Si tratta di Filippo D'Aprile, 52 anni, piccoli precedenti penali, titolare del distributore di benzina Agip nei pressi di Belvedere.
Alla base dell'omicidio dell'anziana ci sarebbe stato, quindi, un tentativo di rapina attuato con la minaccia di un'arma da taglio. Successivamente il D’Aprile avrebbe stretto le mani al collo per farsi rivelare il posto in cui nascondeva le chiavi della cassaforte contenente un consistente quantitativo di denaro contante e depositi bancari e postali.
Sono stati trovati, infatti, all'interno della cassaforte a muro 37.950,00 euro, oggetti in oro e documentazione bancaria e contabile, attestante tra l'altro la stipula di polizze vita, acquisti obbligazionari e investimenti in diamanti.
Stando alle informazioni da parte degli investigatori sarebbero stati 2 i tentativi di rapina.
Il primo il giorno 26 ottobre 2012 quando con il viso coperto da un passamontagna, avrebbe tentato di introdursi nell'abitazione del parroco per svaligiare la famigerata cassaforte di cui l'uomo conosceva esattamente l'ubicazione ma quando a causa di un ritardo imprevisto si sarebbe scontrato con il sacerdote pestandolo a sangue per poi darsi alla fuga.
Il secondo finito tragicamente per la signora Iolanda.
La soluzione del dilemma e l 'identificazione del responsabile dell'omicidio grazie al RIS di Messina che ha confrontato un campione di saliva prelevato da una tazza di caffè bevuta da D'Aprile con il DNA presente nei capelli ritrovati sul passamontagna e nelle tracce di sangue rivenute nell'appartamento.
Il D’Aprile era pratico del palazzo perché nello stesso abitava la suocera che, al momento, sembra estranea alle vicende in quanto nei giorni degli eventi pare fosse fuori casa.
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I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito il fermo di una persona indiziata dell’omicidio di Iolanda Nocito.
Come si ricorda Iolanda Nocito era la madre del parroco di Belvedere don Marcello Riente.
Il delitto è avvenuto a Belvedere il 4 gennaio scorso.
La vittima venne trovata proprio dal figlio e parroco don Marcello Riente esanime , imbavagliata e con colpi alla testa.
Durante le indagini emersero anche compravendite di diamanti di cui si sarebbe occupata la donna.
Maggiori particolari verranno resi noti in una conferenza stampa che si terrà in mattinata 9 luglio al Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza.
Forte l’attesa nella comunità belvederese.
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La vicenda è quella dell’omicidio di Iolanda Nocito, l’anziana madre di don Marcello Riente, massacrata nella sua abitazione a Belvedere Marittimo il 4 gennaio scorso.
Un omicidio che ha visto la presenza dei Ris che hanno effettuato tutti i rilievi necessari ma dai quali secondo le informazioni della stampa locale “non hanno fornito tracce riconducibili a persone estranee, segno che chi ha agito sapeva come muoversi e cosa fare”.
Non solo, ma la stampa nei giorni scorsi ha evidenziato che “Nella cassaforte aperta dagli investigatori dopo l'omicidio,( è stata trovata ndr) una ingente cifra di denaro, ma anche titoli e diamanti”.
In relazione a quanto la stessa stampa locale ha riportato che “Il parroco, intanto, attraverso l'avvocato difensore Gino Perrotta ha fatto sapere di essere totalmente all'oscuro delle presunte attività della madre e, anche, del contenuto della cassaforte”.
Il parroco ha fatto anche sapere, tramite il legale, di non aver mai prestato denaro.
Non sembra escludibile quindi un diretto collegamento tra l'aggressione subita dal parroco ad ottobre 2012 e l'omicidio della madre Iolanda Nocito.
Al vaglio della Procura di Paola i depositi bancari del prete e della madre.
Ad affermarlo è il procuratore di Paola, Bruno Giordano, facendo il punto sull'omicidio della madre del parroco di Belvedere Marittimo.
“ Al momento siamo impegnati a verificare ed incrociare i dati relativi ai conto correnti intestati a don Marcello Riente e alla madre”
Non solo ma il PM paolano chiarisce che “Dalle nostre indagini non emerge alcun presunto traffico di diamanti”, come sostenuto da certa stampa locale.
Insomma le indagini, che, ovviamente, non possono tralasciare alcuna ipotesi, sembrano essere fortemente indirizzate sulla rilevante disponibilità finanziaria riconducibile al sacerdote. Non solo in casa è stata trovata una notevole somma di denaro in contanti “stranamente” non rubata ma sui conti correnti e i depositi intestati al parroco e alla madre risultano continui versamenti di denaro, senza prelievi.
Non appare a tal punto illogico chiedersi “da dove arrivava tutto questo denaro? Come faceva un semplice parroco ad avere tanta disponibilità?”
Non aiuta per la ricerca della verità il forte riserbo dietro il quale si trincera don Riente, riserbo mantenuto anche per la sua aggressione dell’ottobre scorso.
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Cetraro