
Redazione TirrenoNews
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Ora Amantea finalmente avrà un “vero” porto.
Mercoledì, 17 Ottobre 2018 11:03 Pubblicato in Campora San GiovanniL’Amministrazione comunale da un annuncio fuori dalla righe.
Eccolo:
FINANZIATO IL PORTO TURISTICO DI AMANTEA.
Si è tenuto ieri presso la Cittadella Regionale a Catanzaro , un incontro con il Vice Presidente della Regione Calabria Prof. Russo ( che ringrazio particolarmente per il suo impegno) nel corso del quale ci ha informati che il Porto del Comune di Amantea ha ottenuto il finanziamento di 3.770.000 euro richiesto per la riqualificazione e ammodernamento dello stesso.
Quello che avevamo anticipato qualche mese fa si è concretizzato. Ieri ci sono state illustrate le condizioni della convenzione per poter usufruire del finanziamento e entro la prossima settimana il Sindaco Mario Pizzino sarà chiamato alla sottoscrizione con la Regione.
L’obiettivo raggiunto è il risultato di uno impegno costante, serio e concreto messo in campo dall’Amministrazione Pizzino che ha centrato un altro importante punto del programma elettorale cioè quello di consegnare alla Città di Amantea un Porto Turistico moderno , sicuro ed efficiente che possa essere fruibile dagli utenti per 365 giorni all’anno e che possa far diventare Amantea partner turistico/commerciale di altre mete turistiche quali ad esempio le Isole Eolie.
Un Porto che possa divenire volano anche di una ripresa economica e sociale dell’intero Comprensorio, punto fermo di una politica di sviluppo con ulteriori interventi quali ad esempio il completamento della Pista Ciclabile (da Loc. Tonnara al Porto) e/o importanti finanziamenti per far affiorare lo stupendo patrimonio archeologico dell’Antica Temesa.
Questo nuovo finanziamento collocherà il Porto di Amantea, già capace di accogliere più di 300 imbarcazioni, in uno tra i porti più efficienti , accoglienti e moderni dell’intera portualità regionale , un fiore all’occhiello dell’intera costa Tirrenica Calabrese.
Andrea Ianni Palarchio
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IL CT DELLA NAZIONALE MANCINI PREMIA POSTE ITALIANE
Mercoledì, 17 Ottobre 2018 06:37 Pubblicato in ItaliadL’azienda guidata da Del Fante vincitrice del torneo di calcio tra le aziende Top sponsor della Nazionale
Roma, 16 ottobre 2018 – Si è svolta oggi a Roma, presso la sala Conferenze
dell’ufficio postale di piazza San Silvestro, la cerimonia di premiazione della squadra di Poste Italiane vincitrice della “Azzurri Partner Cup”, il torneo di calcio a 7 organizzato dalla Figc tra le aziende Top sponsor della Nazionale.
Ospiti di Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane e di Giuseppe Lasco, responsabile Corporate affairs di Poste Italiane, il direttore generale della Figc Michele Uva e Roberto Mancini, commissario tecnico della Nazionale.
"Sono molto contento per questa iniziativa e per la partnership con la Nazionale e sono ancora più fiero della nostra squadra" – ha detto l’Amministratore delegato Matteo Del Fante durante la cerimonia di premiazione. I giocatori della squadra di Poste Italiane, che hanno battuto in finale i campioni uscenti della Fiat ai calci di rigore, provengono da diverse parti d’Italia e da differenti realtà aziendali.
Tutte le fasi della competizione, dalla preparazione alla finale sullo storico campo di Coverciano fino alla premiazione di oggi. Oltre alla “Azzurri Partner Cup”, Poste ha portato a casa anche il premio per il miglior portiere assegnato a Luca Fava.
A premiare tutti i “campioni gialloblu” è stato il Commissario Tecnico degli azzurri Roberto Mancini che ha consegnato ai giocatori il pallone ufficiale della Nazionale autografato.
Poste Italiane è la più grande rete di distribuzione di servizi in Italia. Le sue attività comprendono il recapito di corrispondenza e pacchi, i servizi finanziari e assicurativi, i sistemi di pagamento e la telefonia mobile. Con una storia di oltre 150 anni e grazie a una rete di 12.800 Uffici Postali, più di 135 mila dipendenti, 510 miliardi di euro di masse gestite e più di 34 milioni di clienti, Poste Italiane è parte integrante del tessuto sociale e produttivo del Paese e rappresenta una realtà unica in Italia per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte della clientela.
Poste Italiane
Media Relations
Nel 1736 la Camera Marchesale decise di imporre una nuova gabella sulla macina dei grani, precisamente 3 carlini per tomolo di grano e 2 carlini per tomolo di grano d’india.
Tale tabella costituiva il cespite più gravoso, pari quasi al doppio della tassa cives che colpiva direttamente i fuochi.
Al tempo c’erano 7 gabelle che davano poco più di un sesto della gabella della macina.
La introduzione della gabella avvenne con il consenso degli amministratori delle università.
Contro questa gabella si mosse la protesta della popolazione.
Inizialmente si tentò di chiedere l’intervento regio per ridurre il peso fiscale.
Poi la situazione sfuggì di mano ed il 5 novembre 1736 a Paola si verificò una sommossa.
La città era governata dagli Spinelli, una famiglia al culmine della potenza politica, i quali erano anche principi di Cariati e di Scalea, e Giuseppe, fratello del Marchese di Fuscaldo, era cardinale arcivescovo di Napoli nel 1735.
La popolazione, colpita dalla pressione fiscale, si riversò sulle strade guidata da Francesco e Nicola Barone e dal chierico Mazzei.
La sommossa durò due mesi, durante i quali furono incendiate le case dei notabili e dei gabellieri feudali.
Tanto potenti da spingere Bernardo Tanucci, ministro di Carlo III, a parlare di Spinelleria, specialmente quando nel 1746 l'arcivescovo chiese la restaurazione del Santo Uffizio ed ottenne dal re Carlo un deciso rifiuto.
Il feudatario Tommaso Francesco Spinelli su costretto ad asserragliarsi nel castello.
Poi , il 6 gennaio 1737, cessò, grazie all'intervento del clero locale.
I capi della sommossa si riunirono nel collegio dei Gesuiti e qui il padre lettore catalano arringò la folla esortandolo alla pace.
I capi della rivolta furono tutti arrestati.
La repressione della rivolta di Paola fu violenta ed il capo degli insorti, Nicola Barone, fu tradotto a Cosenza e condannato a morte.
Gli altri furono condannati a pene più lievi ma vennero strapazzati e “de fatto martoriati” dal marchese Spinelli
La gabella sulla macina dei grani.
Il termine “Gabella” (dall’arabo dialettale gabēla, variante di qabāla – lett. “versamento” -, passando per il latino medievale gabulum) indicava, nel diritto tributario all’origine in Francia e in Italia, le imposte indirette sugli scambi e sui consumi di merci. Erano riscosse da esattori particolarmente invisi alla popolazione, i gabellieri, figura a metà fra l’ufficiale pubblico e il libero concessionario in proprio.
Le gabelle sui generi alimentari di prima necessità (grano ecc.) erano spesso applicate in maniera onerosa ed abusiva.
Tristemente famosa era la gabella sul sale, istituita in Francia nel XIV secolo. La gabella emigrationis era la tassa corrisposta da un emigrante per il capitale che portava con sé. La gabella hereditatis era la tassa dovuta per mandare all’estero un dono o un’eredità.
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