Difficile non notare che i partiti stanno scomparendo ed insieme a loro i politici ed ancora più difficile non notare che a fare politica sono sempre più le organizzazioni sindacali.
Da qualche tempo ancora più fortemente la CGIL, ora la Confesercenti regionale. Eccovi un esempio:
“La querelle sul ruolo unico del personale del Consiglio regionale continua ad occupare spazi, come se la questione sia o possa essere la “cartina al tornasole” per valutare gli effetti dell’operato del neo governo regionale rispetto alle legittime aspettative dei calabresi per il superamento dei veri problemi della nostra terra.
La Confesercenti, quale organizzazione di rappresentanza delle piccole e medie imprese, non ha un diretto interesse sull’argomento ma, non di meno, talune pubbliche prese di posizione offrono motivi di riflessione.
L’ente Regione Calabria, la cui Assise legislativa è fisicamente presente nella città di Reggio Calabria da oltre quarant’anni, si è caratterizzata, soprattutto negli ultimi anni, per l’alta percentuale di leggi emanate ed impugnate dal Governo nazionale e poi cassate dalla Corte Costituzionale, oltre che per “leggine” orientate più a salvaguardare l’esistente anziché programmare il futuro.
Poi, sul piano amministrativo, la storia, anche recente, ha consegnato alla memoria collettiva gli scandali di “rimborsopoli”, i costi esosi per l’”alta” burocrazia e le milionarie spese per consulenze e contributi improduttivi.
La determinazione del Presidente Oliverio di partire dalla burocrazia per renderla meno costosa e più rispondente alle esigenze di una Calabria nuova, noi la leggiamo nel senso di manifestazione di “volontà” che l’apparato amministrativo debba svolgere una funzione strategica nella direzione del soddisfacimento delle aspettative e dei bisogni dei Calabresi. Accanto a tale scelta, la stessa decisione di rimodulare in profondità il sistema delle nomine degli assessori (abolendo i “supplenti” di scolastica memoria), la reputiamo convergente verso l’obiettivo della necessaria semplificazione e trasparenza.
Tutti gli indicatori economici e sociali consegnano territori e cittadini calabresi in forte crisi. Per il superamento dell’attuale situazione – che, comunque, ha radici profonde e storicizzate - l’unica via possibile è quella di favorire lo sviluppo attraverso la creazione di posti di lavoro che, oggi più di ieri, possono essere prodotti massimamente dalle imprese.
Quindi, la Confesercenti rivolge un plauso al Consiglio regionale che, per come proposto dal Presidente Oliverio, ha prorogato la durata del “Piano casa”, quale leva per intercettare la domanda proveniente da una quota consistente di famiglie e, al tempo stesso, per stimolare il mercato dell’edilizia che, tradizionalmente, rappresenta un ambito di crescita, con conseguenti incrementi dei livelli occupazionali. Per altro, tale indirizzo strategico si pone in linea quale misura coerente con la decisione del Governo Renzi di mantenere le rilevanti agevolazioni fiscali anche in materia di manutenzione edilizia, e quindi con un maggior beneficio per le famiglie interessate.
In conclusione, il presidente regionale della Confesercenti Nino Marcianò ha sottolineato che “occorre eliminare sprechi e spesa improduttiva per liberare risorse da dedicare per creare le condizioni per lo sviluppo e la crescita imprenditoriale. E, ancora prima, la pubblica amministrazione, quale fattore e funzione determinante per lo sviluppo, deve allinearsi con le esigenze del mercato e dei consumatori. Al riguardo, la Confesercenti chiede l’istituzione di specifici “tavoli” permanenti, per favorire e supportare il cambiamento di cui la Calabria è necessitata.”
Per dirla con le parole di Saul Alinsky "Cambiamento significa movimento. Movimento significa frizione. Il movimento o il cambiamento senza frizioni o conflitti appartiene solamente al vuoto rappresentato da un mondo astratto che non esiste".
Catanzaro 19.01.2015 Il Presidente Antonino Marcianò
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“Senza regole la libertà di concorrenza non è in grado di tutelare la concorrenza stessa”.
Il presidente di Confesercenti Calabria, Antonino Marcianò, tuona duro contro la normativa della “liberalizzazione selvaggia”, cioè la legge sugli orari dei negozi, ora al Senato dopo l’approvazione della Camera dei deputati, per la quale Confesercenti nazionale chiede che venga modificata in direzione di un maggiore equilibrio.
E se in tre anni, dopo il regime di deregulation degli orari delle attività commerciali imposto dal governo Monti, sono stati costretti a chiudere in Italia 124mila negozi, la situazione in Calabria ed in città non va certo meglio: nei primi otto mesi del 2014 in regione continua l’emorragia delle imprese registrate (rientranti nel gruppo 461 della classificazione delle attività economiche Ateco 2007, commercio) e a fronte di 150 nuove iscrizioni si registrano 198 cancellazioni con un saldo negativo di 48 aziende.
Anche in città il lento declino si traduce, nello stesso periodo, in 36 iscrizioni e 42 cancellazioni con un saldo negativo di sei.
“La legge va cambiata” evidenzia Marcianò pronto a sottolineare come un sondaggio Confesercenti-Swg afferma che il 59 per cento degli italiani è d’accordo. “Un sondaggio – spiega il presidente di Confesercenti Calabria – in cui si evince, tra l’altro, che il 67 per cento degli italiani ritiene che in soli due anni il proprio quartiere ha visto diminuire nettamente i negozi di vicinato. Molti degli intervistati hanno segnalato che i negozi di cui erano clienti abituali non ci sono più ed il 59% del campione da ragione a chi ritiene che la normativa della liberalizzazione selvaggia vada rivista”.
“Tra crisi di consumi, mancanza di credito e liberalizzazione l’esito è stato devastante anche per la nostra città – continua Marcianò - che presenta sempre più file di saracinesche abbassate, senza dimenticare che gli effetti della liberalizzazione senza regole e la crisi hanno prodotto in Italia più di 100 mila posti di lavoro perduti solo fra il 2012 e il 2013”.
Per il presidente di Confesercenti Calabria è importante adesso evitare il collasso delle tante imprese di commercio, come ce ne sono tante in città, con due dipendenti o meno.
“Continueremo ad insistere affinché la legge sugli orari, peraltro rivelatasi inefficace sui consumi e sull’occupazione, venga modificata e sosterremo le regioni italiane che hanno richiesto un referendum per la revisione della deregulation”
Sulla questione è anche giunto un messaggio del presidente della Pastorale del lavoro Mons. Giancarlo Bregantini il quale, nell’augurarsi che “si possa incidere sui parlamentari con proposte ferme pur se progressive”, ha ricordato le parole del Papa quando ha sostenuto che “la domenica va resa libera dal lavoro, eccettuati i servizi necessari, per affermare che la priorità non è a livello economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari”.
Reggio Calabria lì 06.10.2014 Ufficio Stampa Confesercenti
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