
La Corte d'appello conferma la sentenza del Tribunale di Catanzaro e dichiara ineleggibile il segretario-questore.
Il nuovo entrato esulta: «Si chiude una brutta pagina per la Calabria».
L'avvocato Morcavallo: «Giustizia è fatta».
Il fondatore de "Il coraggio di cambiare": «Voto tradito, ricorrerò in Cassazione».
Gentile: «Un cavillo, per Ap non cambia nulla»
Giuseppe Graziano non è più un consigliere regionale della Calabria.
Gianluca Gallo vince la sua battaglia giudiziaria e torna a Palazzo Campanella a tre anni dall’inizio della legislatura.
La Corte d’appello di Catanzaro ha infine emesso il suo verdetto: quel seggio spetta a lui.
Si chiude così una battaglia giudiziaria iniziata all’indomani del voto del novembre 2014. In un primo momento era stato il Tribunale di Catanzaro a dichiarare l’ineleggibilità di Graziano, dovuta al ritardo con cui il fondatore del Movimento “Il coraggio di cambiare l’Italia” si era messo in aspettativa dal ruolo di vicecomandante regionale del Corpo forestale dello Stato.
Il segretario-questore aveva poi impugnato la sentenza davanti alla Corte d’appello che, in accoglimento della richiesta dei suoi legali, aveva rimesso la causa alla Corte Costituzionale, al fine di valutare la legittimità della norma sulle aspettative.
La Consulta aveva infine dichiarato non fondata la questione di legittimità sulla legge che disciplina le cause di ineleggibilità e rimesso nuovamente la decisione ai giudici di secondo grado.
Che ora hanno chiuso la partita confermando il verdetto del Tribunale. Gallo, con 6.531 voti, era risultato il primo dei non eletti.
Graziano aveva invece – temporaneamente, con il senno di poi – conquistato il seggio grazie a 9.041 preferenze.
Gallo ha espresso tutta la sua gioia dalla sua pagina Facebook: «Voglio dirvelo subito, perché ve lo devo. E voglio dirvelo con la foto del momento in cui tutto ebbe inizio, qualche tempo fa: stamattina la Corte d’Appello di Catanzaro ha depositato la sentenza con cui, confermando il giudizio di primo grado, si stabilisce il mio ingresso in consiglio regionale. È stato necessario attendere quasi tre anni e scomodare la Corte Costituzionale, ma alla fine giustizia è fatta. Io sono felice e pronto a lavorare come sempre, nell’interesse generale». Dopo aver ringraziato la sua famiglia e i suoi avvocati (il padre, Francesco Paolo, e Oreste Morcavallo), il neo componente dell’assemblea regionale dichiara chiusa definitivamente «una brutta pagina per la Calabria, una vicenda nella quale si sono registrate strane intromissioni: ne parlerò nei prossimi giorni. Adesso voglio guardare avanti, al lavoro che attende me, e voi con me, secondo il mandato elettorale ricevuto: opposizione ad un governo regionale inconcludente, costruzione di un’alternativa credibile».
«Avanti, allora – conclude Gallo –, riannodando i fili della storia che ci ha visti umili protagonisti per scrivere, con grande dignità, nuove pagine nel futuro della Calabria che vogliamo».
«Sono particolarmente soddisfatto – commenta l’avvocato Morcavallo – per l’esito di un giudizio particolarmente complesso con notevoli profili di diritto costituzionale, elettorale, del lavoro, con l’affermazione della tesi che abbiamo sempre sostenuto, della perfetta equiparazione tra dimissioni e aspettativa ai fini della rimozione della causa di ineleggibilità, con una soluzione valida per tutte le elezioni. Finalmente dopo ben 3 anni giustizia è fatta e si assegna la funzione di consigliere regionale al legittimo titolare».
Amaro il commento di Graziano, che annuncia il ricorso in Cassazione: «Continuerò dritto per la mia strada. Non è certamente un cavillo burocratico che fermerà il mio operato sul territorio.
