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plus500-foto-uomoPlus500 è un broker Forex che fa da tramite con i mercati finanziari. Insomma, chiunque abbia un capitale e desideri investirlo ma non sa come fare può rivolgersi alla piattaforma di brokeraggio offerta da Plus500 e trova subito la soluzione al suo problema. Un tempo accedere ai mercati era cosa praticamente impossibile per la maggior parte delle persone. Solo chi aveva a disposizione cifre esorbitanti poteva sperare di entrare in borsa per tentare le proprie strategie di investimento. Ma è stato proprio grazie a broker come Plus500 che questo è cambiato.

Ma come si usa Plus500? Questa è proprio la domanda che abbiamo fatto agli esperti di EdilBroker.it che gestiscono un sito specializzato proprio su Plus500 ed il trading forex in generale (se vuoi visitare la pagina del sito in cui viene recensito Plus500 clicca su: http://www.edilbroker.it/plus500/ ). Ci hanno riferito che fare trading è difficile, ma che diventa molto più semplice se si sceglie un broker di alta qualità come è proprio Plus500, broker che ormai ha toccato l’apice del settore. Non a caso troviamo riportato:

“Plus500 ha una fama di livello mondiale, forse solo un paio di broker possono vantare risultati paragonabili a questo intermediario, ma nessuno però può dire di essere lo sponsor ufficiale di una delle maggiori squadre a livello europeo: l’Atletico Madrid.”

Proprio così, ormai da 3 anni Plus500 ed Atletico hanno unito le forze e le loro immagini di successo per proporsi al grande pubblico. Ma ora scendiamo nel dettaglio ed andiamo a descrivere meglio come si usa Plus500 per investire sul mercato Forex e tutti glia altri mercati presenti sulla sua piattaforma.

Plus500: investire e guadagnare

Oggi come oggi quando si tratta di fare investimenti al solo pensiero già tremano le gambe. In effetti siamo in periodi un po’ rischiosi per pensare di poter impiegare il proprio denaro in una qualche attività rischiosa. Il trading comporta dei rischi come qualsiasi altra forma di investimento ma offre il vantaggio di rischi controllati e bassi, specie se si investe con un broker del calibro di Plus500. Perché?

Semplice perché il broker permette di mantenere un perfetto controllo di quella che è la soglia del rischio che il trader si assume. Grazie ad uno strumento fondamentale per investire sul Forex, ovvero lo Stop Loss, il trader può decidere in autonomia il rischio massimo della propria operazione e tenerlo sotto controllo in ogni momento. Basta impostare una certa quota di mercato e la piattaforma garantisce un’uscita immediata dall’investimento al raggiungimento della perdita prestabilita. Quindi nel momento in cui il mercato per qualche motivo rema contro il trader egli ha gli strumenti per tenersi al riparo e continuare a preservare il proprio capitale dalle perdite.

Per fare trading forex e guadagnare con Plus500, inoltre è necessario conoscere bene gli asset di investimento e studiare a fondo i mercati. Ad esempio una delle coppie di valute più gettonate è il classico EUR/USD. Si tratta del cambio eruo dollaro indubbiamente molto conveniente per investire perché ha un alto tasso di volatilità, ma è necessario conoscere gli sviluppi recenti, le notizie ed il rilascio di dati macroeconomici che possono interessare queste due valute prima di piazzare un investimento.

Lo scopo è capire se il prezzo dell’asset sarà in crescita o in discesa nel prossimo periodo di tempo e questo si può fare sia in base ai dati di cui abbiamo parlato in precedenza sia attraverso l’analisi tecnica dei mercati finanziari che la splendida piattaforma di Plus500 offre direttamente attraverso i suoi pratici menù! Ci sono molte possibilità di scelta e si possono anche disegnare supporti e resistenze o trend line direttamente sul grafico del broker.

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Una delle cose più difficili da misurare per chi si occupa di marketing sono i ritorni di investimento. Grazie al Performance Marketing è possibile analizzare i risultati delle attività pubblicitarie sulla rete, i dati statistici come ROI (Return on investment) e KPI (Key Performance Indicators) sono fondamentali per capire l'andamento di una campagna, per allocare le risorse a disposizione e per comprendere se stiamo avendo successo oppure no. Quali sono le metriche che i marketer usano di più per una valutazione del genere? Se lo è chiesto Allocadia che ha messo in piedi un sondaggio intervistando 200 marketer europei e nordamericani.

 

Metriche più utilizzate

di seguito trovate le tre tipologie di metriche più usate dai professionisti del settore

  • il 57% dei marketer intervistati ha detto di basarsi sulle activity based metrics, ovvero le attività che compiono gli utenti in una specifica campagna o in una ads. Ad esempio i click generati, i like, le visite, le condivisoni. Insomma le iterazioni complessive. Una metrica che da sola non vale moltissimo, ma fa capire il trend.
  • a seguire, il 48%, ha affermato di utilizzare le  marketing funnel metrics, ovvero le metriche strettamente collegate ai funnel di conversione di una campagna Il funnel, parola derivata da "tunnel", è un qualcosa che guida ed indirizza gli utenti a compiere un'azione. Una richiesta, l'inserimento di una mail o di un numero di telefono, un acquisto. oppure la compilazione di form che richiede l'inserimento di dati sensibili come indirizzo, posta elettronica o contatto telefonico.
  • al terzo posto, il 47% dei marketer, ha affermato di prendere in considerazione il contributo del marketing al business. Ovvero si controllano tutti quegli indicatori che definiscono in maniera univoca il ROI di una campagna, in termini di guadagni o vendite.

