
Redazione TirrenoNews
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Amantea. La citta' dei burattinai e delle marionette.
Venerdì, 06 Ottobre 2017 22:09 Pubblicato in Primo PianoPer carità, che nessuno si offenda!
Ma ascoltando quanto avviene nella nostra cittadina ci è venuta in mente la favola di Pinocchio.
Una favola così moderna ed attuale da poter essere intravvista anche oggi, nella nostra stessa Amantea.
Di Pinocchi mentitori e bugiardi ne troviamo tanti, sia nella politica che nella società.
L’unica differenza è che oggi i loro nasi non si allungano, probabilmente perché questi Pinocchi di oggi non hanno la bontà dell’eroe collodiano o semplicemente perché hanno fatto abitudine alle menzogne al punto da non avere più senso di vergogna.
Di gatti e volpi a bizzeffe.
Compari nella politica e nella società( ed anche altrove, invero) sempre alla ricerca di un fesso da prendere in giro.
A volte abbiamo l’impressione che siano loro stessi , i burattini e le marionette, ad andare a cercare il gatto e la volpe, pur consapevoli che tenteranno di fregarli, talvolta riuscendoci, e solo per entrare in qualche modo nella storia.
Qualche Fatina si rischia di trovarla, se si guarda bene.
Insomma ci sono tutti.
Ma quello che ci lascia sempre sorpresi è che il Pinocchio di turno, nel caso il Pinocchio di Amantea, ancora una volta, come nella storia, s'incammina ( per dove lo sa solo lui) , ma durante il tragitto viene attratto da una musica, proveniente dal Gran Teatro dei Burattini.
O piuttosto si dovrebbe dire da uno dei Gran Teatri dei Burattini.
E, come nella favola, si incuriosisce e decide di vendere l'abbecedario, il Pinocchio di ieri, ed oggi ben altro, dignità compresa, per procurarsi i soldi del biglietto.
Si illude il buon Pinocchio di non essere riconosciuto dai suoi simili. Non è così.
I burattini sul palcoscenico, infatti, lo scorgono tra il pubblico e interrompono la recita per festeggiarlo.
Ma il burattinaio Mangiafuoco, si arrabbia e decide di gettare Pinocchio nel fuoco per poter cuocere un montone.
Ma poi si commuove cominciando a starnutire davanti alle invocazioni di pietà del burattino, lo libera e gli regala cinque zecchini d'oro da portare a Geppetto.
Potrebbe finire bene per il nostro Eroe, per Geppetto e, nel caso, per Amantea.
Ed invece Pinocchio mentre fa ritorno a casa s'imbatte nel Gatto e nella Volpe, ai quali racconta incautamente delle monete d'oro ricevute.
I due lo convincono a sotterrarle nel vicino Campo dei miracoli, dicendogli che una volta seminate si sarebbero trasformate in un albero carico di zecchini d'oro.
Oggi, ovviamente, la storia si diversifica.
Oggi il Gatto e nella Volpe dicono a Pinocchio di far cadere la giunta in carica per andare a nuove elezioni e diventare i padroni del paese.
Un posto di assessore è per molti un albero di zecchini d'oro.
Anche il potere che deriva dall’incarico è un albero di zecchini d'oro.
Insomma Amantea ci sembra sempre più un paese dei balocchi, pieno di Burattinai e soprattutto di burattini e marionette.
E non ci sembra che alla fine la storia si concluderà bene.
Il creatore di Amantea si è distratto e non fa niente per salvarla.
I cittadini di Amantea, i nuovi burattini fanno come Pinocchio, e pur se viene detto loro qual è il loro bene scelgono sempre l'alternativa peggiore;
Le intelligenze maligne, diabolicamente più astute dei burattini (il Gatto e la Volpe, l'Omino di Burro) li insidiano.
E così non resta che la redenzione grazie all’intervento della Fata Turchina e di altre creature benevole quali sono, nel pensiero cristiano, gli angeli e i santi.
Ma resta anche la speranza , quella che fa morire Lucignolo, rimasto asino, mentre Pinocchio, grazie alla Fata Turchina, riceve una nuova vita.
