
La domanda ci è stata posta da diversi nostri lettori e da qualche amico buontempone.
Una domanda provocatoria che si riferisce al fatto che soprattutto per tutelare le centinaia di migranti che percorrono ogni giorno la SS18 tra Amantea (dove risiedono) e Campora San Giovanni (dove lavorano) l’Anas ha fatto apporre il divieto di transito della galleria di Coreca con le bici.
Ci siamo informati da addetti i quali ci hanno riferito che il Giro d’Italia, come sempre, passerà nella galleria di Coreca perché il traffico in direzione opposto (cioè da nord a sud) sarà interrotto e quindi nessun pericolo potrà esserci per ciclisti e tutti gli altri partner dell’evento.
La tabella di divieto non verrà rimossa cosi che quando due ore dopo il passaggio del Giro d’Italia giungerà anche il più piccolo giro di Amantea il divieto di transito continuerà a portare i ciclisti sulla originaria SS18 che attraversa la bellissima Coreca.
Impossibile non riprendere la dura e coraggiosa denuncia firmata indirizzata al dr Bruni e postata da Iacchitè. Eccola:
Caro Dr. Bruni, da magistrato di pregevole carriera, è certamente a conoscenza che per sconfiggere la corruzione che si rintana nella pubblica amministrazione è importante il contributo di tutti i cittadini.
Lei pensi che una buona parte degli abitanti dell’Alto Tirreno cosentino, si sentirebbero disposti a collaborare con le autorità di governo, solo quando, però, la Procura di Paola da Lei diretta iniziasse a dare dei segnali di contrasto in tale direzione.
Consideri però che, per anni, il livello di impunità è rimasto granitico ed elevato.
In questo quadro allarmante, quanti sarebbero disposti a denunciare?
Forse pochi, anzi quasi nessuno, constatato che da molti anni sull’Alto Tirreno cosentino le probabilità che un evento corruttivo trovi la giusta punizione sono pari allo zero.
Allora capirà perché nel nostro territorio ci sono così poche denunce …
Probabilmente perché tutti temono le conseguenze del proprio gesto oppure lo ritengono inutile …
E non hanno tutti i torti.
Una soluzione ci sarebbe e dovrebbero cercarla insieme, magistrati e cittadini: la soluzione sta anche in quei pochissimi articoli scritti da quei pochissimi giornalisti coraggiosi che denunciano gli eventi di corruttela che si nidificano nella pubblica amministrazione.
Lei, dr. Bruni, magistrato con la M maiuscola, dovrebbe lanciare un segnale forte, affinché quella parte di cittadinanza onesta trovi il coraggio, anche attraverso la forma dell’anonimato, cosi come riconosciuto dalle ultime norme dall’autorità anticorruzione, di denunciare quei disegni criminali architettati dalle menti perverse riconducibili a quei pochi stolti amministratori locali, coadiuvati da tecnici astuti e senza scrupoli, che danneggiano sistematicamente il tessuto economico di una parte della Calabria che potrebbe vivere delle proprie risorse e delle proprie bellezze paesaggistiche, solo se si ristabilisse il principio della onestà amministrativa.
Lei, dr. Bruni è stato nominato da poco tempo alla guida della Procura di Paola, ma quello che legge adesso non è certo il primo lamento che Le giunge da questo lembo di terra e devo riconoscere che oggi i traffichini che legiferano buona parte dei nostri comuni, la temono e questo è un buon segno.
Le confesso, dr. Bruni, che spesso mi capita di leggere, come capiterà anche a Lei, articoli che richiamano le condotte degli amministratori comunali che: agiscono indisturbati, sfidando la legge nell’affidarsi appalti milionari, riconducono con le solite trame di Penelope gli incarichi a familiari e affini, favoriscono gli affidamenti alle cooperative di amici e amministratori dello stesso ente…
Una vergogna senza fine, uno stillicidio di reati amministrativi perpetrati senza nessun diniego giudiziario e con un’arroganza e una presunzione senza eguali.
Ad oggi, l’unica opposizione al sistema dei malandrini, è rappresentata da qualche giornale – tra i quali “Iacchitè” – che non lesina pagine e pubblicazioni di articoli ingombranti, che potrebbero suscitare l’orticaria a qualche amministratore che indossa un colletto bianco, sporco di malaffare e corruzione.
Di recente, ho letto un articolo riguardante l’affidamento di un incarico di natura tecnica in favore di una dottoressa in chimica farmaceutica, la quale risulterebbe, secondo l’articolo, amministratore unico della società unipersonale senza che nella stessa compagine societaria figurassero soci con qualifiche tecniche e professionali.
Come dire: un medico, con tutto il rispetto per la categoria, istituisce una società e si aggiudica gli incarichi per la costruzione di un ponte…
Certamente non mi sentirei sicuro di attraversarlo, considerato che il progetto o la relazione potrebbero essere firmate da un qualsiasi professionista o tecnico dietro il pagamento di una ingente somma di denaro, visto e considerato che oggi tutti sono disposti a vendersi per un pugno di euro.
Lei, dr. Bruni, è a conoscenza dei fatti, non voglio assolutamente pensare che un magistrato del suo rango non si sia fatto un’idea sui quei pochi amministratori imbroglioni e traffichini che amministrano con fare spregevole e irrispettoso della giustizia.
