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Riceviamo e pubblichiamo:

“Essere affascinati da estetiche difettose.

Immagini, persone,ambienti caratterizzati da una sorta di “errori “ rispetto ai modelli sempre più invadenti che i media e la cultura del perfetto ci propone come esempi da esibire.

Negli ultimi decenni ci hanno creato attraverso mezzi di comunicazione vari, soprattutto giornali e televisione, modelli a cui aderire e uniformarsi e a cui tranne pochissimi/e resistenti, si sono assoggettati.

Tali esempi riguardano tutta la struttura della società.

Dunque modelli esemplari, rapporti splendidamente levigati genitori/figli.

Presentazione ipocrita ma perfetta in pubblico.

Ha significato questo adeguamento un enorme sforzo per le famiglie che dovevano dare il meglio di loro per obbedire alla terribile parola che è la “presentabilità”.

La garanzia del successo ,o forse solo la speranza di inserirsi in una società corrotta e disastrata come quella italiana.

Il cinema in misura sempre minore, conserva tuttora una forma di resistenza, che restituisce realta’, ridotte credo a quattro o cinque film all’anno. Quello indipendente è tagliato fuori dai grandi circuiti e raggiungibile solo da una piccola fascia di utenza.

È successo qualcosa per cui ci hanno strappato alla continuità dei nostri modelli culturali e tradizionali. Da una parte per interessi immensi dall’altra per cecità della nostra politica nazionale e periferica gestita da ignoranti.

Perciò , dov’è la bellezza dei difetti?

Il fascino del difetto è quella cosa straordinaria per cui noti che davanti a te hai una persona inadeguata e un pò inesatta come te con la quale puoi dialogare senza insicurezze e indugi, in un mondo costruito a proposito per gente perfetta.

Perché è questa la persona speciale davanti alla quale non avrai timidezza di amare, dialogare, discutere, litigare in modo franco.

E vederla simile a te.

Manifestarle senza timore le tue più intime meschinità e non sentirti giudicato.

Sono queste bellissime persone che hanno magari i denti storti o il naso adunco, qualche brufolo, un profilo imperfetto, piccole di fronte alle stangone proposte dalle mode attuali o con proporzioni inadeguate.

Un sovrappeso incredibile.

Oppure sono quelli che amano persone dello stesso sesso, o ancora anziani che vogliono raccontarti qualcosa.

O ancora coloro che la natura non ha reso uniformi per capacità fisiche o intellettuali ai più.
Questo è quello che li rende speciali.

Tutto questo perfezionismo “orientato” è stato trasmesso non solo alle persone ma all’ambiente domestico , dunque a suggerire ambienti asettici privi di personalità.

Una specie di omologazione ai modelli dei cataloghi si è appropriata delle nostre case senza lasciare nulla a quello che siamo noi.

I disegni di quando erano piccoli i nostri figli, le pareti di casa disegnate da loro, il “murtaro” dei tuoi nonni.

I nostri brutti oggetti raccolti in posti impensabili e che noi vogliamo vedere ogni giorno e di cui hanno insegnato a vergognarci quando vengono ospiti a casa. E la creazione di questa gente senz’anima e con molti soldi che chiamano Archistar. 

Ci hanno diluito l’anima.

Tutto questo è perché io sono affascinato, appunto, da persone imperfette (dunque perfettissime).
L’idea è quella di realizzare 10 nudi.

Su tela 1mtx1mt.

Di cui faremo sicuramente un esposizione.

Non ci sono limiti di età.

Tranne naturalmente la maggiore età.

Vecchi o giovani non ha importanza come non ha importanza colori e nazionalità. 

Il test questo di quante poche persone risponderanno è come siamo indietro.

È come tanti calabresi hanno votato Salvini.

Non è un caso che allego a queste riflessioni un ritratto di mio padre.

Un imperfetto”.

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Non so se si tratti di malafede o di ignoranza.

Certo che la notizia la possiamo sicuramente ascrivere tra le più stupide fake news di questi ultimi tempi.

La notizia è uscita ( od almeno io l’ho colta) sul lungomare di Amantea dove scattavo foto della potente mareggiata.

Quando una persona mi ha detto “Mai vista una mareggiata così forte”

E poi mi ha chiesto : “ Ma secondo te è una mareggiata od uno tsunami?”

La mia riposta è stata tagliente “ Uno tsunami? Ma da dove tiri questa assurda ipotesi? ”

E lui, di rimando” No mi hanno detto che lo Stromboli è esploso”

“Stamattina?” gli chiedo.

