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Redazione TirrenoNews

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L’articolo sull’arresto di un minorenne amanteano per possesso e spaccio di droga e della contestuale denuncia di altri due amanteani, sempre, per consumo di droga, ha avuto oltre 9000 letture.

Una quantità che mostra il forte interesse che hanno i nostri lettori per una vicenda che sarebbe potuta accadere dappertutto ma che questa volta ha interessato Amantea.

Non uno ma tre giovani e tutti minorenni.

 

Ed ognuno di lettori sembra si sia interrogato chiedendosi quanto sia grave ad Amantea il fenomeno delle droghe.

Purtroppo non esiste un osservatorio e nessuno è in grado di ipotizzare una sia pur minima risposta.

Certo se avessimo i valori di Milano potremmo parlare di oltre 800 assuntori senza distinzione di età.

 

Ma stando ad alcune indicazioni pervenuteci sembra si tratti di un fenomeno che anche qui nella nostra cittadina raggiunge ampiezze incredibili e coinvolge tantissimi minorenni ad iniziare dalla scuola media.

“Fate qualcosa” è stata la parola d’ordine e la richiesta di soccorso .

Fate qualcosa prima dell’irreparabile . Già! Ma che cosa e chi?

 

La famiglia? Certo che potrebbe e dovrebbe essere il primo presidio di tutela e cura per i giovani . E soprattutto di ascolto. Ma quale famiglia così attenta ai problemi dei propri figli ed è così unita da dedicarsi totalmente ad un proprio figlio se soggetto ad alcool o droga?

 

La Scuola?

Certo. Ma ci vorrebbero docenti dedicati all’ascolto dei giovani con questi problemi. E poi è facile trasferire agli altri ( allo Stato in particolare) questi problemi. Purtroppo la scuola si prende cura dei diversamente abili, dei sordomuti , ma non ci risulta che sia in grado o voglia aver cura dei giovani soggetti a droga ed alcool. Che fine hanno fatto gli psicologi scolastici?

 

Il Comune?

Certo. Magari aprendo immediatamente uno sportello di ascolto. Al quale rivolgersi mantenendo l'anonimato, senza doversi identificare ed ottenendone comunque e liberamente il supporto!

 

Le Associazioni?

Certo. Anche loro ponendosi a servizio dei giovani che sembrano essere, anzi sono, un reale problema che interessa gli stessi giovani, le famiglie, la società!

Già! Ma chi ascolta i giovani vittime di alcool e droga? Ed in questo deserto di solitudine sociale che è Amantea, a chi dovrebbe rivolgersi il giovane che vuole uscire dal tunnel dell’alcool o della droga?

 

E non solo. A chi dovrebbero rivolgersi i genitori dei giovani che si trovano in queste condizioni?.

Qui ad Amantea, la verità cruda e nuda è che ognuno è solo; i giovani, le famiglie, la società.

Dopo la visita a sorpresa (quasi a sorpresa) del commissario per il piano di rientro Massimo Scura, questa volta la visita da parte del dott. Raffaele Mauro, Direttore Generale ASP Cosenza dal 15 gennaio2016, in sostituzione del dr Filippelli, è programmata.

 

È uno degli effetti del lavoro della rete per la casa della salute che ha incontrato nei giorni scorsi il dr Fatarella, alla presenza del dr Mauro e del dr Iacucci.

Come noto di parlato sia della futura Casa della salute , sia del completamento dell’attuale struttura.

Un completamento atteso da moltissimi anni , da quando cioè venne realizzato l’ampliamento della struttura con l’ala a sud della qual venne realizzato solo l’ultimo piano.

 

Ci sono ben tre piani da completare e da utilizzare

Per esempio per accentrare tutti i servizi sanitari al momento posti in abitazioni private.

Per migliorare i servizi sanitari resi dal poliambulatorio

Successivamente il dr mauro avrà un incontro con le associazioni

Ovviamente saranno presenti il sindaco Monica Sabatino e la direttrice Giuliana Bernaudo

Leggiamo (Agi) che una maestra è stata condannata dalla Corte d'appello di Catanzaro a due mesi di reclusione e al risarcimento del danno in favore delle parti offese per aver sottoposto in alcuni casi i bambini a "violenze fisiche, consistite in schiaffi o sberle o nel tirare loro i capelli", o a "violenze psicologiche o ancora a condotte umilianti, come il minacciarli dell'arrivo del diavoletto, nel costringerli a mangiare o a cantare, nel farli stare con la lingua fuori".

 

Tutto cio', evidenzia la Suprema Corte, "deve considerarsi un abuso a prescindere dalla metodologia utilizzata e dalle finalita' perseguite, dovendosi ritenere che un siffatto comportamento ecceda ampiamente il limite dell'educazione rispettosa della dignita' del bambino e trasmodi invece in comportamenti afflittivi dell'altrui personalita'".

 

Per questo, il reato di abuso dei mezzi di correzione "puo' ritenersi integrato - si sottolinea nella sentenza - da un unico atto espressivo dell'abuso, ovvero da una serie di comportamenti lesivi dell'incolumita' fisica e della serenita' psichica del minore".

In ogni caso, "anche al fine di legittimare una condotta incentrata al piu' sull'uso di atti di minima violenza fisica o morale, occorrerebbe la concreta allegazione della situazione che l'abbia giustificata", non potendosi fare "generico riferimento al numero dei bambini affidati e presupporre che si trattasse di bimbi scalmanati, tali da imporre sistemi rigorosi".

 

Nel caso di specie, "e' stato posto in luce come i bimbi nei cui confronti erano state tenute le condotte segnalate avessero manifestato reazioni anomale, consistite nel rifiuto di recarsi a scuola, di mangiare, nell'insonnia e nell'enuresi".

La Cassazione, ha confermato la condanna inflitta alla maestra per il reato di "abuso dei mezzi di correzione".

In sostanza il problema che si pone è di distinguere fra il reato di abuso di mezzi di correzione o disciplina di cui all’art. 571 c.p. e il più grave delitto previsto dall’art. 572 c.p., che punisce i maltrattamenti esercitati su una persona affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia.

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