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Redazione TirrenoNews

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Il ns collaboratore per gli articoli sulla salute e la sanità dr Andrea Ianni Palarchio ci segnala un’altra chicca medica tutta italiana ed aggiunge “Hai visto mai che il rame è responsabile dell'Alzhaimer ?”

“Un esame del sangue made in Italy predice il rischio di ammalarsi di Alzheimer. Misura gli eccessi di rame nel sangue che possono triplicare il rischio di demenza senile.

I risultati di uno studio dell’Università Cattolica - Policlinico A. Gemelli e Fatebenefratelli di Roma e Brescia sul ruolo del rame nello sviluppo della malattia pubblicato su “Annals of Neurology”. La prospettiva è ridurre la probabilità di ammalarsi abbassando le concentrazioni di rame nel sangue di soggetti a rischio.

Ricercatori dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma e Ospedale Fatebenefratelli di Roma (Fondazione Fatebenefratelli, AFaR) e IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli Brescia, hanno sviluppato e testato con successo un test del sangue per predire il rischio di ammalarsi di Alzheimer misurando le concentrazioni plasmatiche di rame nel sangue di soggetti a rischio. Si tratta di un metodo brevettato, attualmente non disponibile in altri laboratori di analisi perché misura esclusivamente il rame “libero” (non legato a proteine) nel sangue e quindi capace di circolare fino al cervello ed andare a danneggiarlo. L’esame è già disponibile anche presso il Policlinico A. Gemelli.

Questo traguardo è stato ottenuto da una ricerca iniziata presso il Fatebenefratelli, coordinata dal professor Paolo Maria Rossini, ora direttore dell’Istituto di Neurologia del Policlinico A. Gemelli, grazie ad uno studio di cui è responsabile la dottoressa Rosanna Squitti, ricercatrice della Fondazione Fatebenefratelli.

Il test è stato convalidato in un lavoro appena pubblicato sulla rivista Annals of Neurology, sperimentandolo su un gruppo di 141 soggetti ad alto rischio di ammalarsi di Alzheimer in quanto già colpiti dal cosiddetto “lieve declino cognitivo” (un disturbo della memoria che può spesso essere l’anticamera dell’Alzheimer). Tutti i soggetti, su cui è stato eseguito il test del rame con un semplice prelievo di sangue, sono stati monitorati mediamente per quattro anni per vedere chi sviluppava la malattia di Alzheimer e chi no. Si noti che l’innovazione di questo test consiste nella possibilità di misurare la quota di rame definito come “rame non-ceruloplasminico”, ovvero che si muove liberamente e raggiunge più facilmente il cervello.

Lo studio dimostra che chi ha concentrazioni plasmatiche di rame libero superiori alla soglia massima dei soggetti sani ha un rischio circa triplicato di ammalarsi di Alzheimer, a parità di livello di declino cognitivo presente al momento del prelievo.

In altri termini il rischio di sviluppare l’Alzheimer è di circa 3 volte più alto (triplicato) nei soggetti con molto rame “non-ceruloplasminico” nel sangue rispetto a quelli con una concentrazione normale di questo metallo.

Il morbo di Alzheimer è la forma più frequente di demenza senile: è una grave malattia neurodegenerativa dalle origini complesse, legata all’accumulo di frammenti di proteina beta-amiloide nel cervello, frammenti che intossicano e uccidono i neuroni in aree chiave per memoria e apprendimento. “Pensiamo che in circa il 60% dei casi di Alzheimer il rame svolga un ruolo significativo nei processi patologici alla base della malattia”, afferma il professor Rossini. “Il rame arriva nel cervello e qui potrebbe reagire con i frammenti di beta-amiloide – spiega la dottoressa Squitti – provocando stress ossidativo e rendendo quei frammenti tossici, come già peraltro dimostrato da molti studi su modelli animali”.

Il prossimo passaggio – e gli scienziati stanno già conducendo questo studio grazie anche a finanziamenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – sarà quello di vedere se, riducendo il rame “non-ceruloplasminico” nel sangue di soggetti a rischio con strategie ad hoc – particolari regimi dietetici e altri interventi - si riduce la loro probabilità di ammalarsi. Lo studio durerà due anni e i primi risultati sono attesi per il 2017”.

Poche ore prima dell’importantissimo incontro di stasera( ORE 19.00 Sala Consiliare) tra l’AC Amantea e l’Amministrazione comunale, riceviamo e pubblichiamo la seguente nota di Gianfranco Suriano :

“Amantea Calcio, bene sociale da preservare senza se e senza ma”

“Con grande amarezza, leggo su alcuni organi di comunicazione che l’Amantea Calcio potrebbe estinguersi per mancanza di tifosi e sportivi disponibili a sostenere la squadra della nostra Città.

