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Continua incessante e continuo l’impegno dello scrittore amanteano Sergio Ruggiero nel presentare le sue opere in giro per l’Italia.

Molto più che la presentazione di se stesso, molto più che la presentazione dei suoi libri, dentro questi momenti si copre esserci anche il desiderio , forse inespresso, di essere protagonista della diffusione della conoscenza della bellissima, grande e sconosciuta storia della sua e nostra calabria

E ad accompagnarlo in questa sua “mission” la sua associazione culturale “Il Sedile” ed alcuni dei suoi soci

Ieri Roberto Musì e Peppe Marchese

Viaggio a Scalea, dunque

Un viaggio per presentare “Il respiro del mare”, presso uno sconosciuto (per chi scrive almeno) “Centro Donna Roberta Lanzino “ nel quale un gruppo eterogeneo di donne, guidate come amazzoni dalla presidentessa Angela De Franco, vivono il proprio essere donne in mille modi e come è assolutamente femminile unendo cultura e sociale servito con grazia tipicamente femminile

Una sorpresa felicissima, il centro e le “sue” donne, che offre il senso di una comunità, Scalea, protesa verso momenti sicuramente positivi ( molto oltre, cioè, le negative vicende che hanno interessato la precedente amministrazione comunale).

Lo scrittore calabrese (amanteano diventa un aggettivo un po’ stretto) ha come al solito mostrato la sua cultura e la sua sapiente arte di scrittore , davanti ad una platea di donne, giovanissime di età o di spirito, che hanno voluto anche , e brillantemente, leggere alcuni passi del libro di Ruggiero.

Un popolo di donne attento e curioso con domande che hanno sollevato ulteriormente la curiosità dell’uditorio.

Nel mentre del dibattito l’uditorio si è arricchito della presenza del presidente del Centro sociale di Scalea Generale Francesco Pezzotta.

Un rinfresco finale nella saletta dei Girasoli ha chiuso un incontro che dalla storia e dalla cultura calabrese ha viaggiato verso la straordinaria gastronomia calabrese: il tutto condito dal sorriso e dalla simpatia femminile delle scaleote che nel centro sono ospiti sempre presenti.

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“Quello che ho visto ieri , infatti, poco ha a che fare con la democrazia e con un partito che vuole veramente rinnovarsi. Voglio innanzitutto segnalare che il tesseramento cittadino non è stato in alcun modo pubblicizzato, come se si trattasse di una cosa riservata a pochi. Inoltre, così com’è stato riportato anche da alcuni organi di stampa, si è verificato quello che purtroppo si sta ripetendo in diversi circoli calabresi. A diversi cittadini che si sono presentati ieri al congresso è stato impedito di iscriversi al partito, nonostante sia stato più volte chiarito, anche dallo stesso Zoggia, il senso della circolare inviata dalla sede nazionale del Pd, vale a dire che a nessuno può essere impedito di iscriversi.”,così dice Alberto Settembre segretario dei Giovani democratici di Diamante.

E poi continua: “«Ho partecipato ieri sera al congresso di circolo di Bonifati, nella veste di rappresentante della mozione per la quale è candidato Franco Laratta e posso testimoniare, con grande delusione, che per alcuni esponenti del Pd il termine “democratico” è solo una vuota enunciazione e nulla di più. A Bonifati,come altrove, un segretario di circolo per favorire, senza neanche nasconderlo troppo, un candidato alla segreteria provinciale, decideva arbitrariamente chi poteva iscriversi e chi no con giustificazioni che potrebbero apparire risibili se viste dall’esterno. Alcuni di coloro che volevano iscriversi e che sono stati respinti, ad esempio, perché accusati di aver sostenuto una lista avversa a quella dell’attuale maggioranza che guida l’Amministrazione Comunale e tra questi la responsabile dei comitati pro Renzi di Bonifati. Come se in un partito che si definisce, appunto, democratico, non fossero ammesse voci dissonanti alla maggioranza. Ciò che ha suscitato oltremodo la mia indignazione è il fatto che a dirigere le operazioni e suggerire indicazioni su come operare, a chi dirigeva i lavori congressuali, era proprio uno dei candidati, Luigi Guglielmelli, con modi ed atteggiamenti che non lasciavano dubbi ad interpretazioni e contravvenendo a qualsiasi principio etico che dovrebbe suggerire ad un candidato di non avere un ruolo così attivo in una fase di tesseramento. Quello che ho visto ieri mortifica il lavoro e l’impegno di chi crede nel progetto del Pd e, credo, non è certo uno stimolo e un incoraggiamento ai giovani che vogliono investire tempo, passione ed energia per rilanciare questo partito. Vorrei dirlo a quei Giovani Democratici che con un linguaggio inusitatamente violento, si sono scagliati contro l’area renziana del Pd calabrese: quello che loro denunciano è in realtà praticato da quella parte politica che loro sostengono e verso la quale dovrebbero forse cambiare atteggiamento. Io credo, come molti, che per fortuna l’8 dicembre è vicino e con esso quella svolta nazionale che non potrà non avere effetti anche in Calabria segnando la fine di quei “capi” e “capetti” del nostro partito che pur avendolo portato allo sfascio non vogliono abbandonare le postazioni di comando».

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Durante la nottata tra il 27 ed il 28 ottobre i Carabinieri di Scalea (Cs) hanno eseguito il fermo di G.L., un uomo di 51 anni, con precedenti di polizia residente a Tortora.

L’accusa è di violenza sessuale nei confronti di una dodicenne, figlia della propria convivente di origine polacca.

Le indagini sono state coordinate dal Sost. Proc. della Repubblica presso il Tribunale di Paola, Dott. Giovanni Calamita.

G.L. al termine delle formalità di rito, è stato avviato nelle carceri di Paola.

L’interrogatorio si è svolto nel corso dell’intera notte in una Caserma dell’Arma.

G.L. ha confessato di essere “molto innamorato della piccola” e che i rapporti sessuali avvenissero in maniera “…molto naturale, senza alcuna costrizione”.

La violenza durava da quando la bambina aveva solo 8 anni!

Tutta la vicenda è emersa quando la bambina che spesso si abbandonava a crisi di pianto e che disegnava le figure del proprio dramma, si è confidata con alcune colleghe di scuole che giunte a casa hanno raccontato tutto ai genitori che, a loro volta , si sono rivolte ai carabinieri.

Una serrata attività investigativa dei militari e una serie di colloqui con gli psicologi hanno permesso di ricostruire tutto il dramma.

E da qui l’arresto.

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