Quello costruito – lo voglio ribadire – tra la gente e per la gente.
Infatti presenterò ricorso in Cassazione e continuerò a perseguire programmi e obiettivi che ci siamo prefissi.
Renderò concreto ciò che i cittadini hanno espresso attraverso la consultazione popolare: raggiungeremo tutte le nostre mete, ad iniziare dalla città unica Corigliano-Rossano e ci prepareremo insieme verso importanti traguardi, anche nazionali.
Siamo in tanti, 10mila voti non si cancellano, continuerò sempre ad essere il vostro portavoce.
Certo – conclude – la gioia e il compiacimento degli onorevoli Santelli e Occhiuto per l’uscita dal consiglio regionale del rappresentante dell’area urbana Corigliano-Rossano, peraltro proponente del disegno di legge di fusione, rappresenta l’ennesimo atto di viltà nei confronti di questo territorio. D’altro canto però, sereno, li saluto nella convinzione che presto ci rincontreremo perché come si suole dire “il tempo è galantuomo”».
Toglietemi tutto ma non il mio breil, diceva una vecchia pubblicità.
Oggi sembra sia tornata di moda il medesimo slogan, ma leggermente cambiato.
Sentiamo dire “ Toglieteci tutto ( al PD calabrese ) ma non la sanità!.
Se no ci incateniamo davanti a Palazzo Chigi.
Già!
Lo ha detto( per primo) Oliverio partecipando alla finta inaugurazione del vecchio-nuovo ospedale di Praia a Mare.
Oggi lo ripete lo dice il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno.
E si accodano anche i sindaci di Praia a Mare e Tortora i quali avrebbero dichiarato la solidarietà alla “ manifestazione dei cittadini locresi (che) è in sintonia con quanto affermato con forza dal presidente Oliverio, che sin dal suo insediamento ha lottato per dare ai cittadini calabresi ciò che veramente meritano, cioè una giusta sanità”.
Giusta non efficiente , badate! E giusta sta per “ un po’ per tutti”
Non state a chiedervi cosa ci sia dietro.
Noi sospettiamo che si tratti di ragioni diverse.
La prima , la pubblicità. Quasi diventeranno eroi, prodromici di una rivoluzione contro il governo centrale, che mortifica la Calabria come avvenuto quasi sempre dal tempo della finta unità d’Italia, quella che ha alimentato un nord vincente contro un sud perdente.
La seconda, le prossime elezioni politiche; ovviamente per chi è alla ricerca di posti garantiti per il senato o la camera.
La terza, la mortificazione subita da Oliverio ( non dalla Calabria) quale governatore visto che come dichiarato da Magorno “Ribadiamo l’urgenza che il governo affronti con risolutezza la vicenda, consegnando – così come avvenuto in Campania – la titolarità del settore a chi è stato eletto e scelto democraticamente dai calabresi”.
Insomma la Calabria è perfino a sud della Campania!
La quarta, è che il popolo calabrese ( ed ovviamente il personale della sanità) si sta incaxxando ed occorre cavalcare questa onda per averne i voti.
La quinta , è che nessuno deve sapere la verità. Quale verità? Ma quella di una sanità che non funziona per causa di una politica che la ha sempre usata come portafoglio di posti e di voti.
E così occorre dare a colpa agli altri. A chi?
Ma, ovvio, a Scura, Scura l’uomo nero, il cattivo, l’emissario del male … scusate del governo! Di un governo che non rispetta la politica calabrese
Di un governo che non garantisce la salute dei calabresi, tanto che Oliverio ricorda:
-Che la sanità in calabra è stata commissariata dal 2010( cioè molto prima che lui diventasse governatore) e proprio perchè la sanità calabrese non funzionava( chissà perché) e la evasione sanitaria era altissima;
- che la evasione sanitaria è aumentata e non diminuita( da 240 milioni a 300);
-che la qualità delle prestazioni si è indebolita;
-che le liste di attesa sono cresciute;
- che in Calabria mancano 4000 dipendenti nella sanità!
