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Un odore acre si spande per l’aria mentre una colonna di fumo nero si alza nel cielo.

E’ notte e per fortuna il fumo si avverte poco.

 

Non è così per le fiamme altissime che impediscono perfino il transito delle auto.

E la provinciale che collega Amantea con Lago viene chiusa al traffico.

Non solo ma si sentono violenti scoppi.

 

Qualcuno parla di bombole di gas che scoppiano, altri di diverso materiale esplodente.

Arrivano i pompieri che restano per ore fortemente impegnati a domare l’incendio.

Il giorno dopo qualcuno si interroga sulla natura dolosa dell’incendio.

Ed ancora qualcuno si interroga se l'incenerimento dei pneumatici esausti abbia potuto causare un aumento dell' anidride solforosa, di clorurati , di nerofumo e forse anche di diossine.

 

Tutte sostanze che se non trasportate dal vento o dalla brezza sono ricadute sui terreni circostanti, i prodotti agricoli, le acque del fiume, i panni stesi ad asciugare.

Occorre aspettare diversi giorni per accedere sul luogo dell’evento dove a distanza di tre giorni ancora si scorge qualche filo di fumo.

Ma quello che sorprende è la spettralità dei luoghi.

Resta in piedi qualche vecchio muro in blocchi di cemento ma tutte le altre strutture in lamierati sono totalmente distrutte.

Restano tantissimi cerchioni e tantissime tracce di fili di ferro contenuti nei copertoni, una bombola di acetilene per saldare, resti di plastiche.

Erba ed alberi bruciati e bruciacchiati.

Buste di spazzatura e resti di vecchie Tv incise dal caldo più che dal fuoco.

Uno spettacolo triste e pericoloso.

 

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Il sistema fognario urbano amanteano ha avuto varie evoluzioni.

La prima è rappresentata dal carro latrina.

Parliamo di fine ottocento. Per il suo uso esisteva un regolamento che dovrebbe essere conservato in qualche parte nell’archivio comunale( forse).

 

Il carro passava nelle vie cittadine e la gente affidava al personale i contenitori familiari. Non era per tutti.

Scriveva in quegli anni l’ufficiale sanitario dr Luigi Florio nella sua Relazione sulle condizioni igienico-sanitarie del comune di Amantea ( 1906). “Poche case dell’abitato sono munite di latrine, costruite, del resto, senza regole d’arte”

E poi continuava” …tutta la popolazione adotta un sistema addirittura preadamitico sia soddisfacendo all’aperto i propri bisogni corporali, sia raccogliendo in recipienti di latta- quasi sempre quelli che han servito a contenere il petrolio- le materie fecali, le quali, poi, al mattino presto od alla sera tardi vengono trasportate in apposite fogne…”

Continuava aggiungendo che “queste fogne, poste non sempre a 100 metri dall’abitato, stanno a dimostrare tutta l’incuria, la negligenza, la trascuratezza dei nostri amministratori”

Poi il dr Florio si chiedeva” ..come può il comune disinteressarsi di questo deplorevole stato di cose?”

 

Ed invocava la costruzione di latrine pubbliche ricordando che al tempo dei romani esisteva la carica di Magister cloacarum.

Inoltre offriva un quadro vivissimo della situazione civica scrivendo, dopo aver ricordato che il comune aveva un solo spazzino,:“Quante volte ho cercato di spronare gli abitanti tutti a spazzare per proprio conto quel tratto di strada che prospetta la propria abitazione; quante volte ho rivolto preghiere ai signori perché non buttassero dalla finestre il luridume delle proprie camere! Ma no, essi non hanno colpa. Sono le serve ch trasgrediscono gli ordini, sono i bambini che pisciano dai balconi, alla perfino, sono le signore che lanciano le brocche d’acqua!”

La prima rete fognante cittadina.

Ci volle il Fascismo, il 14 febbraio nel 1931, perché il comune sottoscrivesse, con la ditta Gallo Narciso fu Francesco, il contratto per avere la prima fognatura che prevedeva un unico grande impianto di epurazione che sfociava a mare.

Ma, poi sotto il podestà avvocato Vincenzo Mirabelli il 1936 questo grande impianto venne trasformato in quattro impianti plurilocalizzati (i merdari).

Il primo depuratore.

 

E ci volle la Cassa per il Mezzogiorno per avere il primo impianto di depurazione.

Venne però commesso un gravissimo doppio errore. Fu localizzato a nord ed il vento erogava miasmi e materiale organico

Non si tenne, infatti, sufficientemente conto del Decreto Ministeriale del 4/2/1977 “Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” il quale stabiliva che in ogni caso l'ubicazione dell'impianto di depurazione deve essere ( lettera c) compatibile con i venti dominanti. In particolare, onde evitare che microrganismi patogeni o sostanze particolarmente pericolose raggiungano (per trasporto di aerosol) zone abitate, residenziali o commerciali, o di traffico notevole, è necessario che gli impianti che trattano liquami di provenienza domestica o che comunque possano contenere microrganismi patogeni o sostanze pericolose siano costruiti ad una distanza dagli insediamenti tale che sia evitata la possibilità di diffusione su tali zone.

Tale prescrizione deve essere in particolare osservata nel caso che le zone abitate si trovino o sotto.

vento rispetto ai venti dominanti. La diffusione di microrganismi patogeni o sostanze pericolose può essere evitata anche progettando l'impianto con accorgimenti tecnici particolari e/o creando barriere.

per esempio di alberi a fogliame persistente e a grande sviluppo.

La scelta della localizzazione dell'impianto deve essere effettuata in modo da proteggere i centri abitati da rumori ed odori molesti.

