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San Bartolomeo: l’Apostolo scorticato, Patrono di San Pietro in Amantea

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Il 24 agosto si celebra in San Pietro in Amantea la festa in onore dell’Apostolo Bartolomeo che è anche il Santo Patrono del paese. Anche la parrocchia è stata sempre a Lui dedicata.

Due chiese sono intitolate al Santo Patrono: una gravemente danneggiata dal terribile e devastante terremoto che colpì la Calabria nel 1905 e poi in parte demolita ed ora sconsacrata e l’altra, nuovissima, fatta costruire per interessamento dell’allora Ministro e Quadrunviro On. Michele Bianchi. Venne consacrata ed aperta al culto nell’immediato dopoguerra dal Vescovo di Tropea Mons. Cribellati.

La parrocchia ha sempre fatto parte sin dall’antichità della forania di Amantea ed è di istituzione anteriore al Concilio Tridentino (1545-1563).

Fino al 1962 ha fatto parte della Diocesi di Tropea, ora invece fa parte della Diocesi di Cosenza-Bisignano.

San Bartolomeo è stato un Apostolo di Gesù ed era nato a Cana di Galilea. Morì verso la metà del primo secolo probabilmente in Siria. La storia della sua vita contiene molte incertezze, addirittura qualcuno ha scritto che Bartolomeo sia lo sposo delle nozze di Cana, dove Gesù compì il suo primo miracolo. Per me questa è una forzatura. Escluderei questa ipotesi alquanto suggestiva e fantasiosa. Se lo sposo delle nozze di Cana fosse stato davvero Bartolomeo, non ci sarebbe stato bisogno che Filippo, l’altro Apostolo, incontrandolo un giorno gli avrebbe detto:- Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret -. Lo avrebbe conosciuto senz’altro il giorno delle sue nozze perché Gesù era stato invitato al suo matrimonio insieme a Maria, sua madre, e agli altri Apostoli. Avrebbe assistito al suo primo miracolo quando trasformò l’acqua in vino e quindi non avrebbe risposto a Filippo in quel modo ironico quando lo invitò ad andare incotro a Gesù:- Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?- Bartolomeo, dunque, per la prima volta sente parlare di Gesù quando si incontra con Filippo e non prima. La tradizione che considera Bartolomeo lo sposo nozze di Cana è molto suggestiva, ma falsa.

E poi il suo martirio è inframmezzato da numerosi eventi leggendari. Il suo vero nome non è Bartolomeo, ma Natanaele. Il nome Bartolomeo deriva probabilmente dall’aramaico “bar”, figlio, e “thalmai”, agricoltore. Quindi Bartolomeo era figlio di un agricoltore di Cana di Galilea. Incontriamo per la prima volta Natanaele nel Vangelo di Giovanni, il quale narra che fu l’altro Apostolo Filippo a farlo incontrare con Gesù. Quando Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro così disse:- Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità-. Natanaele restò meravigliato e rispose:- Ma come, tu già mi conosci?- Rispose Gesù:- Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico-. Gli replicò Natanaele:- Rabbì, tu sei il Figlio di Dio-. Rispose Gesù:- Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Beati quelli che credono senza aver visto -. E’ una delle tante beatitudini. E la stessa frase pronunziata da Gesù la troviamo anche negli altri Vangeli quando ci parlano dell’incontro di Gesù con Tommaso dopo la sua resurrezione.

In Natanaele non c’è falsità, è un puro di cuore, un uomo onesto. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. E Natanaele che era un puro di cuore ha visto Dio. E da quel giorno incominciò a seguire Gesù nel suo lungo peregrinare insieme agli altri Apostoli e dopo la morte in croce di Cristo incominciò a predicare e a viaggiare in Armenia, India, Mesopotamia. Guariva i malati e gli ossessi. Per questo divenne famosissimo e molto temuto dai pagani. Condannato a morte fu scorticato vivo e poi crocifisso. La calotta cranica del Martire Bartolomeo si trova dal 1238 nel Duomo di San Bartolomeo a Francoforte. San Bartolomeo non solo viene onorato e festeggiato in Italia, ma anche in altri paesi del mondo, in particolar modo in Austria e precisamente a St.Bartholoma, sul Konigsee, nel Berchtesgaden. Anche in Sicilia, nell’isola di Lipari, viene festeggiato. Si racconta che il corpo del Santo sia giunto nell’isola rinchiuso in un sarcofago di piombo. Era stato buttato in mare dai pagani durante una terribile e sanguinosa persecuzione contro i Cristiani. Fu raccolto dagli abitanti dell’isola nell’anno 264. Le spoglie del Santo nell’838 furono sottratte dall’isoletta dagli abitanti di Benevento.Il popolo di Lipari restò sempre fedele al Santo, lo nominò suo protettore ed edificò in suo onore una Chiesa Cattedrale. Nel 999 le reliqie del Santo furono traslate a Roma per ordine di Ottone III, che le depose nella Chiesa di San Bartolomeo nell’isola Tiberina.

L’immagine del Santo la troviamo un po’ dappertutto e ispirò lungo il corso dei secoli gli artisti più famosi. Alcuni pittori l’hanno dipinto con la barba nera e ricciuta, con indosso un mantello bianco, scalzo o con dei sandali ai piedi, con un coltello in mano, con un bastone da pellegrino. In alcuni dipinti si vede spesso un demonio domato accanto a lui. Nella Cattedrale di Colonia troviamo un dipinto dove San Bartolomeo è ritratto con la pelle tutto scorticato. Così pure nella Cappella Sistina in Vaticano troviamo un affresco di Michelangelo che lo ritrae con la pelle in mano che gli è stata tolta. Una tela famosa del Santo si trova esposta finanche al Prado di Madrid. Un’altra tela raffigurante il Santo si trova a Milano presso il Castello Sforzesco. Nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma troviamo una grande statua del Santo in marmo. Un bellissimo affresco del nostro Santo Patrono si trova nella bellissima e famosissima Cappella di San Giovanni a Bolzano, posta nella parte posteriore della Chiesa conventuale dei Domenicani, tra coro e sacrestia, interamente ricoperta di affreschi. Gli affreschi sono attribuiti a pittori di scuola giottesca e presentano gli stessi motivi che si trovano nella celebre Cappella degli Scrovegni di Padova.

La statua del Santo che veneriamo qui in San Pietro in Amantea è in legno massiccio scolpita con i sandali ai piedi, col braccio destro completamente scorticato e con in mano un lungo coltello per scuoiare.

Dal libro di Francesco Gagliardi:- San Pietro in Amantea, paese agricolo, di emigranti, di Maria e Museo della Comunicazione-.

Ultima modifica il Giovedì, 25 Agosto 2016 11:36
Redazione TirrenoNews

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