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Secondo gli inquirenti si tratta di Danilo Torcasio e di Francesco Tropea, i quali durante la fuga hanno cercato di disfarsi di 200 grammi di eroina.

Ieri sera 15 aprile i militari dell’Aliquota Radiomobile stavano eseguendo un normale controllo sulla SS 18 all’altezza del cosiddetto Bivio Palazzo quando, erano le 18.00 circa, una Seat Leon di colore nero con i due soggetti a bordo viene invitata a fermarsi. Dopo aver dato l’impressione di rallentare improvvisamente l’auto accelerava e forzava il posto di controllo peraltro mettendo a rischio la vita degli stessi due Carabinieri. Iniziava così un immediato inseguimento per le vie di Lamezia al quale partecipavano alcune pattuglie del Nucleo Operativo in servizio perlustrativo.

Dall’auto veniva lanciato un sacchetto in plastica trasparente contenente 200 grammi di eroina.

I due riuscivano a sfuggire ma tutta Nicastro veniva posta sotto controllo fino a quando i carabinieri li trovavano all’interno di una palazzina nel centro di Nicastro nei pressi di Piazza d’Armi. Per tali ragioni, a seguito dei gravi indizi nei confronti dei giovani, gli stessi dopo esser stati dichiarati in stato di arresto, sono stati successivamente tradotti presso la locale casa circondariale di Lamezia Terme così come disposto dall’Autorità Giudiziaria

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Riceviamo dal Comitato Ricostruiamo il ponte sul Savuto e pubblichiamo la seguente LETTERA APERTA

All Sig. Giovambattista Romano

C/o Gazzetta del Sud

Egr. Sig. Romano, Le scriviamo in merito al suo articolo (Gazzetta del Sud, 8 aprile u.s.), in cui espone le ragioni del Presidente Ruperto nel voler sciogliere il Comitato “Ricostruiamo il ponte Savuto”.

Sinceramente non comprendiamo né il senso e né la necessità di un simile intervento, né da parte sua né da parte del Presidente Ruperto.

A parte il taglio fiabesco, e le innumerevoli imprecisioni, che denotano una scarso approfondimento della vicenda, ci saremmo aspettati dalla stampa meno metafore e più ciccia: la questione è il PONTE o l’attribuzione di un titolo di PRESIDENTE? Forse i signori con cui Lei ha parlato hanno trascurato di dirle che il comitato non si è mai dato un presidente, ma un semplice ufficio di coordinamento.

Chissà perché dopo tanto tempo dallo scioglimento del Comitato, da noi annunciato immediatamente, Lei ritiene giornalisticamente interessante porre tanta attenzione su ciò usando poi un lessico così pittoresco, prestandosi, ci consenta, ad una vera e propria operazione di killeraggio nei riguardi di chi dedica il proprio tempo nel perseguire una causa comune conducendo una battaglia di civiltà. Questi metodi riportano la memoria ad antichi retaggi di una politica becera e arcaica, basata sul tentativo di screditare l’avversario e non di esporre le proprie legittime ragioni ed opinioni, che evidentemente sono inconsistenti o non argomentabili.

Una simile vicenda era già avvenuta tempo fa, ed è proprio da li che Lei dovrebbe partire se veramente interessato a capire le ragioni di scioglimento del Comitato.

Noi crediamo che un giornalista, specie se di prestigio, come Lei è, debba sempre verificare le proprie fonti e non lasciarsi incantare da sirene, falchi, colombe, o tantomeno da iene.

Detto ciò, la invitiamo ad un confronto dialettico presso la tana dei lupi famelici, cioè nei pressi del ponte. Non fraintenda, sarà un confronto civile, niente più di una chiacchierata tra amici, nel corso della quale potrà verificare di persona la ferocia di chi Le scrive e ascoltare le argomentazioni per le quali intendono spendersi e non i pettegolezzi di chi non sa, o non ha, nulla da dire o teme di essere oscurato da altri.

Speriamo non Le dispiaccia se per l’occasione estendiamo, sin da ora, l’invito ad alcuni suoi colleghi. Non ci dispiacerebbe la presenza del PRESIDENTE Ruperto a cui Lei, se lo vorrà, potrà accompagnarsi, sarà per noi l’ennesima occasione per accoglierlo fraternamente come sempre avvenuto in passato.

Noi VOGLIAMO IL PONTE e non partecipiamo a squallide risse da bettole di quarto ordine, anche perché non siamo avvezzi a simili frequentazioni.

L’aspettiamo giorno 12 aprile alle ore 15 e 30 nei pressi del ponte (sponda lato Nocera).

Saverio Rocchino e Filippo Motta

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Le persone indagate sono ex amministratori e tecnici del Comune di Gizzeria, funzionari e dirigenti della Regione Calabria. L'indagine fu avviata dalla Procura di Lamezia Terme e la posizione dei 25 indagati fu stralciata e inviata ai magistrati di Catanzaro per competenza territoriale. E' iniziata stamane a Catanzaro l'udienza preliminare nei confronti di 25 persone accusate a vario titolo dei reati di falso ideologico, abuso d'ufficio e reati ambientali nell'inchiesta sui presunti illeciti nella realizzazione del porto turistico 'Il Delfino' a Gizzeria. Le persone indagate sono ex amministratori e tecnici del Comune di Gizzeria, funzionari e dirigenti della Regione Calabria. L'indagine fu avviata dalla Procura di Lamezia Terme e la posizione dei 25 indagati fu stralciata e inviata ai magistrati di Catanzaro per competenza territoriale. Dopo una serie di eccezioni preliminari il pubblico ministero Domenico Guarascio ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di tutti gli indagati. Il giudice Assunta Maiore ha poi rinviato l'udienza al 16 maggio prossimo. Gli indagati sono Antonietta Aiello, 44 anni di Lamezia, e Filadelfio Fedele, 61 anni di Lamezia, rispettivamente amministratore e gestore della 'Fedilbarc'; i componenti del nucleo Via del dipartimento ambiente della Regione Calabria, Giuseppe Graziano, Giuseppe Cortone, Antonio La Rosa, Raffaele Mangiardi, Giuseppe Melfi, Giuseppe Putrino, Francesco Salatino, Vincenzo Schirinzi, Andrea Sposato, Luciano Matragano, Franco Labonia, Walter Canino, Antonino Genovese e Luciano Pelle; del progettista dell'opera Antonio Pelle; dei dirigenti regionali Giuseppe Iacopino, Claudio Bertullo, Rita Mattia, Salvatore Gallelli; del responsabile del procedimento Angelo Colaci; dell'impiegato del Comune di Gizzeria Sarino De Sensi; del tecnico esterno del Comune, Ottorino Roppa, e del progettista e direttore dei lavori di una variante dell'opera, Francesco Nicolazzo. L'accusa sostiene che il progetto prevedeva che una parte dell'area destinata alla realizzazione dell'opera era di importanza comunitaria. Nonostante i vincoli a cui era stata sottoposta l'area, il dipendenti del Comune di Gizzeria ed i dirigenti regionali avrebbero comunque autorizzato la realizzazione del porto. (ANSA)

 

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