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Redazione TirrenoNews

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Certamente ricordate la località Coreca ed i suoi scogli.

Parliamo di uno degli angoli più belli di Amantea

Un angolo un tempo interamente accessibile e definente la più bella spiaggia della nostra cittadina

 

Poi il mare ha iniziato ad avanzare ed a ritornare lì da dove era partito

E si è allora parlato di una scogliera che difendesse gli scogli e permettesse la ricostituzione della antica spiaggia.

Incontri, dibattiti, discussioni, proposte, prese di posizione ambientaliste e politiche

Posizioni, come scriveva trn-news il 19 febbraio 2015 “ distinte e distanti:

  1. Il tecnico progettista garantiva la efficacia “ solo” del suo progetto;
  2. Le associazioni ambientali che esprimevano il proprio dissenso per una scogliera lunga 107 metri e che si ergeva 2 metri sul pelo dell’acqua, risultando così invasiva e paesaggisticamente ed ambientalmente lesiva
  3. La tesi favorevole espressa da “alcuni degli albergatori che operano in loco”.

Poi l’incontro del 19 gennaio 2015 alla regione, l’incontro dove oltre ai funzionari regionali Siviglia ed Iritano, erano presenti il sindaco di Amantea Monica Sabatino, gli assessori della cittadina tirrenica Tempo, Cannata, Rubino e Pati, il consigliere comunale Giusi Osso, i rappresentanti del consiglio di frazione di Campora San Giovanni e delle associazioni ambientaliste.

L’incontro da cu derivò la proposta di Fare Ambiente ” La nostra proposta è che si indìca un bando internazionale al fine di selezionare le soluzioni più compatibili con lo stato dei luoghi, non invasive ed in grado di mitigare gli effetti erosivi e allo stesso tempo di salvaguardare la bellezza della scogliera di Coreca e degli altri tratti del litorale amanteano».

Ed addirittura il WWF, a nome di tutte le associazioni, ebbe a ringraziare per la disponibilità all’ascolto da parte dei politici e, nell’esortare al dialogo, sottolineando che ““QUESTA E’ L’AMANTEA CHE CI PIACE………… QUESTA E’ LA POLITICA CHE VOGLIAMO!”

Poi l’ex assessore ai LLPP Nino De Gaetano che si impegnava:

  1. A trovare le disponibilità economiche per coprire il costo di un nuovo progetto da affidarsi al sistema universitario calabrese( sia la Unical che la Università di Reggio Calabria)
  2. A trovare ove necessario maggiori risorse finanziarie per coprire eventuali maggiori costi;
  3. A garantire la conservazione del finanziamento anche oltre il 31 dicembre 2015, data che in precedenza era stata indicata come ultima e non modificabile.

Ora il silenzio!

Nei giorni scorsi per scrivere questo articolo sono andato a vedere questo capolavoro verde della natura, con le sue profonde antiche e recenti ferite e lo stato di abbandono in cui versa è mi è venuta in mente la rabbiosa frase che disse Michelangelo Buonarroti ammirando il suo Mosè, anche io estasiato dall’imponente scoglio «Perché non parli!?».

Già perché non parli? Non lo sai che se non parli tu non parlerà più nessuno?

Sarà stata a suggestione ma mi è sembrato di sentire “ E’ quanto voglio!”, ma forse era solo il rumore delle onde che si frangevano sullo scoglio!

La guardia di finanza di Lamezia Terme ha perquisito le sedi della “So.ri.cal. spa” e della “Lamezia Multiservizi spa”.

Sette gli indagati per interruzione di pubblico servizio

Tre sono della partecipata lametina

 

Per la Multiservizi gli avvisi di garanzia sono stati notificati Paolo Villella, dirigente responsabile dell’ufficio Servizio Idrico; Santina Vecchi, responsabile amministrativa del Settore Idrico e Mario Perri, coordinatore dell'area Acquedotto e fognature della società lametina.

Quattro per la Sorical (Sergio De Marco, dirigente responsabile area operativa della Sorical; Massimo Macrì, responsabile del compartimento centro; Luciano Belmonte, responsabile dell’ufficio di zona di Lamezia Terme; Gianluca Pugliano, responsabile del compartimento nord).

Le operazioni, dopo i preliminari approfondimenti investigativi eseguiti dai finanzieri su delega della Procura.

Tutto è motivato dall’ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio, con riferimento alla mancata erogazione - per diverse ore della giornata ed in varie zone di Lamezia Terme - di acqua corrente, sia nelle abitazioni dei cittadini, che presso gli esercizi pubblici e le infrastrutture essenziali alla comunità.

Tutti sono stati invitati a rendere interrogatorio in Procura , finalizzato ad approfondire e riscontrare gli esiti delle indagini finora svolte, nonché a verificare l’eventuale coinvolgimento di ulteriori soggetti responsabili di fattispecie di reato.

Strage del treno a Pioltello: 4 indagati per disastro ferroviario e omicidio, ecco chi sono

Un "atto dovuto", ma un primo passo.

La procura di Milano ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Pioltello, dove - giovedì scorso - un treno Regionale Trenord è deragliato causando tre morti - tutte donne - e quarantasei feriti, di cui quattro gravi.

Nell'indagine, le cui ipotesi di reato sono disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo, sono stati iscritti: Maurizio Gentile - amministratore delegato Rete ferroviaria italiana -, Umberto Lebruto - direttore produzione Rfi -, Cinzia Farisè - ad di Trenord - e Alberto Minoia, il direttore operativo di Trenord.

L'inchiesta, diretta dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti e coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, mette quindi al centro entrambi gli enti coinvolti: tanto la proprietà dei binari - sotto la diretta gestione di Rfi -, quanto la casa madre del regionale 10425 - in servizio da Cremona a Porta Garibaldi - che è uscito dai binari.

Le iscrizioni nel registro degli indagati - nel quale dovrebbero presto entrare anche i nomi delle società Rfi e Trenord per la legge sulla responsabilità diretta delle aziende - sono avvenute come "atto dovuto" per permettere alla procura di effettuare l'autopsia sul corpo delle tre vittime: Giuseppina Pirri, Pierangela Tadini e Ida Maddalena Milanesi.

Dopo che le accuse sono state formalizzate, infatti, gli indagati potranno partecipare tramite loro esperti, alla super consulenza e alle autopsie.

Nel mirino di pm e forze dell'ordine continua a esserci soprattutto la "zeppa" di legno che è stata trovata proprio sotto il pezzo di binario che ha ceduto al passaggio del treno e che doveva essere sostituito a breve.

Rfi - in una nota ufficiale - aveva evidenziato che l'utilizzo "di spessori in legno non è previsto dalle normative tecniche e dai protocolli operativi di Rete Ferroviaria Italiana", come a voler lasciare intendere che si sia trattato di un gesto "spontaneo" di un operaio.

L'uso del legno, si leggeva ancora nel comunicato, "è stato sostanzialmente abbandonato in Italia e limitato a pochissimi casi comunque codificati".

Proprio quella zeppa di legno - messa sotto un binario che doveva essere sostituito - potrebbe però aver dato il là alla tragedia.

Dopo che il binario è "crollato", infatti, il treno è passato in stazione a Pioltello - come mostra un video terrificante - tra una nuvola di scintille e fumo. Pochi metri dopo, poi, il disastro.(Milanotoday)

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