BANNER-ALTO2
A+ A A-

Redazione TirrenoNews

Dal 2005 la Redazione di TirrenoNews.Info cerca di informare in modo indipendente e veloce.

 

LogoTirrenoNews

Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Arrestati quattro giudici per compravendita di sentenze.

Venerdì, 10 Novembre 2017 22:41 Pubblicato in Italia

Gestivano un potente sistema di compravendita di sentenze il cui prezzo variava tra i 500 e i 1000 euro e sono stati tratti in arresto per corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso ben quattro giudici tributari,

 

D’Avolio, Merra, Ventura e Cerase, con l’accusa di aver aggiustato le sentenze delle Commissioni regionali e provinciali di Foggia dietro il pagamento di mazzette. L’inchiesta, denominata giustizia privata, ha portato agli arresti di altri sei tra dipendenti delle commissioni tributarie e commercialisti.

Indagato anche il PM Nicastro, in servizio alla Procura di Matera, accusato di falso in atto pubblico e truffa per aver falsificato 168 sentenze dal 2015 al 2017, in qualità di giudice della Commissione Tributaria di Foggia, procurandosi un ingiusto profitto.

Ed altri 40 indagati tra cui altri giudici tributari, commercialisti e imprenditori del settore alberghiero, edile e della ristorazione.

La cupola, pilotando la cause, faceva risparmiare milioni di euro di tasse agli imprenditori che pagavano la tangente.

Per gli inquirenti alcuni dipendenti delle commissioni tributarie erano il riferimento dei commercialisti che in cambio di decisioni favorevoli versavano le mazzette evitando ai clienti di pagare allo Stato le imposte dovute.

Un meccanismo perfetto con al centro il profitto: alcuni funzionari amministrativi, in cambio di denaro o altra utilità, indirizzavano le cause sui giudici compiacenti o svogliati.

Alcuni, infatti, emettevano decisioni favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro; altri frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo il proprio tornaconto personale (tangenti o altri vantaggi), limitandosi alla sola firma della sentenza con introito delle indennità previste per l’attività decisoria.

Un funzionario infedele era direttamente a libro paga di un commercialista che gli versava uno stipendio mensile di 400 euro in cambio di favori. Tutti gli arrestati sono ai domiciliari.

   9 novembre 2017

Abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica e truffa aggravata i reati ipotizzati. Sotto accusa anche Pino Gentile, attuale vice presidente del Consiglio regionale

Indagini chiuse da parte del pm della Procura di Vibo Valentia, Benedetta Callea, per l’inchiesta sull’acquisto del palazzo dell’Aterp in via Machiavelli a Vibo. Vengono, a vario titolo, ipotizzati i reati di truffa aggravata, abuso d'ufficio in concorso, falsità ideologica e turbativa d'asta. L’avviso di conclusione indagini interessa in totale 16 indagati.

Si tratta di: Giuseppe Gentile, 73 anni, di Cosenza, ex assessore regionale, attuale consigliere regionale di Ncd e vice presidente del Consiglio regionale (in foto); dell’ex commissario dell’Aterp di Vibo Valentia, Antonino Daffinà, 56 anni, di Vibo; del proprietario dell’immobile Nazzareno Guastalegname, 67 anni, imprenditore di Stefanaconi; Giuseppe Maria Romano, 68 anni, di Tropea, ex direttore generale dell'Aterp e già sindaco di Tropea (il quarto in foto); Michele Montagnese, 72 anni, di Vibo Valentia, ex sindaco (il terzo in foto); Antonino Stagno, di San Calogero, imprenditore di 46 anni, socio di Guastalegname nell'acquisto del palazzo poi divenuto sede dell'Aterp; Emilio Minasi, 64 anni, di Cosenza; Luciano De Pascali, 59 anni, di Vibo; Giuseppe Raffele, 49 anni, di Serra San Bruno, ex direttore tecnico dell'Aterp, ex consigliere provinciale e candidato alla presidenza della Provincia di Vibo nel 2014 con Udc/Ncd (indagato per abuso d'ufficio e turbativa d'asta, il quinto in foto in foto); Domenico Pallaria, 58 anni, di Curinga, direttore generale della Regione Calabria (il secondo in foto); 

Antonio Capristo, 58 anni, di Rossano; Nicola Barbuto, 70 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell'Aterp); Serafino Fiamingo, 41 anni, di Zungri; Giuseppe Pepe, 71 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell'Aterp); Nicola Bosco, 76 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell'Aterp); Vito Caglioti, 76 anni, di Soriano Calabro (ex revisore dei conti dell'Aterp). 

