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archivioSono ormai molto numerose le aziende che decidono di integrare nei propri processi di lavoro dei sistemi di archiviazione documentale; questo strumento viene ormai riconosciuto come un elemento di gestione aziendale dalle grandissime possibilità, grazie al quale si possono davvero rilevare riduzioni dei tempi e dei costi e incrementi sensibili dell’efficienza. Non sempre, però, all’interesse corrisponde la conoscenza; l’Italia soffre ancora di una diffusa riluttanza ad acquisire pienamente gli strumenti dell’informatica e perfino i suoi termini, tanto che spesso leggere la brochure di un sistema di gestione documentale – o anche, semplicemente, un articolo sull’argomento in qualche rivista di settore – può far incontrare sigle del tutto indecifrabili. Con l’aiuto di un’azienda tutta Italiana fra le più importanti del settore, la Datasis, abbiamo stilato una lista delle sigle più importanti e utili da conoscere:

OCR

OCR sta, in inglese, per Optical Character Recognition, ossia “Riconoscimento ottico dei caratteri”. Cosa significa? Significa che un sistema OCR è capace di riconoscere, nella scansione di un documento, i simboli alfanumerici, e considerarli appunto come tali e non come immagini. Questo significa che un testo scansito diventa subito digitale, e che quindi il sistema può riconoscerne il contenuto per trarne indici o dati utili. È una delle funzioni più utili ed importanti nell’archiviazione documentale.

WFM

Anche WFM è una sigla inglese, e sta per Workflow Management, che si traduce con “Gestione del flusso di lavoro”. Di che si tratta? È molto raro che in un’azienda un documento sia opera di una sola persona; la maggior parte passa da diverse figure, che lp completano, lo verificano, e magari ne approvano l’utilizzo. Una buona gestione documentale deve necessariamente integrarsi in questo flusso di lavoro, ma deve anche facilitarlo e migliorarlo, sempre senza – e questa è la sfida – diventare intrusiva o ostacolarlo.

EDC

EDC è la sigla che indica Electronic document capture, ossia cattura elettronica dei documenti. Se vogliamo è la base stessa del concetto di archiviazione documentale, dato che questa consiste innanzitutto nella conversione dei documenti da un formato cartaceo a uno digitale. L’EDC consiste sia in questa fase che in tutte quelle che ne derivano, quindi la scansione, il riconoscimento del testo, e ove necessario la conversione delle immagini: in breve tutti i processi che rendono possibile trasformare un intero archivio in file digitali.

EDMS

EDMS è la sigla che sta per Electronic document management system: l’abbiamo posta alla fine perché è quella che riassume un po’ tutte le funzioni di un sistema di archiviazione digitale. Un sistema di questo tipo, infatti, deve poter archiviare i documenti come file digitali in un database elettronico, indicizzarli, e permettere di ricercare all’interno dell’archivio per recuperare in pochi secondi qualsiasi specifico file.

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ufficioCome il battito del cuore è un suono emozionante, che ti fa capire l’importanza della vita, il rumore, la forza che sprigiona dal motore di un’automobile è meravigliosa, perché sei consapevole di avere a portata di mano un mezzo poderoso ed energico. Il motore è, infatti, il cuore, il punto nevralgico di ogni automobile: sarà capitato anche a te di mandare su di giri il motore solo per provare il gusto di sentire la pulsazione, la potenza ruggente che sprigiona da questa componente vitale ed indispensabile per il funzionamento del tuo veicolo.

In questo articolo scoprirai i 3 migliori motori in circolazione, secondo la classifica stilata da Ward’s. Questa associazione americana si occupa, da circa 80 anni, dell’industria dell’automobile, attraverso importanti e note pubblicazioni. Annualmente Ward’s pubblica la lista dei 10 motori più efficienti del pianeta.

In pole position i motori eco friendly e compatti

Gli attuali motori V6, i fratelli minori dei più inquinanti motori V8, V10 e V12, sono riusciti a posizionarsi in classifica. La loro potenza e le alte performance non sono infatti inferiori ai fratelli maggiori, garantendo inoltre una riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente.

Il primo posto, nel 2017, per il miglior motore è andato alla BMW M240I, il 6 cilindri con un tiro entusiasmante. In seconda fila c’è il motore ibrido della Chevrolet Volt, mentre al terzo posto il motore V6 ibrido della Chrysler Pacifica.

I motori, prima di essere giudicati, vengono testati per due mesi, alla fine dei quali vengono presi in considerazione i seguenti fattori: consumi, prestazioni e rumorosità.

