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Le carbonere, dolci ricordi di un tempo che fu di Francesco Gagliardi

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carbonara-300x199Amici carissimi che mi state leggendo, mi rivolgo a voi, principalmente a quelli che hanno la mia stessa età. Le cose stanno cambiando in Italia e nel mondo molto rapidamente e per colpa di una guerra assurda e incomprensibile fra non molto non avremo più nelle nostre case metano a sufficienza per cucinare i cibi e per riscaldarci. Le guerre non solo procurano la morte di milioni di persone sui campi di battaglia ma lasciano degli strascichi indescrivibili: distruzione, fame, miseria, povertà, malattie, mortalità. Non esagero, non drammatizzo, ma purtroppo questa è la realtà. Io la seconda guerra mondiale l'ho vissuta, ho visto coi miei occhi da bambino le sofferenze non solo degli sfollati che cercavano riparo nelle nostre case, ma la disperazione della povera gente che non aveva più nulla da mangiare. E da adulto non vi dico quello che ho visto in una nazione molto lontana dalla nostra e dall'Europa dove le bombe, le cannonate, l'andare e il venire dei carrarmati avevano distrutto ogni cosa lasciando la povera gente senza niente, ma dico niente, che per tirare a campare quando passavamo ci chiedevano qualche cosa. Un semplice soldato cosa poteva dare loro? Avevo a disposizione la C Ration che mi avevano dato la mattina, qualche barretta di cioccolato e qualche fetta di pane. Ecco perché sono contro la guerra. Sono per la pace ad ogni costo e difendo tutte le nostre conquiste e i nostri progressi tecnologici. Non rinuncerei al computer, al telefonino, alla televisione, al gas, alla luce elettrica e ai termosifoni. La dott.ssa Annarosa Macrì rispondendo ad un mio articolo pubblicato sul Quotidiano della Calabria il 25 febbraio u.s. così scrisse:- Ai termosifoni non ci rinuncerei. Così confortevoli, puliti e intelligenti. Non ho nostalgia del braciere – me lo ricordo – e mi ricordo gli inverni freddi della mia infanzia...... I comfort che abbiamo conquistato dobbiamo difenderli a spada tratta, lottando contro tutti i fanatismi e i talebanismi ambientalisti, la logica del "non nel mio giardino", i "No" senza se senza ma a gasdotti e trivelle, lo scarso coraggio ad aprirsi alle energie rinnovabili-. La dott.ssa ha pienamente ragione, ma se da un momento all'altro dovesse mancare la luce elettrica e il gas per forza dovremmo ritornare alla legna e al fuoco, al carbone per il braciere e per il ferro da stiro, alle candele steariche e al lume al petrolio per non dire della lucerna ad olio. E meno male che nelle nostre campagne e nei nostri monti la legna è in abbondanza. Mi ricordo, come fosse ieri, quando le nostre donne la domenica mattina si recavano al mercato settimanale alla "Chiazza" in Amantea e portavano sulla testa fascine di legna che il giorno prima avevano raccolto ai Timponi. Allora la legna era indispensabile. Si cucinava soltanto con la legna oppure coi carboni. A San Pietro in Amantea esistevano pochi carbonai. Il mestiere del carbonaro non era facile e necessitava oltre che all'impegno una notevole esperienza che si maturava negli anni. Ora non ci sono più e i nostri cari carbonari hanno portato con sé tutti i segreti per la cottura del carbone. Cottura non facile. Bisognava prima scegliere il posto, possibilmente nelle vicinanze di un corso d'acqua, poi accatastarla per bene, poi accenderla e vigilarla giorno e notte, civarla continuamente e bisognava stare sempre attenti perché il carbone non bruciasse. Se durante il periodo dell'accensione pioveva bisognava coprire per bene la carbonera. Se il vento soffiava impetuoso bisognava proteggerla. Se il fuoco usciva dai lati bisognava spegnerlo con sabbia umida. I carbonai non ritornavano la sera nelle loro case. Abbandonavano il paese a primavera e facevano ritorno in autunno. Dormivano nelle capanne che avevano costruito accanto alla carbonera per terra su un materasso fatto di paglia o di foglie di alberi, per essere sempre pronti a qualsiasi evenienza. Era duro e faticoso il mestiere e anche poco remunerativo. Il carbone che si ricavava dalle nostre carbonere era molto richiesto perché fatto con legna di quercia. Le nostre case venivano riscaldate col braciere sempre acceso. Era l'unica fonte di energia che conoscevamo Ora si usa soltanto nei barbecue e nei forni a legna delle pizzerie. Ma se, malauguratamente, la Russia dovesse chiudere i rubinetti del Gas proveniente dalla Siberia non ci resta che ritornare all'antico braciere e ai fornelli a legna. Ai termosifoni e a tutta la nostra modernità, cara dott.ssa Macrì, dovremmo rinunciarci per forza. Francesco Gagliardi

Ultima modifica il Martedì, 01 Marzo 2022 18:18

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