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Ecco il nuovo Consiglio Comunale

CENTROSINISTRA: Giuseppe Falcomatà, Giuseppe Marino, Nancy Iachino, Demetrio Delfino, Giovanni Minniti, Antonino Castorina, Vincenzo Marra, Rocco Albanese, Armando Neri, Filippo Quartuccio, Valerio Misefari, Giovanni Muraca, Antonino Mileto, Giovanni Latella, Nicola Paris, Saverio Anghelone, Demetrio Martino, Tonino Nocera, Antonio Zimbalatti, Paolo Brunetti, Filippo Bova, Giuseppe Sera, Antonio Ruvolo.

7 i consiglieri eletti dal Partito Democratico( 15302 voti),

3 eletti nella lista La Svolta( 7638 voti),

3 eletti nella lista RE.SE.T( 7830 voti),

3 eletti nella lista A testa Alta( 6633 voti),

1 eletto nella lista Officina calabria( 3495 voti),

1 eletto nella lista Oltre( 3253 voti),

1 eletto nella lista Partito socialista italiano( 2565 voti)

CENTRODESTRA: Lucio Dattola, Tonino Maiolino, Luigi Dattola, Antonino Matalone, Giuseppe D’Ascoli, Demetrio Marino, Antonio Pizzimenti, Mary Caracciolo, Massimo Ripepi, Pasquale Imbalzano.

4 i consiglieri eletti nella lista Reggio Futura( 8821 voti) ,

4 gli eletti nella lista Forza Italia( 7838 voti),

1 eletto nella lista Nuovo centro destra( 3014 voti).

Nessun eletto per la lista Fratelli d’Italia( 993 voti).

E non basta.

Non trovano posto in consiglio comunale SEL, il Partito repubblicano italiano, il Movimento 5 stelle, il Partito Comunista dei lavoratori.

Sono solo due le donne elette in Consiglio , Nancy Iachino e Mary Caracciolo, rispettivamente nella lista del Pd e di Forza Italia.

Deluso Aurelio Chizzoniti con i suoi 1609 voti non trova posto in consiglio ed annuncia il ritiro dalla politica dichiarando:

«Per quanto riguarda la mia partecipazione alla battaglia affrontata in sintonia con il mio stile ribelle senza padrini e senza padroni non posso non ritenermi vittima degli elettori reggini sempre più "non vedenti" che hanno gratificato il mio poliennale impegno profuso ultra vires quale "defensor civitatis" su tantissimi versanti con un misero, quanto inspiegabile, 1.68 %, pari ad appena 1.609 voti.

A riprova, ove ce ne fosse bisogno, che da queste parti le opzioni legalitarie, il disinteressato servizio alla collettività, esperienza, competenza, coraggio, determinazione e quant'altro portano fatalmente all'isolamento perché difficilmente governabili al contrario della mediocrità che per essere tale tranquillizza tutto e tutti».

«Prendo atto che l'epilogo della mia carriera politica, nella cui cornice sono stato eletto tre volte al consiglio comunale, una primo dei non eletti, due al consiglio regionale, una volta primo dei non eletti alla Camera dei deputati, sempre e comunque servendo l'idea, combattendo a mani nude con il dovere della mia fede e la fede del mio dovere, si conclude mestamente inducendomi a pensare che spesso a Reggio gli elettori incorrono in incredibili distrazioni di massa. Non mi resta quindi che esprimere la mia deferente stima e gratitudine a tutto lo staff organizzativo, ai candidati, con in testa il testimone di giustizia Gaetano Caminiti, a quei pochissimi elettori che mi hanno onorato con un adamantino consenso e che mi stanno esprimendo sincera solidarietà, ai miei tre figli, alla mia famiglia dei quali ho avvertito il calore, l'affetto e l'intensa vicinanza in un momento particolarmente sconfortante e inappagante della mia vita che sinceramente mi ero illuso di non meritare».

«Si conclude, con Reggio perennemente nel cuore la mia lunga esperienza politica ricca di contenuti ed anche di prestigiosi risultati».