Leggo, inoltre, che in una recente riunione si è preso atto che ad Amantea c’è una netta indifferenza verso il settore calcistico.

Non so fino a che punto tale presa d’atto corrisponda effettivamente alla realtà dei fatti. Una cosa è certa: la quasi centenaria storia blucerchiata testimonia inconfutabilmente che Amantea ha scritto, nel corso dei decenni, pagine sportive indelebili, momenti d’immensa gioia ma anche di delusione per i risultati raggiunti.

La storia scritta dall’Amantea Calcio ha accompagnato migliaia e migliaia di giovani calciatori, tifosi e sportivi che così hanno trovato un momento di sana socializzazione. In tutto il mondo, il calcio ma lo sport in generale costituisce un bene preziosissimo da preservare, proprio per la grandissima funzione che esercita a favore soprattutto dei giovani e dei giovanissimi.

Da ex Commissario Straordinario della mia, nostra squadra di calcio ma anche da ex amministratore comunale assisto a prese di posizioni superficiali che denotano tutta l’insensibilità di chi le esterna.

Chi conosce il calcio sa benissimo che nel corso delle stagioni sportive, a seconda dei risultati che si ottengono e in base alla categoria che si disputa, ci può essere un seguito maggiore o minore di tifosi. Ma, questo non è il punto!

La cosa che rende preziosissima la partecipazione della squadra di calcio a un campionato, comunque dignitoso, è l’indotto sociale che si porta dietro. Mi spiego meglio.

Una squadra che partecipa al campionato di promozione, disputa anche i tornei giovanili: under 18, allievi regionali e provinciali, giovanissimi regionali e provinciali. Insomma, mediamente vengono ad essere coinvolti almeno settanta o ottanta giovani del nostro comprensorio che altrimenti potrebbero essere attratti da altre attività, non sempre sana ed educative!

Allora penso che non possa essere ridotto tutto a tam-tam da social network (ai quali riconosco una funzione ma che spesso sono veicoli, a dir poco, d’inadeguata informazione), bisogna invece rimboccarsi le maniche, in silenzio possibilmente, come ha fatto il sottoscritto anni addietro, come hanno fatto, in questi giorni, alcuni imprenditori, alcuni dirigenti dimissionari dell’ACD Città Amantea 1927 e Mister Miceli e come hanno fatto tante persone che volontariamente e gratuitamente hanno lavorato negli anni al fianco delle diverse dirigenze. A tutti le persone appena menzionate va il mio più sincero ringraziamento.

Spero, infine, che l’attuale Amministrazione comunale capisca fino in fondo la necessità di mantenere questo patrimonio sociale e metta in campo ogni azione di sostegno affinché l’Amantea Calcio possa continuare a svolgere il suo importantissimo ruolo nella nostra comunità.”

Amantea, 17 luglio 2014 Gianfranco Suriano Ex Commissario Straordinario “ACD Città Amantea 1927”

Riceviamo e pubblichiamo

Salve sono una lettrice del vostro sito e volevo denunciare una situazione che sta accadendo nel quartiere in cui vivo, cioè via Lava Gaenza.

Nei dintorni della mia abitazione girano dei gatti randagi, del tutto innocui.

Ogni tanto diamo loro da mangiare, mossi a pietà.

Ma evidentemente questa cosa non piace ad alcuni vicini.

Infatti non poche volte, ho dovuto soccorrere, insieme ad altre persone, gatti avvelenati o bastonati.

Non solo, ma in più di un'occasione sono ”misteriosamente” scomparsi i cuccioli di questi gatti,con conseguente lamentele delle mamme gatte che si aggirano miagolando incessantemente alla ricerca dei loro piccoli.

Ora, io mi chiedo, come si può fare un cosa così atroce come maltrattare un essere indifeso?

Viviamo veramente in un paese dove la civiltà ancora non è arrivata.”

In merito al tenore della lettera pervenutaci vogliamo ricordare ai nostri lettori che in diritto penale il maltrattamento di animali è un reato( previsto dall’art 544 ter del Codice penale ) ai sensi del quale:

1. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 1 anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.

2. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.

3. La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell'animale.

Un condomino o un vicino di casa può pertanto denunciare ogni eventuale comportamento mirato a determinare maltrattamenti verso un cane od un gatto presentando una denuncia-querela alla Polizia Municipale, alla Polizia di Stato, ai Carabinieri, o al Corpo Forestale dello Stato per "minaccia" ex art. 612 c.p. (punisce a querela della persona offesa "chiunque minacci ad altri un danno ingiusto"), in relazione all'art. 544-bis del codice penale (uccisione di animali), ovviamente supportando il tutto con prove di qualche tipo o dichiarazioni.

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