Alcune notizie sono veramente inquietanti. Campeggiano nelle cronache negli stessi giorni e quindi si sovrappongono, ma non possono sorprendere. Troppi sono i precedenti, recenti e remoti.
Le varie prepotenze e vessazioni (abusare di un normale cittadino stanco non è una simpatica dimostrazione di affetto. Al contrario è una tortura utilizzata con successo dal Kgb). Avere sempre ragione, farsi sempre strada, calpestare tutto e tutti, non avere mai dubbi sul proprio operato con o senza divisa: non sono forse queste le grandi qualità con le quali la stoltezza governa il mondo?
Il meridione sotto questo profilo, ha uno specifico problema: il tema è considerato un tabù. Non esiste una discussione pubblica, aperta, informata, libera sull’operato delle forze dell’ordine. Lo si vede anche in queste ore.
C’è chi parla di mele marce, chi si premura di mettere in luce la lealtà della grande maggioranza degli agenti, chi interviene per ribadire la fiducia dei cittadini negli apparati. Dovremmo invece parlare soprattutto delle mancanze strutturali evidenziate in questi anni.
In questo desolante quadro si intravvedono alcuni membri di quelle forze che dovrebbero tutelare i diritti dei più deboli in una società quasi civile dove, di norma, dovrebbero accettarsi come sono. Invece, pur essendo dei tutori della legge, abusano della propria immagine e, con o senza divisa si sentono forti con i deboli.
Sempre più spesso non è più raro incontrarli per le strade di questo nostro Paese allo sbando e in particolare in una stradina del Meridione con il sole a picco e l’umidità che attraversa le ossa di un qualsiasi cittadino che alla meno peggio cerca di sopravvivere all’anticiclone africano.
Se con modi ricattatori e minacciosi messi in atto, con quell’arroganza e superiorità di chi opera in un paesino che conterà poche migliaia di anime, allora queste persone sono veramente una vergogna per un’arma basata sui buoni principi, valori e famiglia.
Le forze dell’ordine sono state istituite, se non ricordo male, appositamente per contrastare gli illeciti, cioè per perseguire le trasgressioni alle norme di legge. Le autorità dunque dovrebbero intervenire ogni volta che c’è qualcosa che non va e, se è stato commesso un crimine, devono darne segnalazione immediata all’autorità giudiziaria, cioè alla Procura della Repubblica. Tuttavia, può succedere che qualche pubblico ufficiale abusi del proprio potere e finisca per commettere egli stesso un’azione illegale.
Un paio di anni orsono, mentre ero seduto in auto in una stradina di paese, con mia figlia che cercava una penna in una cartoleria vicinissima alla macchina, un uomo in borghese, vestito con una maglietta polo, un paio di jeans e ciabatte voleva a tutti i costi che gli mostrassi i miei documenti. Chiaramente, non gli ho mostrato nulla dopo essersi rifiutato di dirmi chi fosse.
Rimasto seduto in macchina aspettando mia figlia, ero convinto di avere a che fare con un uomo con ovvi problemi psicologici. Visto che l’uomo continuava a parlare con toni sempre più aggressivi, sono sceso dall’auto per dirigermi verso una macchina dei Carabinieri distante circa 40 metri, dalla quale era sceso un agente in uniforme. Mi sono rivolto al Carabiniere per segnalargli la presenza dell’uomo che mi stava aggredendo verbalmente con fare infervorato.
L’agente in uniforme mi informava che l’uomo da me descritto come un esaltato non era altro che il suo maresciallo in abiti borghesi. Anche questo può succedere a Belmonte Calabro, sulla riva del Mare di Ulisse.
Qualche mese dopo mi veniva recapitato un avviso da parte della Procura di Paola in cui mi si informava di essere stato denunciato dal Serpico della locale caserma dei Carabinieri di Belmonte per oltraggio alla divisa di una persona vestita da turista estivo.
Gigino A Pellegrini