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lampioni-di-giornoUn buon padre di famiglia tiene sotto controllo tutte le uscite ordinarie e straordinarie della propria famiglia, è attento ad accendere gli elettrodomestici in determinate ore del giorno, è attento nel consumo eccessivo di energia elettrica durante la giornata, rimane vigile su tutte quelle eccessivi sperperi di acqua luce e gas che la propria famiglia può fare.

Il nostro appello oggi, come si evince dal titolo, è indirizzato alla Commissione Straordinaria, anche se ribadiamo che al momento di Straordinario non abbiamo visto nulla, che fa le veci del sindaco della città e quindi del buon padre di famiglia della cosa pubblica cittadina, è quello di chiedere all'ufficio tecnico e quindi a chi si occupa della manutenzione della illuminazione pubblica di ritardare l'accensione delle luci di almeno un paio di ore e di anticipare lo spegnimento della pubblica illuminazione.

Abbiamo notato infatti che in questo modo, visto che in tutta onestà non c'è l'utilità, si potrebbe far risparmiare diverse soldini alla nostra città.

A tale motivo abbiamo fatto ma piccolo ricerca e abbiamo ho avuto contezza che l'illuminazione pubblica italiana non bada a spese e costa il doppio rispetto alla media degli altri paesi europei. 

Addirittura consumiamo 5 volte di più in paragone alla virtuosa Germania.

Difatti l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano.

Secondo le analisi, il Belpaese, se fosse più organizzato e attento sull’uso dell’illuminazione pubblica, potrebbe risparmiare circa 1 miliardo di euro, diminuendo del 50% la spesa attuale e mettendosi nella stessa scia degli altri stati europei.

Numeri alla mano, risulta che lo Stivale sborsi complessivamente 2 miliardi d’illuminazione contro i 469 milioni spesi dai tedeschi. 

Tradotti in cifre pro capite, 31,8 euro a cittadino italiano e 5,7 euro a cittadino tedesco. In Europa la media si attesta a 15 euro pro capite.

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scport1Abbiamo segnalato questa mattina alle autorità competenti che il cancello d'ingresso del palazzetto dello sport è risultato aperto, ciò ha dato la possibilità di guardare all'interno della bellissima struttura ferma da tanto tempo.

Ci hanno garantito le autorità che entro questa mattina sì provvederà a chiudere il cancello con un nuovo lucchetto perché quello di prima è stato divelto.

In Italia secondo una stima riportata dal governo sono più di 650 le opere pubbliche incompiute: costate 4 miliardi per finirle ne servirebbero altri 1,5

I ritardi e le modifiche sono costati alla collettività circa 4 miliardi di euro pari a 166 euro per ogni famiglia italiana.

Da Nord a Sud le opere della vergogna sono autostrade che non portano da nessuna parte, ferrovie senza binari, dighe inutilizzate, ma anche scuole elementari e medie, residenze per anziani e impianti di depurazione. 

La ricaduta sui cittadini e sui lavoratori che si trovano a fare i conti con i disservizi causati da questi ritardi è enorme. una

Amantea non si esime da questa graduatoria della vergogna, ne è comprova il nostro palazzetto dello sport, finito non finito, collaudato non collaudato, sta di fatto che è un'opera pubblica che avrà almeno tra progettazione e realizzazione 30 anni e che è li chiusa, cattedrale nel deserto.

La maggior parte delle opere incompiute, però, impatta sulle le fasce più deboli delle zone di provincia. 

A essere colpiti dai ritardi, in particolare, sono gli edifici scolastici per i più piccoli, e le strutture sportive per i giovani.

In tutta Italia sono più di 20 le scuole medie e dell’infanzia che aspettano ancora di essere realizzate. 

Ma nell'elenco delle opere lasciate a metà ci sono anche strade comunali, residenze per anziani, come dicevamo i palazzetti dello sport e aree destinate alle attività ricreative dei più giovani come i campetti e le piscine.

Un capitolo a parte meritano gli impianti di depurazione, che aspettano da anni di vedere la luce. 

Da diciotto anni l’Italia non rispetta le leggi europee in materia di adeguamento dei sistemi idrici, tanto che nel 2018 la Corte di Giustizia del Lussemburgo ci ha condannati a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo, fino alla completa messa a norma. 

