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Ecco cosa ha detto Guccione:

«Nonostante gli annunci, ripetuti più volte, del presidente della Regione, Mario Oliverio, sull’intenzione di incatenarsi davanti a Palazzo Chigi per chiedere l’interruzione della gestione commissariale della sanità calabrese, ad oggi nulla è cambiato.

Sono trascorsi oltre quattro mesi dal primo annuncio solenne ma tutto è rimasto come prima: l’unica ad essere aumentata è la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giunta regionale».

Il consigliere regionale, Carlo Guccione, ha inviato una interrogazione urgente al governatore Mario Oliverio per conoscere quali siano «le iniziative urgenti e improcrastinabili da parte del presidente della Regione al fine di porre fine a questa vicenda che rischia definitivamente di indebolire il tessuto democratico calabrese e dare un colpo mortale alla sanità della nostra regione.

Questo per evitare che la politica e le istituzioni siano delegittimate da uno scontro finalizzato solo a garantire interessi di potere a discapito di quelli collettivi».

Ha, poi, ribadito il consigliere Guccione «Nonostante l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e le ripetute riunioni del Consiglio del ministri, nulla è successo: il presidente Oliverio non si è incatenato per protestare contro questo immobilismo che ha fatto precipitare ulteriormente la situazione già precaria della sanità calabrese.

Tali annunci non suffragati dai fatti vengono percepiti solo come semplice scontro di potere e non per garantire un’adeguata politica sanitaria per i cittadini».

Già il 3 novembre 2017 il presidente della Regione nel corso di un’iniziativa a Praia a Mare annunciò: «Mi rivolgo all’onorevole Gentiloni: non è possibile più mantenere la Calabria in questa condizione.

Chiedo anche al ministro della Sanità Lorenzin di adottare un provvedimento che rimuova immediatamente questa situazione intollerabile.

Ora basta.

Se entro fine novembre non si porrà fine a questa grave situazione sarò costretto ad incatenarmi davanti a Palazzo Chigi per chiedere giustizia per la mia regione».

Concetto poi ribadito nel corso del consiglio regionale del 14 novembre («Se non ci saranno risposte da Roma mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi») e in quello del 19 dicembre 2017 dove si è discusso della sanità in Calabria e della necessità di porre fine al commissariamento: «Riconfermo la nostra posizione, che non è una barzelletta – disse Oliverio - perché non è mio costume ingannare chi mi ha dato fiducia, ma la situazione è talmente grave da richiedere una decisione interruttiva dell’attuale gestione commissariale, perché i cittadini di questa regione devono avere gli stessi diritti dei cittadini delle altre regioni.

Sono in attesa delle determinazioni del Consiglio dei ministri, in base a queste determinazioni valuterò i prossimi passi.

Ho annunciato atti forti, non per protagonismo e comunque con sofferenza: li metterò in campo se queste risposte non ci saranno».

Passaggi che vengono ricordati all’interno dell’interrogazione, senza dimenticare «l’incontro con i sindaci calabresi che avvenne il 29 novembre 2017 dove promise di riconvocare l’assemblea dei sindaci.

Non ci fu più nessun incontro - ha sottolineato Guccione – nonostante a Roma non siano stati presi provvedimenti concreti.

Ecco perché il presidente farebbe bene a spiegare le ragioni del mancato incatenamento nonostante la sanità calabrese sia nelle stesse condizioni di prima».

«Inoltre nel corso della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche sono stati sono stati inaugurati  reparti in vari ospedali della Calabria – è scritto nell’interrogazione - e i Pronto soccorso degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare senza che questi avessero reparti per acuti.

Parliamo di nosocomi che ancora non sono stati messi nelle condizioni di erogare i servizi ospedalieri, fondamentali a garantire i Livelli essenziali di assistenza per i cittadini dell’Alto Tirreno e Alto Jonio, e a ridurre l’emigrazione sanitaria verso altre regioni».

Ndr. Non una parola da parte di Guccione sulla Cas(s)a della Salute di Amantea. Come mai signor Guccione?

Leggi tutto... 0

logo turismoMercoledì 14 marzo 2018, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, a Crotone, presso il Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, in collaborazione con la locale Capitaneria di Porto, verrà organizzata un’iniziativa volta a mettere in rilievo il Parco Archeologico Nazionale di Capo Colonna, sito appartenente al Polo Museale della Calabria (organismo del MiBACT diretto da Angela Acordon) posto sull’estremità del promontorio omonimo, di estrema rilevanza dal punto di vista storico e archeologico in quanto sede, tra VII secolo a.C. e III secolo d.C., di uno dei principali santuari del Mediterraneo, intitolato alla dea greca Hera Lacinia. In prossimità del parco archeologico è presente un faro, ancora attivo per la navigazione lungo il mar Jonio, che ha offerto lo spunto per un progetto dal titolo “I fari della Calabria” che verrà illustrato nella giornata del 14 marzo p.v.. Promosso dalla Marina Militare Italiana e dal Polo Museale della Calabria, tale progetto vede coinvolto anche il Parco Archeologico Nazionale di Capo Colonna ed il Parco Archeologico Nazionale dell’antica Kaulon presso punta Stilo e vuole puntare l’attenzione sul paesaggio mediante tutte le sue componenti. Entrambi i siti di Capo Colonna e Punta Stilo, infatti, vedono l’interessante legame tra due aree archeologiche di fondamentale importanza per la storia della Magna Grecia, significative per la loro valenza paesaggistica e unite dalla presenza di alcuni tra i più bei fari che costellano le coste calabresi. Entrambi i siti aderiscono inoltre al Museo Navigante, la rete dei Musei del Mare e della Marineria d’Italia, patrocinata dal MiBACT e dall’ICOM - International Council of Museums.
Aperta alla cittadinanza e a tutte le scuole, la giornata vedrà la partecipazione di rappresentanti della Capitaneria di Porto, del direttore del Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, Gregorio Aversa, e dell’avv. Romano Carratelli, che illustrerà l’omonimo codice manoscritto del XVI secolo, prezioso documento che attesta l’importante sistema difensivo costiero dell’epoca. Con l’occasione sarà anche organizzata una visita guidata al Museo Archeologico, nonché alla mostra “Annibale. La fine di un viaggio” attualmente in corso presso il Museo e strettamente connessa alla storia del santuario di Hera Lacinia, luogo di culto e riferimento per la navigazione del Mediterraneo antico.