L’inchiesta è stata avviata nel 2015 quando la Guardia di finanza - oltre alla documentazione relativa a 32 assunzioni con contratti a progetto - aveva acquisito tutta la documentazione relativa all’acquisto, per la somma di 2 milioni e 800mila euro, della sede in cui sono ubicati gli uffici dell'Aterp. L’edificio era stato acquistato dall’Aterp guidata da Antonino Daffinà (in quota Forza Italia) quando già si sarebbe avuta piena consapevolezza, ad avviso degli investigatori, che la legge regionale numero 24 del 2013 avrebbe di lì a poco soppresso l’Aterp di Vibo Valentia ed accorpato tutte le Aterp provinciali in un’unica azienda regionale. I soldi utilizzati per comprare la nuova sede dell’Aterp di Vibo provengono dal fondo ex Gescal (Gestione case per i lavoratori) che doveva invece servire a ben altri scopi. 

Le singole accuse. Nei confronti degli imprenditori Nazzareno Guastalegname di Stefanaconi ed Antonino Stagno di San Calogero, titolari dell’impresa “DGS srl” (ditta Guastalegname-Stagno), viene ipotizzata l’accusa di concorso in abuso d’ufficio in quanto “non limitandosi alla mera presentazione dell’istanza di partecipazione alla gara (offerta in locazione di immobile) ma agendo – secondo la Procura - in piena collusione con i pubblici ufficiali, avrebbero ottenuto l’ingiusto vantaggio concretizzatosi nella differenza tra il prezzo d’acquisto corrisposto dalla “D.G.S. srl” alla M.p.s. Leasing & Factoring, per tutta l’operazione di leasing, e quanto ottenuto dalla vendita da parte di D.G.S. srl all’Aterp, pari a 798.026,69 euro”.

Giuseppe Maria Romano risponde invece in qualità di direttore dell’Aterp sino al 4 novembre 2011. Secondo l’accusa, l’Aterp prima di ricorrere ad una ricerca di mercato per la scelta della sede avrebbe dovuto preventivamente procedere alla verifica della disponibilità di beni demaniali o patrimoniali della Regione. L'allora direttore dell’Aterp di Vibo avrebbe così – secondo l’accusa – disposto, tramite un avviso pubblico datato 22 settembre 2010, un’indagine di mercato finalizzata alla locazione/acquisto di un immobile da adibire a sede dell’azienda. Allo stesso Romano viene poi contestata l’emissione di una serie di delibere quale quella dell’aggiudicazione provvisoria della gara da parte della società D.G.S. srl, la delibera di approvazione della gara relativa alla locazione ed all’aggiudicazione definitiva in favore della D.G.S. srl. Si contesta a Giuseppe Romano anche di aver “acconsentito alle integrazioni dell’iniziale offerta di locazione (immobile di 466 metri quadri di superficie ad un canone annuo di 45.600,00 euro rispondente alle esigenze dell’ente) giungendo a locare l’intero immobile per una superficie di 828 metri quadri ed 80mila euro di canone annuo”.

Emilio Minasi, Giuseppe Raffele (in foto) e Luciano De Pacali rispondono invece di concorso in abuso d’ufficio in qualità di membri della commissione di gara. Avrebbero omesso, secondo la Procura, di effettuare i dovuti controlli in ordine alla veridicità di quanto dichiarato dalla D.G.S. srl nonché sull’effettivo possesso da parte della medesima società dei requisiti previsti dal bando di gara, non rilevando la mancanza in capo alla società della proprietà dell’immobile offerto in vendita.

Antonino Daffinà viene chiamato in causa quale commissario straordinario dell’Aterp dal novembre 2011 all’aprile 2015. Gli viene contestato di non essersi astenuto dalla procedura di acquisto dell’immobile sede dell’Aterp di via Macchiavelli dalle eredi Cannatelli, prendendo accordi con le proprietarie e concordando con loro il prezzo di acquisto. Vengono poi contestate le procedure dei contratti di locazione dell’immobile ed un certificato di agibilità del palazzo.

Giuseppe Gentile risponde invece quale ex assessore regionale ai Lavori pubblici in concorso con Domenico Pallaria, in qualità di dirigente generale del Dipartimento Lavori pubblici della Regione Calabria. Ad avviso del pm, i due avrebbero violato una serie di norme di legge sui fondi Gescal. In particolare, Pino Gentile – attuale vice presidente del Consiglio regionale della Calabria –  nel 2014 avrebbe proposto alla giunta regionale la modifica della possibilità di utilizzare i fondi Gescal per superare particolari criticità finanziarie nell’ambito di uno specifico “Piano di rientro” capace di giustificare l’utilizzazione transitoria di tali fondi. Sulla delibera in questione, ad avviso degli investigatori, Domenico Pallaria avrebbe dichiarato di aver compiuto l’istruttoria attestandone la regolarità amministrativa “così consentendo lo svincolo dei fondi Gescal destinati invece all’edilizia residenziale e, conseguentemente, il loro utilizzo per l’acquisto della sede dell’Aterp di Vibo. Il tutto – sostiene la Procura – grazie all’induzione in errore della giunta regionale che approvava e sottoscriveva la delibera in oggetto”.

