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Difendersi è possibile, difendersi è un diritto, difendersi è un dovere.

Lo Stato nelle sue espressioni varie è spesso violento contro il cittadino debitore ed applica la logica del braccio corto quando deve pagare e del braccio lungo quando deve esigere.

Ecco cosa dice il nostro avvocato Francesco Bernardo:

“Una delle conseguenze della pilotata crisi economica che ha interessato il c.d. ceto medio, quello fatto da lavoratori impegnati a fare quadrare i conti a fine mese, è, certamente, l’inasprimento dei contenziosi tributari in cui la contrapposizione tra Stato e contribuente è la dialettica costante della moderna interazione fiscale.

Oggi si ha contezza dell’importanza del Diritto Tributario (probabilmente in maniera parallela alla questione dell’usura mutui e anatocismo del Diritto Bancario) e della conseguente necessità di comprendere con quale strategia sia possibile rispondere alle pretese economiche presuntivamente vantate dallo Stato.

L’Interesse fiscale è un essenziale cardine del nostro Ordinamento poiché orientato a garantire il regolare svolgimento della realtà finanziaria, nella prospettiva del perseguimento di pubblici interessi polarizzati sul garantire servizi necessari alla persona, finanziandoli, tuttavia, è proprio diritto della persona quello attinente al regolare svolgimento ed attuazione della giustizia tributaria, la quale deve vigilare sulla legittimità degli atti posti in essere verso il contribuente oggetto di attenzione.

Il contribuente, attinto dal calderone valutativo dell’Ente che ne valuta la posizione, esprime un ampio ventaglio di poteri desunti dall’ampio ventaglio dei principi garantistici che regolano la materia. In primis, si pensi al diritto di accesso agli atti, scaturigine della più ampia disciplina del procedimento amministrativo (L. 241/1990), oppure alla chiarezza e trasparenza che l’agere amministrativo deve possedere (si pensi alla necessità di una chiara motivazione degli atti che permette all’interessato di comprendere e apprezzare i criteri per i quali è avvenuta l’attuazione del potere amministrativo rispettando il diritto di difesa).

Si pensi, nella prospettiva della garanzia del diritto di difesa, all’obbligo di indicare, negli atti, l’ufficio presso il quale sia possibile ottenere delucidazioni esaustive sulla vicenda tributaria vagliata, oppure la comunicazione del responsabile del procedimento, l’autorità amministrativa presso la quale sia possibile esperire una rivalutazione della questione (procedimenti in autotutela) o ancora l’indicazione dell’autorità giurisdizionale competente presso la quale impugnare l’atto.

Sostanzialmente, il clou dell’attività conoscitiva dell’Ente che vaglia la posizione tributaria del contribuente è, certamente, la fase istruttoria nella quale si apprezza l’ampiezza esplorativa dell’interesse fiscale dello Stato. Si badi bene ai casi di ispezioni e verifiche, di invio di questionari per l’acquisizione di dati o notizie, indagini bancarie. In tutti questi casi, è necessario il rispetto di formalità che oserei definire burocratiche e che, tuttavia, segnano il limite tra la legittimità e l’illegittimità dell’azione in senso ampio.

L’Avviso di accertamento è l’atto mediante il quale l’Autorità amministrativa esprime la propria pretesa impositiva, quale scaturigine del complesso procedimento vincolato (si tratta infatti di una discrezionalità vincolata).

In questa fase si determina la caratteristica qualitativa e quantitativa del tributo, ovvero l’imponibile. L’avviso deve contenere quegli adempimenti che ne garantiscono l’adesione ai vincoli imposti dalla legge e dall’art. 7 dello Statuto dei diritti del Contribuente, alcuni brevemente accennati in precedenza.

Da questa adesione a vincoli predeterminati ne deriva la natura di atto d’imposizione officioso dell’avviso.

Segnatamente, è utile sollecitare la considerazione per cui l’interesse fiscale dello Stato alla riscossione dei tributi rappresenta uno strumento di sostegno ad una comunità divenuta società organizzata (nella quale trovano attuazione i principi di solidarietà personalistica, per i quali lo Stato può e deve garantire prestazioni abili all’attuazione dei servizi essenziali) tuttavia il rapporto dialettico Stato e contribuente deve ispirarsi ad una logica di confronto nella quale v’è il rispetto di specifiche regole di azione che diano attuazione di quella impostazione della Suprema Corte di Cassazione per la quale si apprezza un rapporto procedimentalizzato scaturigine di una decisione partecipata, nel quale il diritto di difesa è rispettato, unitamente ai regimi della decadenza e della prescrizione che pure sull’Ente accertatore trovano attuazione.

Avvocato Francesco Bernardo

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Tangenti in cambio di favori e multe di autovelox annullate, Comandante Polizia Locale di Tursi tra le cinque persone arrestate nell’operazione Velomatic della Polizia di Stato di Matera

Si chiama Velomatic l’operazione di Polizia Giudiziaria condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Matera.