 

Strumenti

purtroppo poco più della metà delle aziende, il 55% , ha affermato di poter condurre report solo sulle campagne di marketing passate, mentre il 13% di queste addirittura non ha accesso alle fonti per attingere a dati rilevanti e non conduce report integrati. In pratica è solo il 5% che è in grado di utilizzare modelli avanzati di analisi ad ogni livello aziendale. Per quel che riguarda gli strumenti informatici usati la piattaforma principe è EXCEL, l'82% dei marketer lo usa, A seguire, con il 61% da PowerPoint.

Lacune anche per quel che riguarda la pianificazione degli investimenti in marketing. Il 39% ha ammesso di non usare strumenti che siano considerati adeguati, mentre il 29% usa solamente Excel e Power Point. Si tratta di un problema "culturale aziendale". A disposizione degli specialisti ci sono molti tool di analisi, ma manca la volontà di resettare abitudini conclamate nel tempo.

L'individuazione dei KPI su cui puntare le modalità di misurazione e monitoraggio di una campagna di Visibilità è certamente una delle sfide più complesse che ogni specialista deve affrontare, non solo perché strettamente connessa alla valutazione dell’efficacia degli investimenti, ma anche perché costituiscono un prezioso riferimento per l'allocazione del budget futuro. Sul mercato la concorrenza aumenta sempre di più, l'arena dei social si fa complessa e variegata, bisogna essere attenti e stare sempre alla finestra, il mondo della tecnologia online cambia infatti alla velocità della luce.

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mobile-commerce-140327183503 mediumLuca di https://www.almigliorprezzo.eu/ ci spiega l’evoluzione degli acquisti online e l’importanza del mobile. Se venti anni fa ci avessero detto che un giorno avremmo potuto acquistare beni e servizi dall’altro capo del mondo stando comodamente seduti sul nostro W.C., probabilmente ci saremmo messi a ridere. E invece gli ultimi lustri sono stati quelli in cui l’internet ha saputo affermarsi non solo come strumento indispensabile a mantenere e allacciare relazioni, informarsi e migliorare la propria qualità di vita, ma anche come veicolo per effettuare acquisti di ogni genere. Il dilagare dei dispositivi mobili, sempre più personali e personalizzabili, ha poi permesso alla rete di diventare una parte integrante dell’individuo, tanto che oggi alcuni gesti tanto semplici quanto comuni come scattare una foto, inviare un messaggio, o far sentire la nostra empatia a qualcuno ci sembrano impensabili da effettuare senza l’ausilio di uno smartphone.

 

Dati in ascesa dal 2015

A questa serie di attività che oggi abbiamo imparato ad affrontare in maniera quasi esclusivamente virtuale, non si sottrae quella dell’acquistare prodotti di ogni fattezza, e non è un caso se il 2015 è stato definito l’anno del boom degli acquisti online da mobile. Le cifre del fenomeno sono del tutto ragguardevoli: su 42 milioni di “internettari” attivi nel Bel Paese, ben 17 milioni hanno acquistato online, spendendo la cifra totale di oltre 16 miliardi di euro. Tuttavia, il vero motore trainante dell’ e-shopping è oltreoceano, rispetto al quale le abitudini degli utenti italiani sembrano marciare, per ora, in controtendenza.

Il cambio di rotta internazionale

Un recente studio condotto da Criteo dimostra infatti che nel 2016, fra tutti quelli conclusi da utenti statunitensi, bel il 52% degli acquisti online è avvenuto da un dispositivo mobile, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente. Staccate di pochissimo ma sulla stessa linea sono Brasile, Germania e Regno Unito. La ragione di tanto successo è da ricercarsi probabilmente in una rinnovata sensibilità da parte dei venditori, che fanno sempre più attenzione ad adeguare i loro siti alla navigazione da smartphone e, soprattutto, adoperandosi a fornire app native e monotematiche che aiutano l’utente a cercare e trovare il prodotto desiderato in tempi relativamente brevi.

Controtendenza italiana

Per quanto la tendenza abbia inevitabilmente contagiato anche il mercato italiano, c’è da dire che a fronte di un aumento degli acquisti da mobile del 57,8% rispetto al 2014, i nostri connazionali sono molto più cauti degli acquirenti esteri quando si tratta di acquistare da smartphone o tablet. Un’indagine Advisato del 2016 rivela infatti che sebbene circa il 50% dei processi informativi finalizzati ad un acquisto avvengano da dispositivi mobili, l’80% delle transazioni economiche si conclude su desktop. Anche la vendita attraverso la comunicazione video è aumentata come abbiamo visto nell’articolo sulle visualizzazioni di youtube.

Snocciolando i dati dell’analisi, alcuni di questi sembrano essere degni di citazione. Ad esempio, la maggior parte degli acquirenti da mobile italiani usano un sistema operativo Android (53%, con iOS in calo di 5 punti), mentre l’utente prototipico che è risultato dall’indagine è una donna giovane (25-34 anni) residente in una grande città, tendenzialmente del centro-nord.

Al netto dei numeri, di certo chi acquista da dispositivi mobili lo fa generalmente rispetto alle tre categorie di punta del mercato italiano, ovvero moda, turismo e benessere.

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