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Amantea, il paese delle reti. I dubbi di San Giuseppe

Giovedì, 25 Aprile 2013 21:45 Pubblicato in Primo Piano

Tutti sapete che il mio mestiere era il falegname, ma ho sempre apprezzato quello di pescatore. Mi sono sempre piaciute le reti che i pescatori gettavano in mare o nei laghi per raccogliere i pesci.

Ma oggi i tempi sono cambiati. Oggi vedo sempre meno pescatori e sempre più rocciatori che stendono altre reti. Reti che vengono stese a terra, non gettate nelle acque , reti non per prendere pesci , ma per tenere le frane!.

Mi hanno riferito che in questi ultimi tempi Amantea è un fiorire di reti.

Ne hanno steso 2200 mq sulla vecchia statale 18, lato sud, ed ancora di più- ben 2400 mq- alle spalle delle chiesa del Carmine.

E poi hanno steso reti alle spalle della casa Alecce, ben 1800mq a nord ed altri 1000 a sud.

Perfino la vecchia Rocca di Catocastro sta per essere circuitata di reti

Un mondo strano il vostro.

Mentre vietate le reti a mare ne fate un uso incredibile a terra!

Anche sotto la mia chiesetta avete fatto porre le reti. Solo 1000 mq mentre ne sarebbero servite molte di più , perché-sento dire-che i soldi erano finiti.

Evidentemente le altre necessità erano maggiori!  

Un atto di coraggio? O semplicemente la scelta di una opportunità per chiudere una vicenda che avrebbe creato fortissimi disagi a tutto un consiglio regionale ed ai partiti da loro rappresentati?

Le dimissioni sono quelle del Governatore della Basilicata De Filippo, presentate oggi ed inviate alla Presidenza del Consiglio Regionale, alla Corte d’Appello e alla Prefettura, dopo gli arresti domiciliari per gli assessori Viti e Mastrosimone e per il consigliere d'opposizione Pagliuca nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi truffa. Ecco la sua dichiarazione:

Ci sono momenti in cui le testimonianze sono importanti quanto la sostanza delle cose e la potenza di verità che hanno le parole; in questo tempo il primo esempio da dare è quello di affermare che la politica è una disponibilità di servizio agli altri, non una bramosia. Per questo, di fronte ad un’inchiesta che deturpa l’immagine della Basilicata, con ipotesi forse non penalmente gravi, ma umanamente odiose, ritengo giusto fare un passo indietro determinando, in questo modo, una stagione rinnovata per la Regione.

Una scelta che non vuole puntare l’indice nei confronti di quanti sono coinvolti dall’inchiesta, e men che meno rappresentare un’anticipazione di giudizio, ma che è figlia dell’accresciuta responsabilità a cui, per spirito di servizio, mi sento chiamato in questo tempo in cui le Istituzioni hanno un forte bisogno di credibilità. Lo stesso principio mi ha sempre mosso, ogni volta che ombre si potevano addensare su una vita ed un’educazione personale e familiare che nei limiti e nell’umiltà del mio agire si è sempre improntata al rispetto delle regole e all’inviolabilità della legge. E anche ora, la guida delle scelte è la consapevolezza che quando c’è la condivisione di un progetto, la scelta di chi debba attuarlo diventa un elemento secondario e funzionale solamente all’efficacia dell’azione, di cui la credibilità è parte importante.

Questa riflessione la offro ai lucani e ai colleghi consiglieri su cui si riverbererà la mia decisione. Sebbene lo scenario dell’inchiesta che riguarda la Basilicata sia ben diverso da quello che si è profilato in altre Regioni, sebbene le ipotesi, non mi stancherò mai di dirlo sentendomene testimone vivente, non siano certezze, anche in questa occasione riaffermo con forza la convinzione che altri possano portare avanti il lavoro con non meno impegno e dedizione di quanto ne ho offerto io e ne ha offerto questo Consiglio e di quanto, per quel che mi riguarda, ne continuerò ad offrire alla Basilicata, da privato cittadino o in qualsiasi altra veste. E il recupero del valore della credibilità dell’Istituzione lo ritengo un esigenza primaria, per cui vale anche la pena di soprassedere rispetto ad altre scelte di razionalizzazione e alleggerimento della governante pur di avere la serenità di non lasciare la Regione senza una guida forte, che consenta di affrontare tutte le difficili partite del momento.

Certo che altri porteranno avanti il lavoro, e assicurando che l’impegno dettato dal mio amore per la Basilicata non verrà mai meno, esprimo solo l’auspicio che tutte le energie della regione si concentrino su un progetto in favore dei lucani facendo prevalere la responsabilità sull’opportunismo, la proposta sulla contrapposizione. Ed è un appello che faccio con la forza che mi dà proprio la scelta di fare un passo indietro.