Stessa contestazione viene rivolta ad Antonio Capristo, in qualità di dirigente del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, mentre Nicola Bosco, Vito Caglioti, Nicola Barbuto vengono chiamati in causa quali membri del collegio dei revisori dei conti dell’Aterp di Vibo (Barbuto quale presidente, Caglioti e Bosco quali componenti effettivi), nominati per il periodo che va dal 25 marzo 2010 al 5 agosto 2013 con decreto del presidente della giunta regionale. Secondo l’accusa, i componenti del collegio dei revisori dei conti avrebbero omesso di esercitare i loro poteri di controllo su alcune delibere dell’Aterp aventi ad oggetto l’acquisto della sede. Stessa accusa – in relazione però ad altre delibere - anche per Giuseppe Pepe (presidente del collegio dei revisori dei conti) e Michele Montagnese ed ancora Vito Caglioti, nominati revisori dei conti dal 5 agosto 2013 al 5 febbraio 2015. In particolare, a tali ultimi tre indagati viene contestato di aver omesso di vigilare affinchè venissero posti in essere tutti gli adempimenti necessari per l’attuazione del programma di rientro consistente in programmi di investimento indirizzati all’incremento del patrimonio immobiliare utilizzando le economie derivanti dai risparmi annui quantificati in 142.000,00 euro.

Per Serafino Fiamingo, revisore unico dei conti dell’Aterp di Vibo dal 5 febbraio 2015 al 9 maggio 2016, l’accusa è quella di aver omesso di indicare nella relazione sul conto consuntivo dell’esercizio 2014 l’avvenuto acquisto della sede dell’Aterp e l’accensione tra i capitoli di bilancio del debito nei confronti della Regione.

L’aggiudicazione della gara bandita il 22 settembre 2010 dall’Aterp di Vibo per la sede dell’Azienda costa quindi l’accusa di turbata libertà degli incanti a Nazzareno Guastalegname, Antonino Stagno, Giuseppe Maria Romano, Tonino Daffinà, Emilio Minasi, Giuseppe Raffele e Luciano De Pascali.

Altre contestazioni inerenti l’accusa di falso vengono mosse a Domenico Pallaria, Antonino Daffinà, Nazzareno Guastalegname e Antonino Stagno, mentre la contestazione di truffa viene mossa a Giuseppe Gentile, Antonio Capristo, Domenico Pallaria, Antonino Daffinà, Nazzareno Guastalegname e Antonino Stagno.

Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo dalla notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari per chiedere al pubblico ministero di essere interrogati o per presentare, attraverso i rispettivi legali, eventuali memorie difensive.

Da Ilvibonese

Travolto da un camion muore l’amanteano Natale Bonavita

Venerdì, 10 Novembre 2017 14:27 Pubblicato in Politica

Era il 27 ottobre quando un camion ha travolto il sessantanovenne Natale Bonavita.

Trasportato d’urgenza all’ospedale di Cosenza, l’amanteano è stato ricoverato in prognosi riservata.

Natale era in attesa di essere quando e se possibile operato alla gamba che gli era rimasta sotto la ruota anteriore destra del pesante mezzo.

Ma non ce l’ha fatta.

E stamattina è morto.

Nemmeno 14 giorni dopo l'incidente.

Ma possibile che ad Amantea quelli che girano in bici finiscano nell’aldilà così facilmente?

E Natale non andava controsenso come molti altri ciclisti.

Bonavita e la sua bici circolavano non lentezza e molto spesso, se non sempre, rispettando il senso di marcia.

Un incidente strano il suo.

Occorre capire come abbiamo scritto “se il ciclista si sia portato fino alla linea dello stop mentre l’autocarro era fermo in attesa del verde, così che l’autista potrebbe facilmente non averlo visto, o se l’autista si sia avvicinato allo stop quando il Bonavita era già fermo in attesa del verde, affiancandosi allo stesso”.

Certo che quando è scattato il verde ed il mezzo ha tentato di svoltare verso sud il Bonavita e la sua bici si sono trovati sotto la ruota anteriore destra dell’autogru.

Ed ora dopo la sua morte, per sciogliere i dilemma, sicuramente saranno acquisite le immagini delle videocamere di Via Margherita e della SS18.

Niente servirà a ridargli la vita, ma la conoscenza potrebbe aiutare altri che ad Amantea girano in bici.

Noi però insistiamo.

Prima chiedendo alle forze dell’ordine di controllare i ciclisti che vanno contro senso

Secondo invitando il comune e le associazioni a formulare progetti educativi per coloro che sembrano inconsapevoli dei rischi che possono correre quando non sono fortemente attenti alle elementari regole del codice della strada.

Più cautela non sarebbe male

Addio Natale .

Tutti siamo certi che un uomo buoni come te sarà accolto a braccia aperte in Paradiso.

Riposa in Pace.

BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy