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Redazione TirrenoNews

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Ieri 1 marzo il consigliere comunale di Rende, Spartaco Pupo, e' stato sentito dagli agenti della Digos su mandato della Procura di Cosenza che ha aperto un fascicolo sulle minacce e le intimidazioni di cui l'esponente dell'opposizione è rimasto vittima negli ultimi tempi.

Tutto sembra partito dal fatto che la commissione d’accesso inviata dal Ministero per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nel municipio rendese lo ha sentito il 18 gennaio in prefettura e dal fatto che Pupo ha consegnato loro un corposo dossier sui settori amministrativi maggiormente esposti, secondo il suo parere, a condizionamenti mafiosi.

Pochi giorni prima il consigliere rendese aveva ricevuto una lettera contenente minacce di morte

Poi un duplice tentativo di furto nella abitazione.

Da qui la sua dichiarazione:"La lettera e il duplice tentativo di furto sono i fatti più gravi che mi sono capitati in questi ultimi tempi, ma gli episodi inquietanti sono stati diversi e sono iniziati già nel mese di agosto, guarda caso qualche giorno dopo essere stato sentito dalla Dda di Catanzaro. Ho fatto il mio dovere nel denunciare tutto alle forze dell'ordine e confido nel lavoro dei magistrati che, sono certo, non lasceranno nulla di intentato nell'accertare la matrice, l'origine e la finalità di queste azioni, a tutela dell'incolumità mia e dei miei familiari e anche del mio diritto di svolgere liberamente il ruolo di consigliere di opposizione in favore della legalità' e della trasparenza".

Che cosa contiene il dossier del consigliere che peraltro non sia notorio? Chi ha paura di quello che può essere scoperto? È possibile che a Rende sia un solo consigliere a sapere ed a parlare?

 

Dura l’analisi di Chiara Macrì. Condensata in un : “E’ stato un risultato disastroso. D’Attorre dovrebbe dimettersi”. E la Macrì evidenzia che si tratta di un disastro clamoroso del centrosinistra e del Pd in particolare.

Ma ecco il testo integrale:

“Non bisogna tacere. E’ giunta l’ora di dire come stanno le cose, dentro e fuori dal PD.

Siamo di fronte ad un disastro clamoroso del Centro-Sinistra e del PD in particolare. In un mese bruciato un vantaggio di oltre il 15% sul centro-destra per “arrivare primi ma non vincere” con una manciata di voti. Dal 2008 il PD perde quasi 4 milioni di voti e il consenso del voto giovane. E’ allarmante la differenza di oltre due punti percentuale fra il risultato della camera 25,42% e il 27,43% al senato.

Ma la débâcle assoluta l’abbiamo proprio in Calabria: dalle politiche del 2008 perdiamo 150.000 voti, e dalle regionali 2010, famose per la clamorosa sconfitta che ha portato il PD calabrese al commissariamento, perdiamo oltre 100.000 voti. E allora cominciamo a parlare il linguaggio della verità.

E parto dalle dichiarazioni del commissario regionale Alfredo D’Attorre secondo cui «un’interpretazione in chiave prettamente localistica del risultato è fuori luogo. In ogni caso bisogna avere sempre come punto di riferimento i dati di partenza del 2010». E li abbiamo visti. Se consideriamo che proprio da quelle regionali è in corso un’azione di commissariamento il dato risulta ancora peggiore. D’Attorre sostiene poi che in Calabria c’è stata la maggiore capacità di recupero. È di tutta evidenza che con il disastro provocato dal centro-destra nella Regione, la nostra coalizione avrebbe dovuto stravincere e non “quasi annullare il divario”.

Allora mi aspetterei dal Commissario del PD calabrese un’analisi seria e responsabile a cominciare dai dati che riguardano le città di Cosenza, Catanzaro, Lamezia, Reggio Calabria e Crotone dove si registrano percentuali senza precedenti. Perché è vero che è riduttivo parlare del dato localistico in elezioni politiche gestite da questa legge elettorale, ma è pur vero che i risultati, soprattutto al Senato, fanno contare le singole Regioni.

