
Ve lo presentiamo così come lo abbiamo visto. Unico giallo e maturo in mezzo a centinaia di altri limoni ancora verdi.
Ci ha meravigliato la sua forma e la sua compattezza. Al tatto infatti sembra tutta polpa.
Tutti gli altri limoni ed agrumi delle altre piante sono perfettamente normali
Ci è venuto in mente il “famoso” limone di Terzigno, quello sul quale si è scritto una enciclopedia di storie e di connessioni con l’inquinamento della zona
Ma poiché non siamo orientati a ritenere questa “aberrazione” figlia di inquinamento siamo andati a documentarci scoprendo che questi agrumi non sono figli delle sostanze tossiche sprigionate dai veleni (sarebbe ben strano che un unicum venisse inciso da tali sostanze) ma che si tratta di una comune anomalia che si manifesta negli agrumi frequentemente e che può essere attribuita all’infestazione di un piccolo animaletto dal nome evocativo Acaro delle meraviglie (Eriophyes sheldoni EWING, 1937) che infesta principalmente le piante di limone, ma può attaccare diverse altre specie come l’arancio, il mandarino, il pompelmo e il cedro.
Questa particolare anomalia – che si manifesta frequentemente nei cedri, nei limoni, nelle clementine – ha destato un forte interesse anche nel mondo della ricerca: infatti, i frutti deformi producono una maggiore quantità di buccia che, ricca di oli essenziali, può fruttare una resa migliore nella lavorazione industriale di queste sostanze. Piante di agrumi, cedro in particolare, che manifestano questa anomalia sono apprezzate anche come piante ornamentali.
Comunque siamo disponibili ad ogni collaborazione e per chiunque voglia vederlo dal vivo a portarvi dove lo abbiamo visto.
Basta una mareggiata ed una passeggiata a piedi sulle spiagge per scoprire cose incredibili.
Eccovene un esempio. La foto è attualissima. È stata scattata pochi giorni fa , esattamente a fine maggio 2013.
Una mareggiata nemmeno eccezionale ha imperversato sulle coste amanteane ed ecco la cima di un pozzo.
Proprio sulla spiaggia. A pochissimi metri dalla battigia
E dal pozzo escono( od entrano?) due tubi rossi del tipo corrugato.
A cosa serve od è servito, il pozzo? Impossibile saperlo!
Chi lo ha realizzato? Difficile saperlo!
Quando è stato costruito? E chi lo sa!
Una cosa sembra certa e cioè che ad Amantea si può fare di tutto senza che mai nessuno veda niente , o magari qualcuno vede ma non gliene “può fregà de meno” come dicono a Roma.
E se il pozzo fosse servito( o serva) per scaricare reflui inquinanti?
Non è vero che i santi sono distratti. Affatto.
Anzi sembrano più vigili che mai. Una delle infinite prove la offre San Giuseppe da Catocastro.
I nostri lettori lo sanno. Hanno avuto contezza delle lettere, dirette ed indirette, inviate all’amministrazione comunale. E noi sappiamo che se il comune di Amantea, quando nemmeno c’era questa amministrazione, ha avuto un importante finanziamento a seguito delle frane e dei danni occorsi per le intense piogge, lo si deve anche a san Giuseppe che non ha mancato di intercedere.
Quella di Catocastro è l’unica chiesa a lui intestata , una chiesa che rischia di crollare ed insieme alla quale scomparirebbe anche la memoria quotidiana di san Giuseppe. Una chiesetta che è rimasta impressa nel cuore e nelle mente di tutti coloro che sono partiti da Amantea per andare a trovare lavoro nel mondo; lui San Giuseppe, il santo lavoratore.
Ed anche nei giorni scorsi dopo aver visto i giovani rocciatori apporre un fazzoletto di “cannavazzo” per tutelare la chiesa di san Giuseppe ha ringraziato
E ringrazia anche oggi appena visto il vecchio camion e la piccola ruspa che sta ripulendo la statale 18 che collega Acquicella con Catocastro.
Un passaggio pedonale e ciclabile.
Vivaddio! Meglio che niente.
E poi forse prima o dopo ci andrà al comune uno che si chiami Giuseppe e ne onori il nome
Fin’ora hanno vinto solo gli i Franco, i Sante, i Pasquale, tanti altri santi anche senza chiesa.
Ma chissà domani!