienze. Anche lui pregusta il passato con nostalgia, poiché ha la memoria di ricordare in modo specifico e preciso le persone, il loro soprannome, il loro linguaggio,il loro modo d’essere, le caratteristiche della loro personalità. A lui non sfugge nulla che possa essere interessante. Ti fa immergere in una realtà, che diventa immaginazione, sospiro, desiderio. Rivivi con lui la ricostruzione di una esperienza concreta esistenziale, che non esiste più. Ma il solo ricordo ti catapulta in un mondo dove tutto è creazione personale, è intelligenza viva, è attuazione fantasiosa, oggi inimmaginabile. Tutto era espressione della propria personalità. Rivivi gli antichi lavori delle donne in casa, in campagna, nei boschi. Percepisci come l’autore partecipi alla descrizione della vita decorsa con la nostalgia di chi la ripercorre idealmente con vivacità di pensiero, di desiderio sofferente. Egli ne esalta la bellezza e si rammarica che il progresso l’abbia distrutta.

Il realismo descrittivo lo sospinge ad individuare le persone non solo con il loro nome e cognome, ma, anche, con la caratteristica specifica con cui erano conosciuti da tutti i compaesani. Ne risultano personalità straordinarie, non solo per quello che facevano, che operavano,ma,anche, per la caratteristica del loro comportamento, del loro atteggiamento, del loro linguaggio. Tutti sono descritti e presentati con meticolosità e chiarezza fotografica, di modo che si ha un ambiente paesaggistico e una comunità di personalità sui generis.

Francesco Gagliardi possiede la capacità linguistica di vivificare e vivacizzare attività e mestieri artigianali, che l’industrializzazione ha distrutto completamente e definitivamente. Sono state cancellate dal maldestro progresso lavori, che costituivano non solo l’impegno produttivo delle persone, ma, anche, lavori artistici che l’uomo del passato ha saputo costruire con la sua arte artigianale. Oggi, sono ammirati come vere opere d’arte di finissimo pregio e di valore inestimabile e molti di essi sono sospiratamente ricercati come testimonianza della vita passata o come reperti di cultura materiale conservati nei musei. L’autore descrive con precisione ogni piccolo risvolto di un lavoro, di una attività, degli attrezzi utilizzati, te ne fa vedere i modi come è stato realizzato, la materia di cui è composto, l’uso che se ne faceva. Da tutto ciò si evince anche la psicologia dell’autore, l’interesse che l’ha spinto a produrre un suo manufatto. Vedi in ciò tutto un trascorso, che non si potrà più ripetere. La nostalgia, che percepisci, ti sospinge ad immaginare una realtà che fu storia vera, che non si potrà più riattuare, poiché l’uomo e la sua vita non possono essere riciclati. Il riconoscimento delle persone avviene mediante un nomignolo, che ricorda la loro specifica caratteristica lavorativa, oppure la personalità che esprimevano nella vita sociale dell’ambiente o nel modo espressivo del loro linguaggio. Gagliardi ti rappresenta i suoi compaesani come effettivamente e realmente erano, come vivevano, come parlavano, come agivano. Li fotografa con un linguaggio pittorico, che, oggi, non ritrova riscontri. Inoltre, percepisci la gioia di presentarti un mondo, che lui ha personalmente sperimentato o ha scrupolosamente osservato attraverso il racconto degli anziani o dei suoi antenati. Il passato, così, rivive nel presente, anche se esprime tristezza e melanconia di una convivenza profondamente umana,fatta di rapporti, d’interessi reciproci, di lavori faticosi di tutta la comunità. Ma realizzati con l’entusiasmo e la passione di chi crea ed attua una propria necessità vitale. Vive l’intensità di una esistenza sociale in tutti i suoi risvolti belli e brutti. Non sono esclusi le rivalità, le gelosie, i comportamenti non sempre esprimenti correttezza, ma descritti sempre con fedeltà e precisione di linguaggio.

Gagliardi, anche in questa presente fatica letteraria, ha la capacità di rendere attuale un passato, che rappresenta la storia di noi tutti meridionali e non solo la vita decorsa del suo paese e la sua esperienza personale. Attraverso l’esistenza, i costumi, i valori e le tradizioni di una comunità, si scrive la storia del progresso umano, tecnologico e l’emancipazione di una popolazione, che dal lavoro agricolo manuale, ha raggiunto un significativo benessere.

Il conoscere e il sapere come una volta si viveva e si pensava c’insegna ad apprezzare il nostro presente e a ricordare come eravamo e come il progresso materiale, in modo lento avvince le comunità umane. La descrizione, che Gagliardi fotografa, esprime non solo il ricordo di un costume di vita, ma, anche, la storia di un passato, che ha originato la realtà presente. Egli ha il merito di scrivere non come gli intellettuali di professione, che costruiscono le loro opere attraverso la ricerca e la consultazione di altri trattati similari. Egli,invece, utilizza il vissuto reale come testimonianza delle sue opere, che indicano i comportamenti, i costumi, il linguaggio espressivo e comunicativo. La sua storia assume l’originalità creativa di cui riesce a trasformare il vissuto dei costumi, i valori ideali e le tradizioni avite in linguaggio descrittivo, in pitturazione policromatica e in poesia vivente.