Pubblicato in Reggio Calabria

Era il 6 aprile 2013 quando scrivevamo il seguente articolo: Assunzioni sospette a Fincalabra, esposto in Procura.

E sostenevamo che “ Non tutto è da buttare in Calabria. Almeno questa è la speranza. E sembrerebbe chiamarsi Aurelio Chizzoniti, questo diverso. Settantenne, reggino, avvocato penalista,componente, insieme a Giulio Serra, del movimento di ”Insieme per la Calabria”.

Chizzoniti nella sua qualità di presidente della commissione di Vigilanza si è rivolto alla Procura della Repubblica di Catanzaro ed a quella della Corte dei conti, presentando un esposto sulle assunzioni sospette in Fincalabra, la società in house controllata al 100% della Regione.

Il magistrato ha già aperto un fascicolo di indagine anche se al momento senza persone iscritte nel registro degli indagati.

Da settimane Chizzoniti aveva chiesto e sollecitato al presidente della Fincalabra di produrre tutta la documentazione relativa alle assunzioni nell’ente sub-regionale intimando che diversamente la commissione avrebbe adito le vie legali, richiesta alla quale il presidente De Rose ha risposto evasivamente se non picche.

Ed allora a Chizzoniti non è rimasto altro da fare che rivolgersi alla Procura ordinaria e ai magistrati contabili, al fine di fare luce sulle oltre 100 assunzioni perfezionate da Fincalabra attraverso procedure alquanto sospette.

Il rischio è che in questa vicenda potrebbero rinvenirsi l’abuso in atti d’ufficio, l’omissione in atto d’ufficio, la truffa e l’associazione per delinquere. Toccherà alla Procura stabilire se le ipotesi avanzate da Chizzoniti siano fondate o meno.

Sembrerebbero che nella vicenda siano coinvolti anche i figli e i parenti di influenti personalità politiche regionali, che avrebbero ottenuto un lavoro nella partecipata regionale a scapito di altri candidati più preparati, come dimostrerebbero i titoli e i curricula allegati alle candidature.

Ma De Rose avrebbe eretto un muro di gomma ritenendo incompetente la commissione di Vigilanza di Chizzoniti. Insomma, a parere del presidente di Fincalabra, Chizzoniti non avrebbe il diritto di mettere il naso nelle faccende che riguardano un ente interamente controllato dalla Regione.

Ora due le possibilità , da un lato la summa giustizia e quindi il processo per i responsabili (summum ius) e dall’altro la summa ingiustizia e quindi l’oblio e le reiterazione di comportamenti similari (summa iniuria).

Un articolo poco letto.

Avevamo ragione . Oggi il PM Villani ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini notificato oggi a otto indagati

Di abuso d'ufficio e minacce deve rispondere proprio il presidente della società in house della Regione, Umberto De Rose.

Solo l'ipotesi di abuso d'ufficio è contestata invece a ai membri del cda di Fincalabra e ai membri della commissione esaminatrice:

Sergio Campone 63 anni,

Giuseppe Frisini 44 anni,

Vincenzo Ruberto 48 anni,

Antonio Idone 63 anni,

Leonardo Molinari 43 anni,

Giuseppe Lelio Petronio 77 anni e

Flavio Talarico 49 anni.

Tra le assunzioni senza requisiti e con minacce ai dirigenti che si “ribellavano” anche quella di Lory Gentile figlia del senatore del Nuovo centrodestra.

Ma davvero esiste la giustizia in Calabria?

Pubblicato in Calabria

Il senatore Gentile smentisce . Ma ora deve parlare De Rose ( da Il Quotidiano)

Scrive Antonio Gentile.

“ILLUSTRE Direttore, nel ribadire che il sottoscritto è completamente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non avere mai effettuato alcun intervento presso la sua redazione al fine di coprire la visibilità della notizia.

Peraltro i fatti di cui si discute erano già noti, essendo stati ampiamente pubblicati il giorno prima da altri organi di informazione online e successivamente da altri organi di stampa.

Spero di essere stato esaustivo e mi scuso anche per non aver risposto immediatamente alla sua domanda del 22 febbraio in quanto trovandomi a Roma ne ho potuto prendere visione esclusivamente il giorno successivo.

