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Redazione TirrenoNews

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Prende il via oggi venerdì 5 maggio, da Alghero il centesimo giro d’Italia.

Giorno 11 maggio il Giro d’Italia passerà per Amantea

E così Amantea vivrà, seppur per poche ore, forse una sola mattinata

E’ il segno della speranza che colorerà la nostra cittadina

Una occasione per distrarre il popolo dalle ambasce del dissesto

Una occasione per avere qualche pseudo turista in più, magari qualcuno che per vedere dal vivo i ciclisti scende da Cosenza, da Rende, dai paesi dell’’interno e si ferma nei nostri ristoranti, nelle pizzerie, e poi il pomeriggio in giro del negozi.

Un momento di gioia più che di festa

Resterà qualche tratto di SS18 bitumata

La gioia sarà offuscata da un triste ricordo.

Agli Amanteani però mancherà un grande amico, colui che da anni, ormai, si mostrava sul palco del traguardo volante con lasue elegante figura a ricordare i suoi passati di ciclista.

Parliamo di Giuseppe Frangione , “ U pachjco”

Sarà comunque una occasione per ricordarlo

Mancheranno anche i politici che in grandi quantità riempivano il palco; ecco, questi, non li ricorderà nessuno

La tappa dell’11 maggio sarà Reggio Calabria – Terme Luigiane (parco termale ad Acquappesa)

Staremo sul pezzo

Sono mesi che nella zona da Campora San Giovanni a Falerna e Nocera Terinese sono segnalati furti nelle campagne a danno degli agricoltori.
Altre segnalazioni di furti di mezzi agricoli vengono dalla zona compresa tra Corigliano e Rossano Calabro.

 

La Coldiretti denunciano con preoccupazione un’accentuata recrudescenza, di furti di mezzi agricoli di ogni tipologia, prodotti agricoli, danneggiamenti che si stanno verificando su tutto il territorio regionale.

Molinarosottolinea “E’ sicuramente una situazione preoccupante che provoca danni alla vera e sana imprenditoria agricola, cuore pulsante dell’economia regionale. Si creano condizioni negative per gli agricoltori, molto spesso giovani, che poi non possono ricostituire il parco mezzi e quindi vi è un effetto immediato anche sulla produzione con il conseguente depauperamento del patrimonio agricolo e perdita di posti di lavoro.”

 

E poi prosegue:” L’organizzazione e la messa in atto dei furti, non ha ormai limiti territoriali e chi opera nelle zone rurali, subisce condizioni peggiori proprio per i vincoli di isolamento degli operatori agricoli e delle famiglie e di mancanza di presidi delle forze dell’ordine immediatamente raggiungibili e attivabili”.

 

Infine la Coldiretti conclude “E’ necessario che i furti di ogni tipo vengano comunque denunciati agli organi di polizia anche se ci si accorge di qualche movimento sospetto, se siamo stati vittime di un tentativo di furto, se abbiamo subito un furto o se siamo testimoni di un furto ai danni d'altro, è un nostro diritto e allo stesso tempo è un nostro dovere morale, in quanto facenti parti di una comunità. Ben comprendiamo che il controllo del territorio è difficile però non si possono lasciare alla mercè di criminali famiglie che vedono anche in pericolo la sicurezza personale. Chiediamo ai Prefetti che è indispensabile un'azione immediata che preveda un incremento dei controlli e che vengano potenziati i presidi di sicurezza sul territorio soprattutto nelle zone rurali per arginare un fenomeno davvero preoccupante che pregiudica l'attività futura un piano operativo per porre un freno ai reati nelle campagne e debelli queste vere e proprie organizzazioni criminose”

 

Ne ha parlato in questi giorni anche il TG 3 intervistando anche i soci della Cooperativa Agricola “Le Macchie” che opera tra Nocera Terinese e Falerna

Qualcuno di loro scrive: “ È un pezzo che succedono.... Siamo stati sempre in silenzio mentre ci hanno rubato e vandalizzato ogni cosa.... Quante mazzate sulle spalle di Giuseppe( Giuseppe Ruperto , presidente della cooperativa), migliaia e migliaia di euro persi per sempre .... Maledetti bastardi..... Animali, attrezzature, un trattore cingolato, ruote squartate, orti devastati tagliati con falce e accette.... e noi sempre in silenzio.... volevano la nostra rovina... non so quante persone avrebbero retto al suo posto, ma Giuseppe ha sempre affrontato tutto col sorriso sulle labbra e una grande forza di volontà.... e io l ho appoggiato e aiutato in tutto e per tutto.... A differenza di molte altre persone noi, non abbiamo cercato lo zingaro o il mafioso di turno per il classico cavallo di ritorno pagando mazzette per ciò che era stato sudato e pagato... abbiamo lavorato come bestie dall’ alba al tramonto senza feste, natali e capodanni.... e non ci siamo piegati mai... e mai ci piegheremo..... Che continuino pure a rovinare la gente, ma dice un proverbio... tanto va la gatta al largo che ci lascia lo zampino.... e arriva il giorno che ne beccheremo qualcuno... e dopo magari lo leggeremo sui giornali... Ora ciò che spero da operaio che crede nel lavoro che fa, è che le forze dell’ ordine facciano il loro lavoro e i dovuti controlli... perchè così non si può più andare avanti!”

A San Pietro in Amantea la prima sindaca calabrese

Giovedì, 04 Maggio 2017 15:01 Pubblicato in Belmonte Calabro

Il 1946 le donne votarono.
E le elettrici furono più degli elettori.
E così, in particolare nei piccoli comuni, furono elette donne sindaco.

 

“Due di loro furono elette in Emilia, due in Sardegna, una nelle Marche, una in Umbria una in Calabria”.

“Quattro ‘sindachesse’ erano maestre e avevano la licenza di scuola superiore; una, avvocata. Quattro di loro erano comuniste, tre democristiane. Tutte erano delle lavoratrici, solo due casalinghe benestanti.“

A San Pietro in Amantea venne eletta l'Insegnante Ines Nervi in Carratelli.

Ne parlò sin dal 1982 nel suo primo libro:-Storia di San Pietro in Amantea - a Pag. 53 e Pag. 75 Francesco Gagliardi tracciando il suo ruolo di “donna, di mamma, di insegnante”

L’amico Gagliardi ci ricorda che “E' stato il caro amico Silvio Clemente, che letto il mio articolo su Tirreno News del novembre dello scorso anno, ha avviato la pratica per un riconoscimento ufficiale. Il mese scorso ho trovato nell'archivio del Comune L'insediamento del Consiglio Comunale del 31 marzo 1946. E' stato mandato a Roma alla Camera dei Deputati ed ieri 3 maggio 2017 alla presenza del Presidente On. Laura Boldrini nel Salone della Regina è stata ufficialmente messa la foto della carissima maestra accanto alle altre donne elette nel lontano 1946.

Ricorda anche Francesco Gagliardi che

“Montecitorio, e precisamente la Sala delle donne, si arricchisce di due nuovi busti: quelli di Salvatore Morelli e Anna Maria Mozzoni, due personaggi che tanto hanno fatto per la questione femminile già nell’800.

I due busti sono stati inaugurati nel corso di un evento che si è tenuto il 3 maggio (ore 10.30 Sala della Regina) al quale ha partecipato anche la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e che è stata l'occasione per fare il punto sulle pari opportunità di oggi nel nostro paese.

“A Montecitorio due nuovi busti: Salvatore Morelli e Anna Maria Mozzoni, femministi nell'800 - E i femministi di oggi?” è il titolo dell'evento al quale hanno partecipato anche Maria Grazia Colombari e Livia Turco e che viene moderato dal giornalista Giorgio Zanchini.

 

L'appuntamento è stato anche l'occasione per scoprire un nuovo ritratto che si aggiunge a quelli delle madri della Repubblica, sempre nella Sala delle donne.

Si tratta dell'undicesima sindaca eletta nel 1946, Ines Nervi Carratelli, prima cittadina di San Pietro in Amantea, in provincia di Cosenza.

Salvatore Morelli, deputato del Regno italiano nella X e nella XII legislatura, fu autore fra l'altro  di una proposta di legge per l'abolizione della schiavitù domestica e per l'estensione alle donne dei diritti civili e politici, a cominciare dal diritto al voto.

Tutto questo impegno in favore delle questioni di genere gli valse il dileggio dei colleghi e l'appellativo di “deputato delle donne”.

Annamaria Mozzoni può essere considerata la nostra prima suffragetta.

Anche lei si batté moltissimo per il voto alle donne e sul tema presentò la prima petizione in Parlamento nel 1877. Giornalista, attivista dei diritti civili, è forse la figura più importante della vita politica italiana e internazionale fra otto e novecento.

Intuì con molto anticipo i grandi nodi che la donne italiane dovettero affrontare per vedere riconosciuti i più elementari diritti umani”.

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