“Che io sappia le esplosioni ci sono state due giorni fa.

Anche se fosse stato un crollo di una sua grande parete le onde tsunami che sarebbero arrivate dopo qualche minuto, non dopo due giorni! “

E poi la durata della sequenza è stata complessivamente di 40 secondi circa.

Non solo ma violente sequenze esplosive, come quella descritta, si sono verificate anche di recente: lo scorso 7 marzo e il 26 luglio, 23 ottobre, 1 novembre, 1 dicembre del 2017.

Ed in questi giorni ( e quelli successivi) non ci sono state mareggiate come quelle di oggi.

Si tratta, infatti, di esplosioni più violente di quelle dell'attività stromboliana ordinaria, durante le quali viene emesso materiale grossolano e cenere, che ricade in zona sommitale. Questi eventi, occasionali e imprevedibili, interrompono bruscamente l'attività stromboliana ordinaria ma fanno comunque parte della fenomenologia vulcanica tipica dell'attività sommitale di Stromboli caratterizzata da esplosioni di variabile energia.

Se ne è andato.

Non so se turbato od anche offeso.

Ma ormai mi è difficile accettare le fesserie che si trasferiscono e si arricchiscono fino ad apparire altre verità storcendo quelle vera!

Era ed è una mareggiata.

Forte , intensa , ma sempre mareggiata.

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Dalla Porta sul Catocastro a quella su Paraporto, il centro storico di Amantea è un luogo di leggende.

E queste leggende si toccano con mano quando sfiori i muri del centro storico.

E se di sera ne percorri silenziosamente i vicoli puoi udire i passi dei protagonisti di queste leggende che calpestano i ciottoli di fiume e sentire le loro voci sommesse che si raccontano.

E se poi conosci queste leggende ed i luoghi nei quali sono nate e sono state vissute, puoi anche vedere le immagini dei protagonisti, sentire le loro parole, le loro grida, i loro gemiti, avvertire le pulsazioni dei loro cuori, cogliere le loro paure, vedere i loro sorrisi.

Nella zona sud del centro storico , in quella parte che affaccia sul quartiere oggi chiamato Piazza , quando corso Umberto primo non esisteva ancora , proprio sopra la antica torre ,oggi inglobata in un vecchio fabbricato, ci sono i resti di un antico manufatto dal quale emerge una strana e bellissima torre cilindrica.

Una torre nella quale si raccontava abitasse donna Rosa , che si diceva fosse una “magara”.

Nessuno che la avesse mai sentita pronunciare una formula magica od altro, nessuno che la avesse mai vista fare un malocchio od una “magaria”, nessuno che la avesse vista preparare amuleti e tantomeno distribuirli, niente di niente .

L’unico elemento meritevole di attenzione era il fatto che questa donna era una profonda conoscitrice delle erbe, delle piante, dei fiori e delle loro proprietà curative e lenitive.

Insomma un brava erborista.

Un tempo erano le donne che si tramandavano, di generazione in generazione, i rimedi casalinghi popolari, raccoglievano nei campi spezie ed erbe medicinali spontanee e le essiccavano.

Ma donna Rosa era una delle poche donne del tempo che sapesse leggere e scrivere e questo le permetteva di confrontarsi facilmente con i migliori farmacisti del tempo.

A loro donna Rosa lasciava di preparare le preparazioni galeniche utili gli ammalati.

E se da loro richiestane preparava ella stessa le pozioni che metteva a disposizione gratuita di chi gliele chiedesse usando i farmacisti come tramite .

Lei, normalmente, raccoglieva e donava loro le piante medicinali spontanee raccolte nei campi.

E così a lei si rivolgevano in tanti, anche soltanto, per farsi identificare piante sconosciute o poco conosciute.

Ed a chi chiedeva come preparare una pozione con le erbe mostrava il vecchio libro di medicina salernitana con le modalità di preparazione e di uso.

E comunità le era molto grata

Donna Rosa, però, aveva un grave difetto.

Era una donna bellissima.

Per lei il tempo sembrava non passasse mai, i suoi occhi erano meravigliosi, i suoi capelli intensamente neri e lucidi, la sua pelle straordinariamente bianca morbida e liscia.

E questo le aveva fatto molti nemici tra le donne.

Donna Rosa, inoltre, era da tutti desiderata, anche se non dava retta ad alcuno degli uomini che la cercavano per farle la corte o per chiederle di sposarli.

Ed il fatto che non desse attenzione ad alcuno sembrava indurre tutti a qualificarla come diversa, anomala.

Donna Rosa viveva sola, ma usciva ogni volta che le era possibile, tempo permettendo, anche ogni giorno, per andare nei campi ed anche nei boschi a raccogliere erbe, piante e fiori che, poi, seccava all’ombra ed al vento.

Donna Rosa si era sempre servita dei suoi antichi libri senza dare credito alle credenze, quali quelle che le erbe raccolte nella notte di San Giovanni avessero poteri speciali contro il malocchio, le malattie, le avversità climatiche, che le erbe della notte tra i 23 ed il 24 giugno allungassero la vita, proteggessero i bambini e la casa dagli spiriti maligni, dalla malvagità e dall’invidia, e potessero portare soldi e prosperità.

Ma poi fece un terribile errore.

Uscì al mattino presto di un 23 giugno e si avviò per campi, lontano dal paese.

Qui giunta i suoi occhi vennero attratti dalla atletica figura di un falciatore che a torso nudo mieteva il grano.

Il suo corpo sudato brillava al sole e le sue movenze avevano l’eleganza di un ballerino.

Ne rimase affascinata e continuò a guardarlo a lungo.

Poi quando lui si fermò sotto l’unico albero per rifocillarsi lei gli si avvicinò.

Donna Rosa era una delle donne più belle, alte ed eleganti di Amantea e lui ne rimase folgorato.

Prese la lunga camicia dei contadini e tentò di infilarsela per coprirsi, ma lei lo pregò di non farlo e perdendo ogni pudore lo guardo lungamente negli occhi e gli disse che era l’uomo più bello che lei avesse mai visto.

Fu amore reciproco a prima vista.

Le disse chi era ed anche il contadino si presentò dicendo che il suo nome era Giovanni, che era sposato e che aveva due figli.

Donna Rosa si rattristò e lui se ne accorse.

Giovanni si lavò le mani alla piccola sorgente che dava vita al pioppo sotto le cui fronde si erano fermati e tolse dalla bisaccia il pane, il formaggio ed il vino, invitando Rosa a desinare con lui.

Rosa non amava il vino e dopo averne bevuto alcuni sorsi venne presa da uno strano dolce torpore e si addormentò tra le sue braccia sognando di amarlo con passione.

Non saprà mai dire perché il sogno si trasformasse in realtà ed i due finissero per amarsi dolcemente ed a lungo.

Poi Giovanni riprese il lavoro e Rosa distrattamente si mise raccogliere erbe.

Il sole stava rapidamente calando quando Giovanni la prese per mano e la portò nel granaio dove aveva raccolto gran parte dei covoni.

Rosa non aveva mai provato un letto più morbido ed i due amanti trascorsero una meravigliosa notte insonne.

Prima di andare via Rosa le indicò la lontana Amantea e la piccola torre perfettamente cilindrica svettante sui sottostanti fabbricati.

“Ecco Giovanni, quella è la mia casa. Quando vedrai la lanterna accesa io sarò ad aspettarti. Aspetta che cali la notte fonda e raggiungimi”.

E fu così che iniziò la loro lunga storia di passione.

Ma la storia della lanterna accesa o spenta non rimase a lungo segreta.

E furono proprio le donne che usavano la stessa tecnica per incontrare i loro amanti e che la odiavano a spargere a voce che Donna Rosa fosse una “magara”.

Qualcuno diede a questa parola il significato di strega, fattucchiera, mentre correttamente i siciliani del tempo davano a questa parola il significato di ammaliatrice, quale ella era diventata.

Poi questa storia di amore e di passione così come era improvvisamente nata, improvvisamente si concluse.

La lanterna si spense per sempre.

Donna Rosa vinta dalla infamia delle altre donne e dall’odio degli uomini non voluti e scartati , loro nobili, per amore di un contadino, si uccise.

Passò un anno ed anche Giovanni si uccise.

Poi a tanti parve di vedere di nuovo la lanterna che illuminava la piccola finestra della torre cilindrica.

E questo era il meno perché significava che gli amanti erano in casa.

Il terrore, invece, gelava il sangue di chi, nei vicoli buoi del centro storico, vedeva una lanterna galleggiare da sola nell’aria mentre intorno apparivano due sorrisi.

Ancora oggi certe notti sembra di vedere un piccola luce illuminare la finestrella della torre cilindrica.

Ma forse è solo suggestione. Forse .

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