E allora a D’Attorre chiedo di interrogarsi sul perché i calabresi non si sono riconosciuti e non hanno votato questo PD. E non si tratta certo solo della crisi che qui si avverte ancora più del Nord, come ha dichiarato Bersani. Si tratta delle risposte che il PD ha dato in questi anni ai cittadini, si tratta dell’opposizione che avrebbe dovuto fare al centro-destra, si tratta delle candidature a queste politiche, calate dall’alto nonostante un’apparenza di primarie e che sono frutto di aggiustamenti interni funzionali a riproporre logore alleanze interne che avevano già portato il PD calabrese al macero.

Perché un calabrese avrebbe dovuto entusiasmarsi a votare una toscana, o un siciliano a rappresentanza della Sua terra. E perché avrebbe dovuto entusiasmarsi o riconoscersi in candidati che hanno distrutto direttamente o indirettamente la nostra regione?

Allora credo sia urgente e apprezzabile che il commissario regionale di fronte a questi dati rassegni le dimissioni. Anzi che le rassegnino tutti coloro i quali hanno avuto responsabilità dirette nel crollo della perdita dei consensi verso il nostro Partito e nella gestione di una campagna elettorale inadeguata e improvvisata.

Per non parlare del risultato clamorosamente fallimentare del PD di Lamezia, giunto addirittura al 15%, i cui organismi devono essere immediatamente azzerati per fare finalmente un congresso vero e non cadaverico come quello della scorsa estate.

Senza ulteriori tatticismi e irresponsabili rinvii si proceda a fornire al Sindaco Speranza un’ampia rosa di nomi, perché il PD rientri nell’esecutivo della città, rispettando così la volontà espressa dai cittadini.

Chiara Macrì PD

Rifiuti. La Regione bloccherà i soldi dovuti dai comuni

Venerdì, 01 Marzo 2013 21:59 Pubblicato in Calabria

Ogni cosa ha un inizio ed una fine. Anche l’emergenza ambientale. Anche i commissari straordinari che sono stati inviati dal Governo per trovare soluzione al problema dalla mancata raccolta differenziata in Calabria e che dopo 15 anni lasciano se possibile le cose peggio di come le hanno trovate e la Regione sta acquisendo tutti gli atti del Commissario Speranza.

Certo che si tratta di responsabilità condivise, con il Governo, ed in particolare il Presidente del consiglio dei ministri ed il all’ambiente, e la regione Calabria, ed in particolare il presidente della Giunta e l’assessore all’ambiente, le province, i sindaci. Né riteniamo si possano escludere i calabresi.

Ora dopo 15 anni il commissario per emergenza va via e tutto passe nelle mani dell’assessore regionale all’ambiente, nel nostro caso dell’assessore Pugliano.

Ed alla regione passano anche crediti e debiti.

Molti crediti dai comuni.

Crediti da esigere con urgenza per pagare i debiti ed evitare l’ulteriore irreversibile paralisi del sistema di smaltimento dei rifiuti.

Ed allora ecco la dura lettera che Pugliano ed il direttore generale del Dipartimento hanno inviato ai sindaci, tanti sindaci, per chiedere il pagamento del dovuto per i conferimenti della spazzatura.

Non è il solito invito che faceva il commissario invitando alla responsabilità. No! Questa volta si è pronti, forse obbligati, ad intimare la mancata corresponsione di somme regionali a disposizione o di contributi.

In sostanza se la regione deve 100 ad un comune e da questi avanza 50 provvederà a corrispondere la differenza.

Ma se la regione deve 10 ed avanza 100, allora la regione dovrà trattenere tutto ed il comune dovrà attendere ai suoi obblighi con mezzi finanziari propri.

Insomma, se l’assessore dice sul serio i comune si troveranno nei guai e dovranno trovare una soluzione immediata al pagamento dei debiti

Non solo ma non si esclude che i comuni adempienti possano citare la regione per responsabilità atteso la sostanziale diversità di comportamento.

