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UN FINE SETTIMANA DI APRILE

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gigino2020La forza bruta dell’ignoranza. Tutti i giorni della mia esistenza, oltre a scrivere qualcosa e cercare di capire al meglio le persone, continuo a leggere ininterrottamente dal primo giorno di scuola: per fare la cosa giusta e generare risultati positivi, con i metodi più aggiornati e meno dannosi che possano essere disponibili.

Mentre lo faccio, come tanti altri esseri umani, sono circondato da tante persone giuste e corrette, ma anche da tanti ignoranti e presuntuosi: un mix che uccide. L’esempio dei filmati nel pronto soccorso li descrive bene: incapaci di capire che un PS non è un parco giochi, né uno stadio nel quale essere d’impiccio con cellulari o tablet, sentendosi delle star. Persone che confondono il diritto di dire la prima idiozia che passa loro per la mente, pretendendo valore di verità e confondendola con la libertà di espressione e sentendosi autorizzati da una qualsiasi uniforme.

Non so se sta diventando più facile o non voglio davvero che lo sia. Il mio dolore è la cosa più reale che ho di mio fratello morto. Eravamo così vicini. Lo siamo sempre stati. Entrambi abbiamo modellato le nostre vite in modo molto diverso. Ero l'unico della famiglia che gli stava davvero accanto e non so come riprendermi. Non so se posso. Non so se voglio... Ci sono così tanti strati nel dolore. Tanto senso di colpa, tanta rabbia, tanta incertezza. Non ho mai sperimentato niente di simile. All'improvviso mi ritrovo ancora convinto che sia stato tutto un incubo e che presto mi sveglierò. Mio fratello. Doveva essere lì per sempre, e ora non c'è più.

Quella notte ho fatto uno strano sogno. Ero in un mio appartamento, non meglio identificato. In una camera, su un divano, dormiva mio fratello maggiore Ciccio, mentre io, nella mia, stavo leggendo un Testo molto interessante. L’autore, nel sogno a me molto familiare, da sveglio non ne ricordo il nome.

All’improvviso, mi ritrovo in casa il grande Autore. Era francese. Il viso stanco e scavato alla Eduardo De Filippo. Lo ho invitato a riposarsi sul divano del soggiorno. Lui accettò volentieri. Prima di farlo sdraiare, ho ripulito i cuscini dalle rimanenze del filo di nylon usato per la preparazione della coffa o palamito per la pesca di profondità.

Una volta ti sequestravano le biglie a scuola ed imparavi a gestire il tuo modo di debordare. Oggi mi pare che i più deficienti siano proprio gli adulti. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti noi, la tristezza come momento psichico di introversione viene visto come pericoloso e genera non poche paure, del resto alimentate e sostenute dalla cultura un po’ provinciale che pone un’esasperata e pericolosa attenzione verso gli aspetti esteriori della vita.

Vestirsi bene, essere in forma, essere sempre sorridenti ed ottimisti, non ammalarsi, sono alcuni dei molti precetti di una nuova religione quella del benessere ad ogni costo, e solo rispettandoli siamo visti e percepiti come individui sani e “normali”. La persona triste ha invece la necessità di spostare la sua riflessione verso l’interno, ad ascoltare quelle sensazioni di disagio che emergono come ombre dalla nebbia, spesso sono sensazioni di uno struggente vuoto culturale. Già Aristotele, nell’antica Grecia, parlava della tristezza, del suo assumere numerose forme e della sua instabile fluttuazione, ma proprio per questa mutevolezza, per questa intrinseca capacità di trasformazione.

Dopo qualche tempo sono ritornato nel soggiorno e ho trovato, seduti accanto al divano, l’amico per eccellenza Orly e il mio padre culturale Enrico Musacchio. I due stavano intrattenendo, in mia assenza, l’Autore francese che stavo leggendo. Mio fratello Ciccio non c’era più.

Come può succedere solo nei sogni, mi sono ritrovato da solo seduto accanto al Filosofo e con il Suo libro in mano, e gli chiedevo alcune cose che non mi erano state molto chiare durante la lettura. Lui, pazientemente, accettò di buon grado di farlo anche perché aveva notato il mio interesse verso il contenuto del libro: la Bellezza.

Sono qui seduto a scrivere di questo sogno, non tanto per il contenuto dello stesso, ma per invitare qualche giovane genio a creare una macchina da presa in grado di riprendere i sogni nel momento del loro realizzarsi.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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