
Sto entrando nella villa comunale quando una bambina mi ferma e mi dice “ Li hai visto i giochini? La mamma non me li fa usare perché dice che sono rotti e mi posso far male”.
La mamma sorride per la capacità della sua bambina di 3-4 anni di difendere i suoi diritti.
Le chiedo perché lo dice a me e lei sincera come solo i bambini sanno esserlo mi dice :”La mamma mi ha detto che voi raccontate le cose del nostro comune” Lo potete dire che i giochini sono tutti rotti ? “
Ed io “ Me li fai vedere, così ci faccio le foto e le pubblico?”
Accenna un sorriso e viene dietro di me con la sua mamma.
Ed uno dopo l’altro mi mostra tutti i giochini rotti.
Poi mi guarda
“Hai ragione-le dico- sono sicuramente inutilizzabili e quindi bene ha fatto la mamma a non fartici giocare.
Alcuni poi sono davvero pericolosi.”
E lei, di rimando, come una bambina ben più grande della sua età mi saluta e va via.
Ma prima di uscire mi fa “ Ci conto?”
“Certo!”
Con la scusa anche la foto di un cestino portarifiuti vandalizzato( e non è l’unico!)
Un altro successo, un altro premio per l’amico Sergio Ruggiero
Vogliamo segnalare questo ennesimo apprezzamento ottenuto dallo scrittore amanteano con la bellissima recensione di Rita Mantuano .
Ecco cosa scrive la Presidente dell’Associazione Culturale “Bruzia libera:
“Una narrazione sorprendente, un meraviglioso incastro di destini, in un crescendo di emozioni che a tratti sfocia nella commozione.
Per la conclusione del racconto, per la poesia dei sentimenti proposti con intensità struggente, per il tenore degli argomenti e per la rappresentazione di una Calabria eroica e dignitosa in cerca di riscatto, ricca di misteri, di tradizioni e di Storia, che grazie ai romanzi di Sergio Ruggiero posso dire di conoscere un po’ meglio e di amare un po’ di più.
E’ difficile spiegare quale sia la caratteristica saliente di questo libro di 500 pagine.
E tuttavia emerge la scrupolosa ricostruzione storica e la definizione dei contesti.
Il racconto dipana una storia d’amore, di guerra, d’amicizia e di coraggio.
E di un mistero che si risolve solo alla fine consegnando a Betta la beghina, la figura più oscura del romanzo, la definitiva condanna.
Di altissimo livello sono i dialoghi sulla morale e sulla stregoneria, tra Betta e don Remigio, un sacerdote dai viziosi trascorsi, sullo sfondo dell’atmosfera controriformista calabrese che stava ancora consumando il dramma dei Valdesi.
Bello il personaggio di Petrilishca, giovane eroico e maledetto, così come ottimamente disegnati sono i due protagonisti principali, Sbardo e Mariella, due popolani di Amantea che un destino avverso vorrebbe separare e condannare all’infelicità.
Si affiancano importanti comprimari: il priore francescano, un saggio dall’etica granitica e dallo spirito eletto, e la Curandera, esempio di quella cultura sincretica e maghesca un tempo tanto diffusa, abile nell’erboristeria, nell’esorcismo e nella pronuncia di formule segrete tramandate.
La partecipazione di Amantea alla battaglia di Lepanto, combattuta nel 1571 tra Cattolici europei e Islamici ottomani, ricostruita nel romanzo con estrema accuratezza anche nelle implicazioni politiche, è la circostanza storica di riferimento rappresentata sia dal punto di vista dei combattenti, sia dal punto di vista del popolo, con le sue speranze e le sue paure, espresse talora nella forma della maledizione ai Saracini, talora con l’invocazione di un soccorso al Padreterno o alla Madonna michelizia, la Pinta, icona amanteana a me tanto cara, assurta a ruolo di protettrice dei combattenti della Cristianità.