Peraltro come se non bastasse oltre ai domiciliari Viti, Mastrosimone e Pagliuca i giudici avevano disposto anche divieti di dimora (impossibilità di soggiornare a Potenza) per l’ Idv Antonio Autilio, il pidiellino Paolo castelluccio (appena tornato da Roma dove è stato grande elettore del presidente della repubblica), il pidiellino Mariano Pici, Alessandro Singetta del gruppo misto, l'Udc Agatino Mancusi, il socialista Raffaele Vita e il "fratello d'Italia" Mario Venezia. Il divieto di dimora ma nel comune di Valsinni è stato disposto anche per un ex consigliere regionale, Vincenzo Ruggiero, candidato per La Destra alle scorse politiche. Oltre alle misure cautelari personali sono stati disposti anche sequestri per un totale di178mila euro, per somme variabili dai 5mila ai 26mila, a carico degli stessi consiglieri e dell'Udc Franco Mollica (già condannato in primo grado due settimane fa nel processo scaturito dalla prima inchiesta sui rimborsi elargiti ai membri del parlamentino lucano), oltre agli ex consiglieri Antonio Potenza (Popolari Uniti), Antonio Tisci (PdL), e il socialista Innocenzo Loguercio.

Ma ch cosa avevano fatto? Niente di diverso dagli altri amministratori regionali, si erano pagati con fondi pubblici la sostituzione degli pneumatici e le spese per viaggi e vacanze (con parenti più o meno stretti) e poi tanti casi di alterazione di scontrini e ricevute: a piccole somme veniva anteposto un altro numero per moltiplicare di molte volte l'importo totale. In generale gli indagati si sono fatti rimborsare spese di ristorazione, anche non direttamente proprie, viaggi anche non fatti, consulenze non vere, lavori nelle loro case. Vi sono anche episodi di doppia presentazione delle ricevute a distanza di tempo. Ammonta a circa 170 mila euro la somma dei rimborsi illecitamente percepiti da assessori e consiglieri regionali della Basilicata così come accertato dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza come reso noto stamani dal Procuratore Laura Triassi. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi per evitare l’inquinamento delle prove, che sarebbe stato tentato nelle settimane scorse.

Lo Stato non lo paga ed Equitalia lo pignora.

Mercoledì, 24 Aprile 2013 20:25 Pubblicato in Alto Tirreno

Se in Italia ci fosse una vera Giustizia la maggior parte dei politici e dei massimi dirigenti sarebbero in galera e le chiavi in fondo al mare! Questo se è vero quanto denunciato dall’imprenditore di Belvedere Marittimo Filippo Natale.

Filippo Natale con una lettera inviata alla Procura della Repubblica di Paola, al Prefetto di Cosenza, al ministero degli Interni di Roma, al sindaco del comune di Belvedere e al Comando generale dei carabinieri di Roma racconta che : “nel febbraio del 2009, per effetto delle incredibili condizioni atmosferiche abbattutesi su tutta la Calabria e in special modo sul Comune di Belvedere M.mo la mia società , così come altre, è stata chiamata ad intervenire per effetto di ordinanze sindacali contingibili ed urgenti al fine di mitigare danni, liberare abitanti di intere frazioni intrappolate e limitare i disagi alla popolazione, la sommatoria di tali interventi, contabilizzati fatturati, verificati e pure certificati assommano a circa € 1.300.000,00, per i quali a tutt’oggi non abbiamo ricevuto neanche un euro. Per effetto di tali esorbitanti esposizioni, mio malgrado mi sono trovato ad accumulare debiti verso gli enti dello stato, verso i fornitori, verso le maestranze. Poichè i tempi di riscossione di tali crediti si dilatavano all’infinito, per effetto di coscienza e giustizia ho dovuto alienare numerosi beni e macchinari per poter pagare le maestranze e parte dei fornitori, omettendo di ottemperare al pagamento delle spettanze degli enti pubblici per una cifra inferiore ai 200.000,00 euro circa, oggi diventati nelle mani di Equitalia, oltre 350.000 euro, per effetto di interessi e sanzioni ai limiti di tassi usurai. Ed oggi siamo all’epilogo, funzionari di Equitalia, per effetto dei miei debiti ascritti alle loro spettanze, mi hanno contattato per effettuare il pignoramento delle poche attrezzature rimaste e grazie alle quali effettuiamo piccole lavorazioni per la sopravvivenza non dell’azienda, ma personale e della mia famiglia. A nulla sono valse le mie proteste civili per chiedere l’eventuale compensazione tra debiti e crediti, dopodiché ho di fatto impedito che il pignoramento venisse effettuato senza la presenza del mio legale, ma dico di più, se il pignoramento diventasse esecutivo, vi preannuncio sin d’ora che provvederò istantaneamente ad occupare il Comune di Belvedere M.mo, per effetto del debito che lo stesso ha nei miei confronti. E mi fermerò solamente se userete la forza. Questo è quanto. Morirò ucciso per effetto di uno Stato usuraio e tiranno che sopprime i propri cittadini invece che tutelarli”,

Ma davvero questo è uno Stato? Davvero questa è giustizia? Arriverà mai la giustizia umana( quella Divina è sempre troppo lontana) per arrestare i responsabili e tradurli nelle patrie galere così fredde e profonde da essere la loro dimora finale?

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