Magorno ed Oliverio, ma perché, allora, non attuate le Case della salute?
La Calabria non è solo l’ultima in Italia, forse c’è altro; ben altro
Parliamo di Sanità. Oggi la politica e la magistratura hanno imposto la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare.
Un ospedale voluto dalla programmazione del PSI Manciniano insieme a Cetraro, Paola ed Amantea.
Tutti realizzati meno quello di Amantea( nessuno ne ha nemmeno parlato perché la lettera venne segretata)
Poi stante la grave situazione debitoria dell’Italia è arrivato Scura che ha disposto la chiusura dell’ospedale di Praia, oggi riaperto per la sentenza del Consiglio di Stato, e la sua sostituzione con una casa della Salute, un oggetto misterioso della sanità italiana
Ma Scura non è d’accordo e ricorda che “Il bacino di utenza dell'alto Tirreno è inferiore a 50.000 abitanti; l'attuale Pronto soccorso più vicino non è presso l'ospedale di Cetraro, bensì a Belvedere, presso la clinica Tricarico-Rosano che è inserita regolarmente nella rete di emergenza urgenza e in quella Sca (Sindrome coronarica acuta), disponendo di una cardiologia con Utic e con emodinamica; il Pronto soccorso accoglie circa 10-12.000 accessi l'anno; la stessa clinica Tricarico-Rosano dispone di 28 posti letto di chirurgia; la clinica Cascini, sempre di Belvedere. dispone di ulteriori 22 posti letto di chirurgia”
Ma se ogni 50 mila abitanti ci fosse un ospedale , in Italia, si 60 milioni di abitanti ci dovrebbero essere circa1200 ospedali.
Ora l’Ansa ( 2010) dice che sono complessivamente, 1.163.
Di questi, 542 sono istituti ospedalieri pubblici.
La quota restante, pari a 621 strutture, e' rappresentata da ospedali privati accreditati ' allargati': in tale numero sono cioe' compresi anche gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) privati, gli ospedali religiosi, le fondazioni private, i policlinici universitari privati e gli enti di ricerca privati.
Allora perché no?
Semplice perché in Italia l' incidenza della spesa sanitaria sul Pil e' del 7,2 in Italia, contro l' 8,7 della Francia, l' 8,6 della Germania e l' 8,3 degli Stati Uniti.
Insomma è solo questione di soldi!
Ma la domanda che ci si deve porre è questa: la salute la tutela l’ospedale con le emergenze o piuttosto una sanità del territorio, diffusa sul territorio, che fa medicina preventiva?
La risposta è semplice.
Gli ospedali assorbono il 54,5% della spesa pubblica sanitaria mentre l’extra ospedaliero è fermo al 45,5%.
E questo significa mancanza di specialisti e liste di attesa da paese africano!
La speranza non è certamente nella politica.
Due sono le speranze. La prima è la magistratura che porti a giudizio che ha creato questa situazione che pone come futuro non già la medicina territoriale ma gli ospedali, la seconda è che il popolo si arrabbi non solo per gli ospedali e soprattutto per la medicina di base.
Il male della Calabria non è solo la ‘ndrangheta ma anche certa politica e certa burocrazia, oggi soprattutto quella sanitaria!
Ma perché Scura non parla?
Se Praia è la dimostrazione del suo fallimento perché non se ne va?
O c’è altro che non sappiamo?
Una cosa è certa che oggi alla riapertura di Praia c’erano i Sindaci di Praia a Mare, Antonio Praticò, e di Tortora, Pasquale Lamboglia, il dott. Eugenio Sciabica, Dirigente del Ministero della Salute, investito dell’incarico di commissario ad acta per l’esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato che ha statuito in materia di riorganizzazione ospedaliera, dei Deputati Enza Bruno Bossio ed Ernesto Magorno, del Direttore generale Asp di Cosenza Raffaele Mauro, del presidente Oliverio, tutti benedetti dal vescovo di San Marco- Scalea Leonardo Bonanno.