
Si è conclusa ieri , con qualche piccolo imprevisto causa pioggia ,la 2^giornata della IV edizione di Amantea Comics in memoria di Stefania Mari. Nell’incantevole scenario del Parco della Grotta un programma ricco di appuntamenti tutti dedicati ai fumetti , la grande passione di questa ragazza che aveva tanti interessi, tanti sogni da realizzare. La sorella Isabella , regista di talento , sensibile curatrice di questo evento insieme ai genitori , ha presentato insieme a Maria Amantea un progetto segreto, un progetto editoriale che faccia conoscere la storia , i sogni di questa straordinaria ragazza anche al di fuori dei confini regionali . Il racconto di un’ eroina che viaggia in una serie di mondi raccontati attraverso delle illustrazioni tutte ispirate al mondo interiore e fantastico di Stefania . Un evento sempre ricco di novità che ha interessato molte persone animando per due giorni il Parco della Grotta con i sorrisi dei bambini e l’entusiasmo dei più grandi . Moltissimi i personaggi che hanno vivacizzato con i loro magnifici costumi e quindi un plauso a tutti , organizzatori e pubblico e un arriverderci al prossimo anno .
Le montagne e le vallate, i mari e le fiumare, i golfi e le grotte, le spiagge e le rocce, i vigneti e gli aranceti, le città e i villaggi, le chiese e i musei, i castelli e le fontane, le passeggiate, i giardini pubblici e le strade, i palazzi monumentali e le povere casupole, la gente in limousine e la gente con il tipico carico sulla testa, gli artisti e i filosofi, i santi e gli atleti, gli eroi della leggenda e della storia, gli animali e i fiori, gli alberi e i pesci, le canzoni e le danze, i costumi e gli usi, le favole e la storia, il passato e il presente, tutto ciò che si è fuso nell’anima della Calabria.
Gli Dei, dopo aver lasciato la Grecia, si ritrovarono sulla spiaggia di una terra di circa quindicimila km2, verde con riflessi viola. Pensarono di costruire una regione intera. Promisero a loro stessi di realizzare un vero e proprio capolavoro.
Si misero all’opera… e la Calabria uscì dalle loro mani! A questa straordinaria terra gli stessi Dei concessero il sole per l’inverno, per la primavera il sole, per l’estate il sole e per l’autunno il sole.
A gennaio le diedero i salami, a febbraio gli struffoli, a marzo la ricotta, ad aprile “i pizzicull’ove”, a maggio il pescespada e le ciliege, a giugno i porcini e le cipolle, a luglio i pomodori di Belmonte, pesche, fichi e melanzane, ad agosto lo zibibbo, a settembre il fico d’india, a ottobre la castagna e fiumi d’olio di oliva, a novembre la noce e il primo vino e a dicembre l’arancia e il mandarino. Diedero alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto le spadare, a Scilla le sirene, a Bagnara i pergolati, a Rosarno l’arancio, a Pizzo il tonno, a Vibo il fiore, a Nicotera il fico d’india, ad Amantea le belle donne, a Belmonte Calabro la bontà del pomodoro “cuore di bue” e, all’onda del suo mare, il riflesso del sole.Ancora oggi la Calabria conserva luoghi selvaggi e incontaminati dove si può ancora ritrovare un contatto con la natura più autentica.
Quando si parla di viaggiatori stranieri nel sud Italia viene in mente subito il nome di Norman Douglas, l’intellettuale anglo-tedesco che scese a piedi sino in Sicilia fra il 1907 e il 1911 e che raccolse quella sua fantastica esperienza nel libro “Vecchia Calabria”, ritenuto da autorevoli critici la più riuscita celebrazione della bellezza del Meridione d’Italia realizzata da uno straniero. In questo raffinato e illustre viaggiatore l’impressione della Calabria è quella di una imminente corruzione di tale bellezza, tanto da invitare i suoi lettori a visitarla alla svelta, prima che tutto vada perduto. Norman Douglas non fu però lo scopritore del turismo nel Meridione.
I primi viaggiatori avevano cominciato a giungervi già dal XVI secolo ed erano soprattutto francesi. Uno dei primi viandanti ad aver raccontato la sua esperienza di viaggio in Calabria fu un anonimo di Saint-Denis del Cinquecento il quale, oltre ad annotare sul suo diario il paesaggio calabrese e le rovine della Magna Grecia, segnalava Belmonte Calabro come un paesino molto frequentato per via di una serie di erbe portentose e la “enormità e squisitezza” dei suoi pomodori.