Sembra che de1 409 comuni solo 210 siano inadempienti, ma anche questi abbiano da poche migliaia a milioni di euro di debiti.( la sola Cosenza, si dice, abbia 15 milioni di euro di debiti e per questo ha dichiarato consapevolmente il predissesto).

Né si esclude un intervento della Corte dei Conti.

Ma ecco cosa dice la lettera: «Come è noto, il Dipartimento Politiche per l'Ambiente ha in itinere il subentro nelle competenze già in campo all’Ufficio del Commissario per il superamento dell’emergenza nello smaltimento dei rifiuti urbani nel territorio calabrese. Tra le attività in campo al predetto Ufficio, rientra quella afferente alla riscossione della tariffa di smaltimento dei rifiuti urbani, che ogni Comune, in funzione della produzione e della destinazione finale, deve corrispondere. Soltanto la puntale riscossione della tariffa consente, infatti, di far fronte alle spese necessarie per il pagamento dei diversi gestori degli impianti di trattamento e/o smaltimento, in assenza del quale insorgono, come del resto sta accadendo, disservizi e difficoltà nella raccolta e conferimento dei rifiuti. L’Ufficio del Commissario ha recentemente comunicato al Dipartimento una situazione di generale insolvenza o di perpetrato ritardo del pagamento di quanto dovuto dai Comuni, quantificando il corrispondente debito nella cifra di circa 150 milioni di euro, alla data del 31.12.2011».

«A fronte di ciò, lo stesso Ufficio ha evidenziato l’attuale impossibilità di fare fronte ai pagamenti dei gestori, i quali, a loro volta, rendono conto che non sono nelle condizioni di anticipare ulteriori somme ai dipendenti nè, tantomeno, di retribuire gli autotrasportatori che devono condurre gli scarti delle lavorazioni nel sito di smaltimento finale. Tutto ciò sta provocando la interruzione delle attività di ricezione e lavorazioni dei rifiuti negli impianti, essendo ormai sature le piazzole di stoccaggio temporaneo, con le note conseguenze di criticità igienico-sanitaria, ambientale e sociale. Da quanto trasmesso dall’Ufficio del Commissario, sullo stato dei pagamenti, si sollecita quindi a procedere con il saldo di quanto dovuto e non rateizzato, mediante versamento urgente, nella contabilità speciale, ancora accesa in favore della Struttura Commissariale. Per gli importi rateizzati, si invita al mantenimento degli impegni assunti, pagando le rate alle scadenze prefissate. Per fare uscire la Calabria dall’emergenza degli ultimi mesi, che ha determinato un’invasione di rifiuti per le strade di tutti i Comuni è fondamentale che ogni ente (in specie Regione e Comuni), ciascuno per le rispettive competenze, provveda a svolgere il proprio ruolo con responsabilità e spirito di fattiva collaborazione. In tale contesto, il Dipartimento, titolato a subentrare all’Ufficio del Commissario, porrà in essere ogni azione, anche di natura coercitiva, ancorchè nei limiti di legge, per giungere ad una definitiva soluzione. Il Dipartimento provvederà a monitorare l'effettivo adempimento di quanto richiesto, riservandosi eventualmente ogni azione ritenuta opportuna, ai fini del recupero coattivo del debito, compreso l’utilizzo della previsione di cui all’art. 40 ter della legge regionale 4 febbraio 2002 n.8, laddove si dispone che la Regione può, nel rispetto del principio di proporzionalità e con adeguata motivazione, disporre il fermo amministrativo di somme, in via di liquidazione o già liquidate, al fine di tutelare una propria ragione di credito.Tale fermo amministrativo sarà esteso a tutte le somme che, a qualsiasi titolo, ogni dipartimento regionale, che sarà a riguardo opportunamente notiziato, deve corrispondere ai Comuni interessati. Eventuali profili di danno erariale, di responsabilità amministrativa, contabile, penale, anche conseguenti alla necessità di dover corrispondere interessi per ritardato pagamento, saranno tempestivamente notificati agli organi giudiziari competenti, per le valutazioni del caso”

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