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Noi sappiamo chi sono i ladri!

Era il 16 marzo quando abbiamo postato sul nostro sito Amantea l’articolo dal testo: Sparisce tutta la spiaggia di Catocastro!

Ricordavamo il vecchio adagio napoletano che dice che “nzinu ca u miedicu studie, u malato sinn’i more”.

 

Un proverbio che riassume efficacemente quello che sta vivendo la nostra spiaggia, in primis ed in particolare quella di Catocastro che per secoli è stata amplissima ed ora è letteralmente scomparsa.

Il mare ha “rubato” 4 metri in altezza di sabbia.

In una delle foto il gancio dove si legavano le barche oggi è a 4 metri sul livello del mare.

E’ quindi scomparso un volume di circa 40 mila mc di sabbia, cioè 4 m x 40 m x 250 m.

La spiaggia, anzi le spiagge, sono state per secoli in equilibrio.

Il mare portava via, o meglio trasportava verso sud la sabbia, ma i fiumi le rimpolpavano con materiale nuovo.

Oggi il Catocastro non addiziona materiale litoide alla “sua” spiaggia.

Tante le responsabilità e di tanti.

Non possiamo chiamarle disattenzioni

La colpa è degli enti istituzionali , a cominciare dalla regione, per passare dalla provincia e concludere con il comune che non fa nulla per difendere le proprie spiagge. NULLA!

In passato solo il sindaco Franco La Rupa operò con forza azioni a tutela delle spiagge.

Oggi niente!

Vi chiederete perchè la spiaggia di Catocastro ( e non solo quella) è sparita.

Ve lo ricordiamo.

La colpa storica è delle abnormi asportazioni di materiale, del mare, prima, e del fiume, dopo, servite per il rilevato ferroviario( a fine 800), servite per il raddoppio del rilevato stesso( negli anni sessanta), del rilevato della SS18( sempre negli anni sessanta), e servite per la costruzione della parte bassa della città nei decenni successivi.

E quando per colpa di queste abnormi asportazioni sono caduti i muri laterali del fiume la soluzione trovata è stato il peggior rimedio possibile.

Invece di lasciare fare alla natura garantendo comunque il trasporto del materiale fino alla spiaggia, sono state realizzate le briglie trasversali che insieme con il ponte della provinciale per Lago hanno fermato ogni trasporto e possibile ricarica delle spiagge.

Anche nel recente convegno sulla erosione costiera organizzato da Rotary Club non abbiamo fatto mancare le nostre osservazioni chiedendo di abbassare le briglie per permettere il trasporto a mare del materiale litoide.

Vox clamantis in deserto!.

Nessuno ha ascoltato e fatta propria la nostra proposta, nessuno si è preoccupato di valutare questo suggerimento.

Tantomeno il comune.

E’ una ennesima indicibile vergogna di questo paese e delle amministrazioni di questa città. Commissari non esclusi, ma di loro, del loro silenzio, dei loro errori parleremo più avanti. Nemmeno a loro faremo sconti.

Ci auguriamo, infine, una nuova giunta che abbia nelle sue componenti voglia di cambiamento, intelligenza, saggezza e coraggio. Ma questo dipende da noi. E nel caso della spiaggia di Catocastro anche dai Catocastresi!

Ah, dimenticavamo la cosa importante

Ah che se è impossibile scendere a mare ed i massi sono nell’acqua hanno vietato la balneazione come si nota al cartello poggiato sui massi perché non c’è sabbia dove poterlo infilare!

Giuseppe Marchese

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meni01Gentile Commissaria Colosimo e Commissari Giordano e Trecroci,

oggi qui davanti ai miei concittadini di Amantea voglio rivolgermi direttamente a voi che per quattro mesi avete guidato la nostra Città e che il 12 giugno, dopo le elezioni, la consegnerete al sindaco che i cittadini, solo i cittadini potranno scegliere tra chi oggi si candida per ricoprire questo ruolo così importante.

Mercoledì scorso si è svolto quell’incontro che vi avevamo richiesto per conoscere il percorso che vi ha condotto alla dichiarazione del dissesto finanziario del Comune di Amantea, avvenuta esattamente un mese fa, il 28 aprile con la delibera n.55 del 2017, che fissa nero su bianco che il nostro Comune non è più in grado di garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi fondamentali propri di un Ente pubblico.

Questa parola, dissesto, che certifica il fallimento non di un comune inteso come comunità, ma di una classe politica che non è solo l’ultima giunta, ma tutte le giunte per lo meno degli ultimi 20 anni.

In realtà pochi amanteani, direi i peggiori che alternandosi e combinandosi in vario modo tra maggioranza e opposizione hanno occupato, come se fosse un’occupazione, la Casa Comunale, disegnando un’architettura in cui non c’era più spazio per i cittadini, ma solo per i politici, quei politici che hanno creduto di essere potenti e che gli andasse sempre bene. E che ancora evidentemente ci credono e ci crederanno se i cittadini glielo faranno ancora credere.

