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Mi pare si chiamasse Mancini

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ori000Venerdì scorso 14 aprile sul Terrazzo dell’Editore Luigi Pellegrini a Cosenza è stato presentato il libro ”Mi pare si chiamasse Mancini”, scritto dal figlio Pietro. Il giornalista AntonlivioPereftti ha introdotto il dibattito al quale hanno partecipato l’ex Presidente della Regione Calabria l’On. Agazio Loiero, l’ex Assessore regionale nonché Sindaco di San Mango d’Aquino Leopoldo Chieffallo e il sindacalista dell’UIL Roberto Castagna. Alla fine è intervenuto l’autore del libro, Pietro, il figlio dello statista scomparso 20 anni fa, il quale ha ribadito che nel libro non solo c’è la biografia del vecchio leone socialista, ma ci sono tantissimi aneddoti riguardante la figura del padre e della sua azione politica. Agli intervenuti, non molti a dire la verità, causa mal tempo con pioggia e vento, ha voluto raccontare del perché ha intitolato il libro “Mi pare si chiamasse Mancini”. Ho ascoltato gli interventi con la massima attenzione e con raccoglimento, tutti a parlare bene del politico Mancini e di quello che è riuscito a realizzare in Calabria e a Cosenza quando ha ricoperto la carica di Ministro prima e di Sindaco dopo, per diversi anni. La mia memoria, da vecchio e incallito socialista, è andata indietro di diversi anni e come un flash back ho rivisto il giorno dei suoi funerali a Cosenza in Piazza dei Bruzi. Non ho avuto la fortuna e il privilegio di stare vicino a lui o di lavorare con lui, anche se abbiamo militato insieme nel glorioso Partito Socialista Italiano. Lui Ministro della Repubblica Italiana, io un semplice ed insignificante Vice Sindaco di un piccolo paese di provincia. Ma l’uomo politico l’ho conosciuto ed apprezzato guardando la televisione, leggendo i resoconti giornalistici, partecipando alle assemblee provinciali socialiste nei cinema Citrigno e Italia e ai comizi elettorali in Viale Trieste, ma soprattutto per quello che ha fatto quando era Ministro della Sanità e dei Lavori Pubblici nei governi di Aldo Moro e Rumor. Ho partecipato ai suoi funerali con le lacrime agli occhi, lacrime vere e sincere, per la scomparsa di un vero socialista, di un grande leader, anche se vecchio e acciaccato, di un eroe di altri tempi, di un meridionalista convinto, di un difensore della legalità e della democrazia, di un grande della politica italiana e calabrese in particolare. Ora che è morto da diversi anni, ora che non c’è più, quasi tutti parlano bene di lui e di quello che è riuscito a fare avendo spesso tutti contro. Ma dove erano prima che lui morisse? Cosa dicevano? Quante lacrime di coccodrillo sono state versate dopo la sua morte, quante facce contrite hanno partecipato al suo funerale, quanti elogi infarciti di retorica e fuori luogo ho dovuto leggere sui giornali. E quanti avvoltoi in Piazza dei Bruzi ostentavano il garofano rosso nell’occhiello della giacca. Venerdì sera costoro non c’erano, meno male, sul Terrazzo Pellegrini. C’era, però, il compagno Pino Iacino. Mancini è un ladro scrivevano i giornali. La sua effigia veniva bruciata in piazza a Reggio Calabria. I comunisti lo accusavano di essere un “Califfo” e che nella sua casa a Roma si faceva servire da camerieri in livrea. Nel 1996 venne condannato dal Tribunale di Palmi per concorso esterno in associazione mafiosa. Calunniato, oltraggiato, offeso, vilipeso, umiliato, sospeso dalla carica di Sindaco di Cosenza. Poi, però, venne assolto. Ma chi gli ha mai ridato tutti gli anni, tutti i mesi, i giorni trascorsi nell’angoscia, nel dubbio e nella disperazione? Aveva portato l’Autostrada del Sole passando per Cosenza fino a Reggio Calabria, si era battuto per portare a compimento la Paola-Cosenza, la Lamezia Terme- Catanzaro, le centinaia di strade nazionali e provinciali, l’aeroporto di Lamezia Terme, l’Università della Calabria. Ha evitato il sacco della Valle dei Templi in Agrigento. Ha donato agli ottomila comuni italiani un frigorifero per conservare il vaccino Sabin. Ha lottato per fare costruire e aprire nuovi ospedali in Calabria, ora chiusi o abbandonati. Quante battaglie ha dovuto combattere nella sua lunga vita di uomo politico impegnato e quanti nemici, i più cattivi nel suo stesso partito, ha dovuto affrontare. Questo ed altro ancora hanno voluto ricordare i tre relatori nell’incontro di venerdì scorso. Peccato che nell’incontro erano presenti pochi socialisti, forse quelli veri rimasti, quelli che continuano a guardare a Mancini con gratitudine e ammirazione, come ha scritto di recente Calabria-Live.

Francesco Gagliardi

Ex Vice Sindaco

di San Pietro in Amantea (C.S.)

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