Per gli impianti di depurazione esistenti devono essere adottati idonei accorgimenti sostitutivi quali barriere di alberi, pannelli di sbarramento o, al limite, ricovero degli impianti in spazi chiusi.

Il problema era gravissimo considerato che si trattava di un vecchio tipo di depuratore con percolatori per il trattamento biologico aerobico (ossidazione biologica) degli effluenti urbani( I letti percolatori furono impiegati per la prima volta nel 1868).

Il risultato fu che le lenzuola della zona nord di Amantea esposte per asciugare diventavano gialle e puzzavano.

Solo più tardi il depuratore venne trasformato nel tipo a fanghi attivi.

La cattiva gestione

La gestione del depuratore dopo un periodo di sufficienza passò ad uno di sostanziale inefficienza. Indimenticabile la occupazione del municipio da parte dei villeggianti che lamentavano che il mare era inquinato( bontà loro lo chiamavano sporco).

Parliamo del tempo in cui le fogne sversavano direttamente nel Catocastro!!!

Il depuratore di Nocera terinese

Non parve vera così la opportunità offerta dal commissario per la emergenza ambientale che realizzo un impianto di depurazione consortile d localizzando le fogne di Belmonte Calabro ed Amantea fino a Nocera Terinese

Dovettero essere realizzate 14 stazioni di sollevamento.

Il costo dell’energia elettrica è stato ed è rilevante.

Il costo di manutenzione è altrettanto rilevante.

Purtroppo gli inconvenienti igienici sono all’ordine del giorno e talvolta la fogna arriva al mare.

Il prossimo impianto di depurazione

E’ allo studio ed ha già una linea di finanziamento un altro impianto di depurazione che prevede una nuova localizzazione nell’alveo del Catocastro.

Scopriremo a nostre spese se funzionerà o meno.

Se ci saranno problemi nel funzionamento il Catocastro risulterà inquinato come lo era al tempo del primo depuratore .

Tra i punti dolenti il nord ed il sud del lungomare.

A nord c’è l’irrazionale ed illogico e pericoloso scarico delle acque piovane.

Acque sicuramente inquinate e che nessuno si azzarda a far controllare, probabilmente ( ?) per paura dei risultati.

Nessuno dei trattamenti previsti dalla legge di grigliatura, dissabbiatura e disoleatura viene fatto per le acque di prima pioggia che vengono immesse a mare inquinandolo.

Anche qui siamo all’anno zero.

Ma parlarne significa davvero ferire una città che si avvia a morire. Certo non siamo i soli, ma siamo così imbecilli e stupidi da chiederci, poi perché il mare è sporco!

E non esiste nessuno studio in merito.

Così la risposta è quella di infilare le acque piovane se possibile nella fogna e di scaricarle a mare , sia a nord che a sud del lungomare.

Od addirittura fino a Nocera!

E non finisce qui!

A Via Garibaldi c’è una grande vasca dove confluisce sia la fogna di Belmonte Calabro che quella di Amantea.

Le pompe la spingono nella tubazione che arriva a Nocera.

Ma ogni tanto le pompe si bloccano.

La vasca, allora, si riempie e quando è colma la fogna travasa da alcune finestrelle e finisce nella vasca gemella che dovrebbe contenere solo acqua piovana.

Quando il livello sale le idrovore scattano e spingono la fogna a mare, come è successo anche l’altro giorno.

Ma esiste soluzione a questo problema?

Certo ma qualcuno la vuole. Ci sono amanteani che vogliono sapere la verità? Molti dicono che si tratta di fatti ordinari, quasi naturali, che è meglio guardare il bello.

Eccovi la soluzione

Innanzitutto occorre attuare un sistema , semplicissimo di grigliatura che elimini stracci, pannolini pannoloni ed altro, per evitare che le pompe si blocchino.

Basterebbe questo. Ma intanto basta un allarme di troppo pieno per determinare un intervento immediato prima cioè che la fogna arrivi al mare.

E comunque basterebbe un by pass che immetta i reflui della seconda fogna nella rete adduttrice che porta a Nocera.

Perché nessuna di queste misure viene applicata?

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Nei giorni scorsi abbiamo mostrato la foto di uno dei tanti insiemi di stracci (pezz’interra) che sono riusciti a bloccare le pompe dell’impianto di Via Garibaldi.

 

Ma non tutti gli stracci (pezz’interra, pannolini,eccetera) riescono ad arrivare fino a via Garibaldi.

Molti di essi si fermano addirittura prima di entrare nel canalone fognario.

 

Tra i tanti casi è quanto successo recentemente in via Dogana.

I segni di un rallentamento del funzionamento della rete fognaria privata si notavano vicino al marciapiedi dove stagnava una piccola fuoriuscita di acqua maleodorante.

 

Inutile il tentativo fatto dall’autospurgo.

Sembra che ormai i servizi igienico sanitari della parte bassa della casa non funzionassero più con il rischio di un ritorno della fogna immessa dai piani alti.

Quindi l’intervento tecnico obbligatorio.

Un tubo piccolo di dimensioni sufficienti, forse, quando realizzato.

 

Ma poi i saponi lo hanno riempito e questa massa ha bloccato gli stracci ed i pannolini che vengono gettati nella fogna o,come si dice ad Amantea, che “scasualmente ci cadunu”.

Queste cose succedono spesso.

E succedono perché ad Amantea quasi nessuno è dotato di idonei pozzetti di ispezione della propria rete fognante da ripulire periodicamente.

Insomma questi stracci se gettati o “casualmente caduti” alla fine costano centinaia di euro di manutenzione.

E non è detto che non si ricominci.

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