
Anche se di caporalato si parla soprattutto nei mesi estivi, si tratta di un fenomeno talmente diffuso da essere insensibile alle stagioni, come dimostrano le frequenti notizie che emergono a proposito.
Ha dato ottimi risultati l’attività di contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro condotta dall’ispettorato territoriale del lavoro di Cosenza che prosegue la propria azione istituzionale.
Nella giornata di oggi e per tutta la prossima settimana, in particolare, è stata programmata ed avviata una azione molteplice, mirata al contrasto del "Caporalato" e del "lavoro irregolare" nell'ambito della filiera dell’agricolo-alimentare su tutta la provincia ed in particolare nella Città di Amantea, anticipata da controlli e investigazioni preventive.
Specificamente, gli uomini del Comando Tutela Lavoro, unitamente agli Ispettori civili e con l'importante contributo sinergico dei Carabinieri della Stazione di Amantea appartenenti alla struttura territoriale del Comando Provinciale Cosentino, hanno effettuato una serie di controlli che hanno riguardato, in particolare, alcune Aziende Agricole ed alcune Cooperative Agricole su Campora San Giovanni.
Il caporalato è un fenomeno diffuso capillarmente nel paese, ma che colpisce soprattutto i cittadini extra-comunitari impiegati irregolarmente nel settore agricolo. Negli ultimi anni sono però diminuiti i procedimenti, gli arresti e i sequestri ai danni delle aziende responsabili.
Nel corso delle ultime settimane sono state ispezionate 179 aziende in calabria, sono stati controllati 1171 lavoratori, molti degli accertamenti ispettivi sono ancora in corso e alcuni illeciti potrebbero emergere all’esito degli stessi.
L’attività di vigilanza è stata organizzata secondo il modello multi-agenziale e, con il coordinamento dell’Ispettorato locale, sono stati costituiti gruppi ispettivi composti da funzionari della ITL di Cosenza, personale degli Ispettorati Territoriali di Cosenza e Catanzaro, funzionari INPS, personale dell’ASP e Carabinieri del Nucleo Tutela del Lavoro dell’Ispettorato del Lavoro di Cosenza; i gruppi sono stati supportati dai mediatori culturali e hanno contato sull’appoggio dei militari delle Compagnie dei Carabinieri dislocate sul territorio ivi compresa quelle di Amantea e Nocera Terinese.
L’intensa azione di contrasto al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro che il personale della sede di Cosenza sta portando avanti continua, peraltro, a trovare riscontri positivi da parte dell’Autorità.
I risultati conseguiti dimostrano che si sono intraprese i giusti percorsi e che, con le necessarie sinergie, si possono contrastare efficacemente, controllo dopo controllo, gli odiosi reati che negano la dignità e la libertà del lavoro.
Vi terremo aggiornati su eventuali formulazioni di reati nei confronti delle aziende sul nostro territorio.
Tutti sanno che la storia la scrivono i vincitori e ciò che si nasconde dietro ogni vicenda storica non emerge sempre o emerge dopo anni, a volte secoli. Comunque non va a modificare la storiella che insegnano a scuola, fin dalle elementari. Più che di liberazione del sud Italia, infatti, bisogna parlare di invasione e conquista. Il Meridione non fu liberato ma invaso da Garibaldi, un mercenario al soldo della monarchia sabauda, che di sicuro non andò a combattere contro i Borboni perché aveva a cuore l’interesse dei Meridionali. Recentemente, infatti, abbiamo appreso che, mentre “l’eroe dei due mondi” conquistava le terre meridionali, vi instaurava una sorta di dittatura militare e chi non vi ubbidiva veniva ucciso nel più brutale dei modi dai suoi uomini, le famose camicie rosse.
Ma le atrocità non furono portate a “buon fine” solo da Garibaldi, ma anche e soprattutto dai Savoia che, senza scrupoli e in nome di una falsa civilizzazione, repressero qualsiasi movimento ribelle. La storia dei vincitori diede loro l’appellativo di “briganti”, facendoli passare come dei furfanti e degli assassini.
5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, circa 1 milione di morti: questi si stimano essere i numeri del genocidio che i Savoia hanno perpetrato per “unificare l’Italia”. La legge Pica, promulgata dal governo Minghetti nel 1863, diede inizio a questa sorta di pulizia etnica per contrastare il fenomeno del brigantaggio nel Meridione. Tramite appositi tribunali di guerra i soldati ebbero carta bianca e le fucilazioni divennero all’ordine del giorno. E i soldati dell’esercito borbonico furono deportati in questi lager istituiti per rieducarli al servizio militare.
La “cura” fu durissima e molti morirono per fame o per trattamenti disumani. Si stima che ne siano stati catturati oltre 40000. Uno di questi luoghi di detenzione fu la fortezza, o meglio l’insieme di forti in alta quota sulle montagne piemontesi di Fenestrelle, dove furono reclusi i soldati borbonici che non vollero rinnegare il loro ex re.
I cadaveri inoltre venivano immersi nella calce viva in modo da non lasciare tracce. Uno scenario che si è ripetuto poi in Germania durante la seconda guerra mondiale con i forni crematori.
Il genocidio, dunque, non è un fenomeno che caratterizza solo la storia del Novecento, ma anche ai secoli passati. Basti pensare all’invasione europea sul continente americano!
In Calabria, tornava comodo agli uomini “d'onore”, alla continua ricerca del consenso, dare una toccatina chirurgica alle loro origini e presentarsi come gli eredi dei briganti che nell'immaginario popolare continuano ancora oggi a godere di una rappresentazione ben diversa da quella che si trova nelle carte dei processi o di polizia dell'epoca.
I briganti sono riusciti a venirne fuori come uomini tutti d'un pezzo, coraggiosi, Robin Hood che sanno vendicare le ingiustizie e che sanno andare alla macchia per vivere una vita libera e senza padroni. Alla fine di quel periodo il brigantaggio era pressoché scomparso, mentre la Ndrangheta spiccava il salto nel nuovo millennio dove sarebbe cresciuta con la complicità delle classi dominanti per giungere sino a noi. I briganti sono stati confinati nei libri di storia e nei musei, gli ndranghetisti hanno invaso l'Italia e il mondo.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik,in collegamento dall’infernale mondo della coscienza meridionale!
COSENZA 26 gennaio 2022 - Rischiava di soffocare ma il pronto intervento di un militare le ha probabilmente salvato la vita. E’ quanto accaduto oggi pomeriggio a Laino Borgo (cs) ad una bambina di dodici anni a bordo di uno Scuolabus. La pattuglia dei Carabinieri Forestale della locale Stazione era in transito in località “Aria della Praia” di Laino Borgo quando è stata attirata da alcuni bambini che correvano lungo la strada chiedendo aiuto perché una loro compagna di classe stava maleall’interno dello Scuolabus. I militari prontamente si sono portati nello Scuolabus parcheggiato nelle vicinanze dove era presente l’autista intento nei primi soccorsi. La bambina era supina e priva di conoscenza e con la bocca serrata. Il Maresciallo è riuscito ad effettuare le necessarie manovre di primo soccorso che fortunatamente ne consentivano la respirazione autonoma ottenendo dopo alcuni minuti segni di miglioramento. Subito dopo, allertati dai militari, sono giunti i sanitari del 118 di Mormanno che la prendevano in carico e ne disponevano il trasferimento per ulteriori accertamenti presso il nosocomio di Cosenza