La Calabria non doveva, poi, essere una landa così desolata e inospitale come alcuni preferivano lasciar credere. Dopo un secolo e mezzo di abbandono, furono gli illuministi a visitare nuovamente il Sud Italia, con i loro resoconti più mitici che naturalistici, come se il viaggio in Calabria fosse prevalentemente un viaggio alla ricerca di sé. All’inglese Henry Swinburne dobbiamo una descrizione più dettagliata delle iniquità sociali ma anche l’intuizione di un utilizzo più efficace delle terre per le colture autoctone e delle spiagge per il turismo estivo. All’inizio del secolo scorso i viaggiatori stranieri tornarono a focalizzare la loro attenzione sulle condizioni sociali e sulle bellezze naturali calabresi. Il marchese Astolfo De Custine, descriveva la Calabria come un “vestito di Arlecchino” per la varietà di popoli ed etnie che l’abitavano.
Uno degli ultimi viaggiatori in Calabria fu il belga Jules Destrèe alla fine degli anni 20, un periodo in cui, soprattutto a causa del regime fascista, molti visitatori rinunciavano a visitare l’Italia. Al suo arrivo in Calabria, come i suoi predecessori, Destrèe rimase incantato davanti ai resti della civiltà greca, come il tempio di Hera Lacinia nei pressi di Crotone, l’area archeologica di Sibari, di Scolacium e di Locri Epizefìri. Straordinari commenti li dedicò alla laboriosità dei calabresi e alla loro abilità artigianale, comprando delle coperte fatte a mano a San Giovanni in Fiore.
Raccontava Giorgio Bocca che la prima cosa che diceva appena arrivato in un nuovo giornale era «partiamo», facciamo un viaggio in Calabria. «Era per la mia curiosità», diceva. Aveva capito «che lì c’era una miniera di notizie». La curiosità, appunto. La cosa che più di ogni altra fa grande un giornalista.
Gigino A Pellegrini & G elTarik
Ho conosciuto Emilio Gatto nel 1968, quando molti di voi non erano ancora nati. Abbiamo partecipato insieme alle occupazioni universitarie, alle manifestazioni contro la guerra nel Vietnam, la dittatura greca, il golpe di Pinochet in Cile; siamo stati insieme in alcune Comuni e nella Facoltà di Umanistica dell’università dell’Alberta nel West del Canada; abbiamo scritto insieme brevi documenti politici, siamo stati insieme a tanti concerti. Qualche anno fa Emilio è morto e si è perso tutto quello che è successo negli ultimi decenni incluso quest’estate del 2022.
Questa nostra estate delle minacce e dello sconforto. Un paradosso, a guardare da un lato i problemi intorno a noi e dall’altro le stranezze dell’arte del governare.
Servirebbero impegno e costanza. Unità e coerenza. Invece, si moltiplicano tensioni e manovrine, si accentua quell’ammoina che intorbida le acque. Impossibile tenere la barra dritta.
Emilio si è perso anche la crisi del governo di Mario Draghi mandato dal grande potere finanziariofacendoci toccare con mano ancora una volta il modo inconcludente del sistema politico di fronte alle emergenze sociali ed economiche, e il prevalere di mediocri calcoli elettorali nel disinteresse per le sorti del paese: il disagio della democrazia risiede nell’incapacità di fare scelte di responsabilità e sconta alla fine l’assenza della politica.
In quest’estate del nostro scontento, stiamoassistendo ad un revisionismo reazionario interno allo stesso establishment che ha aperto la strada alla democrazia autoritaria, nel mondo. Uno di quei periodi storici nei quali anche la tanto osannata “libertà” ha le sue stagioni predefinite e prevedibili. In questi ultimi anni si è assistito ad una mutazione capitalistica, uno sconvolgimento tecnologico di effetto obbligato: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri, sempre più emarginati.
Probabilmente si sta pensando di trasferire noi poveracci, una volta anziani, in qualche altro pianetino e non sporcarsi così le loro delicate manine del sangue dei loro ormai ex schiavi. È questa la ragione di fondo per cui la Resistenza e l'antifascismo democratico appaiono sempre più sgraditi, sempre più fastidiosi al nuovo potere.
Padroni arroganti e impazienti che non accettano più neanche lo loro stessa legge uguale per tutti, la legge se la fabbricano ad personam con i loro parlamentini di yes-men (Berlusca docet). Democrazia, degli scioperi, della gigantesca macchina dai mille congegni che dovrebbe garantire un mediocre benessere a tutti e un’inedia peggiore dell'inferno a chi non saprà adeguarsi al sistema di vita della massa silente e tollerante incapace di opporsi a queste bestie parassitarie e vampiresche.
Prendere coscienza di questo tipo di problematiche porta inevitabilmente al rifiuto dell'obsoleto sistema di “via democratica al potere” di togliattiana memoria e di conseguenza, penso che sia arrivato il momento di prendere atto che la decantata “Democrazia a Suffragio Universale” si è mostrata in tutto il suo inutile squallore.
Gigino A Pellegrini & G elTarik