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Redazione TirrenoNews

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Non è tutto oro, ciò che luccica, nemmeno in Gerrmania. Ma come in Italia la verità si nasconde. Vediamola !

Germania: La mafia dei cantieri e il lavoro sommerso di Stefano Solaro

 

 

 

 

Un approfondimento sul quotidiano online tedesco die Welt fa luce sulla preoccupante diffusione in Germania del lavoro in nero nell'edilizia.

Questo fenomeno, oltre ad aver assunto dimensioni enormi, comporta una crescente compressione dei salari per i lavoratori nel settore delle costruzioni e una crescente importazione di manodopera a basso costo dall'Europa sud-orientale.

di Christina Brause, Anette Dowideit, Jennnifer Wilton

Il settore dell'edilizia tedesco è sempre più colpito dal fenomeno del lavoro in nero, dietro al quale si cela spesso la criminalità organizzata.

Attraverso società fittizie, condizioni di lavoro simulate e fatture contraffatte, vengono sottratte allo Stato grandi somme di denaro da progetti di costruzione a livello nazionale.

Friedrich Schneider, il noto ricercatore dell'Università di Linz specializzato nello studio del lavoro sommerso, stima che ogni anno nell'edilizia il lavoro in nero produca perdite di oltre 127 miliardi di euro, dei quali circa 28 miliardi finiscono nelle tasche della criminalità organizzata. Secondo Schneider, l'attuale boom delle costruzioni sta ulteriormente accentuando il problema: "Se, in veste di costruttori, avete la necessità di realizzare rapidamente un progetto, nonostante il boom delle costruzioni, difficilmente troverete un esercizio disponibile. Tutti gli appalti saranno già occupati."

Armin Rolfink, presidente dell'ufficio doganale e responsabile del controllo finanziario locale sul lavoro in nero, conferma che la criminalità organizzata nel settore delle costruzioni ha raggiunto un alto grado di professionalità: "Dietro il lavoro illecito esistono spesso delle fitte reti aziendali, che a tratti sono coordinate da un'intensa attività criminale, agendo a un livello estremamente professionale".

Le menti che tirano le fila di questo immenso sistema di frode importano a getto continuo lavoratori a buon mercato dai paesi dell'Europa sud-orientale nei cantieri tedeschi. Il confine con la tratta di esseri umani a volte viene perfino superato, come conferma l'attuale rapporto dell'Ufficio federale di polizia criminale.

La dogana è sopraffatta

La dogana riesce a malapena a seguire le varie indagini, nonostante dal 2016 l'organo si sia concentrato sulla persecuzione di coloro che alimentano il lavoro illegale organizzato, aprendo, solo lo scorso anno, ben 4872 procedure d'infrazione nel settore edilizio.

Il sindacato IG Bau ha invitato il governo federale a "distruggere definitivamente le strutture criminali". "Al fine di consentire una densità di controllo che scoraggi le imprese criminali dalle loro azioni, il personale di controllo finanziario deve essere aumentato il più rapidamente possibile di almeno 10.000 posti di lavoro", afferma il leader sindacale Robert Feiger.

Attualmente, l'unità doganale impiega sulla carta 7211 persone, ma solo 6452 posti di lavoro sono realmente occupati. Inoltre, il presidente del Partito della Sinistra, Bernd Riexinger, parla di un "enorme problema nei controlli" e invoca 10.000 investigatori. Nella situazione attuale, "SPD e Unione sono complici della diffusione del lavoro in nero e della continua violazione del salario minimo nell'edilizia".

Le accuse del FDP

Johannes Vogel, il portavoce sulle politiche del mercato del lavoro del gruppo parlamentare del FDP, muove pesanti accuse al governo: "È completamente incomprensibile che il nuovo governo federale crei 209 nuovi posti nei ministeri, scegliendo invece di risparmiare sulle assunzioni in dogana. Questo è un classico esempio di prioritizzazione errata. Invece di creare più posti di lavoro nel Ministero degli Interni, il governo federale dovrebbe garantire piuttosto che la legge vigente in Germania sia applicata grazie a uno staff adeguato. Attualmente, purtroppo, fa esattamente il contrario".

La frode da un miliardo di euro è possibile perché attualmente nei cantieri in Germania le concessioni illimitate possono essere passate da un subappaltatore all'altro, mentre catene di appalti che contano fino a sette o otto attori contribuiscono a moltiplicare la confusione.