Rappresentativi di un’epoca di caste e privilegi sono i nobili guerrieri, ardenti di una devozione “crociata” che ne significa le memorabili gesta, così come espressiva di un universo di superstizione e pregiudizi è la cornice orripilante del racconto quando pennella gli anfratti popolari dell’Amantea del XVI secolo, e di corrusca violenza nelle malfamate locande delle città di mare dove i combattenti andavano a concedersi sapidi pasti con il coltello in mano e l’occhio attento ad ogni movimento, tra contrabbandieri e mala gente d’ogni sorta.
Emergono diverse chiavi di lettura, ma mi piace sottolineare la morale incarnata dalla famiglia dell’islamico Ramadan, prima nemico e poi amico e protettore di Sbardo: ci parla di solidarietà tra le genti, e ci invita a riflettere sulle ragioni e sulle colpe dei popoli di fronte alle tragedie della Storia.
Concludo dicendo che un romanzo del genere, senza dubbio accostabile ai romanzi storici più celebrati, è il frutto di un talento capace di rendere la Storia nella forma della grande narrazione, grazie a una solida conoscenza dei fatti storici, all’abilità di incastrare storiografia e immaginazione e al possesso di un raffinato registro linguistico che si attaglia a ogni circostanza: epico e incalzante nelle scene di battaglia, poetico e scrupoloso nelle descrizioni, profondo nei momenti introspettivi, delicato e lirico nei momenti dell’amore, restituendo una lettura fluida, intensa e altamente evocativa, in grado di farti scuotere e condurti ad occhi aperti nei luoghi e negli avvenimenti.
Se dovessi inquadrarlo cinematograficamente lo definirei un Colossal, uno di quei film spettacolari capaci di far piangere, ridere, sudare, soffrire, e di accompagnare lo spettatore nell’universo perduto di gente e di popoli che abbiamo nel sangue e che per tutti quanti noi sarebbe doveroso non scordare.
Rita Mantuano (Presidente Associazione Culturale “Bruzia libera”)
“Vì chi po’ fari! I ciuciuli su cominciati a descijri!”
Così mi dice una signora indicando un tombino posto sulla strada.
“Quali, quelli rossi?”
“Si, si, chilli russi”
“ Rossi, non russi- la richiamo- , anzi rosse, sono le blattelle germaniche.
E purtroppo si sa la Germania comanda pure in questo mondo. Le nostre-quelle nere- sono quasi scomparse!”
“Comunque, meglio che finiscano sotto le ruote delle auto che nelle nostre case! Tu sai che i -ciuciuli russi- sono capaci di salire lungo le tubazioni ed arrivare nei lavandini, vero?”
Il “Focu miu!” fu accompagnato da un viso schifato.
E continuando “In tutti i modi sarebbe bene che l’Asp e l’Amministrazione facciano qualcosa , per esempio una buona deblattizzazione. Non basta fare la disinfestazione degli ambienti interni è anche necessario fare altri interventi quali serie derattizzazioni, serie deblattizzazioni, dura lotta alle zanzare …. “
“ E c’aspietti?”
“ Va bene farò un articolo –per quel che vale- ma ti avverto che suggerirò all’Asp ed all’amministrazione comunale di educare “VOI” a fare cosa e quando per concorre a queste lotte che senza il vostro contributo non saranno mai vinte.
Proporrò di aprire un sito di educazione ambientale e di stampare qualche manifesto da apporre per esempio nelle scuole , nei mercati, negli uffici pubblici ed in altri luoghi pubblici.
So che basta dirvi che gli scarafaggi possono trasmettere gravi malattie .
Le più comuni sono
- intossicazione alimentare e avvelenamento da salmonella;
- tubercolosi (TB);
- tifo;
- dissenteria;
- epatite;
- gastroenterite e influenza gasto-intestinale;
- tenie, verme solitario, malattia del verme;
- allergie.
Non voglio impaurirvi ma sarebbe bene che tutti noi fossimo più consapevoli che la tutela della salute passa dalla tutela dell’ambiente…”
All’ASP ed all’amministrazione ricordo che occorre fare presto perché una blatta in 15 giorni depone fino a 50 uova.