Le invio i miei più cordiali saluti.      Sen. Antonio Gentile”

Ed il Direttore Matteo Cosenza scrive.

“Prendo atto della risposta del senatore Gentile. Ricordo che il direttore dell'Ora, Luciano Regolo, mi ha scritto una lettera, che abbiamo pubblicato ieri, nella quale ribadisce che sarebbe stato lo stampatore del suo giornale, Umberto De Rose, ad aver detto al suo editore, Alfredo Citrigno, anche con una telefonata ascoltata direttamente da lui, che il senatore Gentile aveva rassicurato sul “silenzio” degli altri giornali e, quindi, del Quotidiano. A questo punto chiedo al signor De Rose di smentire tale frase a lui attribuita, prima di procedere in tutte le sedi, sicuramente in quella giudiziaria penale e civile, nei confronti di chi ha leso il mio onore di giornalista corretto e di persona perbene e dei giornalisti corretti e perbene del Quotidiano”.

Risponde il direttore dell’Ora della Calabria Luciano Regolo con un altro editoriale dal titolo: Caro senatore Gentile che mi dice di questa conversazione?

Scrive regolo : “Al Quotidiano aveva detto: «Totalmente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non aver effettuato alcun intervento presso la sua redazione»

Se l'udito non mi tradisce, nei sedici minuti di conversazione telefonica intercorsa tra De Rose e l'editore Citrigno, non solo il primo ribadisce tre volte che «al 100 per cento» la notizia non sarebbe stata data da nessuno, ma insiste che se non fosse stato così non «ti avrebbero chiamato»

Nei giorni scorsi c'è stato uno scambio di vedute tra il direttore del Quotidiano e me. Il collega ha deciso di chiedere chiarimenti a mezzo stampa al senatore Gentile, di rispondere cioè alla domanda se avesse fatto o no pressioni al suo giornale per non pubblicare la notizia relativa all'indagine in corso su suo figlio, notizia che poi hanno "bucato" il giorno seguente. Il senatore gli ha risposto di no, chiedendo scusa per non aver replicato prima, preso dai suoi impegni romani. Tonino Gentile si dice «totalmente estraneo a talune presunte vicende riportate da organi di stampa che riguarderebbero un mio congiunto, sono sereno nel rassicurarla di non aver effettuato alcun intervento presso la sua redazione».

Ebbene, se l'udito non mi tradisce, nei sedici minuti di conversazione telefonica intercorsa tra il nostro stampatore Umberto De Rose e il nostro editore Alfredo Citrigno, non solo il primo ribadisce tre volte che «al 100 per cento» la notizia non sarebbe stata data da nessuno, ma insiste che se non fosse stato così non «ti avrebbero chiamato» e che se il giornale di Citrigno, unico fra i quotidiani locali, avesse dato la notizia di certo gliene sarebbe derivato un male. De Rose ricorda inoltre all'editore che i Gentile si sono «assoggettati», con una telefonata di Andrea (il figlio del senatore) ad Alfredo Citrigno e che se lui ora darà «la negativa», rifiutando cioè una profferta di pace, darebbe di certo «la stura a una guerra» e «il cinghiale ferito sai come fa? Poi mena per ammazzare tutti».

De Rose stesso chiarisce che ormai non è più una questione privata tra Citrigno e Gentile, perché ormai c’è di mezzo lui come «garante» di un «obbligo morale» che il senatore e la sua famiglia assumerebbero visto il segnale di apertura mostrato dal nostro editore facendomi rimuovere la notizia relativa all’indagine sulle consulenze d’oro. Se poi, aggiunge ancora De Rose, nonostante questo «segnale d’apertura continuassero a darti fastidio sarei io il primo a chiamare Tonino dicendogli ti sei comportato come una m...».

Di fronte al fatto che l’editore gli ricorda che il direttore, ossia il sottoscritto, non intende rimuovere la notizia, lo esorta a chiamarmi e a dirmi di aver ricevuto «pressioni da persone influenti» e spiega: «Lo sanno che sei tu, perché un editore può fare qualcosa. Lui lo sa che ci siamo parlati. Ti hanno dato dei segnali?». Segnali che, secondo De Rose, non sarebbe convenuto buttare a mare...