Alla conferenza stampa hanno partecipato il Vice Questore Fulvio Manco e il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Matera Pietro Argentino.

Le cinque persone arrestate sono accusate a vario titolo di concussione per induzione, corruzione e truffa aggravata. In carcere è finito Giovanni Sanchirico, classe 1954, residente a Tursi e comandante della Polizia Locale di Tursi mentre sono agli arresti domiciliari Ottavio Chiappetta, classe 1972, imprenditore residente a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza e titolare della ditta Beta Professional Consulting srl, Maria Rubolino, classe 1971, residente a Nova Siri e compagna di Giovanni Sanchirico, Egidio Siepe, classe 1960, residente a Rocca Imperiale e dipendente dell’azienda Beta Professional Consulting srl e Antonio Iantorno, classe 1966 collaboratore di Ottavio Chiappetta e intermediario tra il Comandante di Polizia Locale e l’imprenditore.

L’inchiesta è partita dalle indagini avviate a seguito dell’incendio di una BWM intestata ad un dipendente dell’ufficio tecnico del Comune di Scanzano.

Sono state avviate intercettazioni telefoniche ed una in particolare è stata utile per avviare questa seconda inchiesta denominata “Velomatic”.

La telefonata “galeotta” è stata quella tra il Comandante della Polizia Locale di Tursi, Giovanni Sanchirico e una vigilessa del Comune di Scanzano.

In questa conversazione Sanchirico spiegava come funzionava il sistema di autovelox forniti dall’azienda Beta Professional Consulting srl e l’affare che consentiva di annullare le multe in cambio di ricompense, favori o denaro.

Prima di seguire gli arresti all’alba di questa mattina nel mese di gennaio la Polizia aveva già eseguito perquisizioni nell’azienda Beta Professional Consulting srl sequestrando telefoni, server e computer aziendali.

Velomatic ha individuato due tipi di reato: uno legato alle tangenti elargite al Comandante dall’imprenditore che forniva gli autovelox e l’altra legata all’annullamento delle multe, per le quali era richiesto un euro ad ogni cittadino che si presentava al Comando di Polizia Locale.

Tenuto conto che sono state eseguite tra le 13 mila e le 15 mila multe nel periodo preso in considerazione gli investigatori ritengono che sono stati incassati almeno 5 mila euro.

Per quanto riguarda la tangente incassata su una cifra che poteva variare tra i 1000 e i 2400 euro per ogni autovelox l’imprenditore versava al Comandante della Polizia Locale 391 euro.

Il Comandante di Polizia Locale di Tursi incassava il denaro attraverso bonifici versati sul conto corrente della compagna, che è finita ai domiciliari.

Oppure pretendeva ricompense o favori che andavano da un carico di legna e alla promessa di un’assunzione del futuro genero.

Michele Capolupo

La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)

Da sassilive.it

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La location – come l’ha nominata Padre Rocco chiamato a benedire i panini di Sant’Antonio - è quella del centro storico.

La bellissima piazzetta di Fortunato Pagliaro quella da cui si traguarda il mare di Amantea, quella nella quale si respira l’aria della nostra storia.

Una piazzetta arredata a mò di palcoscenico.

Lì, ancora una volta, le bellissime maestre dell’asilo Titti ( e senza dimenticare Antonella ed il marito) hanno offerto un altro saggio della loro passione, del loro amore per i bambini dell’ asilo.

Maestre che arredano la piazzetta, che raccontano, che fanno le registe.

Bambini che recitano compunti e con passione la storia di Sant’Antonio da Padova.

Genitori, nonni ed altri congiunti che assistono silenziosi, incantati ed affascinati.

Bellissimi i vestiti.

Bellissimi i bambini che sono protagonisti, tutti, senza differenze, di uno spettacolo nello spettacolo.

Nei loro dialoghi la storia di sant’Antonio da Padova, il patrono di Amantea.

Siamo a pochi metri dalla Chiesa madre

Padre Rocco artefice di questa “nuova chiesa” amanteana , poco-affatto- formale, gioiosa , aperta a tutti, ma soprattutto ai bambini , sale su abbandonando per un po’ i frati di sant’Antonio, sorridente saluta tutti, si avvicina alla cesta dei panini di Sant’Antonio, li benedice.

Poi tutto si chiude.

Il sole tramonta, padre Rocco va via, i bambini anche, e con loro la loro bravura e la loro dolcezza.

E li nella piazzetta resta l’ennesima memoria di questa Amantea bella che ancora una volta regala a se stessa il sorriso dei bambini che già oggi cominciano ad essere il domani della nostra città

Grazie alle ragazze dell’asilo Titti, grazie alla loro passione, al loro amore.

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