Indossi per un solo istante i panni di un cittadino che non riesce ad arrivare a fine mese, suda sette camicie per garantire i pasti giornalieri ai propri figli ed è costretto ad osservare questo scempio: -cooperative legate ad amministratori locali e rappresentate da membri della stessa famiglia aggiudicarsi appalti per svariate migliaia di euro;
-imprese edili legate a sindaci ed amministratori locali aggiudicarsi appalti per centinaia di migliaia di euro ricadenti nella stazione unica appaltante della stessa area amministrativa;
-professionisti che gravitano nell’utero della fertilità costante che si pongono sempre sull’ ovocito che feconda migliaia di euro in favore degli stessi tecnici legati dal cordone ombelicale ai soliti amministratori truffaldini e privi di scrupoli; amministratori comunali che, nel corso degli anni, si sono succeduti alla guida dei comuni e li hanno manovrati al fine di frodare soldi pubblici per costruire edifici commerciali in contemporanea con i lavori pubblici che si realizzavano nel comune dove amministravano…
E poi, caro dr. Bruni, c’è la cupola delle imprese edili, brave a creare un cartello simile a quello colombiano per la droga.
Sono stati bravi a creare un apparato di imprese edili legate ai soliti amministratori locali, basta che Lei dia un’occhiata alle gare di appalto degli ultimi 8 anni gestite sull’Alto Tirreno cosentino e riscontrerà che il 90% dei lavori sono stati indirizzati, con il metodo dell’appalto pilotato dai tecnici compiacenti, verso le stesse imprese.
Esempio: l’impresa “X” prende il lavoro “a” nel comune di Grisolia, l’impresa “Y” nel comune di Aieta, l’impresa “Z” in quello di Santa Domenica Talao, l’impresa “W” a Maierà e cosi via, senza dilungarci più altrimenti la nausea aumenterebbe a dismisura.
Come potrà verificare, sono, per la maggior parte, tutte riconducibili alla stessa associazione di prenditori legati ad amministratori locali e affini familiari, creata con lo scopo di far ruotare i lavori alle ditte che avallano il patto criminoso.
La invito a riflettere e di conseguenza adottare misure per ripulire tutto il marciume che si annida nella pubblica amministrazione così da spazzare le sacche putrefatte zeppe di malaffare e corruzione.
Lettera firmata (il nome lo faremo solo al dr. Bruni ovviamente)"
I 7 piccoli comuni di Terravecchia, Longobucco, Pietrapaola, Laino Castello, Alessandria del Carretto, Nocarae Panettieri, tutti in provincia di Cosenza, contestano la riduzione di orario degli uffici postali e ricorrono al TAR di Catanzaro. Era il 2105
A difendere i loro interessi l’avvocato Carmelo Salerno
Poi il procedimento amministrativo è passato al TAR Lazio
Ora, dopo 3 anni, il TAR Lazio dice «No alla riduzione dell’orario delle Poste
Il TAR ha stabilito che il servizio postale universale va garantito in ogni ambito territoriale e che ogni rimodulazione della organizzazione degli orari degli uffici va effettuata coinvolgendo preliminarmente i comuni interessati dalla riduzione di orario o addirittura dalla chiusura degli Uffici.
Con specifico riferimento poi al Comune di Panettieri, il Tar ha evidenziato che “il Comune di Panettieri è un comune montano e rurale, allocato in area svantaggiata, con strade di collegamento particolarmente malandate (ed in alcuni casi fatiscenti) che impongono tempi di percorrenza estremamente elevati, con mezzi di collegamento pubblici praticamente inesistenti; ha una popolazione molto anziana che spesso non è in possesso di mezzi propri; tali aspetti concreti non sono stati valutati da Poste Italiane che ha adottato provvedimenti standardizzati laddove, invece, avrebbe dovuto valutare la specificità delle situazioni in cui versano le popolazioni; va detto, altresì, che il Comune di Panettieri è situato ad elevata altitudine e, spesso, nei mesi invernali il collegamento pubblico non può essere garantito per lunghissimi periodi, per cui la consultazione con il Sindaco e la valutazione della rimodulazione congiuntamente al rappresentante della comunità locale si rendeva particolarmente doverosa”.
Soddisfatti tutti i sindaci, tra cui quello di Panettieri che ha affermato : «Sono soddisfatto per l’annullamento del provvedimento di riduzione dell’orario dell’ufficio postale del comune di Panettieri che dal 2015, epoca in cui è entrata in vigore la riorganizzazione dell’orario, ha visto fortemente pregiudicata la possibilità dei miei concittadini di poter fruire adeguatamente di tutti i servizi offerti da Poste Italiane.
È un dato di fatto che i piccoli comuni ubicati in zone montane e svantaggiate negli ultimi anni sono destinatari di provvedimenti politici, amministrativi ed organizzativi che vanno sempre di più a danneggiare le già precarie condizioni di chi vive nelle piccole comunità.
Gli abitanti dei piccoli comuni, i sindaci e gli amministratori spesso - anzi quasi sempre - affrontando le quotidiane difficoltà in completa solitudine, senza poter contare sulla vicinanza degli enti pubblici “sovraordinati” di solito più attenti ad assecondare le esigenze e le istanze provenienti da comuni e città a più alta densità abitativa, con ciò favorendo un continuo ed inarrestabile spolpamento delle aree interne e dei comuni montani che, com’è noto a tutti, rappresentano una ricchezza inestimabile per la nostra regione ed il nostro Paese.
Un ringraziamento va all’avvocato Carmelo Salerno che ha portato avanti con professionalità le tesi in favore del Comune, dimostrando grande sensibilità ed attenzione, politica oltre che professionale, per le ragioni della comunità di Panettieri».
La innovativa sentenza sembra comunque spendibile per tutti i comuni, anche di medie dimensioni, nella parte in cui afferma la universalità del servizio postale che deve essere garantito in ogni ambito territoriale e che comunque ogni rimodulazione della organizzazione degli orari degli uffici va effettuata coinvolgendo preliminarmente i comuni interessati dalla riduzione di orario o addirittura dalla chiusura degli Uffici. Ai comuni la difesa dei servizi!