Intanto quasi 400mila persone vivono ancora senza fognature. 

Percorrendo la Penisola da Sud a Nord ci si accorge che il nostro territorio è cosparso di infrastrutture fantasma. 

La Sicilia detiene il triste record di infrastrutture incompiute: sono ben 162,  la maggior parte non ha raggiunto neanche il 50% del completamento. Risalendo lo stivale, in Calabria troviamo la diga di Gimigliano, un'opera faraonica, la diga più grande d'Europa: dal 1982, anno del primo finanziamento a oggi, nonostante i 47 milioni di euro già spesi, è stata completata soltanto per il 16%. 

Tra ritardi e processi, l'unica cosa realizzata è stata l'esproprio delle case dei piccoli borghi confinanti. Insomma, gli abitanti hanno dovuto abbandonare tutti i loro beni per far posto a una diga che probabilmente non entrerà mai in funzione.

Pochi chilometri più a nord, in Basilicata troviamo la ferrovia Ferrandina-Matera, iniziata nel 1986 con uno stanziamento da 350 miliardi di vecchie lire. 

Potremmo continuare salendo lo stivale ad elencare tante e tante opere pubbliche incompiute ma non serve a nulla.

Analizzando da vicino queste singole infrastrutture incompiute è facile osservare come dietro i numeri ci siano delle ricadute pesantissime sui cittadini e sui lavoratori, che dai ritardi e dagli sprechi ci rimettono due volte, da un lato dovendo finanziare opere che probabilmente non vedranno mai la luce, dall'altro facendo fronte personalmente ai disservizi causati da questi ritardi.

Cosa augurarci per i prossimi anni? 

In questo momento Amantea è gestita da una Commissione Straordinaria, anche se di straordinario ancora non abbiamo visto un granché, comunque ci auguriamo possa trovare il bandolo della matassa ed inaugurare questa opera che la città aspetta da oltre 30 anni. Palazzetto che potrebbe essere usufruito da tutte quelle associazioni sportive presenti nella nostra città e nelle città vicine.

Foto Giulio Ianni

Fonte dati Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

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DSC 7161Amici, non è una fake news. Possiamo andare al mare nel mese di luglio ed agosto. Sì, possiamo andarci, però chiusi in un box in plexiglass. Siamo davvero impazziti. Come ci siamo ridotti. Due mesi di clausura hanno sconvolto la nostra vita e il nostro cervello. La notizia è vera ed è apparsa su tutti i giornali. Sì, si potrà andare al mare la prossima estate in piena epidemia di coronavirus però bisognerà costruire intorno all’ombrellone un box in plexiglass, così da evitare i contatti con i vicini. Purtroppo tra le proposte ufficiali per far ripartire il turismo spicca l’idea di un’azienda del modenese “La Nuova Neon Group 2” che ha proposto i box in plexiglass. Ma davvero è una cosa fattibile? E poi quando il mare è in burrasca e il vento soffia impetuoso il box andrebbe all’aria e oltretutto sarebbe pericolosissimo per i bagnanti. Ipotesi, dunque, da scartare. Se si vuole davvero salvare la stagione balneare bisogna pensare a cose serie. Nel frattempo facciamoci una sonora risata. Al mare non c’è bisogno di box o di gabbie per proteggerci dal virus. La naturale ventilazione e il sole caldo disperdono subito le particelle in sospensione. Il virus in queste condizioni resiste ben poco. Dunque, questa idea assurda del box in plexiglass oltre ad essere controproducente è anche orrenda, stupida e ridicola. La gente preferirebbe stare in cortile in costume da bagno accanto ad una bagnarola di plastica o prendere il sole su una sdraio sul balcone di casa piuttosto che ingabbiato come un pollo con la temperatura di oltre 40 gradi centigradi. Smettiamola di dare ascolto a simili stronzate. Io verrò anche quest’estate in Amantea a fare i bagni come ho sempre fatto però tenendomi a due metri di distanza dagli amici di sempre. Abbiamo una spiaggia meravigliosa e molto ampia, quindi ci sarà posto per tutti.

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