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Mario Venuti è il cantautore siciliano che è stato capace lo scorso anno di far ballare tutta Piazza del Popolo con la sua Caduto dalle stelle.

Farà lo stesso quest’anno a Campora San Giovanni?

 

 

Il pensiero che pochi giorni fa il comitato della Festa di San Francesco da Paola aveva chiesto al sindaco Pizzino la “liberatoria” per i 7000 euro rimasti per la mancata presenza di Malgioglio ed ora riesca ad avere la presenza di un artista come Mario Venuti ci lascia perplessi.

Molto perplessi.

E questo perché sospettiamo che Venuti abbia un costo ben più rilevante di Malgioglio

Questo vuol dire che il comitato ed i camporesi hanno fatto un miracolo.

Un forte miracolo, un grande miracolo.

A meno che il miracolo non sia stato chiesto ad altri

Ma a chi?

Al comune sicuramente no!

Alla Provincia sicuramente no!

Ma allora potrebbe essere stata la regione. Il grande Mario Oliverio?

Possibile?

Forse si, forse no.

Lo sapremo fra qualche tempo, forse, magari casualmente, come avviene quando verrà pubblicata( se verrà pubblicata) la determina regionale.

Comunque sia per il 2018 è l’evento più costoso della intera estate.

Auguri Campora !

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Trovate negli scaffali di un supermercato cipolle provenienti dall’Emilia Romagna e spacciate per calabresi.

Lo denuncia Innocenza Giannuzzi, presidente di Agricoop, che ricorda che proprio in questo mese di agosto, in una nota catena di grande distribuzione, nell’angolo dedicato alle eccellenze enogastronomiche calabresi, tra la ‘nduja ed altri nostri prodotti, era lì, in bella evidenza, anche la “Signora in Rosso”, che però di calabrese non aveva proprio nulla, essendo prodotta in Emilia Romagna, ed il tutto accade lì dove è di casa la regina, nella provincia di Vibo”

Poi aggiunge “Quando un’eccellenza calabrese, la Cipolla Igp di Tropea, diviene simbolo della qualità calabrese nel mondo, ma viene “clonata” con cipolle di provenienza italiana e straniera, e vengono camuffate per la nostra “Signora in Rosso”, non sono altro che imitazioni, contraffazioni, “falsi” e “tarocchi” che ogni anno provocano pesanti danni alle nostre imprese e, nello stesso tempo, incrinano di molto la stessa immagine del c.d. “Calabria Sounding”..

La contraffazione provoca un forte danno economico per le imprese che può essere misurato dalle “mancate vendite alla perdita di immagine e credibilità del marchio, sino alle spese legali per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, nonché alla riduzione degli investimenti in ricerca, innovazione e marketing”.

Che la Calabria e la bontà dei suoi prodotti DEBBANO essere difese non ci piove, ma la domanda da porsi è questa:.

A chi spetta?

Alla regione che ha tra il suo personale tecnici capaci di riconoscere e contestare il falso?

Alla Guardia di Finanza che può accedere alle fatture e rilevare la provenienza della cipolla spacciata per calabrese?

Conclude Agricoop

“Difendiamo, quindi, le nostre eccellenze, difendiamo la nostra Calabria e le sue imprese.

Non è più tollerabile che le eccellenze e la nostra Calabria non siano tutelate, che tutto sia affidato al caso e alla superficialità.

Il rispetto di un prodotto equivale al rispetto della sua terra, che i controlli siano fatti costantemente. Coloro che pubblicizzano e promuovono ciò che calabrese non è siano puniti”.

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In Calabria l'olivicoltura fu introdotta dai Greci e nel corso dei secoli ha assunto una rilevante importanza per l'economia della regione.

Nel cosentino è caratterizzata dalla presenza di cultivar autoctone che si sono selezionate grazie alla particolare esposizione dei terreni e all'ambiente pedoclimatico.

Una storia antica quella dell’olio.

 

 

 

 

Tanto che nella Bibbia si legge (Genesi (8, IO-II) che, approdato sul Monte Ararat dopo il diluvio universale, Noè fece uscire dall'arca una colomba che "... tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo..."

Una storia che lo vede sia alimento, sia per la illuminazione degli ambienti (Aristofane nelle Vespe scherzando sul prezzo troppo alto dell’olio, dice: “ Che fai, scimunito? Proprio adesso il lucignolo - stuzzichi col dito, che l’olio costa un occhio! - Già, non sa d’amaro a te, quando bisogna - pagarlo sì caro “), sia come emolliente (se ne parla nell’Odissea fin dall’inizio con l’irsuto Ulisse scampato al naufragio, incrostato di sale, che vien lavato da Nausicaa e dalle fanciulle Feaci e poi unto con l’olio degli olivi coltivati nel giardino di Alcinoo).

E Giunio Moderato Columella (I secolo d.C.), uno dei più grandi esperti di agricoltura di tutti i tempi nel "DE RUSTICA"scriveva che ." Olea prima omnium arborum est " (L'ulivo è il primo di tutti gli alberi).

Con l’espansione delle colonie greche la coltura dell’ulivo raggiunse la Calabria all’epoca il Brutium, intorno all’VIII secolo a.C.

Durante la dominazione romana gli alberi di ulivo erano piantati in tutta la regione e preziose testimonianze al riguardo le fornisce lo storico Plinio, il quale affermava che dalla Calabria arrivava “un eccellente olio d’oliva a prezzi ragionevoli, il migliore nel Mediterraneo”.

Ne ha dato recentemente conferma l’archeologo Fabrizio Mollo che ha detto che l’olio calabrese viaggiava in tutto il mediterraneo.

Ancora oggi ulivi ultracentenari si incontrano sulla nostre colline.

Più recentemente l’olivo ha perfino raggiunto le zone più basse , quelle innaffiabili.

Ma storicamente ed ordinariamente l’olivo domina le zone collinare sia del capoluogo che della frazione Campora SG.

Un bene, l’olio che suscitò anche nel settecento l’arrivo delle famiglie Mileti( zona Camoli) ed Augurati( zona omonima di Campora San Giovanni)

Proprio a questa famiglia sembra potersi far risalire la giara settecentesca di fattura napoletana riportata nella foto

E’ questa una delle tante belle testimonianze di questa antica e sconosciuta terra di Amantea.

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