Ad abbellire, inoltre, le molteplici e varie situazioni fanno bella mostra di sé delle fotografie a colore, che ritraggono e illustrano la visione e il contenuto delle molteplici e diverse problematiche trattate. Il suo linguaggio, le sue espressioni, le sue descrizioni assumono una dimensione più complessa e più veritiera della realtà, che riflettano e descrivono. In ciò consiste la bellezza dell’arte comunicativa di Gagliardi. La facilità del linguaggio, sempre aderente alle situazioni, che rappresenta, facilitano la comprensione dei fatti narrati e ne costituiscono la verità storica.

La conoscenza delle nostre tradizioni culturali antropologiche, i comportamenti morali, gli ideali valoriali umani contribuiscono a comprendere la complessità delle problematiche decorse e a individuare i processi, che stimolano l’andamento dell’evoluzione: il passato esiste solo se si accorda con le esperienze del presente e del futuro.

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Nella scienza in special modo,ma anche nei rapporti tra le persone, normalmente si rispetta la logica, i fatti e il buon senso.

 

La politica, da Milano-Roma fino a Cleto e anche più giù, non ha oramai nessun rispetto della logica,dei fatti e del buon senso e si muove e agisce solo nell’interesse di singoli o di ristretti gruppi.

Cominciamo con i fatti.

In data 05/06/2014 la Giunta Longo(sindaco)-Bossio(vicesindaco) approva il progetto esecutivo che prevede la messa in sicurezza della Chiesa S.S. Rosario (di proprietà della Curia e dichiarata di interesse culturale-dec. n. 39 del 27/02/2014) e interventi per gli spazi fruibili del Castello di Cleto per un totale di 300000,00 euro (POR CALABRIA FESR 2007-2013)..

Il 22/05/2014 il Comune di Cleto chiede alla Curia l’autorizzazione per intervenire sulla Chiesa come da progetto e in data 17/06/2014 l’Arcivescovo di CS dà l’assenso con la precisazione “rimanendo intesi che le spese derivanti dall’operazione siano a carico dell’Amministrazione Comunale”.

Il 17/02/2015 viene redatto il verbale di consegna dei lavori all’Impresa Appaltatrice.          

In data 01/04/2015 l’Amministrazione Longo-Bossio cade perché tre della maggioranza (tra i quali il vice-sindaco Bossio) si dimettono insieme alla minoranza.

Tra luglio 2015 e ottobre 2015 (a Cleto c’è già il Commissario prefettizio) tra la Curia di CS e il privato Roelof Gezienus Van HOOLwerff (olandese) viene perfezionato l’atto di vendita della chiesa del SS Rosario per euro 10000,00.

La legge prevede chiaramente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicato il complesso edilizio,in quanto dichiarato di interesse culturale,avrebbe dovuto essere informato e messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso.

Alle elezione del 05/06/2016 si confrontano due liste, “Insieme per Cleto”, con capolista Longo, e “A testa alta”, capolista Bossio. Longo vince le elezioni e Bossio,oggi, insieme ad altri due consiglieri formano la minoranza nel Consiglio Comunale.

In data 20/07/2016 la nuova Amministrazione Longo-Filice convoca un Consiglio Comunale straordinario con unico punto all’OdG “ attivazione procedure di esproprio Chiesa SS Rosario”.

La maggioranza Longo-Filice sostiene pubblicamente che il Comune di Cleto, nel cui territorio è ubicata la Chiesa del S.S. Rosario,non è stato messo nelle condizioni di esercitare il diritto di prelazione del bene stesso e che oggi, nell’interesse dell’Amministrazione e quindi dei cittadini di Cleto, ha come strada obbligata da percorrere quella dell’esproprio della Chiesa ai nuovi proprietari e poi procedere alla realizzazione del progetto.

Questa strada che l’Amministrazione è fermamente decisa di proseguire ha,secondo la maggioranza, due motivazioni forti,una economica l’altra ideale e culturale insieme.

Il danno economico sarebbe dato in primis dalla perdita del finanziamento perché ad oggi non è possibile nessuna variante,in quanto l’intervento sulla Chiesa prevede una somma superiore al 50% dell’intero importo e in secundis un danno diretto per le penali da pagare alla Ditta appaltatrice (calcolato tra i 50 e 60 mila euro).

L’altra motivazione di ordine ideale-culturale è quella di restituire ai Cletesi un bene che “rappresenta la memoria storica e l’identità del Comune di Cleto…”.

Se quanto affermato risponde a verità, la maggioranza si propone di seguire un percorso che è logico, è di buon senso e risponde in pieno agli interessi economici e culturali di Cleto.