Ed in effetti gli è andata bene… qualcuno si è arricchito, qualcuno si è costruito case e pizzerie con un risarcimento che doveva toccare al Comune, qualcuno ha lavorato alacremente per favorire non l’Ente, non i cittadini, ma gruppi di potere, mentre giorno dopo giorno, con raffinati e chiarissimi artifici contabili si accumulavano 48 milioni di euro di debiti, mentre le strade continuavano a bucarsi, il mare a sporcarsi l’ambiente a inquinarsi e la città ad avere servizi carenti, tra cui quelli delle scuole che iniziavano a dicembre, perché non c’erano mai soldi…. non c’erano mai soldi.

Ma dove sono andati a finire tutti quei soldi? Dove? Me lo chiedeva ieri un cittadino di Campora.

Cosa rispondere? Cosa? Questa risposta oggi non posso darla io, forse altri presto la daranno, anche se la riposta la conosciamo tutti, e dico tutti i cittadini che guardano con obiettività alle cose che succedono e sono successe nella nostra città.

Una frase non dimenticherò mai di questo incontro con la Commissaria Colosimo, ed è la seguente “Il dissesto non è stata una decisione presa a cuor leggero e non vuole mortificare la città, al contrario va visto come un’occasione da cui può generarsi un nuovo corso e Amantea potrà rialzarsi e tornare ad essere la Perla del Tirreno”.

In quel momento, a sentire quella frase, ho provato un’emozione fortissima.

Per la prima volta in quel Comune in cui ero stata aggredita, insultata e derisa, in cui faticavo per avere atti e trasparenza, in cui non io sola ma il Movimento 5 stelle e tutti i cittadini rappresentati eravamo percepiti come un corpo estraneo, da allontanare, respingere, neutralizzare, anche con intimidazioni e richieste di risarcimento, in quel momento per la prima volta ho sentito che lo Stato c’era e che forse poteva esserci una speranza!

Tante volte quello Stato in questi tre anni lo avevo cercato, dopo l’aggressione, e di fronte alla gravità di atti reiterati, ma la mia querela in Procura non sono riusciti a trovarla e ho dovuta ripresentarla, e tante altre volte ho trovato Istituzioni sorde cieche e mute.

In quel momento no, lo Stato c’era ed era impersonato dalla dottoressa Colosimo, la cui scelta avevo criticato perché proveniente da un’esperienza politica pregressa, e che invece è venuta e si è accorta che esisteva una città mortificata e maltrattata e ha lavorato insieme agli altri perché questa città possa finalmente rialzarsi.

Il dissesto, un dissesto non solo economico ma anche amministrativo e morale provocato da una politica padrona e scellerata è stato solo dichiarato ma c’era già e lo sapevamo tutti .

Occorreva, però, che qualcuno si assumesse la responsabilità di dichiararlo, per fermare l’emorragia, per rinascere.

Oggi pubblicamente la ringrazio davanti a voi, perché da oggi, dalla verità tutto potrà finalmente ricominciare.

Francesca Menichino

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In hoc signo vinces: è la frase latina, dal significato letterale: "con questo segno vincerai", traduzione del greco ἐν τούτῳ νίκα (letteralmente: "con questo vinci").

La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce sarebbe uno dei segni prodigiosi che avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio.

Ma quello fu un miracolo. Oggi non si vince con un simbolo; nemmeno fosse la croce.

Il campo comunque fu una guerra, come guerra è quella che si compie quando c’è una competizione politica.

In questa, ed altre occasioni, si legge un vero e proprio “jus ad bellum”, cioè il "diritto di fare la guerra".

Un guerra che non è “inhonesta” cioè "intrinsecamente illecita" quando:

-Ci si deve difendere dagli attacchi del “nemico” od avversario;

- Sia dichiarata nel caso dalla "legittima autorità" (legitima auctoritas);

-Sia intrapresa per una "giusta causa" (iusta causa),

Certo che durante la guerra deve comunque essere rispettato lo “jus in bello”, cioè deve esserci sempre il "diritto durante la guerra".

Ora sembra che la guerra, vera od apparente, fate voi, che notiamo esserci, almeno a giudicare da quanto sentiamo, sembra poter essere ascritta a tre grandi tipologie( e tante sottotipologie)

La guerra dei palchi e del web: Si spara , cioè, da lontano, con parole che sembrano cannonate e che a loro volta inducono reazioni;

La guerra delle insidie: come sembra essere avvenuto con registrazioni fatte dai cittadini di richieste, più o meno intense, pressanti, minacciose, intimidatorie, eccetera e che poi vengono diffuse tra gli elettori:

La guerra delle dolci parole , dell’amore , del”damose na mano”, del “tanto semo tutti eguali”, del “che serve la guerra se poi tutto sommato semo amici?”.

Insomma c’è chi pensa che la guerra logori chi la fa e ci la subisce, produce feriti, morti, dolore.

Meglio allora che giochiamo, anche facendo finta di fare politica; nel senso che “così vanno le cose” ed allora non ha senso arrabbiarsi, tanto niente cambierà il destino, ancorchè amaro e triste, tanto meno le parole.

E pensare che un popolo di cantanti o canzoni dimentica quella di Gianni Morandi dal medesimo titolo che diceva : “Così vanno le cose, nessuno in questo mondo può aspettarsi solo rose, bisogna andare avanti, cercare di provarci, avvicinarsi al sole anche a costo di bruciarsi”.

E poi concludeva :"Brucerò felice ora che la nave va e che ormai è impossibile la normalità: io saluto la statua della libertà".

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