Inutile chiedersi se la colpa sia del burattinaio che manovra i fili e porta dove vuole i burattini, o se sia dei burattini che dovrebbero essere gli attori del futuro della città, o se sia addirittura degli spettatori che assistono passivi allo spettacolo della morte di tutti,anche la loro.
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Perche' la ‘ndrangheta si insinua nei servizi ambientali , rifiuti e depurazione?
Venerdì, 06 Ottobre 2017 17:01 Pubblicato in Campora San GiovanniDelle 14 società ambientali volute dai commissari per la emergenza ambientale in Calabria , se non erriamo, ne è rimasta una sola.
La Multiservizi di Lamezia Terme.
Cioè l’unica che è pubblica.
Tutte le altre, pubblico-private- sono miseramente finite.
Molte fallite, le altre chiuse per infiltrazioni mafiose.
Anche la nostra, l'Appennino Paolano che aveva sde nel PIP di Campora San Giovanni.
L’ultima vicenda, quella di Gioia Tauro, dove l’inceneritore sarebbe stata cosa dei Piromalli.
Di cui si legge sui quotidiani che “Veolia e Termomeccanica avrebbero pagato regolarmente il “pizzo” al clan della Piana per poter lavorare nella zona.
La “tassa ambientale” finiva nascosta tra i costi d’impresa delle due holding. Il costo per operare “tranquilli” si aggirava sui 30 euro a viaggio di camion”.
Il Fatto quotidiano parla di 80 euro a camion!
Questo è quanto emerge dall’inchiesta Metauros.
E tutti i clan ricevevano una quota delle estorsioni che le società che si sono avvicendate nella gestione dell’impianto sono state costrette a pagare.
Un sistema iper collaudato che si avvaleva anche di persone interne agli uffici del Commissario di Governo per la emergenza ambientale.
Alle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della corruzione esiste una unica risposta possibile quale è quella della gestione pubblica dei servizi ambientali, atteso che i comuni non riescono a pagare tangenti.
E si intenda parliamo di gestione diretta senza alcuna cessione nemmeno parziale dei servizi.
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Alla fine quello che non andava nella gestione dei migranti a Riace è venuto fuori.
E così Mimmo Lucano, idolo dell’accoglienza e di certa sinistra, risulta indagato dalla procura di Locri per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione del sistema di accoglienza.
In pratica Mimmo Lucano da quando ha avviato il sistema accoglienza nel suo paese prima, e in tanti altri poi, non ha mai avuto, e questo lo diciamo da sempre, una gestione trasparente del denaro destinato all’accoglienza.
Così come tante altre realtà simili, specie a Cosenza.
Di cui a breve vi riferiremo.
Insieme a Lucano risulta indagato Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città Futura-don Pino Puglisi” che insieme a Lucano, ieri ha ricevuto, da parte della Guardia di Finanza un avviso di garanzia.
Oltre a questo Mimmo Lucano era già al centro di una polemica con il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio che in via “cautelativa” aveva sospeso ai progetti di Riace l’erogazione dei fondi per presunte irregolarità nella gestione.
Subito dopo l’avviso di garanzia Mimmo Lucano ha dichiarato: «Sono sconcertato, ma ho la coscienza a posto e non ho paura, ma l’informazione di garanzia mi toglie entusiasmo».
Strano che, qualche mese fa, quando dalla Prefettura è stato paventato il blocco dei fondi, il sindaco ha chiesto e ottenuto un'ispezione ministeriale completa sul 'sistema Riace'.
Gli esperti del Viminale sono arrivati a Riace nei primi giorni di settembre, ma le conclusioni di quell'accurato controllo non sono ancora note.
Almeno ufficialmente.
Nei giorni scorsi però il sindaco è stato convocato a Roma per una riunione al dipartimento immigrazione del Ministero, al termine della quale ha annunciato di essere stato rassicurato sull'erogazione del milione di euro arretrato.
Anzi, ha detto, i funzionari del Viminale gli avrebbero anche promesso l'arrivo di ulteriori fondi per incrementare i servizi di accoglienza.
Le accuse sono pesanti: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell'Ue, concussione e abuso d'ufficio, in concorso.
Non resta che attendere !
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