
E’ il caso di sfoderare il classico proverbio: “ Se la montagna non viene a Maomet to, Mao metto va alla monta gna”.
Prodi scende in Calabria ma ignora Oliverio.
Ed allora Oliverio va a salutarlo, non già a Locri, dove il professore Prodi a dieci anni dall’uccisione di Fortugno ucciso dalla ‘ndrangheta ha tenuto una lectio magistralis su "Il quadro mondiale e la politica mediterranea", ma a Bonifati, piccolo paesino del tirreno cosentino.
E poi emana il seguente comunicato :” Romano Prodi ha assolutamente ragione: o si stabilisce una strategia comune tra l’Europa, l'Italia e il Sud del Paese o lo sviluppo del Mezzogiorno tarderà ancora a lungo”.
Poi ha proseguito : “Il Mezzogiorno affronta e risolve i nodi storici che si sono accumulati nel corso di questi anni e che sono alla base del suo ritardato sviluppo soprattutto se le regioni del Sud trovano un terreno comune sul quale costruire un rapporto fecondo con l’Unione Europea, con il Governo del Paese e se saranno capaci di mettere in campo idee, strumenti e progetti comuni.
Io credo che mai come in questo momento storico il Mezzogiorno possa pesare e proporsi come risorsa per un Paese e per un’Europa che hanno assolutamente bisogno di un Sud capace di diventare motore della crescita e dello sviluppo sfruttando al massimo la sua proiezione nel Mediterraneo per aprire relazioni con i paesi della sponda sud di questo mare che è la nuova frontiera dello sviluppo e, soprattutto, per intercettare il volume di traffico che, anche a seguito del raddoppio del Canale di Suez, nei prossimi anni subirà un incremento esponenziale”.
E conclude affermando che “In questo senso Gioia Tauro può giocare un grande ruolo strategico per l’Europa e per l’Italia se trova, innanzitutto, la strada dell’unità e della progettualità.
Noi ce la stiamo mettendo tutta e continueremo a lavorare a tutti i livelli e con determinazione in questa direzione”. f.d.
Ecco perché il Mezzogiorno non ha sviluppo!
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La zona è impervia e posta al confine tra Diamante e Buonvicino.
Nascoste tra piante di vite circa 300 piante di marijuana dell’altezza media di 1.80 metri.
Le piante erano irrigabili
La marijuana era pronta ad essere raccolta e proprio per questo motivo i Carabinieri di Scalea , coordinati dal capitano Alberto Pinto, hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria .
Questi, giunti sul posto si sono appostati nel bosco effettuando un prolungato servizio di osservazione.
Ed ecco che nella mattinata del 29 settembre giungono sul posto 3 persone già note alle forze dell'ordine, di cui due originari di Paola e uno di Diamante,che si erano accinte ad effettuare la raccolta che avrebbe permesso un illecito profitto di circa 500mila euro.
Immediato l’arresto al quale hanno fatto seguito perquisizioni domiciliari poste in essere a carico degli arrestati.
Sorprendenti i rinvenimenti tra cui dosi di sostanza stupefacente già confezionata e materiale per la coltivazione dello stupefacente
Ma la cosa più sorprendente è stato il rinvenimento, all’interno di un’officina, di un vero e proprio arsenale:
-cinque pistole, di cui una con matricola abrasa, serbatoio pieno e colpo in canna, pronta per essere utilizzata,
-un fucile a canne mozze, circa 400 munizioni, e
-tre chilogrammi circa di esplosivo.
Rinvenuti anche alcuni ordigni esplosivi artigianali, utilizzati generalmente per porre in essere atti intimidatori a scopo estorsivo, messi in sicurezza l’esplosivo dagli artificieri-antisabotaggio del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza.
Ed ecco gli arrestati
Gli arrestati:
Valentino Palermo, 25 anni, di Paola
Angelo Chianello, 48 anni, di Paola;
Giuseppe Belletto, 49 anni di Diamante
Bene! Forse è la prima volta che le Forze dell’Ordine non si limitano a “scoprire” i rifiuti ma accertano i responsabili con una serie di azioni positive. Cioè sorvegliando il sito fino a “pizzicare” il responsabile.
Una serie di appostamenti, svolti anche in orari notturni, infatti, hanno consentito di individuare i mezzi di trasporto utilizzati da una ditta individuale intestata ad un imprenditore che ripetutamente raccoglieva rifiuti e resti di attività industriali e li depositava illecitamente.
Da qui la denuncia all’A.G del responsabile. per violazione dell’art. 256 del D.lgs. 152 del 2006.
Insieme al trasportatore denunciato anche il proprietario del terreno.
Rischiano l’arresto da 1 anno a 3 anni, un’ammenda fino a 52.000 euro vista la notevole pericolosità dei materiali abbandonati e saranno obbligati alla bonifica del terreno smaltendo i rifiuti accumulati tramite soggetti abilitati dalla legge
Di tutto c’era nella discarica bombole di gas, bottiglie in plastica e vetro, alluminio, bidoni di carburante vuoti, resti di autovetture abbandonate e materiali ferrosi in avanzato stato di ossidazione.
L’area si trovava nella zona collinare di una nota località turistica del tirreno cosentino
La GdF ha ovviamente sequestrato la discarica