"La politica deve regolamentare l'assegnazione in modo trasparente", chiede a gran voce il leader sindacale Feiger, almeno per quanto riguarda i cantieri del settore pubblico, dove il lavoro sommerso apparentemente è diffuso tanto quanto nei progetti di costruzione privati: "Qui la politica potrebbe facilmente arginare questa dinamica, impedendo la presentazione di proposte con più di tre livelli di subappalto".

Una modifica della legge potrebbe migliorare la situazione

Il membro del Bundestag Matthias Barke (SPD), presidente della commissione per il lavoro e gli affari sociali, vede la questione in modo simile: "Le catene di subappalto favoriscono il dumping salariale e sociale. Se ogni imprenditore estrae il proprio margine, agli operai che si trovano alla fine della catena spesso rimangono solo dei miseri resti. Dobbiamo bloccare questo processo". E aggiunge "la disciplina della pratica degli appalti è compito che dovrebbe spettare al settore pubblico".

Il Ministero federale delle finanze difende però la sua attuale strategia nella lotta al lavoro illegale organizzato. Secondo l'organo istituzionale, l'anno scorso il numero di indagini preliminari è aumentato dell'8% e sono state scoperte frodi per un importo di 460 milioni di euro.

Inoltre, solo di recente è stata effettuata una revisione del codice penale grazie alla quale, in futuro, dovrebbero essere imposte punizioni più severe per i responsabili delle ditte fittizie.

Tuttavia, è prematuro valutare se questa modifica legislativa sarà realmente efficace.

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Ecco il testo integrale:

“Consiglio Regionale della Calabria On. Domenico Bevacqua Presidente Quarta Commissione

Assetto e Utilizzazione del Territorio e Protezione dell’Ambiente

Prot. N. 29/2018

 

 

Dott. Enzo Giacco Segretario del Circolo del Partito Democratico di Amantea

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OGGETTO: Riscontro lettera aperta recante “Richiesta di bonifica della Valle dell’Oliva”

Caro segretario,

ho ricevuto e letto con la dovuta attenzione la missiva aperta prodotta dall’esecutivo del circolo da te diretto, relativa alla richiesta di bonifica della Valle dell’Oliva.

Voglio preliminarmente affermare che ne ho particolarmente apprezzato il merito e i toni, nonché, in particolare, condiviso l’interesse verso una tematica rispetto alla quale mi sono prodigato per lungo tempo nell’ambito delle funzioni istituzionali che ineriscono al mio ruolo di Presidente della Commissione Ambiente e Territorio.

Come opportunamente si rammenta nel rapido excursus che la lettera riepiloga, la

Commissione da me presieduta si è impegnata a fondo al fine di addivenire a una conoscenza chiara e puntuale di tutti gli aspetti concernenti la problematica in oggetto, giungendo a tenere, per la prima volta nella storia dell’istituzione regionale, una seduta ad hoc nell’aula consiliare della Casa comunale di Amantea, che si è tradotta in una vera e propria indagine conoscitiva.

Trattandosi di materia eminentemente tecnica, l’iter istituzionale seguito è stato correttamente incardinato in ordine alla redazione dell’analisi di rischio ambientale affidata all’Arpacal dal Dipartimento Ambientale della Regione.

Dalle conclusioni illustrate dal Commissario Arpacal nella seduta del 3 novembre 2016, si evincono i seguenti punti fermi che vado, per sommi capi, a elencare: Relativamente alla matrice suolo, si osserva che i superamenti dei metalli sono nel complesso riconducibili a valori di fondo riportati nella normativa nazionale;

Per le acque di falda, sono stati analizzati 37 campioni afferenti sia al sub-alveo del fiume Oliva, sia alle aree esterne all’alveo. In linea di massima, le entità e la distribuzione dei valori osservati sono compatibili con un contesto di fondo naturale; Per le acque superficiali, i profili di concentrazione lungo l’asse longitudinale costituiti da 14 stazioni di campionamento, non evidenziano una distribuzione correlabile con la presenza di rifiuti interrati e/o di aree critiche;

Per quanto riguarda gli aspetti radiometrici, le indagini condotte non hanno mostrato significative criticità, non vi sono evidenze della presenza di radionuclidi artificiali o di radionuclidi naturali riconducibili ad attività illecite di scarico;

È stato rilevato che gli abbancamenti di rifiuti appurati sono sprovvisti di idonea barriera geologica impermeabile e/o di sistemi di impermeabilizzazione artificiale, di rete di drenaggio del percolato e relativa raccolta e trattamento con eventuale rete di captazione e smaltimento del biogas, l’esistenza di una copertura superficiale e di una rete di drenaggio e raccolta delle acque meteoriche.