Un segnale è la chiamata che Andrea Gentile ha fatto all’editore la sera del 18 febbraio e mi risulta che anche di questa ci sia traccia incontrovertibile, quindi De Rose era bene informato e infatti chiude la conversazione dicendo che aspetta la conferma che la notizia sia stata tolta «perché loro stanno aspettando che io chiamo». Spero che qualche amico del senatore lo informi anche di questi aspetti (lui ha dichiarato di aver saputo di tutta la vicenda grazie a degli amici) e che dia anche a noi delle risposte. Lo invito, anzi, in redazione per un confronto corretto, leale e civile. E soprattutto chiaro e diretto.

Insomma al centro della vicenda soprattutto lo stampatore Umberto De Rose.

Ed è verso Umberto De Rose che Aurelio Chizzoniti rivolge la sua attenzione presentando la sua denuncia per violenza privata ( da L’Ora della calabria”

L'avvocato reggino ieri si è presentato negli uffici della procura della Repubblica di Cosenza

«La banditesca consecutio temporum fattuale non soltanto per le finalità perseguite e modalità di attuazione, arretra la Calabria di qualche secolo»

Per il presidente della commissione speciale di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti, quanto accaduto all’Ora (la mancata pubblicazione del giornale contenente la notizia dell’indagine a carico del figlio del senatore Gentile) integra a tutti gli effetti «il paradigma dell’articolo 610 del codice penale», ossia il reato di violenza privata. Questo suo pensiero, l’avvocato reggino, l’ha messo nero su bianco all’interno dell’esposto che nella tarda mattinata di ieri ha depositato negli uffici della procura della Repubblica di Cosenza. «La banditesca consecutio temporum fattuale – afferma Chizzoniti nella sua denuncia – non soltanto per le finalità perseguite e modalità di attuazione, arretra la Calabria di qualche secolo in un contesto di arrogante interpretazione del rispetto della collettività ed anche e soprattutto del disprezzo, glaciale, cinico e spietato della persona umana, della professionalità altrui, nella specie calpestata attraverso il delinquenziale ricorso al patetico espediente di un ipotetico guasto tecnico rectius sabotaggio funzionale allo scopo alla rotativa». Ecco allora che per Chizzoniti «appare evidente, nella specie, la scolastica violazione del paradigma di cui all’art. 610 cp, atteso che il dottor Regolo e tutti i redattori, collaboratori, addetti ai lavori dell’Ora della Calabria, cittadini dell’intera regione e lettori del predetto quotidiano sono stati costretti a subire l’oscuramento di una notizia – comunque scioccamente fatta deflagrare – in ordine alla cui conoscenza i calabresi avrebbero, in ogni caso, avuto il massimo interesse alla conoscenza della stessa». Da buon avvocato, Chizzoniti fa anche una dissertazione di tipo tecnico, spiegando che dottrina e giurisprudenza considerano violenza non soltanto l’impiego dell’energia fisica sulle persone, «ma anche qualsiasi altro mezzo idoneo a coartare la volontà del soggetto passivo». Il presidente parla addirittura di una «coscienza sociale oltraggiata dal provvidenziale guasto tecnico» della rotativa. E ne ha anche per De Rose che, «quale imprenditore debitore si guarda bene dal restituire alla Regione Calabria oltre 5 milioni di euro che la burocrazia regionale, fra l’altro, ha omesso di recuperare; quale imprenditore/creditore, invece, non esita, a sollecitare con astio rancoroso l’immediato pagamento in tempi austro-ungarici (due giorni…) delle somme rivendicate nei confronti dell’Ora, preannunciando, in difetto, la risoluzione contrattuale che ovviamente sfocerebbe nel boicottaggio dell’apprezzato quotidiano». Insomma, non resta che attendere l’esito dell’indagine, considerate anche le numerose richieste istruttorie formulate dal consigliere regionale. Consolato Minniti