Attualmente ne è risultato che il principio del downsizing, ovvero cilindrata più piccola e turbocompressori (utilizzati per compensare la perdita di potenza), è il metodo più efficace in assoluto nella produzione dei motori delle nostre auto moderne. I turbocompressori, infatti, esaltano, più di altri, le performance del veicolo e non a caso le automobili vincitrici negli ultimi anni, li hanno incorporati tutte sotto il cofano.

Turbocompressori: i componenti high tech per eccellenza

Per aumentare la potenza del motore, i turbocompressori sono la soluzione ideale ed i progettisti non possono fare a meno di inserirli, poiché le performance conferite da queste componenti non hanno precedenti. I turbocompressori hanno, infatti, lo scopo di inserire elevate quantità di ossigeno nella fase di aspirazione del motore. Questo permette un maggior afflusso di carburante, quindi altissimi valori di potenza.

Gli attuatori pneumatici, ovvero i turbocompressori a geometria variabile, si rivelano quindi essenziali nel settore automotive, ma si rivelano una risorsa preziosa anche in quello industriale.

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nastri

L’automazione ormai è davvero un fenomeno trasversale, che coinvolge profondamente tutti i più diversi campi dell’industria, ed è anzi, si può dire senza tema di smentita, diventata non più una possibilità, ma una scelta obbligata per chiunque voglia rimanere competitivo nel proprio settore. E questo vale anche per quei settori che, soprattutto nel nostro Paese, hanno più a lungo evitato questo genere di investimento, spesso per rimanere legati ad una tradizione sicuramente importante e storica, ma che non per questo può esimersi dall’accettare le necessarie e utili innovazioni.

 

Fra questi settori, sicuramente, spicca una delle eccellenze della nostra Industria, ossia quella alimentare, dove è ormai diventata quasi universalmente accettata l’introduzione di un dispositivo che già aveva conquistato grande popolarità in altri campi: ci riferiamo ai nastri trasportatori. Per scoprire come questo strumento possa essere veramente utile alle aziende alimentari, e quali siano le caratteristiche che deve esibire per integrarsi al meglio nella produzione, abbiamo scelto di rivolgere le nostre domande ad un’azienda anch’essa totalmente italiana, la Larioreti di Lecco: si tratta di una PMI specializzata proprio nella produzione di nastri trasportatori metallici.

Il settore alimentare ha bisogno di nastri trasportatori particolari?

Sì: si tratta di un settore che presenta condizioni di sollecitazione molto elevate, e quindi richiede che tutti i dispositivi utilizzati – perciò anche i nastri trasportatori – siano in grado di sostenerle. Nel caso specifico, il problema maggiore è rappresentato dalle alte temperature, che nell’industria alimentare – pensiamo ai forni di cottura – si incontrano frequentemente. Per un dispositivo con parti mobili il calore può rappresentare un ostacolo serio, dato che la dilatazione termica può compromettere facilmente i meccanismi di qualità inferiore; per quanto riguarda poi la superficie, buona parte dei nastri in gomma non potrebbe mai sostenere le temperature richieste. I nastri trasportatori in maglia metallica sono sicuramente i più adatti.

 

Ma la maglia metallica non è soggetta anch’essa a dilatazione e deformazione termica?
Naturalmente sì, come qualsiasi oggetto metallico anche la maglia usata nei nastri trasportatori risponde alle variazioni di temperatura dilatandosi e quindi tendendo a deformarsi. Il vantaggio di questo tipo di dispositivo, però, sta nel fatto che scegliendo la corretta configurazione di maglia metallica le deformazioni dovute agli sbalzi termici non danneggiano la superficie del nastro, che è costruita in modo da adattarsi a tale problema. I nastri ideali per il settore alimentare sono quelli a bordi saldati, dove la superficie trasportante è costituita da spirali metalliche ritorte trattenute da dei traversini preondulati, le cui estremità vengono poi appunto saldate. Il risultato è quello di una superficie che ha sufficiente gioco da sostenere senza danni le dilatazioni e contrazioni termiche.

Si tratta di nastri adatti anche sotto altri profili a questo settore specifico?
Sì, perché risolve anche un altro dei problemi che molti temono di incontrare, quando si parla di nastri con superficie in maglia metallica: quello che i pezzi più minuti, come se ne presentano spesso nell’industria alimentare, possano scivolare fra i fili metallici e cadere, perdendosi. La particolare costruzione di questi nastri prevede invece una maglia metallica molto stretta, che va a costituire una superficie ben uniforme e liscia, scongiurando questo pericolo. L’acciaio inox, inoltre, è un materiale perfetto per il settore alimentare, perché rimane il più facile da pulire approfonditamente.

Cogliamo l’occasione per ringraziare Larioreti della gentile collaborazione. Chiunque sia interessato a visionare i nastri trasportatori cui abbiam fatto riferimento nell’articolo può consultare il loro sito web.



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