Pur non rilevando condizioni di rischio, permanendo, a tutt’oggi, i rifiuti all’interno dell’alveo del Fiume Oliva, gli stessi soggiacciono a quanto prescrive l’art. 192 del D.Lgs. 152/06;

Settori del fiume Oliva, in corrispondenza di corpi rifiuto, manifestano fenomeni

erosivi potenzialmente in grado di intercettare i corpi rifiuto. Per tali aree si suggerisce di procedere a valutazioni quantitative delle condizioni reali del rischio rappresentato e alla messa in sicurezza ove necessario;

Tenendo conto che è ancora attiva una parte della rete di piezometri installati durante le attività del P.d.C del Fiume Oliva, è certamente utile monitorare periodicamente i parametri chimico-fisici delle acque di falda al fine di individuare eventuali variazioni

del chimismo accertato.

Rispetto a quanto emerso, si evince che il rapporto esclude condizioni di rischio. Ciò non ostante, in ragione del principio di precauzione e della priorità della salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente, la Commissione si è unanimemente espressa affinché il competente Dipartimento regionale ponesse in atto tutte le misure idonee a fugare ogni concreto pericolo.

Quanto all’inserimento del sito all’interno del Piano Regionale delle bonifiche, ciò esula dalle competenze della Commissione, trattandosi di materia di esclusiva pertinenza dell’Esecutivo regionale.

Restando a disposizione per ogni azione istituzionalmente congrua, in ogni caso, sarà mia cura inoltrare all'Assessore Regionale all'Ambiente e al Presidente Oliverio la lettera aperta a me indirizzata dal Circolo del Pd di Amantea.

Con cordialità

Reggio Calabria 20 aprile 2018-04-20                  Domenico Bevacqua

Progetto “Case a pochi euro nel centro storico”.

Giovedì, 19 Aprile 2018 21:57 Pubblicato in Basso Tirreno

Una buona idea .

In questo modo si ripopola il centro storico.

Aree che sono normalmente abbandonate per mille ed una ragione difficile da enucleare.

 

 

 

 

 

Una di queste è sicuramente quella che i proprietari degli immobili spesso sono emigrati ed hanno lasciato i vecchi manufatti in stato di abbandono, totale o quasi, e comunque disabitati.

Non solo il ripopolamento, ma anche la sicurezza.

In molti ( o quasi tutti) centri storici ci sono immobili non solo abbandonati ma anche pericolanti.

Ed allora l’idea di emanare un atto giuntale di indirizzo al responsabile del settore urbanistica per avviare la procedura di individuazione dei proprietari degli immobili abbandonati ci sembra una buona cosa, anzi una ottima cosa.

Nessuna paura, però.

La giunta in questione non è quella di Amantea, ma quella di Lago.

Lo hanno fatto con la delibera n 45 dell’11 aprile 2018 con il simpatico titolo “Progetto case a pochi euro nel centro storico di Lago”.

Ovviamente la proposta non reca alcun obbligo, nel senso che i proprietari( spesso tanti) sono liberi o meno di cedere gratuitamente al comune i propri immobili vetusti ed abbandonati

Nella prima fase, quindi, si procederà solo ad individuare gli immobili i cui proprietari sono disponibili alla cessione gratuita

Gli immobili successivamente saranno venduti al costo di 1 solo euro al mq.

La cosa ha comunque un forte interesse anche per i proprietari atteso che se l’immobile è pericolante, a pagare le conseguenze degli eventuali danni arrecati a terzi è sempre e soltanto il proprietario.

Questo, perché, secondo la Cassazione , il reato di omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina, si realizza allorché il titolare del bene non si sia attivato per rimuovere le cause del pericolo accertato; non rileva l’ignoranza, da parte del predetto proprietario, dello stato di pericolo dell’edificio stesso (si pensi al caso in cui questi viva in un’altra città o sia residente all’estero).

Non è neanche necessaria una preventiva diffida da parte del Comune o di chiunque altro possa essere danneggiato dallo stato pericolante. In altri termini, il proprietario non può ignorare lo stato dei suoi immobili, anche se dati in affitto da più anni.

Parimente può intravvedersi la responsabilità del comune allorquando non emani la opportuna ordinanza di messa in sicurezza dell’immobile pericolante.

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