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Redazione TirrenoNews

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“Amantea, l’infelice citta'”.

Venerdì, 29 Maggio 2015 11:52 Pubblicato in Cronaca

Ci sembra indispensabile conoscere la storia per capire bene( o meglio) il presente ed il futuro di Amantea. La storia non nota, quella nascosta, celata, per varie ragioni. Cominciamo con Astolphe de Custine.

 

Lo scrittore francese Astolphe de Custine passò da Amantea nel 1812 insieme con l'archeologo e storico dell'arte francese Aubin-Louis Millin e il pittore prussiano Franz Ludwig Catel.

Di questo passaggio resta un disegno di Franz Ludwig Catel della zona Marinella di Oliva ed una lettera di de Custine.

Il giovane marchese de Custine, partendo da Napoli per la Sicilia, si aspettava di trovare in Calabria il “mondo delle favole”, un paese dove “per vedere è necessaria l’immaginazione”.

De Custine entra in Calabria sdegnato delle grossolanità che sulla Calabria si rovesciano, dopo la sconfitta contro Napoleone, insieme con la coscrizione obbligatoria per le guerre di Germania e di Russia .

Dopotutto, Astolphe aveva avuto il padre e il nonno, rivoluzionari benché moderati, assassinati da Robespierre.

La Calabria in realtà non fu mai domata, tant’è che nel 1812 il generale Manhès continuava a tagliare teste e rubare il rubabile, e anzi se ne vanterà, dopo che Custine lo denunciò.

La repressione feroce e costante fu all’origine del “brigante”, epiteto che i napoleonidi impressero indelebile sulla Calabria: Manhès, rileva de Custine indignato, parla di “ottomila briganti”, ma “i soldati non sono banditi”.

L’insolenza francese era senza limiti, una insolenza che Duret de Tavel, memorialista che era stato ufficiale di Manhès, bene esprime: “I Calabresi sono dunque, realmente, degli assassini”.

E de Custine cita un detto: “Le vecchie, in Francia, quando vogliono indicare un uomo spacciato, dicono: il tourne la Calabre”.

Custine non è il solo francese critico della liberazione della Calabria, tutti gli altri memorialisti dell’epoca lo sono: Courier, ufficiale napoleonico come Duret deTavel, e lo stesso Duret de Tavel.

 

E de Custine nel suo viaggio mordi e fuggi (tutta la Calabria in 45 giorni) fu capace di vedere senza compiacenze, e raccontare senza partito preso, nulla tacendo, tantomeno la forza dell’odio, specie “nel cuore delle donne”, che conduceva alle faide.

Le sue Lettere dalla Calabria sono lettere svelte e incisive.

Seppur de Custine avesse fama di persona vanesia e di scrittore superficiale dovunque sia stato ha visto giusto.

E’ il caso della descrizione dei calabresi quando dice che i “taciturni calabresi” somigliano ai normanni: “Come loro sono chiusi, cavillosi, attaccabrighe, e godono della collera altrui. Questo rapporto tra la Magna Grecia e la Bassa Normandia, che forse risale al tempo di re Ruggero, è più sorprendente che piacevole”.

Ed è certamente il caso di Amanta di cui scrive: “ Abbiamo trascorso una notte ad Amantea, una città sottoposta dai briganti a un blocco di nove mesi e a un assedio di quarantasei giorni.

La guerra vi ha creato diverse fazioni che ancora si contrappongono: padri, fratelli, tutti si detestano, si divorano, si tradiscono!

È il Medioevo, a parte l’entusiasmo.

O, forse, è esattamente la stessa cosa: ciò che manca ai nostri occhi è solo la vernice del tempo.

Il nuovo comandante della piazza ha tuttavia ristabilito un po’ d’ordine in questa infelice città.

Ed ecco il suo segreto: due volte la settimana ha dato dei balli avendo cura di invitarvi i vari capi dei partiti cittadini.

 

Vale la pena di essere calabresi, non partecipare in nessun modo alla civilizzazione, vivere di cipolle crude contese ai maiali per deporre le armi al primo suono di violino!

Se gli uomini sono dovunque gli stessi, a cosa serve viaggiare? Del resto, in Calabria ogni città è una nazione. I popoli della costa non somigliano a quelli dell’interno: gli albanesi sono diversi dagli abitanti delle pianure e, infine, non c’è accordo né nei costumi né nelle idee di questa regione. Quello che si chiama il popolo calabrese è un composto di tanti popoli diversi, sicché il paese che esso occupa è simile ad un mosaico, tanto sorprendente è la diversità delle razze, dei costumi, dei dialetti. In uno Stato composto da tanti popoli, gli individui cadono in una incoerenza di idee uguale al disordine politico. Non immaginerete mai la bestemmia preferita dai calabresi, e che può servire a farvi conoscere il loro spirito. Nell’esplosione della loro ira più grande, gridano: santo diavolo e Gesù maledetto!

