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Redazione TirrenoNews

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Silvana Rodriguez era una donna molto bella, e venne trovata morta nella sua autovettura la notte tra il 12 e il13 Dicembre 2015.

 

Il Procuratore di Paola Bruno Giordano disse subito «Stiamo lavorando in modo approfondito, anche se tutto lascia intendere che si tratti di omicidio».

 

Sin dai primi esami autoptici sarebbe stato evidenziato un residuo diedema polmonare, indice di una sofferenza respiratoria che potrebbe derivare appunto da uno strangolamento o comunque dal soffocamento a cui sarebbe stata sottoposta la Rodriguez prima che la Fiat Punto, auto sulla quale si trovava, fosse data alle fiamme.

 

E così le indagini non si sono mai fermate e si sono indirizzate verso la pista passionale.

Gli inquirenti hanno esaminato tutte le telecamere di videosorveglianza presenti lungo il percorso che la donna avrebbe compiuto quella tragica sera.

E proprio da queste immagini sembra che gli investigatori abbiano individuato un uomo che si sarebbe avvicinato alla donna.

Le immagini giuste che avrebbero immortalato il momento giusto.

Sembrerebbe trattarsi di un conoscente della vittima.

Su di lui ora si sarebbero concentrate le maggiori attenzioni.

 

Le indagini dei carabinieri però non si fermano solo a quelle riprese.

Sembra esistano altri elementi importanti per una soluzione del caso.

Un caso che ha lasciato esterrefatti gli abitanti della zona stante la violenza del delitto.

Un intero quartiere costruito abusivamente.

 

Secondo le indagini delle Fiamme Gialle, le costruzioni sono state realizzate in zona a rischio idrogeologico ed in violazione della normativa urbanistica.

Contestata la lottizzazione abusiva a scopo edificatorio, la realizzazione di costruzioni in totale assenza o in difformità dalla concessione edilizia e l'omessa denuncia di lavori.

 

Le tredici persone raggiunte da un avviso di garanzia sono:

Rosario Russo, 55 anni;

Gabriele Corrado, 59;

Domenico Crudo, 82;

Antonio Fusca, 42;

Domenico Fusca, 53;

Elio Fusca, 43;

Leonardo Fusca, 50;

Vittoria Fusca, 51;

Pietro Macrì, 52;

Francesco Ramondino, 66;

Salvatore Ramondino, 60;

Raffaele Russo, 82;

Antonietta Soriano, 65.

 

Secondo l'indagine, avviata a suo tempo dal pm Santi Cutroneo, l’area dove sono state realizzate le costruzioni sequestrate è da considerarsi, peraltro, a rischio idrogeologico in quanto la stessa insiste su una zona che, secondo una perizia tecnica commissionata dalla Procura della Repubblica, è interessata da un movimento franoso in atto.

Un rischio che non può essere ulteriormente sollecitato da interventi edilizi abusivi.

Il procuratore capo Mario Spagnuolo ha detto che:«L'inchiesta odierna si inserisce in un discorso più complessivo che riguarda problematiche sulla tutela dell'ambiente e del territorio della città. Un territorio che ha già in passato mostrato tutti i suoi segni di fragilità».

Poi ha aggiunto che «Si è scoperto che l'area in questione era destinata ad uso agricolo ma col tempo è diventata una delle zone residenziali più importanti della città. Il problema è che la maggior parte era privo di titolo abilitativo. Non avevano, cioè, le concessioni edilizie e quelle poche in possesso avevano ottenuto la sanatoria che ci ha impedito di porle sotto sequestro».

 

Risulta ancor oggi che l’area è del tutto priva delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e, in particolare la rete pubblica di fognature ( c.d. acque nere e di un sistema di raccolta e canalizzazione delle acque meteoriche (cd. acque bianche).

La GdF ha poi scoperto che molti residenti non pagavano neanche le tariffe su casa o immondizia ed erano completamente sconosciuti al fisco comunale.

Ora il comune, una volta ricevute le carte dell'indagine, dovrà adottare i correlati provvedimenti amministrativi e recuperare i tributi dovuti.

Paola: Un detenuto provoca un incendio nel carcere

Martedì, 12 Aprile 2016 20:12 Pubblicato in Paola

Una protesta che poteva provocare una tragedia si è verificata nel carcere di Paola dove un detenuto ha appiccato un incendio nella sua cella.

 

 

A renderlo noto è il sindacato di categoria Sappe.

Ne ha parlato Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria.

Immediato l’intervento degli agenti penitenziari che sono riusciti a salvare il detenuto dalle fiamme e ad evitare che l’incendio si propagasse.

 

“Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però –ha afferma Donato Capece, – con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari.

 

Nonostante un fumo denso, immediatamente propagatosi nella Sezione, i bravi poliziotti hanno salvato la vita al detenuto che aveva dato fuoco alla cella, poi hanno provveduto a mettere in salvo i detenuti dalle altre celle del Reparto detentivo che erano invase dal fumo.

Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel Reparto e dal successivo impiego degli altri poliziotti penitenziari in servizio nel carcere.

Sono stati bravi i poliziotti penitenziari in servizio nel carcere di Paola a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza”.

Poi continua affermando che l’incendio sventato a Paola “è sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti.

 

Anche Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Damiano Bellucci, segretario regionale della Calabria, esprimono«solidarietà e vicinanza al personale di Polizia penitenziaria di Paola, che ha risolto in maniera professionale ed impeccabile il grave evento critico» e giudicano la condotta del detenuto che ha provocato l’incendio «irresponsabile e gravissima».

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