La minoranza (Vairo-Santoro,il capogruppo Bossio è assente) sono contrari all’esproprio e motivano il loro NO attraverso tre affermazioni.

Il Sindaco era a conoscenza della compravendita,il Comune (evidentemente il Commissario) ha ricevuto l’invito ad esercitare il diritto di prelazione e non lo ha esercitato e oggi l’unica via utile è quella di fare una variante al progetto e lasciare la Chiesa ai privati per iniziative che potrebbero portare lavoro a Cleto.

Nella replica,in un clima molto acceso, il Sindaco parla di “regie occulte” e il vice sindaco di compravendita a dir poco “astuta”. Inoltre il Sindaco afferma che “gli olandesi hanno alzato una barriera probabilmente perché hanno seguito i suggerimenti di alcune persone del luogo” facendo chiaramente intendere che dietro la compravendita della chiesetta ci siano oltre che gli interessi degli olandesi anche di persone di Cleto. Inoltre il Sindaco invita la minoranza (accreditandola come rappresentante degli olandesi!) a portare la volontà del Consiglio agli olandesi “e cioè la necessità di acquisire questo bene nel patrimonio Comunale per poi metterlo in sicurezza e restituirlo garantendo la fruizione dello stesso,attraverso una convenzione/contratto che pone gli stessi in una posizione privilegiata…”. (secondo il mio giudizio una concessione eccessiva e poco logica!)

La Consigliera di minoranza Santoro,in un suo intervento,chiede espressamente al vice-sindaco “quale sarebbe stata la decisione dell’Amministrazione in presenza di un progetto presentato dagli olandesi”.

Il vice-sindaco risponde dicendo che non solo non c’è nessun progetto da parte degli olandesi ma che gli stessi stanno ostacolando l’unico progetto esistente.

Se si analizzano i fatti e la discussione in Consiglio, con un minimo di logica e buon senso, si può affermare senza ombra di dubbio che o la maggioranza o la minoranza,per sostenere l’orientamento di voto, dice coscientemente e vergognosamente il falso,sopratutto in riferimento al diritto di prelazione e alla possibilità della variante!

Se fosse vero quanto sostenuto dalla minoranza (sia in merito al fatto che il Sindaco Longo sapesse fin dall’ottobre 2014 della compravendita,sia che il Comune non ha esercitato il diritto di prelazione,sia che i privati potrebbero fare investimenti) saremmo difronte a un comportamento superficiale e irresponsabile dell’allora Amministrazione Longo-Bossio,un comportamento discutibile del Commissario e un comportamento per lo meno strano da parte di privati che hanno interesse serio di investire e che nel contempo,per quanto riferisce il Sindaco, non hanno mai presentato un progetto e ”hanno alzato barriere”.

Se il Sindaco e la vecchia Amministrazione Longo-Bossio sapeva della ipotesi compravendita e oggi c’è stato il ripensamento,ben venga il ravvedimento. Se il Commissario non ha esercitato il diritto di prelazione ha commesso un grave errore a danno dei cletesi. Se gli olandesi sono effettivamente intenzionati a investire perché “alzare barriere” con la maggioranza e avere più affinità-vicinanza con la minoranza?

In ogni caso, qualora fossero veri tutti i fatti che la minoranza ha portato come giustificazione del loro orientamento, non sarebbero delle buone ragioni,secondo il mio giudizio,per lasciare un bene pubblico a privati che, come dice il vice-sindaco, è stato acquisito per lo meno in modo “astuto” e che gli stessi oggi stanno ostacolando l’unico progetto esistente per la Chiesa.

Anzi sono buone ragioni perché una Amministrazione democraticamente eletta,rimediando agli errori e alle omissioni, si riappropri della Chiesa per almeno tre motivi,uno economico,l’altro culturale e infine per tutelare la dignità del popolo di Cleto che non può permettere di essere raggirato come se a Cleto abitassero solo dei gonzi!

In ogni caso sorgono spontanee domande inquietanti alle quali maggioranza e minoranza hanno il dovere di rispondere!

Perché si realizza una compravendita della Chiesetta quando sulla stessa c’è un finanziamento pubblico in corso di esecuzione? Perché il Commissario,se fosse vero quello che dice la minoranza,non ha esercitato il diritto di prelazione?

Perché il Sindaco assegna alla minoranza quasi il ruolo di portavoce degli olandesi?

Perché la minoranza si fa scudo di motivazioni,che, anche se vere, risulterebbero, per logica e buon senso,poco convincenti per giustificare il voto contrario e sollecitare l’Amministrazione a lasciare la Chiesa ai privati?

Quali sono i reali interessi in gioco?

I cittadini di Cleto hanno il diritto di sapere senza ombre di dubbio chi mente e chi dice il vero, chi difende gli interessi (economici e culturali) di Cleto e chi difende gli interessi di privati, siano essi solo olandesi o olandesi insieme a cletesi o altro ancora.                         Giuseppe Furano

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