Ecco come un popolo così cattolico offende la propria fede, anche con le parole! In Italia si apprende che l’incoerenza non sempre è la strada della follia, ma che, al contrario, essa conduce all’indifferenza che è l’abuso della ragione. Amantea, 1812 “

Roba da restare allibiti! L’Italia ospita i profughi dell’Africa e dell’Asia ma non fa nulla per gli “taliani” nati e pasciuti nella nostra nazione (ma è una nazione?).

Non è certamente il primo caso, né l’unico, ma sicuramente il più paradossale e vergognoso!

Almeno mi pare. Ma giudicate voi!

 

Abbiamo scritto di una signora che ha denunciato la propria volontà di occupare un alloggio popolare( ovviamente sfitto) visto che a giorni sarà buttata fuori dall’alloggio perché non riesce a pagare più il fitto.

Non trova un lavoro. Se lo avesse pagherebbe la casa dove vive e dove viveva con il suo compagno che il Signore si è portato via.

Si è rivolta al comune e le è stato detto che non è in graduatoria!

Ha chiesto di esservi inserita ma le è stato detto che ci vuole il nuovo bando

Ha chiesto quando sarà bandito ma nessuno le ha dato risposta

E’ disperata ma nessuno se ne cura

C’è chi invece non si dispera ed approfitta di un alloggio sotto le stelle.

Parliamo della tenda di Peppino che al momento è in ospedale.

Una tenda sul demanio marittimo che è stata giudicata abusiva con intimazione di sgombero.

Ora c’è un altro amanteano che deve lasciare la propria abitazione perché non riesce a pagare il fitto e che ha deciso di occupare abusivamente un alloggio abusivo!

Oddio forse non proprio abusivamente perchè sembra che ci sia un accordo con il legittimo proprietario

convinto che solo se occupata la sua tenda stelle sotto il cielo non sarà sgomberata e lui se e quando tornerà potrà avere ancora un simil tetto sopra la testa.

Anzi una coabitazione forse è anche una cosa buona.

I due mancati profughi potranno scambiare quattro chiacchiere , magari sbocconcellare un panino in due, non essere più soli, farsi forza uno con l’altro

Anche lui è andato al comune a presentare il suo caso chiedendo soccorso ed in specie almeno un alloggio.

Ed anche a lui è stato detto di presentare domanda di inserimento negli aventi diritto ad un alloggio popolare, ma rivoltosi all’ufficio ha avuto anche lui la obiezione che deve essere indetto il bando.

Ad ambedue qualcuno ha suggerito di attendere l’estate , di farsi una fortissima abbronzatura e di sbarcare fingendosi profughi e gridando “Allah akbar”.

Spes ultima dea. Chissà che gli credano ed anche a loro diano un letto e tre pasti giornalieri.

La processionaria aggredisce le querce di Amantea

Giovedì, 28 Maggio 2015 11:36 Pubblicato in Cronaca

E’ una situazione seria, per non dire grave.

Gli olivi sono attaccati dalla Xilella , le palme sono attaccate dal Punteruolo, i pini sono attaccati dalla processionaria.

 

Ora la stessa processionaria attacca anche le querce.

Una prima segnalazione ci viene dalle colline amanteane ed in particolare da una famiglia che ha trovato ai piedi della quercia più grande un tappeto di processionarie che si stanno spingendo intorno e sono giunte anche alla porta di casa incorniciandola.

Inutilmente il proprietario ha cercato la matassa tipica dei pini.

La processionarie nelle querce si attacca infatti al tronco e dal tronco l’animaletto scende ai piedi dell’albero.

La Processionaria è un pericoloso fitofago e le sue larve sono attive defogliatrici; infatti in caso di forti infestazioni essi possono spogliare completamente le piante ospiti, con gravi danni dovuti agli squilibri fisiologici conseguenti e con progressivi indebolimenti delle piante colpite.

Inoltre, al pari della Processionaria del Pino, posseggono peli urticanti che possono scatenare gravi reazioni nell'uomo e negli animali, a contatto con la pelle o con le mucose.

 

Le larve, di giorno, sono inattive .

E’ durante la notte che le larve escono dal nido e cominciano la loro attività trofica in modo gregario, muovendosi tipicamente in "processione" (in fila indiana) guidate dai fili di seta che vengono lasciati dalla prima larva; queste "processioni" sono facilmente visibili in primavera-inizio estate sui tronchi delle Querce.

Anche il ritorno al nido, all'albeggiare, segue la stessa modalità: in fila indiana seguendo la prima larva.

Inoltre la presenza di questi fitofagi in parchi e giardini, o comunque in luoghi frequentati dall'uomo, è particolarmente pericolosa per i nidi, spesso vicini a terra, che contengono i peli urticanti.

Insomma occorre aggredirla tempestivamente prima che infetti le altre querce!

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