Dettagli iniziativa:

Ore 11.00: partecipazione delle scuole che verranno accompagnate a conoscere le problematiche del paesaggio di Capo Colonna anche attraverso la visita alla mostra “Annibale. La fine di un viaggio”;

Ore 17.00: incontro per illustrare l’iniziativa “I fari della Calabria tra archeologia e paesaggio”, volta a valorizzare il faro ed il patrimonio paesaggistico oltre che archeologico di Capo Colonna.

Polo Museale della Calabria

Direttore: Angela Acordon

Ufficio stampa: Silvio Rubens Vivone (responsabile)

Tel.: 0984 795639 fax 0984 71246

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Leggiamo che la direzione generale per l'Inclusione e le Politiche sociali conferma che i contratti potevano essere prorogati solo in virtù di un piano di stabilizzazione.

Non solo, ma da Roma chiariscono che la Regione, sebbene sia stata sollecitata, non ha ancora dato nessun riscontro.

Parliamo di LSU ed LPU.

 

In sostanza i Comuni calabresi non potevano prorogare i contratti degli lsu-lpu senza aver prima definito un piano di stabilizzazione.

Era quello che sostenevano i cinque stell.

Era quello che sostenevano diversi sindaci e diversi segretari comunali che non si sono piegati alle pressioni della politica. Ora la conferma arriva anche dal ministero del Lavoro

Ai chiarimenti ricevuti qualche settimana fa dal dipartimento Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri si aggiungono infatti quelli, ancora più espliciti, inviati dalla direzione generale per l'Inclusione e le Politiche sociali del Ministero all'Ispettorato del lavoro di Vibo.

L'Ufficio vibonese ha interpellato Roma su impulso del Comune di Arena, che a sua volta aveva chiesto delucidazioni sul rinnovo dei contratti dei precari.

E lo scorso 6 marzo il Ministero ha risposto in maniera inequivocabile: «La definizione del piano di stabilizzazione dei lavoratori in questione, da parte di ciascuna Amministrazione, è condizione necessaria – la dicitura è sottolineata e contrassegnata in neretto, ndr – per giustificare la possibilità di proroga e presupposto indispensabile per l'attivazione della procedura in deroga».

Senza piano di stabilizzazione, dunque, non si poteva prorogare.

Eppure molti sindaci calabresi lo hanno fatto – fidandosi delle sollecitazioni arrivate in primis dal governatore Mario Oliverio – senza però avere alcuna certezza di poter stabilizzare i precari alla fine del periodo di proroga.

Il che li ha esposti ad eventuali, futuri contenziosi giudiziari.

Ma non è tutto: qualcuno ha pure tentato di strumentalizzare il dramma dei precari puntando il dito contro i sindaci “ribelli” che, stando a quanto confermano i ministeri competenti, si sono solo rifiutati di emanare atti illegittimi.

Un circolo vizioso per cui non sono esenti da responsabilità alcuni settori della politica e dei sindacati, che hanno sempre cercato di assolvere la Regione da ogni responsabilità.

Anche su questo il Ministero del Lavoro mette un punto fermo: «Considerato che ad oggi la Regione Calabria, sebbene sollecitata dalla Direzione generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con nota del 9 febbraio 2018, non ha ancora dato riscontri in merito al suddetto piano di stabilizzazione, si comunica che la procedura in oggetto – cioè la proroga, ndr – non può essere attivata».

La Regione, insomma, ha spinto i sindaci a fare delle forzature che molti di loro, per legge, non avrebbero potuto fare.

È chiaro che in tutta la vicenda gli anelli deboli della catena sono proprio i precari – sottoposti all'ormai consueto ricatto elettorale – e gli amministratori “ribelli”.

Uno di loro, il sindaco di Arena Antonino Schinella, pur essendo di area Pd ha già criticato l'atteggiamento della Regione e, con in mano le carte arrivate da Roma, rivolge i suoi strali anche al sindacato: «La Cgil vibonese ha strumentalizzato i lavoratori dicendo loro che la colpa, se sono rimasti in un limbo giuridico, è dei sindaci, che invece si sono limitati a rispettare la legge.

Hanno indirizzato la protesta contro di noi salvando la Regione, che è la vera responsabile di tutto ciò. I documenti del Ministero lo dimostrano al di là di ogni dubbio».

Ed ora?

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