Ora spetta alla Procura scoprire se si tratta di un intervento ultra od extra petita od addirittura di un intervento nemmeno richiesto o sollecitato

Pubblicato in Cosenza

Chizzoniti scrive al procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho. Una lettera che appare sincera ma che, nel contempo, risulta essere una vera e propria denuncia. Ecco cosa scrive il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale convinto che il nuovo procuratore sieda su una polveriera:

«Finalmente si volta pagina e si conclude una esperienza politico-giudiziaria che, pur scandita da innegabili risultati, per la verità anche ex-ante conseguiti, resta una delle pagine più tenebrose della storia giudiziaria reggina».

«Il mio vuol essere soltanto un modesto ma sicuramente sincero, chiaro e deferente benvenuto per il suo purtroppo tardivo avvento nella nostra città. Lo stesso benvenuto, allora nella qualità di Presidente del Consiglio comunale di Reggio, ebbi modo di esprimerlo al suo predecessore ricevendo una gradita missiva di risposta autografa e stracolma di buoni propositi. Purtroppo rimasti deludentemente e mestamente tali. In questo contesto, la Procura Reggina ha registrato il grido di dolore lanciato dal giovane ed apprezzato sostituto Giuseppe Lombardo, che non ha esitato, dall’isolamento cui è stato costretto, a parlare di non indagini da parte di una Procura che di fronte al potere politico si è spesso girata dall’altra parte. Mentre, paradossalmente all’interno della stessa, si sono registrate inquietanti attenzioni para-investigative nei confronti dell’aggiunto Nicola Gratteri, mediante una microspia, identica a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, strategicamente e senza difficoltà, sistemata in uno sgabuzzino della Procura prudentemente utilizzato dal coraggioso magistrato. E che dire della recentissima intrusione all’interno dell’impenetrabile Procura? A caccia di cosa? Signor procuratore si chieda quale malavitoso possa aver coltivato lo sfizio ad esplorare fascicoli archiviati (intercettazioni preventive?) violando il Palazzo più protetto di Reggio. Si chieda, ancora, signor procuratore, perché qualcuno con il blitz di qualche giorno addietro abbia tentato (?) di avvelenare i pozzi ed il perché delle ingegnose astuzie volpine investigative sapientemente organizzate al fine di neutralizzare qualsivoglia aspirazione dell’ex aggiunto della Dna Alberto Cisterna. Oggi ibernato in quel di Tivoli. Se poi, ella volesse opportunamente documentarsi sul perché l'equilibrata e prudente Procura Generale in appena dieci mesi ha attivato per ben due volte l’istituto dell’avocazione, potrebbe spiegarsi le ragioni per le quali all’interno della Procura della Repubblica reggina si è consumato un clamoroso quanto devastante 8 settembre».

«Le confermo la mia doverosa, incondizionata disponibilità, sia istituzionale che personale, a concorrere, nei limiti di quel poco o di quel tanto, a sostenere la sua azione innovativa indispensabile per contribuire all’appagamento della diffusa ansia di rinnovamento, arsura di riscatto e Giustizia che non può non coinvolgere il più alto presidio della legalità».

o afferma il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti in una lettera aperta al nuovo procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho in cui afferma, tra l'altro, che il nuovo procuratore «siede su una polveriera».

Pubblicato in Reggio Calabria

Non demorde Aurelio Chizzoniti presidente della commissione speciale di Vigilanza e Controllo del consiglio regionale della Calabria.

 

E lo fa con una nota che dice: «Il caso Fincalabra è politicamente chiuso. Mentre residuano le indagini sul versante della rilevanza sia penale che contabile. Con una relazione rimessa al presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti e al presidente del Consiglio Francesco Talarico ho informato, con dovizia di particolari, i vertici della Regione Calabria circa le iniziative assunte. Proponendo, sarcasticamente, l’immediato scioglimento della inutile commissione Speciale, visto che Fincalabra, attraverso un singolare concetto paragiuridico, riconosce generosamente alla stessa soltanto un asettico potere di convocazione. E non altro. Ho invitato, altresì, Scopelliti e Talarico a valutare responsabilmente l’opportunità di commissariare la Finanziaria regionale».

Poi il presidente della commissione speciale di Vigilanza, informa di avere «comunicato alle autorità giudiziarie adite, a integrazione dell’esposto presentato lo scorso 3 aprile, le ulteriori e-mail pervenute. Particolarmente eloquente è quella di un candidato che conferma che il relativo bando non indicasse gli argomenti da trattare», puntualizzando altresì che "gli stessi non furono mai pubblicati".

Prosegue Chizzoniti – dopo aver notato che "altri concorrenti facevano la spola dalle stanze dei dirigenti alle aule d’esame", venne interrogato dalla commissione sul microcredito. Così incalza – sottolinea Chizzoniti – il deluso partecipante: "Quando i commissari videro che sull’argomento ero abbastanza ferrato, si affrettarono a cambiarlo… con domande sul significato di taluni acronimi"… "Il colloquio si concluse quando il presidente della commissione, con malagrazia, mi tacciò di disattenzione perché non avevo neanche letto il bando…..!!!"».

La risposta della politica viene data dalla seduta dell’Ufficio di Presidenza del consiglio regionale( presidente Francesco Talarico, i vicepresidenti Alessandro Nicolò e Pietro Amato ed i segretari-questori Giovanni Nucera e Francesco Sulla) che ha deliberato la pubblicazione dei bandi per la nomina dei cinque membri - di cui tre nominati dal Consiglio (tra cui il presidente) e due dalla giunta regionale - nel consiglio di amministrazione di Fincalabra spa (gli incarichi attuali sono scaduti lo scorso dicembre).

Pubblicato in Calabria

Non tutto è da buttare in Calabria. Almeno questa è la speranza. E sembrerebbe chiamarsi Aurelio Chizzoniti, questo diverso. Settantenne, reggino, avvocato penalista,componente, insieme a Giulio Serra, del movimento di ”Insieme per la Calabria”.

Chizzoniti nella sua qualità di presidente della commissione di Vigilanza si è rivolto alla Procura della Repubblica di Catanzaro ed a quella della Corte dei conti, presentando un esposto sulle assunzioni sospette in Fincalabra, la società in house controllata al 100% della Regione.

Il magistrato ha già aperto un fascicolo di indagine anche se al momento senza persone iscritte nel registro degli indagati.

Da settimane Chizzoniti aveva chiesto e sollecitato al presidente della Fincalabra di produrre tutta la documentazione relativa alle assunzioni nell’ente sub-regionale intimando che diversamente la commissione avrebbe adito le vie legali, richiesta alla quale il presidente De Rose ha risposto evasivamente se non picche.

Ed allora a Chizzoniti non è rimasto altro da fare che rivolgersi alla Procura ordinaria e ai magistrati contabili, al fine di fare luce sulle oltre 100 assunzioni perfezionate da Fincalabra attraverso procedure alquanto sospette.

Il rischio è che in questa vicenda potrebbero rinvenirsi l’abuso in atti d’ufficio, l’omissione in atto d’ufficio, la truffa e l’associazione per delinquere.
 Toccherà alla Procura stabilire se le ipotesi avanzate da Chizzoniti siano fondate o meno.

Sembrerebbero che nella vicenda siano coinvolti anche i figli e i parenti di influenti personalità politiche regionali, che avrebbero ottenuto un lavoro nella partecipata regionale a scapito di altri candidati più preparati, come dimostrerebbero i titoli e i curricula allegati alle candidature.

Ma De Rose avrebbe eretto un muro di gomma ritenendo incompetente la commissione di Vigilanza di Chizzoniti. Insomma, a parere del presidente di Fincalabra, Chizzoniti non avrebbe il diritto di mettere il naso nelle faccende che riguardano un ente interamente controllato dalla Regione.

Ora due le possibilità , da un lato la summa giustizia e quindi il processo per i responsabili (summum ius) e dall’altro la summa ingiustizia e quindi l’oblio e le reiterazione di comportamenti similari (summa iniuria)

Pubblicato in Reggio Calabria
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